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Autore: Arsax    21/06/2017    0 recensioni
Non sapevo come eravamo arrivati a questo, sapevo solo che faceva male. Molto male. Non riuscivo a sopportare tutto ciò. Era come se mille lame gelide mi trafiggessero il cuore, e non solo figurativamente.
Come si era arrivati fino a quel punto? Noi due, sotto il potente e scrosciante bacio della pioggia, aggrovigliati in una danza mortale. Piantai i miei occhi nei suoi e pensai che forse era il destino a volere tutte quelle cose. Tutto quel sangue e tutto quel dolore. Tutta quella morte.
Abbandonai la testa all'indietro guardando le nuvole nere sopra di me e lasciando che la pioggia lavasse via ogni mio dolore e che mi baciasse per l'ultima volta.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 20



Passarono così un paio di mesi e Stefan mantenne la promessa. Se prima si presentava quasi tutti i giorni a casa nostra e saltuariamente agli allenamenti che avevo con zio Wilhelm, per metterlo a disagio, dopo Capodanno e dopo la festa era già tanto se riuscivamo ad incrociarlo sul pianerottolo. L'unico contatto che avevamo in quegli sporadici incontri, era un fugace scambio di sguardi e al massimo un "Ciao" borbottato.
Un pomeriggio, mentre ero all'appartamento di zio Wilhelm per i miei soliti allenamenti, gli raccontai ciò che era successo a Stefan, tralasciando le discussioni che avevamo avuto, e non parve particolarmente sorpreso.
-Ogni tanto andavo in Romania, quando non c'eri ancora tu, e partecipavo alle riunioni del Consiglio al castello dei Lovinescu.- iniziò a raccontare, mentre intagliava il paletto per me. -Ad ogni riunione vedevo Stefan con qualche livido nuovo o con una fasciatura, proprio come sta succedendo in questo momento. Era straziante per me vederlo in quello stato, dopotutto era solo un bambino, ma non potevo fare nulla.
Mi passò il paletto finito e iniziai a provarlo subito.
-Ma perché si fa ancora punire dai suoi parenti? È un uomo adulto, non più un bambino, eppure accetta ancora questo trattamento.- chiesi mettendoci più foga nei colpi che infierivo.
-Perché gli è stato insegnato fin da bambino a rispettare e obbedire ai suoi parenti più anziani. La famiglia viene prima di tutto.- rispose zio Wilhelm.
-Non mi piace per niente. Quando sarà re non potrà continuare a subire le "punizioni" dei suoi zii e parenti vari.
-Ultimamente ti stai preoccupando molto per Stefan. Non è un cucciolo indifeso, ma è un Lovinescu sanguinario e spietato.- mi fece notare.
Non ero totalmente d'accordo con mio zio, ma decisi di non ribattere per non iniziare una discussione sterile e così restammo in silenzio per qualche minuto. Zio Wilhelm non aveva visto Stefan come l'avevo visto io: distrutto per non riuscire a provare alcun sentimento per la morte del padre, addolorato per la morte della madre e premuroso nei miei confronti; questo fino alle discussioni che avevamo avuto.
-Però devo ammettere che l'hai cambiato parecchio. L'hai fatto diventare un bravo ragazzo, anche se penso che lo fosse già prima di conoscerti.- aggiunse zio Wilhelm e io mi ritrovai a sorridere.
Stavo davvero cercando l'approvazione di mio zio? E per quale motivo? L'unica cosa certa, però, era che mi fece molto piacere ciò che disse su Stefan.
-Direi che quel paletto è proprio adatto a te.- disse lo zio, osservandomi mentre mi esercitavo.
-Lo penso anche io.
E quella risposta valeva sia per il paletto che per la considerazione su Stefan.
Continuammo le lezioni, nonostante ci fosse ancora ben poco da apprendere e zio Wilhelm mi ricordò che due giorni dopo sarei dovuta andare in Romania per il processo di Nicolae Lovinescu, il quale aveva distrutto Ruben Vidrean, un mio lontano zio.
Zio Wilhelm e io stavamo continuando la lezione di piano, quando ricevette una chiamata. Disse sì e no un paio di parole in tedesco e poi mi guardò preoccupato.
-Stefan è stato nuovamente chiamato dai suoi parenti e domani si incontreranno al suo cottage in montagna.- disse zio Wilhelm e mi si ghiacciò il sangue nelle vene.
-Un'altra punizione?- chiesi cercando di non far tremare la voce.
-Non è detto, magari è solo una riunione.
-Come hai fatto a saperlo?- domandai.
-Alcuni membri della nostra famiglia sono già alla tenuta dei Lovinescu per il processo e hanno sentito che alcuni membri dei Lovinescu stavano andando da Stefan.
Nonostante le sue rassicurazioni, non mi sentivo affatto tranquilla. Sapevo cosa sarebbe successo a Stefan e anche se mi stava evitando, sarei andata da lui per stargli vicina. Ero pronta ad affrontare la sua furia, nel caso si fosse di nuovo adirato perché mi ero intromessa nella sua vita. Desideravo solo che Stefan stesse bene e avrei affrontato ogni cosa.

Il giorno dopo preparai la valigia per andare in Romania, misi il paletto nella tasca della giacca e con la mia potente Panda mi avviai verso il cottage di Stefan.
Arrivai nel tardo pomeriggio e quando vidi la macchina di Stefan parcheggiata nel vialetto assieme ad altre due, dovetti trattenermi dall'entrare e mettermi tra i "parenti" di Stefan e Stefan stesso.
Le tende delle due enormi vetrate erano tirate, per impedire ad occhi indiscreti di vedere cosa stesse succedendo all'interno. Decisi di andare a fare un giro nella cittadina più vicina e cercare di pensare che tutto stesse andando bene.
Entrai in una caffetteria e presi una cioccolata calda, cercando di concentrarmi su qualcos'altro, come ad esempio il gusto buonissimo di quella cioccolata. Provai anche a leggere il libro di diritto in rumeno per prepararmi al meglio per il processo del giorno seguente, ma non riuscii a concentrarmi per più di cinque minuti. Alla fine rimasi a guardare il paesaggio per tre ore. Furono le ore più lente e angoscianti della mia vita.
Era calata la sera e provai a tornare al cottage, sperando di non trovarci i parenti di Stefan. Con mio grande sollievo, nel vialetto era parcheggiata soltanto la macchina di Stefan, ma le tende continuavano ad essere tirate.
Non sapevo che fare. Desideravo entrare con tutte le mie forze, perché volevo accertarmi che Stefan stesse bene, ma temevo di incontrare quegli animali di parenti.
Rimasi dieci minuti a guardare la porta del cottage e alla fine mi feci coraggio. Mi avvicinai alla porta col paletto stretto fra le mani ed entrai. Le luci erano spente e non si vedeva nulla.
Mossi un passo e inciampai in uno sgabello rovesciato. Fui costretta a farmi luce col cellulare per evitare di cadere nuovamente e a stento trattenni un urlo. C'era sangue ovunque e tutta la stanza era a soqquadro. Mi misi a cercare freneticamente Stefan, ma non lo trovai da nessuna parte. Andai al piano di sopra e guardai in ogni stanza, ma non lo trovai nemmeno lì.
Il cuore iniziò a battermi a mille, iniziai a tremare e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Ero veramente spaventata e stavo già pensando al peggio. Non potevo nemmeno sopportare l'idea che Stefan fosse stato distrutto. Non potevo.
Decisi di andare a cercarlo fuori, ma notai che la mansarda era aperta. Salii le scale tremante e con la luce della torcia del cellulare iniziai a guardare in quella mansarda polverosa e disordinata. Illuminai un angolo nascosto da degli scatoloni e rannicchiato lì trovai Stefan.
-Stefan!
Alzò lo sguardo e vidi che l'avevano ridotto peggio delle volte precedenti. Aveva il viso pieno di lividi, il naso sanguinante e il labbro spaccato. Buttai a terra paletto e cellulare e mi precipitai verso di lui, cadendo sulle ginocchia e stringendolo al petto il più delicatamente possibile, scoppiando in un pianto liberatorio.
-Credevo fossi morto! Ho visto tutto quel sangue e...
La mia voce fu strozzata dal pianto e singhiozzai rumorosamente, infischiandomene altamente dell'orgoglio e di tutto il resto.
-Non piangere. Non devi.- disse Stefan con voce roca.
Poggiai la guancia sulla sua testa, cercando di avvolgerlo completamente tra le mie braccia.
-Hai anche portato un paletto.- disse sorridendo.
-Nel caso fossero stati ancora qui.- risposi baciandogli la fronte con dolcezza.
Fu un gesto naturale, non premeditato, ma che mi fece capire solo in quel momento che ero innamorata di lui da tempo. Se n'erano accorti tutti tranne me. Tutte quelle attenzioni che gli davo, tutto il dolore che avevo provato in quei mesi erano dettati dell'amore che provavo per lui. Non l'avevo voluto capire fino a quando non avevo pensato che fosse morto.
-Perché ti fanno questo?- chiesi continuando a singhiozzare.
Stefan mi asciugò le lacrime e mi accarezzò la guancia.
-Tu non devi preoccuparti, okay?- rispose dolcemente.
-Come faccio? Giuro che se ti riducono di nuovo così, li ammazzo con le mie mani.- affermai con voce piena di rabbia.
Le gengive mi dolevano da impazzire e pensai che da un momento all'altro mi sarebbero finalmente spuntati i canini.
-Non metterti in mezzo, ti prego.- mi supplicò Stefan.
Stefan Lovinescu che mi supplicava? Doveva aver preso una botta molto forte alla testa.
-Neanche tu mi fermerai questa volta.
-Serena...
Ci guardammo a lungo con intensità. Avevo una gran voglia di baciarlo e di coprirgli il viso di baci, ma dovetti trattenermi perché prima dovevo pensare a medicarlo.
-Vieni di sotto. Dobbiamo medicarti.- dissi asciugandomi le lacrime restanti e cercando di calmarmi.
Lo aiutai ad alzarsi e, durante il tragitto verso il salone, lo sentii gemere più e più volte dal dolore. Lo feci sedere sul divano e preparato tutto l'occorrente, iniziai a medicarlo con delicatezza. Mi lasciò fare e non mi tolse gli occhi di dosso per un solo istante. La cosa mi mise parecchio a disagio.
-Hai davvero pianto per me.- constatò vedendo i miei occhi arrossati e il trucco sbavato.
-Ero preoccupata.- borbottai arrossendo. -Non fissarmi in quel modo.
-Perché?
-Perché mi metti ansia.
-Sei bellissima.- rispose spiazzandomi.
Continuò a fissarmi e io gli restituii lo sguardo. Nonostante i brutti lividi e il labbro spaccato, era bellissimo anche lui.
Mi accarezzò la guancia e io rabbrividii a quel tocco. Si avvicinò lentamente al mio viso, continuando a guardarmi con intensità.
-Togliti la camicia.- balbettai e lui alzò le sopracciglia per la sorpresa. -Devo controllare che tu non abbia ossa rotte e hai la camicia completamente imbrattata di sangue.- mi affrettai ad aggiungere.
Il mio viso andava a fuoco per quell'enorme malinteso, ma soprattutto perché fece come gli avevo detto con un sorriso malizioso sulle labbra. Aveva il fisico scolpito, come gli abiti avevano sempre lasciato intendere, ma era anche pieno di tagli e lividi.
Gli tastai il costato, come ci avevano insegnato ad una lezione di primo soccorso tenuta alle superiori, per capire se avesse qualche costa fratturata, ma fortunatamente non ne aveva. Iniziai a spalmargli la crema sui lividi e a ripulirlo dal sangue, il tutto sotto il suo sguardo attento e vigile.
-Ho finito. Vado a prenderti una camicia pulita e ti consiglio di bere un po' di sangue.- dissi con voce acuta e allontanandomi da lui il più velocemente possibile.
Avevo il viso in fiamme e il cuore mi batteva all'impazzata. Non riuscivo a capacitarmi di come fossi stata stupida a non accorgermi prima di ciò che provavo per lui, ma la domanda principale era: anche lui provava per me ciò che provavo io per lui?
Tornai con una camicia pulita e lo trovai a suonare pigramente il pianoforte. Rimasi ad osservarlo per svariati momenti, incantata dal suo viso, dalle sue labbra, dai suoi occhi. Nonostante i lividi e i tagli, lo trovai il ragazzo, o meglio l'uomo, più bello del mondo.
Mi avvicinai, gli passai la camicia e lui accennò un sorriso. Indossata, riprese a suonare "Sonata al chiaro di luna", quella che avevo suonato a Vienna. Mi sedetti accanto a lui e iniziammo a suonare insieme, sfiorandoci le dita a vicenda.
Continuai a suonare senza notare che Stefan aveva smesso, fino a quando non mi mise una mano sulla guancia. Si avvicinò al mio viso molto lentamente, guardandomi negli occhi con un'intensità molto intima e profonda.
-Serena.- sussurrò, sfiorandomi le labbra con le sue.
-Stefan...
Posò le sue labbra sulle mie e pensai che il mio cuore stesse per scoppiare dalla felicità. Il bacio si fece più intenso e ci stringemmo forte, come se stessimo cercando di fonderci insieme. Era un bacio pieno di sentimento, passione e desiderio.
Nonostante i lividi e le ferite, mi prese in braccio e mi portò in camera da letto. Continuammo a baciarci con foga, accarezzandoci e per magia la sua camicia sparì, mostrando nuovamente il suo fisico pressoché perfetto.
Si staccò un attimo da me e mi guardò. Entrambi avevamo il fiato corto, i suoi occhi ardevano di desiderio e i canini erano completamente fuori dalle gengive.
-Dovremmo aspettare la prima notte di nozze, credo.- disse senza troppa convinzione.
Probabilmente lo stava facendo per me, perché pensava ci tenessi. Stefan non mi pareva tipo da "aspettare" e nemmeno io lo ero.
-Non sono tipo da tradizioni.- risposi facendolo ridere.
-Non pensavo che avrei mai detto questa frase a qualcuno, ma... ti amo Serena. Ti ho amata da quando ti ho visto scendere la scalinata del castello Von Ziegler, alla sera della tua presentazione.
Era veramente sincero e istintivamente gli accarezzai la guancia con dolcezza.
-Non pensavo di dirlo a te, ma ti amo anche io. L'ho capito solo adesso, quando ho creduto che ti fosse successo qualcosa. L'ho accettato solo adesso.
Mi baciò con dolcezza e con dolci, lenti e piccoli baci scese sul collo, dove il sangue pulsava più forte.
-Se vuoi che mi fermi adesso, dimmelo. Questo è per sempre.- mi avvertì Stefan, ma era quello che volevo.
Ero convinta come non lo ero mai stata in vita mia.
-Sono sicura.- risposi accarezzandogli la nuca.
Sorrise e sentii i suoi canini graffiarmi la pelle, ma non provai dolore, anzi mi fece rabbrividire di piacere. Quando affondò i denti nel mio collo, provai una sensazione meravigliosa e lo strinsi più forte.
Si staccò molto presto, per evitare di togliermi troppo sangue e mi guardò con bramosia. Riprendemmo a baciarci con passione, sentendo il gusto del mio stesso sangue nella sua bocca e passai con lui la notte più bella della mia vita.

Sono seduta nella sala delle udienze del castello Lovinescu e guardo ogni vampiro presente con disprezzo. Questi mi guardano intimoriti, stringendo il paletto fino a far sbiancare le nocche. Hanno paura di me.
Il vampiro più vicino a me cerca di colpirmi, ma io sono più veloce di lui e gli pianto il paletto nel cuore, fino al manico. Tutti iniziano a venirmi addosso e li faccio fuori senza problemi, a parte uno: Stefan.
Ci guardiamo con odio e rabbia, iniziando a combattere fino allo stremo delle nostre forze. Combattiamo a lungo e nessuno dei due vuole cedere. Cadiamo entrambi in ginocchio, esausti, uno appoggiato all'altro.
Ci guardiamo intensamente negli occhi e sento un forte dolore alla schiena. Mi giro e vedo lo zio di Stefan, Lucian, che sorride maligno e che tiene ancora la presa sul paletto che mi trafigge la schiena.
Guardo Stefan e vedo la sua immagine farsi sempre più sfocata, finché tutto non diventa buio.


Mi svegliai di soprassalto e istintivamente cercai Stefan accanto a me, ma non lo trovai.
Guardai la sveglia che segnava le sei del mattino e pensai che probabilmente era già sveglio da un pezzo. Sentii lo scrosciare dell'acqua della doccia e decisi di raggiungere Stefan. Per aiutarlo, ovviamente.
Indossai la sua camicia e mi diressi al bagno, ma arrivata davanti alla porta, sentii che stava parlando al telefono in rumeno e a voce bassa.
Ringraziai mentalmente zio Wilhelm e le sue esasperanti lezioni di lingua e anche se non era una buona cosa origliare, lo feci ugualmente.
-Ti dico che non posso farlo! Sarebbe... No, ma...
Sembrava decisamente preoccupato e lo sentii sospirare rumorosamente, esasperato.
-D'accordo, ho capito. Farò come mi avete detto... Sì, distruggerò la principessa dopo il matrimonio.
Sbiancai di colpo e pensai che sarei svenuta da un momento all'altro. Dovetti appoggiarmi al muro perché le ginocchia mi tremavano da impazzire. Gli occhi mi si riempirono di lacrime e mi sentii morire dentro. Pensai che da un momento all'altro potesse venirmi un infarto.
Stefan riattaccò e lo sentii infilarsi sotto la doccia tranquillamente, fischiettando, come se non avesse appena detto che mi avrebbe distrutta. Corsi in camera da letto, mi vestii in fretta e furia e corsi fuori dal cottage.
Arrivata in macchina, scoppiai a piangere. Mi aveva mentito, mi aveva presa in giro e aveva finto ogni cosa. Lui voleva solo il potere che era concentrato nelle mie mani, nient'altro. Pur di averlo era stato disposto a mordermi, un atto molto importante fra i vampiri, che stava ad indicare "sono tua per sempre".
Non potevo crederci. Non volevo crederci. Aveva mentito a tutti quanti pur di riuscire nel suo intento, ma cosa potevo aspettarmi da un Lovinescu? Mio zio mi aveva messa in guardia più volte, ma alla fine anche lui era stato ingannato, era riuscito persino a definirlo un bravo ragazzo! E io ero stata così stupida da cadere nella sua rete fatta di bugie e fascino.
Stefan non voleva l'amore, anzi aveva detto che era per deboli e in quel momento fui d'accordo con lui, perché non mi ero mai sentita così debole e vulnerabile come in quel momento. Il cuore mi doleva come se mille lame di ghiaccio stessero penetrando sempre più a fondo. Mi ero fatta di nuovo ingannare dalle belle parole di un ragazzo senza cuore, ma la sensazione che provai quella volta fu mille volte peggio di quella che provai con Mirko.
Strinsi il volante fino a far sbiancare le nocche. Il dolore che avevo dentro di me si tramutò in furia e non mi ero mai sentita così in tutta la vita. Pensavo che sarei riuscita ad uccidere qualcuno da un momento all'altro. Zio Wilhelm mi aveva spiegato che, col risveglio della mia natura vampiresca, le mie emozioni sarebbero diventate più forti e violente, soprattutto l'ira, la passione e... l'amore.
Scossi la testa con violenza, per scacciare quella parola così stupida dalla mia testa. Ero stata da sempre un'inguaribile romantica, innamorata dell'idea dell'amore e di tutte le cose belle che pensavo avrebbe portato con sé, ma quanto ero stata sciocca. Una sciocca sognatrice.
L'amore era un'emozione che faceva diventare le persone completamente irrazionali e cieche, infatti non avevo mai visto Stefan per ciò che era veramente: un virus pericoloso, da eliminare il più in fretta possibile. Lo odiavo. Lo odiavo da morire e avrei fatto di tutto per eliminarlo dalla faccia della terra assieme alla sua famiglia. Avrei eradicato quella feccia dalla faccia della Terra.
La furia cieca aumentò e le gengive mi dolerono da matti, fino a quando non mi uscirono i canini, pungendo il labbro inferiore.
Sorpresa li guardai allo specchietto retrovisore e li toccai più e più volte con la lingua. Ero finalmente diventata un vampiro a tutti gli effetti e avrei dovuto sposare Stefan, ma ciò non sarebbe mai accaduto. Avrei distrutto Stefan Lovinescu ad ogni costo.

Avevo ricevuto un sacco di chiamate e di messaggi da parte di Stefan. Fingeva di essere preoccupato per me e continuò a sommergermi di chiamate anche quando atterrai all'aeroporto in Romania.
Andai all'uscita e ad attendermi c'erano un autista e mio zio, che mi aveva preceduta di un giorno. Zio Wilhelm mi accolse con un caloroso sorriso, che si spense quando vide la mia faccia cupa e piena d'ira.
-Serena, va tutto bene?- mi chiese preoccupato.
Istintivamente mi coprii i segni del morso di Stefan con i capelli, come se avessi fatto qualcosa di orribile. E lo era davvero. Mi ero concessa per l'eternità al vampiro che non avrebbe esitato un solo istante ad uccidermi.
-Ne parliamo nel mio studio.- risposi lapidaria e gelida.
Per tutto il tragitto fino al castello Vidrean, nessuno dei due fiatò e arrivati al castello, ci dirigemmo immediatamente verso il mio studio. Mi sedetti alla scrivania di mio padre e feci accomodare mio zio su una delle poltrone che erano di fronte ad essa.
-Serena, ho bisogno di sapere cos'è successo. I tuoi genitori e persino Stefan mi hanno chiamato una miriade di volte. Sono preoccupati per te.- mi rimproverò mio zio e non mi piacque il suo atteggiamento.
-Avvertirò i miei genitori, mentre Stefan può andarsene al diavolo.- risposi freddamente.
-Perché? Avete litigato di nuovo?- chiese accennando ad un sorriso, ma vide che non ricambiavo e ritornò serio.
Gli raccontai tutto ciò che era successo la notte prima e ciò che avevo sentito quella mattina. Dal morso, alla dichiarazione d'amore fasulla fino ad arrivare alla telefonata. Zio Wilhelm rimase letteralmente ad occhi e bocca spalancati.
-Ti sei lasciata mordere da Stefan?! Lui progetta di ucciderti dopo il matrimonio?! Assieme alla sua famiglia?!
-Alin Vidrean aveva ragione. Ionut progettava di distruggermi, come hanno confermato Erica e Renzo, e se non fosse stato per lui e il suo sacrificio, probabilmente tutta questa storia non sarebbe mai venuta a galla. Non sospettavamo assolutamente del coinvolgimento di Stefan in tutta questa faccenda.
-Ancora non riesco a crederci...- sussurrò zio Wilhelm scioccato.
-Ma c'è un piccolo particolare che ho tralasciato in tutta questa storia.- dissi tamburellando con le unghie sulla scrivania.
-Ovvero?
Feci uscire i canini dalle gengive e glieli mostrai con un sorriso, proprio come mi aveva mostrato lui il giorno che ci eravamo conosciuti, ma il mio sorriso era decisamente più inquietante del suo. Forse quello era l'unico lato positivo di tutta quella faccenda.
-Questo è positivo. E ora che hai intenzione di fare? I canini ti sono spuntati e dovrai sposarlo.
Zio Wilhelm sembrava seriamente preoccupato, ma ero certa che non ci fosse di mezzo anche lui? I suoi sentimenti di affetto mi erano sembrati sinceri e mi aveva insegnato a destreggiarmi in quel mondo di vampiri sanguinari e assetati di potere. No, non c'entrava nulla, altrimenti avrebbe avvertito i Lovinescu delle mie capacità, incluso il parlare fluentemente il rumeno e il tedesco, e Stefan non avrebbe mai fatto un errore così grossolano.
Durante tutta la giornata, avevo soppesato ogni soluzione che mi era venuta in mente e tutte portavano ad un'unica e inevitabile fine.
-Il matrimonio verrà annullato e farò mobilitare gli eserciti.
-Vuoi dichiarare guerra ai Lovinescu?- chiese nuovamente scioccato.
Era un'idea rischiosa, dovevo ammetterlo, ma se gli eserciti di entrambi i miei clan fossero stati pronti, avrei dichiarato guerra al clan Lovinescu.
-Sì, ma prima voglio capire cos'hanno in mente. Voglio sapere in che condizioni è il loro esercito e come hanno intenzione di distruggermi. Ho bisogno di spie che si introducano nel loro castello.
-Le guardie del corpo di tuo padre sono addestrate anche per questo. Se vuoi puoi mandarne qualcuna.- suggerì zio Wilhelm.
-Andiamo a parlare col generale Sadoveanu e chiediamo consiglio a lui.
Arrivati nella sala adibita all'addestramento del corpo speciale delle guardie, ci consultammo col generale e ci consigliò di mandare due ragazze di nome Adelina e Oxana, che si sarebbero spacciate per semplici domestiche. Entrambe erano molto belle e giovani e il generale Sadoveanu ci aveva assicurato che entro un paio di giorni avremmo avuto tutte le informazioni che avevamo richiesto, senza che i Lovinescu si accorgessero di nulla.
-Domani ci sarà il processo di Nicolae Lovinescu e sarai obbligata a incontrare Stefan. Che hai intenzione di fare?- mi chiese zio Wilhelm quando tornammo al mio studio.
-Lo ignorerò fino a quando il processo non sarà finito e quando avremo tutte le informazioni, deciderò cosa fare. Alle nostre famiglie, per ora, è meglio non dire nulla di ciò che abbiamo scoperto. Si scatenerebbe una guerra civile inutile.
-Ma la guerra la vuoi dichiarare comunque.- obiettò.
-Sì, perché mi vogliono distruggere dopo aver rispettato il patto. Hanno trovato una scappatoia molto scontata, ma io non sono così vigliacca come loro e farò la mia mossa alla luce del sole. Devo distruggere Stefan prima che distrugga me.
-Ma tu ne sei innamorata.
Mi incupii parecchio, ripensando a Stefan e ai suoi occhi così magnetici e alle sue mani che mi avevano accarezzata con tanta tenerezza appena la notte prima. Quelle erano le stesse mani che mi avrebbero distrutta dopo le nozze con un paletto, come accadeva nei miei sogni.
Sbarrai gli occhi e tirai fuori il quaderno di mio padre, nel quale avevo ricopiato i sogni e le visioni che avevo avuto fino a quel momento.
Rilessi velocemente tutto ciò che avevo scritto e capii. I sogni erano state delle vere e proprie visioni. Stefan che mi pugnalava con un paletto, io e lui che lottavamo fino allo stremo delle forze e Lucian che mi pugnalava alle spalle, probabilmente segno che stava ad indicare che dietro a tutta quella storia c'era anche lui. Le costanti di tutti quei sogni erano Stefan, i paletti e me stessa morta con un buco in mezzo al petto.
Dissi ciò che avevo pensato a mio zio e convenne con me, raccomandandomi di non sottovalutare più i miei sogni. Consiglio che avrei iniziato a seguire da quello stesso giorno.

Angolo autrice.
La storia si sta facendo pian piano sempre più chiara e spero che vi stia piacendo xD Cosa accadrà ai nostri protagonisti? Lo saprete continuando a leggere u.u
Grazie per le recensioni, per aver inserito la mia storia tra le seguite/preferite e aspetto con ansia i vostri commenti.
Vi mando un bacione enorme e al prossimo capitolo!
Arsax <3
  
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