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Autore: Tralala25    20/06/2017    1 recensioni
Non devo far proprio una bella impressione, rettifico: devo far proprio un' impressione pietosa al ragazzo che è appena entrato nella mia cabina stringendo in mano un biglietto che con tutta probabilità porta scritto il numero 24c [...] Non essendo esperta in materia ma profondamente pentita di non aver mai guardato nessuno di quei pallosissimi documentari che trasmettono a ruota libera su focus, adesso mi chiedo se, qualora lo avessi fatto, ora saprei se tra manzi e cinghiali c'è sintonia. La risposta deve essere no, perché da quando il manzo è entrato, non ha mai sollevato gli occhi su di me, ma fissa ancora accigliato il biglietto.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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QUANDO UN DALMATA INCONTRA UN CERBIATTO

Se credete che la metamorfosi interessi solo bruchi e farfalle vi sbagliate di brutto. Quando Giannandrea iniziò a tremare davanti ai miei occhi, non me ne preoccupai più di tanto: imputai la colpa alla paura, alla vergogna, alla mortificazione che sicuramente provava in quel momento. Rimasi perciò di stucco quando, quel bimbetto di dieci anni appena, riuscì a zittire i mormorii divertiti di tutti i presenti; lo fece scorrendo maligno lo sguardo su ciascuno di loro, intimando chiaramente il silenzio. Solo allora presi coscienza, attonita, del mio piccolo errore di valutazione: Giannandrea non tremava: non era nel suo stile, non era nella sua indole. Fremeva piuttosto. Di rabbia e di rancore. Lo vidi chiaramente nel moto sussultorio e convulso del suo labbro inferiore, nelle nocche bianchissime del pugno stretto lungo il fianco, nella linea morbida e fiera del suo labbro leggermente sollevato verso l'alto che sì, mi odiava, e tanto.
Quando si mosse felino verso di me, con i pantaloni ancora pieni di cacca, e sorrise cattivo, credetti che fosse finita ma fu quando si fermò a due spanne dal mio viso, ponendosi alla giusta distanza per alitarmi in faccia, che non potei fare a meno di sorridere. Solo tre pensieri: sapeva di cioccolato; ne era cosciente; mi stava sfidando. E provai, contro ogni previsione, un moto d'orgoglio perché Giannandrea De Scalchi in persona, temuto da tutti e timoroso di nessuno, per la prima volta in vita sua, riteneva qualcuno, riteneva me, all'altezza del suo odio.

 

L'espressione totalmente indifferente che mi rivolge in questo momento, quindi, mi turba un pò. Non so se esserne offesa, a dire il vero, e sono quasi tentata di alitargli in faccia: per dargli un segno, per vedere se ricorda, ma la vocetta di nonna Angela che dice: "Allora, Vignetta, per fare la caponata devi tagliuzzare e friggere una grossa cipolla " mi frena non poco. Non che non si meriti di morire asfissiato, si intende, ma evito per me: perché non so se vendicarmi valga quanto la perdita della mia dignità nel momento in cui in ospedale mi chiederanno le circostanze dello svenimento.


Ad interrompere lo stato catatonico in cui mi trovo è proprio il Manzo/puzzola/cerbiatto: "Fatti da parte" dice esausto e leggermente infastidito sul ciglio della porta. Decido di non muovermi di un millimetro continuando ad ostacolargli il passaggio: "Dimentichi la parolina magica!" Affermo un po' stupidamente, nella speranza di compensare con una piccola rivincita la debole ferita nell'orgoglio che mi ha procurato; lo dico con un tono di voce lento e paziente, come quello che uso con Selvaggia. Selvaggia, che lo è di nome e di fatto, è la bambina che mia sorella ha concepito quattro anni e mezzo fa a detta sua con Marco, un giovane studente di teologia nonché presidente del gruppo di azione cattolica della parrocchia, chierichetto del mese e detentore della nomina di catechista più pio per l'anno 2016/2017; a detta mia con Satana, detto anche Lucifero, l'angelo che scassava le palle perfino al pazientissimo Dio, da cui Selvaggia ha ereditato l'urlo e lo sguardo demoniaco che sfoggia ogni qual volta le venga detto di no.
Quando il manzo mi fissa imperscrutabile senza dire una parola, temo che lo spirito di Selvaggia si sia impossessato anche di me; di colpo però si mostra costernato e la mia rabbia sfuma: "Hai ragione" dice alzando le mani in segno di resa; io a questo punto sorrido benevola aspettando che continui: "Fatti da parte, subito !" Rivela l'ultima parola dopo una pausa, ghignando lapidario e sbruffone. Ed io non ho alcun dubbio: da qualche parte del mondo, un'altra donna, ventiquattro splendidi anni fa, trovò allettante giacere indisturbata su un morbido letto con Satana.


Quando vedo Giannandrea immobile davanti al contenitore di caponata, vorrei correre e frappormi tra i due, come a impedirgliene la visione, come ad evitare che la mia carinissima e coloratissima caponata, venga criticata da uno, che a giudicare dall'aspetto sano e fin troppo in forma, barrette milka non ne mangia più.


"La Regione Sicilia ti paga come testimonial su Trenitalia, piccolo Dalmata?"

Davvero simpatico. Nonna Angela lo castrerebbe: la sua caponata non ha mica bisogno di pubblicità, a breve la faranno patrimonio dell'Unesco! Ma aspettate...


Dalmata!? La mia faccia deve essere in modalità scorfano lesso perché Giannandrea è costretto a farmi un cenno verso i pantaloni. Quando noto con terrore di non essermi asciugata bene le mani dopo aver richiuso il porta mangiare, e di essermele strofinate più volte su di essi, impallidisco. Un intero arcipelago di mini banane, ma che dico! La repubblica delle banane, troneggia indisturbata sul tessuto un tempo bianco candido. Contro ogni previsione quando rispondo, la constatazione che faccio è del tutto diversa da quella che lui si aspetta: "Sono alta un metro e sessantadue!" Dico fiera, cercando di smentire quel piccola che dal modo in cui mi ha guardata, dall'alto verso il basso, è unicamente riferito all'altezza. E Che si azzardi a smentirmi! Ho la prova! Una tacchetta incisa con forza nello stipite della porta della cucina di Nonna Angela. "Sì, lo vedo bene che sei nana"

 

Dicevo: prima ancora di cerbiatto, puzzola e manzo, Giannandrea è irrimediabilmente e irreversibilmente...Verme.

 

   
 
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