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Autore: DearYou    21/06/2017    0 recensioni
Dean e Castiel stanno cercando il modo di fermare Michele scappato dalla gabbia ma allo stesso tempo Castiel cerca di sistemare le cose per Dean.
"Dean, ascoltami lo riporterò qui. Porterò indietro tuo fratello".
Quante cose erano cambiate in assenza di Sam?
Storia che segue il finale della 12° stagione rivisitato. Mary fu uccisa da Lucifero, Sam invece finì con lui nell'universo parallelo.
Contenuti Dean/Castiel.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Lucifero, Michael, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
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Un nuovo ordine;

01 Angeli



Il cameriere porta via la bottiglia di whisky che avevo terminato.
“Devi pagarla amico”, mi ferma non appena mi alzo dal bancone.
“Ma certo, per chi mi hai preso?! Sono un uomo per bene io”. Allungo una delle “mie” carte di credito sorridente. “Un uomo per bene”, ripeto mentre me la sfila dalle mani.
“Si, certo, come no. Ti chiamo un taxi?”
“E cosa ci dovrei fare esattamente?”
“Come ti pare”
"Ecco bravo".
Annuisco tra me e me finendo di saldare il conto con quel barista un po' troppo per bene . Butto la ricevuta a terra non appena me la porge e mi sposto dal bancone, rubando su un tavolo uno shottino ancora intatto.
Ero in grado di sopportare bene l'alcool, il mio fegato era diventato di ferro durante gli anni anche se avevo la certezza che un giorno mi si sarebbe presentato il conto.
Per mia fortuna quando quel giorno sarebbe arrivato mi sarei trovato sotto terra ormai da tempo.
Dondolai le ginocchia allegro per quella finta euforia che scorreva nelle mie vene e cominciai ad ammirare le ragazze nel locale intorno a me. Feci un cenno ad una bellezza latina dalla pelle bronzea, i capelli lunghi
e ricci. Mi ignorò. Fui subito pervaso da immagini di quello che avrei voluto farle e vidi chiaramente il dondolio di quei boccoli che andavano ad incollarsi sulla mia pelle sudata. Mi mordo le labbra eccitato ma con
mio dispiacere la osservai prendere l'uscita assieme ad un sempliciotto. Avrebbe potuto avere qualcosa di meglio di quell'idiota con il pizzetto. Chi usava il pizzetto? I coglioni.
In quello stesso istante un'altra persona si fece largo per entrare nel locale, una persona che aveva qualcosa di familiare. Nessuna scollatura o riccio al mondo era paragonabile a quella strana ed improvvisa
sensazione nel petto. Anche le mie pupille sembrarono dilatarsi perché la mia vista d'un tratto si fece meno offuscata. Felicità?
Fiero il suo impermeabile si apriva ad ogni falcata, lui con quella sua sicurezza e fermezza sul volto non badava nemmeno a dove andava. La folla era costretta ad aprirsi al suo passaggio e c'era qualcosa di angelico
e maestoso in quella scena. Erano stati giorni deprimenti e privi di senso quelli senza di lui passati a vagare per la città con l'impala senza alcuno scopo, senza nulla da poter rompere e nessuno da poter uccidere.
Quella pista era stata un buco nell'acqua e a quanto pare dovevo aspettare i suoi ordini: quello era il nuovo ordine delle cose da quando era cambiato tutto.
Prendo a sorridergli divertito, era bagnato come un pulcino, fradicio da quella che doveva essere una tempesta che a quanto pare io avevo scampato. Non avevo idea di che ora fosse e benché meno ricordavo
quando ero entrato lì. Qualcosa sembrò librarsi dal mio petto. Sollievo.

“Ci starebbe bene un ombrello con quel trench, non trovi?”
Castiel si guardò gli abiti con fare confuso. Scossi la testa sorridendo al suo solito modo di fare puro e inconsapevole.
Le sue labbra socchiuse, pallide e carnose, attirarono la mia attenzione e involontariamente mi ritrovai ad assaggiare le mie. Rapido cercai di spostare lo sguardo sui suoi occhi ghiaccio.
“Lascia perdere. Novità?”
Odiavo quando saliva ai piani alti, non potevo sapere cosa succedeva né quanto tempo ci avrebbe impiegato. Non potevo contattarlo in nessun modo ed evitavo le preghiere perché non mi era mai piaciuto farle.
Avevo l'impressione di implorare e poi sapevo che lui non mi avrebbe risposto. Lo aveva già fatto in passato ed escludendo una buona base di stronzaggine, lui era un soldato esattamente come me e non voleva né poteva
permettersi una distrazione. Era anche quello il motivo per cui non cercavo un contatto: sapevo che era in ascolto. Non avrei mai voluto distrarlo nel momento sbagliato o rendergli più difficile il suo lavoro in paradiso.
Castiel annui “Devo tornare in paradiso, sono venuto per dirti di tornare a casa. Ci penso io adesso. Raziel dice ...”
“Cosa? No! Stai scherzando? Non me ne frega un accidente di cosa dice questo Razo coso... non puoi andartene di nuovo”, non mi interessava cosa aveva da dire. Non poteva trattarmi così, ributtarmi in pista a tutti
i costi, abbandonarmi per giorni senza una parola e poi rigettarmi nella spazzatura da dove venivo.
“Raziel” , mi corresse con voce roca scrutandomi con più attenzione. “Hai bevuto”
“E' una domanda?”
“No?!”
“Senti, sei tornato ora perché non seguiamo una pista insieme alla vecchia maniera? Sei tu che l'hai voluto! Sei tu che mi HAI voluto. Cas, non hai bisogno di quegli angeli! E di sicuro non puoi mettermi fuori dai giochi
in questo modo. Credi davvero che mi metterò in panchina?”
“No”
“Bene, perché non lo farò. Abbiamo affrontato di peggio e siamo sempre riusciti a trovare la soluzione. Possiamo occuparcene noi, insieme. Sono qui per questo, ricordi? Quei bastardi con le piume ti fanno il lavaggio
del cervello a loro piacimento, sei la loro puttana. Succede sempre così quando sali di sopra .”
Castiel guardò dietro di me e serrò le labbra come a cercare la pazienza necessaria per continuare quella discussione. Come poteva pensare di essere nella ragione? Lui, sempre a pensare di fare le cose giuste per
le cause giuste quando in realtà non aveva la minima idea di quello che faceva per la maggior parte del tempo.
“Abbassa la voce”, mi ammonì rauco.
“No! Odio quei figli di puttana, tu non torni lassù Castiel io non te lo permetterò. Chi è questo Raze, adesso? E' lui a darti gli ordini ora?
Michele è un angelo pazzo a piede libero, non segue una logica non ha nessun piano o scopo possiamo trov ... ”
Con uno scatto improvviso mi trascinò per il braccio e mi lanciò contro la porta del bagno degli uomini. Mi fermai solo una volta arrivato con violenza al suo interno. Rimasi fermo con le mani contro le fredde piastrelle blu
e la bocca aperta, intento a riprendere il fiato che quella botta inaspettata mi aveva sottratto. Muto fissai il volto inferocito di Castiel, non era mai stata una testa calda e quel suo sguardo mi faceva rabbrividire specialmente
perché rivolto a me.
“Sparisci!”, ordinò ad un tipo che la stava ancora facendo, spingendo fuori dal bagno senza nemmeno dargli tempo di ricomporsi. Chiuse a chiave la porta e mi fissò per quello che a me sembrò un secolo.
Mi raddrizzai ma senza staccare la schiena da quel muro. Provo a proferire parola intenzionato a calmarlo.
“Non capisci niente!”, mi urla contro prima che potessi emettere un qualsiasi suono.
Sobbalzai sbattendo gli occhi ripetutamente, quasi a sospettare che quell'immagine fosse frutto della mia immaginazione.
La mia espressione accigliata si incupì ulteriormente quando sentii le sue parole trafiggermi. Il suo volto era così irato che per un attimo credetti di leggere anche del disprezzo. Ignorai quel pizzicore fastidioso negli occhi e mi
irrigidì sconvolto da quel suo tono che continuava a rimbombarmi nelle orecchie.
“Perché non capisci niente?”, quella volta sussurrò piano ed era più inquietante di prima.
Gli ci vollero solo un paio di ampli passi per raggiungermi. Le mie mani corsero in avanti d'istinto per cercare di proteggermi. “Cas ...Cas!”, provai inutilmente a farlo ragionare. Spaventato per la prima volta dal mio angelo.
Quello che avevo sempre considerato il mio angelo custode. Il mio migliore amico. In questi ultimi anni più che mai. Mi blocca la mascella senza un minimo di delicatezza strizzandomi le guance tra il suo pollice e il suo indice.
“Perchè?”, continuò con un filo di voce, minaccioso. Scossi la testa in sua risposta non potendo a parlare a causa della sua presa.
“Quei figli di puttana sono la mia famiglia. Lo sei anche tu, Dean ma lo sono anche loro, sono miei fratelli. Non sono d'accordo con loro la maggior parte delle volte ma quella rimarrà sempre la mia casa.
Questo mondo non mi appartiene, Dean. Io appartengo ad un'altra specie e tu non puoi capirlo questo. Non sai che cosa sento.
Non puoi esporti troppo, non con Michele a piede libero e se tu pensi che non abbia una scopo sei uno sciocco. Lui vorrà te prima di tutto e poi riporterà Lucifero e tuo fratello qui. Distruggerà ogni cosa. Lucifero e
Michele, distruggeranno ogni cosa, insieme. Abbiamo affrontato cose peggiori, Dean? Ne sei sicuro?”
Una lacrima scese sulla mia guancia e si infranse tra le sue dita. Chiusi gli occhi in preda ad un dolore profondo che aveva scavato una voragine immensa dentro di me nel tempo.
Sentii le sue mani allentare la presa. “S...Sam “ , sussurrai in un sospiro.
Castiel mi lasciò andare, sentii la sua mano scendere delicata sul mio petto per poi scomparire. Riaprii gli occhi e ritrovai davanti a me il vecchio Castiel. Un Castiel impacciato, accigliato.
“Sam. Lui...lui ...”, bofocchiai confuso.
“Mi dispiace, non avrei dovuto nominarlo.”
Sorrisi debolmente, ironico. Con le lacrime che mi appannavano la vista presi a fissare il vuoto. I suoi occhi azzurro cielo che sembravano contenere il mondo intero sparirono come tutto il resto intorno a me.
“Dean. Ascoltami Dean, sto cercando di proteggerti è questo il mio compito. Sono tornato a casa perché tutto questo è piu' grande di noi e sicuramente è più grande di te.”
Cas abbassò improvvisamente il tono di voce e lo percepii avvicinarsi ulteriormente verso di me come a non volersi far sentire da nessuno. Sentivo il suo respiro caldo sul mio collo.
“Dean, ascoltami io lo riporterò qui. Porterò indietro tuo fratello. Loro non … non devono sapere. Userò Michele ... “
Castiel continuò a parlare ma non ero più con lui, non riuscivo a sentirlo. L'unica cosa che riuscivo a vedere era il volto di Sam e smisi di respirare.
Chiara mi riapparve la sua espressione poco prima di sparire, poco prima che la mano di Lucifero lo trascinasse con se dentro il portale. Quella consapevolezza nel suo sguardo, la consapevolezza che stava per
succedere di nuovo: lui e lucifero rinchiusi insieme. Quell'espressione la sognai per mesi interi dopo la sua perdita e ogni volta che mi risvegliavo avevo negil occhi la sua mano tesa verso di me, quella mano dove era
rimasto tutto il mio dolore. Vivido e pulsante non mi aveva mai lasciato, era lì pesante come un macigno a togliermi il fiato.
Sam era rimasto in quell'universo parallelo con Lucifero per così tanti anni che molto probabilmente di lui non era rimasto più nulla. Non mi rimaneva che un ricordo ed una stupida camicia a quadri.
Il nephilim era morto, io stesso ero stato costretto ad occuparmene o avrebbe bruciato il mondo intero. Sapevo che solo lui avrebbe potuto riportarmi Sam ed uccidendo lui, uccidevo anche mio fratello. Mi costò molto
quel sacrificio, mi trascinò nell'oscurità e da quell'oscurità Cas era stato l'unico in grado di accendere una flebile luce.
Non capivo, mi sentivo così frastornato dalle sue parole. Il portale era perso per sempre e se lucifero non era stato in grado di uscirne non vedevo come Michele o Castiel sarebbero stati capaci di riaprirlo. L'arcangelo aveva
perso il senno a sentire i pochi angeli sopravvissuti che avevano avuto il piacere di incontrarlo. Rinchiuso per così tani secoli nella gabbia poteva essere anche prevedibile. Stava uccidendo angeli, sterminando città, seminando
panico in paradiso e in terra. Perché avrebbe dovuto aiutarci? Doveva essere ucciso come ogni altro mostro.
“Dean! Dean!”, la voce di Cas mi riporta alla realtà. Sento una spinta verso l'alto che mi fa tornare in piedi. Confuso mi appoggio a lui riprendendo a respirare.
“Cosa succede Dean? Che cos'hai?”
La mia mente rispose ma le mie labbra non lo fecero: Sam.
Non sentivo più le forze. L'unica cosa che provavo era dolore.
“Morirai ecco come finirà. Io rimarrò solo, anche Sammy mi ha lasciato”, il suo nome uscì come una lama dalla mia gola. Non ero più abituato a pronunciarlo.
“E' andato via e non tornerà più. Mi rimani solo tu e lo sai“.
Se Sam mi avesse visto in quel momento non sarebbe stato in grado di riconoscere suo fratello. Erano cambiate così tante cose...io ero cambiato. Non c'era più forza in me.
“Hai bevuto”. Era la seconda volta che me lo faceva presente .
Sollevai lo sguardo e ci guardammo dritto negli occhi, scossi la testa debolmente e appoggiai la mano dietro la sua nuca.
“Non morirò, Dean”
“Per favore, Cas. Gli angeli ti porteranno ad un punto di non ritorno. A loro non interessa se vivi o muori”
Strinsi i suoi capelli tra le dita.
“Sto facendo tutto questo per te. Sto provando a...”
“Non puoi”, sbottai stremato.
“Dean...”
Non voleva darmi ascolto, non l'aveva mai fatto.
Stanco e demoralizzato mi allontanai da lui per potermi sciacquare il viso, sperando di poter attenuare quella forte ed improvvisa emicrania . Scacciai la sua testa con la mano che – disperata - poco prima impugnava
i suoi capelli. Lui mi seguì, rimanendomi vicino, come se temesse un altro mio tracollo.
“Ci abbiamo già provato”
L'acqua fresca sul volto non mi portò alcun beneficio. Lasciai scivolare alcune gocce lungo la gola, mi ghiacciarono il petto e sparirono nella trama della mia camicia verde. Lasciai scorrere l'acqua e la fissai in silenzio.
“Ti porto a casa”, Cas chiuse il getto dell'acqua dopodiché lo bloccai, stringendogli il polso.
“Non fare l'eroe”, guardammo i nostri riflessi attraverso lo specchio le nostre espressioni cupe e serie sembravano una l'imitazione dell'altra. Non mi avrebbe mai ascoltato.
"Non promettermi quello che non puoi darmi, non potrei..."
Allungò la mano libera verso la mia fronte ed ebbi appena un secondo per realizzare cosa stava succedendo.
Lo sbalzo mi fece girare la testa e mi aggrappai a quello che scoprì successivamente essere il divano. Eravamo a casa.
   
 
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