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Autore: Elisagemma    19/06/2017    0 recensioni
Ho cancellato la precedente pubblicazione per sistemare alcune cose. Questa ff è per chi come me NON vuole vedere insieme Erik e Christine, mi sono immaginata un ideale seguito del libro di Leroux da dopo la partenza di Christine e Raul dove finalmente Erik avrà la gioia che merita, spero vi piaccia ;-)
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erik/Il fantasma, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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7. Scene di convivenza
Scene di convivenza


Quella sera dovevo tornare a lavoro dopo un mese di "vacanza", se con Erik si poteva chiamare così, lui stava bene, era un po' debole ma non aveva più febbre ma non ero comunque tranquilla a lasciarlo da solo, mi assillava una sensazione di ansia tremenda al solo pensiero, lui era tranquillo, provava a rassicurarmi ma io mi agitavo ancora di più

-Non ce la faccio a lasciarti qui da solo Erik, non, non vado, mi scuso e chiedo qualche altra settimana

-Sofia hai già perso troppo tempo per colpa mia, vai! Io sto bene

-Sei sicuro?

Era così dolce con me in quel periodo, non sembrava neppure lo stesso uomo con cui avevo litigato per la maschera appena una settimana prima, avevo imparato a volergli bene, a capire i suoi pensieri ed i suoi stati d'animo e per me era diventato parte integrante della mia vita ormai

-Si Sofia, sono sicuro, vai!

rideva, che bella la sua risata! La sua voce era così bella, profonda, era come la luce e l'arcobaleno dopo il diluvio, quando rideva mi sentivo invadere da una sensazione di pace e calore, era una gioia sentirlo ridere, ho sorriso a mia volta

-Non hai nessuno che può venire a farti compagnia? Non lo so... non abbiamo mai parlato di questo genere di cose, in realtà non so niente di te...

-Non c'è niente da sapere su di me Sofia

-Quanti anni hai?

-Perchè?

-Tu rispondimi

sbuffa

-Cinquantadue

-Pensavo meno devo dire... comunque, com'è possibile che un uomo della tua età non abbia niente da dire sulla sua vita?

sbuffa di nuovo

-Avrei molto da dire... Più di quanto immagini, ma non sono cose da raccontare ad una donna

era arrossito, si sentiva in imbarazzo, lo notavo chiaramente; avevo già capito dalla prima volta che lo avevo visto che non aveva avuto una vita facile ed ero sempre stata curiosa di scoprire gli avvenimenti più importanti della sua vita, ma non avevo mai avuto il coraggio di chiederglielo, sapevo di andare a toccare corde sensibili e non me la sentivo

-Erik... io so chi sei, ma ho il diritto di sapere chi eri, non credi?

ha chiuso gli occhi ed ha sospirato

-Si, hai ragione... ma non adesso... ti racconterò tutto domani va bene? Adesso vai, non fare troppo tardi e stai attenta

gli ho sorriso e l'ho abbracciato, era così premuroso con me, era la cosa più vicina ad una famiglia che avessi mai avuto, lui ha ricambiato appena la mia stretta, era nuovo a quel genere di cose, lo sapevo bene, così mi sono staccata da lui, mi sono infilata il soprabito e mi sono avvicinata alla porta

-Non mi aspettare sveglio, torno tardi

gli ho fatto l'occhiolino e sono uscita di casa.

Sono tornata alle 3:30, ho aperto la porta e sono andata verso la camera da letto per vedere se Erik stava bene... non c'era, il letto non era neppure disfatto, ho avuto paura che se ne fosse andato, l'ho cercato per tutto l'appartamento, poi l'ho trovato, era sdraiato sul divano a pancia in giù e con il viso affondato nel mio cusino, mi è scappato un sorriso, era una scena quasi tenera, se fosse stato chiunque altro lo sarebbe stato senza dubbio, ma nonostante il suo viso qualcosa dentro di me si muovev lo stesso, ed era bello.

Mi sono accucciata davanti a lui, gli ho carezzato una guancia e gli ho sussurrato:

-Buonanotte

poi gli ho baciato la guancia e sono andata a letto. Ero stanchissima.


La mattina dopo stavamo facendo colazione insieme in cucina ed a quel punto la curiosità ha preso il sopravvento sulla ragione:

-Allora?

-Allora cosa?

mi ha risposto a sua volta

-Mi hai detto che mi avresti raccontato qualcosa su di te ieri sera, adesso devi mantenere la promessa!

-Donna testarda!

-E' una mia grande virtù

ho riso

-Cosa vuoi sapere?

-Tutto

-Molto generica direo...

-Sono molto specifica in realtà, voglio sapere tutto, da quando eri piccolo a cosa ti è successo la sera che ti ho trovato davanti alla mia porta e tutto quello che c'è stato in mezzo

ha sospirato, ha chiuso gli occhi e si è massaggiato le tempie

-Sono nato il 12 Maggio 1845, si, ero già così... i miei genitori pensarono che fossi nato morto, poi però ho pianto, e loro si sono spaventati ancora di piu... Non ricordo quanti anni avevo quando mi dettero la prima maschera, per quanto ricordi l'ho sempre portata, come una seconda pelle... in effetti era proprio quello, non potevo mai toglierla, altrimenti mi picchiavano, io non capivo perchè, all'inizio, ma mi adattai.
Quando avevo nove anni scappai di casa, non ne potevo più, mi ineressava poco quello che facevano o dicevano gli altri, ma capivo benissimo che i primi a non sopporatre la mia vista erano i miei genitori e per un bambino è difficili da accettare il rifiuto dei propri genitori, dovrebbero essere le due persone che ti amano sempre e nonostante tutto no?...

avrei voluto dirgli che non lo sapevo neppure io con certezza

-Dopo essere scappato ho incontrato una carovana di zingari, mi hanno preso con loro e mi hanno insegnato molti trucchi di magia, a suonare e a cantare, poi, con il tempo, ho perfezionato i trucchi che mi avevano insegnato e ne ho inventati di nuovi, non credere però che mi trattassero bene, mi trattavano peggio delle bestie, sono molto superstizisi i gitani, mi credevano l'incarnazione di un demone, ma in me avevano trovato una fonte di guadagno, mi portavano in giro per le fiere come " La Morte Vivente".
Poi, quando avevo vent'anni più o meno, mi ha comprato un uomo, per portarmi alla corte dello Sha di Persia, che aveva sentito parlare di me e mi voleva a palazzo per far' divertire sua figlia... ho lavorato lì per quindici anni, poi ho deciso di tornare in Francia...

si è interrotto... aveva "finito", lo avevo osservato bene mentre parlava, era agitato, ogni tanto si interrompeva, come per ponderare le parole ed i contenuti, non mi aveva detto bugie, ma sapevo che aveva omesso molte cose.
Avevo capito che per sapere quello che volevo dovevo tirargli fuori le parole di bocca, ma se glielo avessi detto chiaramente avrei ottenuto l'effetto contrario.

Mi sono alzata, ho preso le tazze, le ho messe nel lavandino e passando dietro ad Erik gli ho stretto una spalla con la mano

-E cosa c'era di così grave da non poterlo raccontare ad una donna?

gli ho detto per provocarlo, silenzio

-Vado un attimo a prendere il giornale

avevo bisogno di pensare ad un modo per farlo parlare e quella è stata la prima scusa che mi è venuta in mente per uscire e pensare a qualcosa.

Tornavo dalla mia spedizione con il giornale sotto braccio senza uno straccio di idea su come fare a riagganciare il discorso con Erik, ad un certo punto però ho notato una figura familiare, un uomo con la pelle scura e gli occhi verdi, era molto che non lo vedevo, il Persiano, un tipo un po' strano, ma simpatico, di solito era un tipo sorridente ma in quel momento sembrava preso da tutti altri pensieri

-Monsieur! E' molto che non vi vedo! Come state?

in quel momento sembrava che si risvegliasse da una trance

-Signorina Sofia! Che piacere vedervi! Vi trovo bene! Io sono un po' pensieroso in questo periodo a dirvi la verità, ma niente di serio, non preoccupatevi

-Che cos'è che vi turba? Se posso saperlo...

-Un mio... amico, è sparito, lo cerco da un mese circa ma non ha lasciato lacuna traccia

ponderò un po' prima di dire la parola "amico", ho pensato subito a Erik, poteva essere benissimo lui l'amico del Persiano, era circa un mese che viveva a casa mia e questa coincidenza poteva spiegare come Erik fosse arrivato davanti casa mia... forse stava andando dal Persiano; mi sono fatta raccontare da lui qualcosa su questo uomo scomparso, non mi ha detto molto in realtà, solo che era un "individuo appariscente" e che se si innervosiva poteva essere pericoloso, mi ha detto che in passato aveva ucciso delle persone, senza entrare nei dettagli, ma poi ha tenuto molto a specificare che in fondo era una brava persona ma che aveva avuto una vita difficile, non sapevo se l'uomo di cui stesse parlando fosse davvero Erik, ma adesso sapevo cosa dirgli.
   
 
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