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Autore: Rebecca_Daniels    20/06/2017    1 recensioni
*DISCLAIMER: i nomi sono cambiati, ma i personaggi sono chiaramente appartenenti ai One Direction"
E' il 20 Agosto 2013 quando Lexi Golder, ventiduenne londinese per adozione, quasi dottoressa in Storia e fan sfegatata dei The Rush, vede la sua vita cambiare radicalmente. Che cosa potrebbe accadere se una pazza decidesse di sparare al suo grande amore risalente alle scuole medie, nonché cantante della band di cui è innamorata, durante il red carpet per il loro docu-film? Che cosa potrebbe riservarle il destino se per una volta decidesse di fare davvero qualcosa della sua vita? - Un viaggio ironico e introspettivo nella vita di una ragazza più o meno normale che forse capirà come non basta respirare per vivere. Buona lettura & Grazie xx
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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27th March 2014 - Early morning


Doveva aspettarselo, no?
Era stato il primo a dire che tutta quella storia non avrebbe portato né lui né Lexi da qualche parte se non dritti verso un fallimento preannunciato. Insomma: una ragazza come lei con uno come lui? Come aveva potuto anche solo pensare che avrebbe funzionato? Si era ripromesso di farla sorridere davvero, di non permettere a niente e a nessuno di negarle una ragione valida per svegliarsi ogni mattina con la voglia di affrontare la giornata ed, invece, l'unico risultato che era riuscito ad ottenere era stato quello di averla distrutta del tutto. Si sentiva una letterale merda per quello.
-Smettila.
La voce di Zach gli fece alzare la testa dal tavolo di fronte a lui, dove l'aveva lasciata cadere non sapeva bene nemmeno lui quando. Nate era seduto su quella sedia da almeno venti minuti e non aveva la più pallida idea di che cosa avesse detto la loro vocal coach per tutto quel tempo. Neanche avessero in programma il più importante concerto della loro carriera nell'arco di tre giorni. Come faceva ad essere così stupido?
-Dico sul serio: smettila.
Nate scosse il capo e portò finalmente la sua attenzione sul bel indiano in piedi davanti a lui: gli altri ragazzi sembravano esser usciti dalla sala prove per una pausa.
-Se mi dicessi di far cosa, forse potrei provarci.
Zach afferrò la prima sedia che gli capitò a tiro, la girò e vi si sedette a cavalcioni, istigando Nate a ragionare su come per lui risultasse tutto estremamente facile.
-Nate, dico sul serio: piantala di tormentarti in questa maniera. Non aiuti né te stesso né tanto meno lei.
-Lei...
Zach valutò come il suo amico fosse letteralmente preda di quello che lui, purtroppo o per fortuna, conosceva fin troppo bene: era innamorato perso e non sembrava esserci via di fuga. O per lo meno, non era contemplata la fuga di Lexi, cosa che invece la ragazza sembrava intenzionata a fare dato il completo mutismo dopo l'uscita di quello stupido articolo. Sapeva quanto potesse essere difficile per una persona al di fuori del loro ambiente comprendere una cosa del genere, ma aveva davvero sperato che l'intelligenza della ragazza prevalesse su quelle fasulle insinuazioni. Evidentemente, però, non aveva tenuto conto di quale ruolo fondamentale potesse giocare l'insicurezza in una donna.
-Lei?
Attese che Nate terminasse il suo ragionamento, ma sembrava perderne continuamente il filo oppure essere troppo spaventato per trarne le dovute conclusioni. Lo vide trarre un profondo respiro e poi:
-Lei non mi vuole.
-Questa è una stronzata.
Nate sgranò gli occhi a quella frase detta con una schiettezza estrema perfino per uno diretto come Zach e si chiese se avesse stremato così tanto tutti coloro che gli volevano bene tanto da portarli all'esaurimento.
-Siamo onesti: è stato un incidente di percorso, okay? Pensi che io e Page non ne abbiamo mai avuti? L'ho tradita, Nate ed è probabilmente l'unica cosa di cui mi pentirò a vita... Ma lei mi ha perdonato e ha fatto sì che perdonassi anche me stesso. Non puoi però aspettarti che Lexi capisca ciò che è successo davvero e quello che provi per lei, stando qui a torturare le palle a chiunque ti stia accanto con quella faccia da cane bastonato.
E detto quello si alzò, estraendo una sigaretta dal pacchetto che aveva sempre nella tasca dei pantaloni, uscendo dalla stanza forse per raggiungere Lewis a fumare e sperare che tutta quella negatività gli scivolasse di dosso come fumo dalle labbra.
Nate rimase a fissare la sedia lasciata vuota dal compagno di band e lasciò che la consapevolezza di esser stato un letterale peso per chi gli stava attorno si sedimentasse dentro di lui. Stranamente, però, questo non gli provocò alcun senso di rammarico, ma solo una stramaledetta impellente voglia di riprendere in mano la sua vita così come era stata prima di quel 20 Agosto. 
Un'unica clausola avrebbe fatto eccezione: nella sua esistenza ci voleva anche Lexi. A costo di doverla rassicurare su qualsiasi ragazza incontrasse per strada e che parlasse di lui; a costo di ricordarle tutti i giorni quanto fosse speciale e meravigliosa ai suoi occhi; a costo di trascinarla fuori dal buio ad ogni incidente della vita, mostrandole la luce che poteva appartenerle se solo si fosse data quella possibilità. L'avrebbe avuta nella sua vita a costo di lottare per far cambiare quel mondo in cui era inserito affinché ci fosse un posto anche per lei.

27th March 2014


-Pensi di darlo quell'esame?
-Non lo sinceramente... Ma credo di sì... Magari, così, riesco pure a concludere qualcosa nella mia vita...
Mia si voltò verso il tavolo della cucina e vide quello che era rimasto di Lexi: un corpo svuotato di ogni speranza che stava spalmando con quintali di marmellata all'arancia una misera fetta biscottata, annegando in un oceano di amara autoironia. Aveva scoperto più di Lexi in quegli ultimi due giorni che in sedici anni di amicizia, compreso il fatto che stesse andando dalla psicologa da almeno tre mesi non solo per recuperare la memoria ma anche per fare chiarezza nel caos che aveva dentro praticamente da sempre. Era stata proprio la dottoressa Lang a consigliarle di spronare Lexi in quelle attività che di solito la facevano stare bene, pur di riuscire a trascinarla fuori da quella stanza che l'aveva inghiottita per un'intera giornata.
-Vorrei ricordarti che hai finito anche la mia marmellata biologica, se è per questo.
Le fece una linguaccia e finalmente vide apparire qualcosa che poteva assomigliare alla brutta copia di un sorriso: sarebbe stato un percorso lungo, ma l'avrebbero affrontato assieme.
-Oggi pensavo di andare a trovare il Signor Finnigan...
-Come mai?
Lexi non vedeva il Signor Finnigan da almeno due mesi, dato che l'ultima volta che si erano incontrati lei era stata letteralmente assalita dalle fan, fuori dalla sua libreria ed aveva preferito evitare altri shock al suo povero cuore. Ora però sentiva di aver bisogno di parlare con qualcuno che non sapesse nulla di quello che le era successo da quando si era svegliata e che l'avrebbe trattata come se fosse stata la ragazza che era prima dell'incidente. Perché ormai si era costretta ad aprire gli occhi e vedere le cose per com'erano davvero: una serie di dolorose conseguenze che scaturivano da un primo enorme sbaglio, commesso in quel fatidico 20 Agosto.
-Voglio solo vedere come sta... E magari riprendermi il mio posto di lavoro, no?
Se quella frase gliel'avesse detta solo due giorni prima, Mia era sicura vi avrebbe letto la speranza di potersi mantenere autonomamente e magari risparmiare qualcosa per realizzare qualche progetto futuro. Quella mattina, invece, negli occhi di Lexi vi lesse la rassegnazione ad una vita che non voleva più vivere e che avrebbe solamente subito. -Sì, beh... Se credi possa piacerti...
Lexi non si sforzò nemmeno di sorridere: si alzò semplicemente dalla sedia, mise il coltello nel lavandino e si diresse in camera sua per prepararsi. Non si guardava allo specchio da più di quarantotto ore, ma quando lo fece le sembrò fosse passato molto più tempo. Forse il mocio con cui Mia stava pulendo il bagno aveva un aspetto migliore del suo, ma la cosa, per la prima volta, non la sfiorò davvero.

Arrivò alla libreria del Signor Finnigan quando ormai il sole era al suo massimo ed infatti, lo trovò intento a chiudere il registratore di cassa per andare a mangiare qualcosa a casa, prima del suo solito riposino. Chissà come aveva fatto in tutti quei mesi senza Lexi che lo chiamava alle quattro del pomeriggio per ricordargli che doveva aprire il negozio.
-Signorina Lexi! Che piacere vederla. Come sta?
Forse fu il sorriso cordiale che gli si dipinse sul volto stendendo qualche ruga e facendone comparire altre centinaia, o più semplicemente l'affetto che mise in ogni parola a far crollare Lexi di nuovo. Le lacrime scesero pesanti su sentieri che conoscevano fin troppo bene, facendola bloccare nel bel mezzo della libreria.
-Ehi, signorina Lexi! Non faccia così... Su, si calmi... Venga qui...
Due braccia fragili la circondarono e la sorressero quando Lexi si lasciò andare ad un pianto liberatorio. Ormai le sembrava davvero di essersi tramutata in una fontana: era quasi imbarazzante. Ci vollero più di cinque minuti prima che riuscisse a ricomporsi e guardare attraverso quegli occhi che ormai erano due patate il volto preoccupato del suo anziano datore di lavoro.
-Che succede di così terribile da meritare le sue lacrime, signorina Lexi? Anzi, sa che le dico? Che me ne parla mentre pranziamo, le va?
-Volentieri, signor Finnigan.
I camerieri del ristorantino all'angolo ormai conoscevano perfettamente i gusti del decennale proprietario della libreria più pittoresca di Nottingh Hill, ma sapevano altrettanto bene chi fosse Lexi: quella notizia, nonostante fossero passati ormai otto mesi, era ancora motivo di chiacchiere.
-Allora: mi vuole dire che cosa succede?
-Signor Finnigan si è mai sentito come se non avesse uno scopo nella vita?
-E' questo che la preoccupa signorina Lexi?
-Signor Finnigan, potrebbe chiamarmi solamente Lexi? Ormai sono anni che ci conosciamo...
-Hai ragione Lexi, ma allora anche tu devi chiamarmi solamente Robert. Affare fatto?
Le porse la sua mano dalla pelle diafana, che lasciava intravvedere tutte le vene dalle diverse sfumature di viola. Lexi la strinse ed acconsentì alla sua richiesta.
-Ad ogni modo Lexi, se può consolarti sono sicuro sia normale avere un periodo del genere...
-Allora io devo essere anormale, perché è una vita che mi sento così... Così...
-Persa?
-Esatto.
-Lexi io ho fatto la guerra del Vietnam e fidati: so cosa stai provando... Quando sei su un campo di battaglia e ti guardi attorno, senza ricordarti nemmeno perché sei lì, allora l'unica cosa che puoi sentirti è perso.
-Mi dispiace, Robert... Io non volevo assolutamente dire che...
-Ehi, ehi, Lexi. Non sto dicendo che hai sbagliato. Io avevo una motivazione reale per sentirmi così, quindi non immagino nemmeno come tu riesca a gestire il sentirti in questo modo senza sapere neanche il perché... Ma posso confessarti una cosa?
-Certo.
-Io alla fine l'ho trovata la mia bussola...
-Lily.
-Sono così tanto prevedibile?
-No, Robert: è solamente innamorato.
Il sorriso nostalgico che si distese sul volto dell'anziano uomo costrinse Lexi a fare altrettanto, fosse stato solo per non lasciarlo a vagare in quel ricordo dolce-amaro senza nessuno al suo fianco.
-E tu Lexi? Sei mai stata innamorata?
-Se me l'avesse chiesto tre giorni fa, le avrei risposto che forse, per la prima volta in vita mia, mi stavo arrischiando a capire che cosa significasse amare davvero, ma ora... -Ora cosa?
-Ora ho semplicemente capito che io non sono fatta per amare... E soprattutto per essere amata.
Lexi abbassò lo sguardo sul bicchiere ancora pieno di succo all'ananas che aveva ordinato, facendolo ruotare distrattamente tra le mani mentre cercava disperatamente un modo per bloccare il nodo alla gola che le riempiva gli occhi di lacrime.
-Non dire così Lexi! Noi uomini siamo creati per amare. E' il nostro unico vero scopo nella vita... Ed è anche l'unica cosa che ci rende felici. Certo, è indubbiamente la missione più impegnativa che una persona possa intraprendere e il più delle volte, richiede un impegno e una dedizione quasi totalizzanti, ma ne vale la pena. E' un po' come una scalata: la strada può essere lunghissima ed impervia, ma una volta in cima, la vista è spettacolare...
-Sarà anche come dice lei Robert, ma io non la vedo nemmeno la cima... Non ho mai provato come ci si senta ad essere amati ed ogni qual volta decido di arrischiarmi a concedere fiducia alle persone, queste irrimediabilmente mi abbandonano.
-Forse perché non sono la persona giusta...
-La prego, non se ne venga fuori anche lei con la storia che per trovare il principe azzurro bisogna prima baciare un quantitativo innumerevole di rospi, perché per quello basta già mia madre.
-Tua madre è una donna molto intelligente se ti ha detto una cosa del genere. Vedi Lexi, le persone hanno la naturale tendenza ad infrangere la nostra fiducia e a lasciarci delle cicatrici addosso, ma questo perché sono umane anche loro... Però non significa che sarà sempre così e che tutti faranno lo stesso. Non punire qualcuno che potrebbe amarti con tutto sé stesso per gli errori commessi da qualcun altro.
“E se avesse ragione?”.
-Dovrebbe scrivere libri di auto aiuto Robert: potrebbe fare i soldi.
-Oh a me non interessano i soldi... Che cosa me ne farei io?? Mi interessa molto di più vedere felice te.
Il sorriso paterno che le rivolse le ricordò quanto tempo era trascorso dall'ultima volta che aveva parlato con suo padre e decise che uno di quei giorni lo avrebbe chiamato per uscire a pranzo anche con lui. Magari si sarebbe potuta unire a loro anche Karen, dato che sembrava le cose fra loro stessero andando alla grande.
-Grazie Robert.
-Di nulla cara... Ed ora mangiamo, su.

Parlare con il Signor Finnigan le aveva ridonato un po' di tranquillità, o per lo meno uno stato d'animo che le permettesse di riprendersi il suo posto di lavoro part-time fino a quando non si fosse laureata. Fu solo per quel traguardo che non era poi più così tanto sicura di volere ma che aveva inseguito ormai per troppo tempo per pensare anche minimamente di gettare la spugna, che si costrinse ad andare in biblioteca a studiare per uno degli ultimi esami che le mancavano prima della tesi. Ritrovò il suo solito tavolo vicino alla finestra, quello che dava sul giardino sempre ben curato e tranquillo in cui lei si perdeva a contemplare il trascorrere delle stagioni, stranamente libero per essere metà pomeriggio, come se non stesse aspettando che lei. Vi appoggiò sopra il bicchiere di tea che aveva preso alle macchinette, ancora fumate e pieno di zucchero da sciogliere, per poi riempirlo con il pc ed una marea di fogli tra appunti e dispense. Quando si sedette ed il sole arrivò ad illuminarle il volto con i suoi raggi sempre più caldi, le parve che il tempo si fosse riavvolto come il nastro di una vecchia videocassetta e l'avesse riportata indietro esattamente ad un anno prima, quando su quello stesso tavolo si era ritrovata a perdere due ore di studio per tweettare la grande news che era appena uscita: i The Rush stavano realizzando un docufilm che sarebbe uscito nelle sale solo nell'Agosto successivo. Un sorriso dolceamaro le incrinò le labbra, incerta se ridere per le stupide speranze che si ricordava di aver istigato nella sua mente circa Lucas o se piangere per come le cose erano andate realmente. Tra le due scelse la via che tutta quella storia le aveva insegnato ad intraprendere: scrollò le spalle e smise di pensare. La decima discendenza degli imperatori di Giappone l'attendeva impaziente.
Erano le sei e mezza quando il suo cellulare cominciò a vibrare come impazzito, segnalandole una chiamata da parte di Nate.
Non riusciva nemmeno a pensare di sentire la sua voce, perché già solo veder comparire il suo nome sul display del cellulare le stava provocando una reazione esagerata di odio, risentimento, frustrazione e senso di vuoto che rischiava di metterla K.O. Eppure...
-Pronto?
-Hai risposto!
La sua voce era molto più vellutata di quanto Lexi si ricordasse, anche se la nota di sorpresa e sollievo per avergli risposto la rendevano leggermente acuta. Il fatto che conoscesse tutte le sfumature della sua voce mostrò a Lexi quanto si fosse buttata a capofitto in quella conoscenza, sommergendola nuovamente con un'ondata di autocommiserazione.
-Già.
Silenzio.
Un terrificante silenzio ostile che Nate non sapeva più come gestire. Si era ostinato a fare lui quella chiamata al posto di Pablo o di qualcun altro dei ragazzi e tutto per quella minuscola possibilità di sistemare le cose che continuava ad ossessionarlo da quando tutto era andato a rotoli. Le parole uscirono da sole prima che potesse anche solo ragionarle un secondo.
-Mi disp...
No.
Non di nuovo.
Quella sensazione di soffocamento che partiva dallo sterno e si diffondeva fino all'ultimo alveolo dei bronchi, facendole mancare completamente l'aria, stava per inghiottirla di nuovo, ma lei non era nella sua stanza al sicuro da sguardi indiscreti e con la sua coperta a coprire le miliardi di schegge in cui si sarebbe frantumata.
-No! Non lo dire nemmeno.
La sua voce era risuonata più forte del previsto e qualche testa si voltò nella sua direzione.
-Lexi, io...
-Se non hai altro da dirmi, io devo andare.
-No! No. Aspetta...
Nate non cercò nemmeno di nascondere il tono di supplica che la sua voce aveva assunto, perché avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di tenere Lexi attaccata a quello stupido telefono il più allungo possibile.
-Volevo sapere quanti biglietti ti servono per il concerto di lunedì a Wembley... Sai, dato che mancano solo tre giorni, Pablo voleva essere sicuro che avessi tutto l'occorrente per tempo, sia per te che per...
-Non ci vengo.
Facevano rumore i cuori che si infrangevano o erano come quegli alberi che cadevano in una sterminata foresta senza orecchio umano ad udirli? Nate capì in quel momento che potevano suonare più o meno come il crollo di un edificio minato nelle sue fondamenta dalle scosse inarrestabili di un terremoto. E lasciavano la stessa desolazione.
Ad essere sincera, Lexi si era completamente dimenticata del concerto, ma la risposta era sorta spontanea sulle sue labbra: non voleva andarci. Ed in quel momento capì anche che non voleva più avere nulla a che fare con i The Rush, con il gossip, con le fan, con la dottoressa Lang e con tutto quello che poteva vagamente avere a che fare con Nate e quello stupido 20 Agosto.   
Avrebbe riposto tutto in un cassetto della sua memoria, l'avrebbe riposto il più lontano possibile dal suo cuore e avrebbe sperato con tutta sé stessa che il tempo se lo trascinasse via sulle correnti del suo inesorabile scorrere.
Trascorsero quaranta secondi abbondanti prima che uno dei due si decidesse a rompere quel silenzio surreale e, stranamente, fu Lexi a farlo.
-Ora, io... Devo andare. Ciao Nate.
Il cellulare le cadde con un tonfo sordo sul tavolo in legno scuro, attutendo fortunatamente il colpo sulle pile di fogli sparsi davanti a lei, seguito a ruota da due pesanti lacrime salate, ma Lexi non se ne rese neanche conto. Il suo sguardo era rivolto verso il cielo ormai interamente striato dai colori del tramonto, mentre il sole si rifletteva sulle placide acque del piccolo stagno della biblioteca, facendone brillare la superficie e riportando alla mente di Lexi il sorriso e gli occhi cristallini di quel ragazzo il cui solo pronunciarne il nome era stato come infilzarsi un pugnale nel cuore e a cui, con ogni probabilità, aveva appena dato il suo ultimo addio. 




Hi sweethearts!
Lo so. Capitolo dolce amaro. O solo amaro, forse? Già. E pensare che la parte di Nate è stata aggiunta dopo, sostanzialmente perché mi sembrava mancasse qualcosa dal suo punto di vista... Ma la verità è che ormai non è rimasto più nulla. Niente di Lexi, niente delle promesse di Nate e, forse, nemmeno dei Nexi... Mancano tre capitoli alla fine (di cui uno assolutalmente di passaggio) quindi chissà che cosa succederà... Mantenere le speranze o gettarle? Fatemi sapere che cosa vorreste voi...
A presto e grazie di tutto. Davvero.
Lots Of Love xx
  
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