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Autore: Fandoms_Are_Life    22/06/2017    0 recensioni
raccolta mista | multipairing | het
#01. LightMisa {Misa Amane si era sempre sentita sola in tutta la sua vita.}
#02. LMisa {Per L Lawliet paragonare Misa Amane ad un angelo caduto era diventata un’abitudine.}
#03. RyukRem {Ryuk era sempre stato affascinato dal mondo degli umani.}
#04. MelloSayu {Non avrebbe mai dovuto rapire Sayu Yagami.}
#05. NearSayu {Sayu andava a visitare la tomba di Light ogni giorno.}
#06. MatsudaSayu {Tota Matsuda aveva sempre ammirato i membri della famiglia Yagami.}
#07. MelloMisa {Se a Mello avessero chiesto un aggettivo per descrivere Misa Amane, avrebbe risposto senza esitazioni: stupida.}
#08. MelloHalle {La chiesa bruciava davanti ai suoi occhi, e lei non poteva fare niente per fermare quelle fiamme infernali.}
#09. MikamiTakada {Kiyomi Takada non amava Light Yagami.}
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Misa Amane, Ryuuk, Un po' tutti
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sell you my Soul {Light x Misa collection}'
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I’ve broken free from these memories
I’ve let it go, I’ve let it go
And two goodbyes, lend you this new life
Don’t let me go, don’t let me go

 

Sayu andava a visitare la tomba di Light ogni giorno.
Aveva cercato di convincere anche sua madre ad accompagnarla qualche volta, ma Sachiko non ne voleva sapere. Si era barricata in casa dal giorno in cui aveva appreso la notizia della morte del suo primogenito, e non ne era più uscita. Sayu sospettava che, di lì a poco, si sarebbe trovata completamente sola.
Ogni volta che percorreva il viale del cimitero che la conduceva al luogo in cui riposava il suo amato fratellone, si stringeva le braccia attorno al corpo, come a creare l’illusione di non essere sola in quel luogo desolato. Avrebbe tanto voluto che ci fosse lui a confortarla, ma sapeva che era impossibile. Era venuta a conoscenza della sua morte due giorni prima di quella di suo fratello, e da allora si rifiutava persino di nominarlo nei suoi pensieri. Faceva troppo male ammettere di aver perso anche l’unico uomo che, in qualche strano e contorto modo, aveva amato.
Erano questi i pensieri che l’assillavano oramai da un anno e mezzo a quella parte, tanto era il tempo trascorso da quel maledetto 28 gennaio. Sayu oramai conosceva a memoria il percorso che doveva fare, e così anche quel giorno, sempre alla stessa ora, si presentò puntuale davanti al sepolcro nel quale giaceva il corpo del suo nii-san.

Light Yagami, N 28.02.1989, M 28.01.2013

Si fermò a fissare quella scritta a lungo, prima di chinarsi e poggiare il mazzo di fiori che aveva portato. Dopodiché, accarezzò le lettere incise sulla fredda pietra.
- Mi manchi - sussurrò.
Sapere che suo fratello era Kira, la causa della morte di Soichiro Yagami e di altre migliaia di persone, l’aveva distrutta, ma non aveva potuto fare a meno di perdonarlo. Credeva di farlo per il bene dell’umanità. In fondo, era sempre stato un tipo ambizioso, come testimoniavano le malvarose presenti nel bouquet che aveva portato.
In mezzo a quei fiori comparivano anche dei nontiscordardimé, simbolo di amore vero. Misa ne andava pazza e, dato che quella era anche la sua tomba, a Sayu era parso giusto rendere omaggio alla donna che più di tutti aveva amato il suo fratellone.
Le dita di Sayu scivolarono fino a sfiorare la seconda iscrizione posta sulla tomba.

Misa Amane, N 25.12.1987, M 14.02.2014

Quando, pochi mesi prima, era venuta a conoscenza del suicidio della giovane idol, Sayu era sconvolta, ma non del tutto sorpresa. Oramai Misa aveva perso troppo: era già morta dentro prima ancora di gettarsi da quel palazzo. La ragazza si rammaricava soltanto di non aver potuto fare nulla per aiutarla.
Dopodiché, le sue dita arrivarono a toccare anche l’ultimo nome inciso sulla tomba. Come al solito, il suo cuore perdeva un battito nel leggerlo, e trattenere le lacrime diventava quasi impossibile.

Rukia Yagami Amane, N 25.09.2013, M 25.09.2013

Rukia, “luce”, proprio come Light. Una scintilla che si era spenta prima ancora di accendersi.
Quando Misa aveva scoperto di essere incinta, era come rinata: aveva di nuovo qualcuno da amare con tutta sé stessa. Il giorno del parto, però, la piccola era nata morta, e da quel momento in poi per Misa non ci fu più niente da fare.
Sayu si alzò, si spazzolò i vestiti e diede un’ultima occhiata al sepolcro prima di girarsi per avviarsi verso l’uscita. Si fermò subito, però, accorgendosi di non essere sola.
Accanto a lei si stagliava la figura di un ragazzo vestito interamente di bianco e con i capelli dello stesso colore. La giovane sbatté più volte le palpebre, cercando di capire se fosse un’allucinazione o meno, ma lo sconosciuto era sempre lì, intento a fissare la tomba accanto a quella di Light. Incuriosita, Sayu gettò un’occhiata in quella direzione e lesse il nome scritto sulla lapide.

L Lawliet, N 31.10.1982, M 05.11.2007

Aggrottò le sopracciglia. Di fianco a suo fratello giacevano le spoglie di colui che era stato il più grande detective del mondo… e lei non se ne era mai accorta?
Tornò a posare lo sguardo sull’estraneo in visita alla tomba di L, e si rese conto che la stava fissando. Gli occhi neri erano in netto contrasto con la sua carnagione pallida, la capigliatura ed i vestiti, ed erano talmente profondi che a Sayu si mozzò il fiato mentre era intenta a contemplarli.
Il giovane inclinò appena la testa di lato, giusto il tempo di leggere l’iscrizione posta sul sepolcro di suo fratello prima di tornare a dedicare tutta la sua attenzione a lei. - Sayu Yagami, presumo.
La sua non era una domanda, ma un’affermazione fatta con sicurezza, e lei non poté fare altro che annuire.
- Mi dispiace molto per le sue perdite - proseguì.
Sayu chinò il capo, improvvisamente incapace di reggere quello sguardo così intenso. - Grazie.
Dopo pochi attimi di silenzio, la voce monocorde dell’albino si fece sentire nuovamente. - Ho avuto l’occasione di lavorare con suo fratello. Era un investigatore molto in gamba. - Voltò il capo in direzione della tomba che affiancava quella di Light. - Il degno successore di L. - Pronunciò le ultime parole più a sé stesso che alla ragazza, la quale però non notò nessun cambiamento nel tono dell’altro. Piuttosto, era interessata alla prima parte del discorso.
- Davvero ha lavorato con mio fratello? - domandò. - In quale occasione?
Lo straniero la fissò a lungo senza rispondere, meditando se fosse o meno una scelta saggia soddisfare il suo quesito, ed alla fine si decise. - Abbiamo collaborato per la risoluzione del caso Kira.
Sayu sgranò gli occhi prima di abbassarli nuovamente, cominciando a giocherellare con l’orlo del vestito estivo che indossava. - Light non era una cattiva persona - bisbigliò, non sapendo nemmeno se voleva essere udita dal suo interlocutore. Semplicemente, si sentiva in dovere di difendere suo fratello, nonostante tutto.
- Ne sono certo - rispose lui.
La donna alzò lo sguardo, pronta a salutarlo ed a lasciarsi alle spalle quello strano incontro, ma lo sconosciuto la precedette: - Non sono molto pratico della città. Le andrebbe di accompagnarmi fino al mio albergo? Temo che, senza una guida, finirei per perdermi.
Sayu boccheggiò per un istante, sorpresa davanti a quella richiesta inaspettata.
- Se ha altri impegni o è troppo turbata, non si preoccupi. Chiederò indicazioni - proseguì lui.
Scosse la testa. - No, va bene. Mi dica dove alloggia e la porterò lì.
Per la prima volta dall’inizio di quella strana chiacchierata, l’estraneo sorrise. - Grazie.
Si incamminarono in direzione dell’automobile di lei, e per tutto il tragitto tra loro regnò un silenzio assoluto. Solo quando si furono accomodati entrambi all’interno dell’abitacolo della macchina, il ragazzo parlò. - Non mi sono ancora presentato. - Allacciò la cintura di sicurezza. - Mi chiami pure Near.
Quelle parole congelarono Sayu. Lo fissò con gli occhi spalancati, tremando impercettibilmente. - Come… ha detto? Near?
Per un attimo, rivide davanti a sé quell’espressione completamente persa, i capelli biondi che gli coprivano il viso e le mani strette a pugno.
Al contrario, io e Near abbiamo un cervello quasi uguale, ma mi sono stancato di sentirmi sempre inferiore a lui.
- C’è qualche problema? - La voce del passeggero la riportò alla realtà, e Sayu si rese conto di averlo fissato inebetita per qualche secondo di troppo.
- Nulla… È solo che… - Respirò a fondo, cercando di riacquistare lucidità. - È un nome molto particolare, tutto qui.
Era sempre stata una pessima bugiarda, e darne prova anche di fronte ad un semisconosciuto sarebbe stato umiliante in altre circostanze, ma adesso aveva ben altro per la testa.
Magari è solo una coincidenza, si ripeteva mentalmente, dandosi subito dopo della stupida. Non c’era nessun fraintendimento, quello era lo stesso Near che lui odiava tanto.
L’aria tra i due era carica di tensione, e per tutta la durata del viaggio evitarono di rivolgersi la parola. Solo quando giunsero davanti all’Asakusa View Hotel ed il ragazzo fece per scendere dalla vettura, Sayu ritrovò la voce.
- Near - lo bloccò. L’albino tornò a fissarla con la sua solita espressione indecifrabile. Indecisa se proseguire o meno, alla fine disse tutto d’un fiato: - Conoscevo Mello.
Quelle semplici parole ebbero sul ragazzo un effetto immediato: lo sguardo vitreo lasciò subito il posto ad uno colmo di sorpresa e… anche dolore.
Aprì e chiuse la bocca un paio di volte senza dire niente. Alla fine, ribatté: - Mi farebbe molto piacere rivederla, Sayu.
Lei annuì. - Tornerò domani.
- Allora mi troverà al Celestine Hotel - le annunciò.
Dopodiché, Near scese dall’auto e si incamminò verso l’entrata dell’albergo, mentre lei si allontanò per raggiungere l’abitazione che condivideva con la madre.
Sì, decisamente lo avrebbe rivisto.

§

Percorse a passo svelto la hall dell’Hotel Grand Arc Hanzomon, ritrovandosi in men che non si dica alla reception.
- Buonasera. Sa dirmi dove alloggia Ichigo Bakugo? - domandò alla receptionist.
- Stanza numero 223, quinto piano. Lei deve essere Sayu Yagami. La sta aspettando - le comunicò la donna con un sorriso.
Sayu annuì e si diresse verso l’ascensore, schiacciando il bottone numero 5 ed attendendo pazientemente di giungere a destinazione.
Una volta spalancate le porte, si incamminò lungo il corridoio alla ricerca della stanza indicatale.
Quando vi fu davanti bussò, ottenendo un semplice - Sì? - come risposta.
- Sono io - mormorò. Pochi secondi dopo, la porta venne aperta. Si affrettò ad entrare ed a chiudersela alle spalle.
- Ciao, Sayu - l’accolse una voce atona.
- Ciao, Near - rispose, fissandolo dritto negli occhi. Col tempo, si era accorta che erano in realtà grigi, e non neri come aveva pensato la prima volta che si erano incontrati.
Si accomodò sul divano, poggiando la borsa sul tavolino lì accanto. - Pensavo di rimanere, stanotte… Se non ti disturbo, ovvio.
Near la fissava dall’ingresso, senza accennare a muoversi. - No, certo che no. Puoi rimanere quanto vuoi. Solo… tua madre... - disse.
Sul volto di Sayu si aprì un sorriso. - L’ho finalmente convinta ad andare a trovare alcuni nostri parenti nella prefettura di Kyoto. Stare via da Tokyo per un po’ non può farle che bene.
- Hai ragione - acconsentì lui. La zona d’ombra in cui si trovava non permetteva a Sayu di vedere il suo volto, e ciò la metteva a disagio.
- Allora, come va il lavoro? - gli chiese, invitandolo con un gesto a raggiungerla.
Near si incamminò nella sua direzione e si lasciò cadere al suo fianco prima di rispondere: - Bene. Abbiamo risolto il caso Midoriya.
- Il gioielliere assassinato? E chi è stato? - domandò lei, più per proseguire il discorso che per reale interesse.
- La moglie. Voleva riscuotere l’assicurazione sulla vita che lui aveva stipulato in suo favore.
Sayu scosse il capo, sospirando. - Come si può uccidere qualcuno che prima si diceva di amare?
Near non rispose. Tra loro calò nuovamente il silenzio, interrotto soltanto dai loro respiri regolari.
- Non parliamo di Kira da molto - iniziò poi lui, esitante.
- Ed ho intenzione di continuare a non farlo per il resto della mia vita - replicò lei.
- Sei sicura di non voler conoscere più nulla a riguardo? - le chiese.
- Cos’altro c’è da sapere, ancora? - Buttò indietro la testa, chiudendo gli occhi. - Per me è una parentesi chiusa. Sono tre mesi che ci conosciamo, ed all’inizio parlavamo solo di lui. Adesso però basta. Non intendo associare il ricordo di mio fratello a quello di uno spietato serial killer. La persona che mi hai descritto non può essere in alcun modo Light. Lui non era così, io lo conoscevo da una vita. - Si interruppe per cercare di dominare le emozioni. - Kira era un mostro che ha provocato la morte di migliaia di persone: L, papà, Light, Misa, Mello… - Si fermò. Pronunciare il suo nome le faceva ancora un certo effetto, anche a distanza di due anni. - Non voglio più pensare a tutto questo. Voglio ricordarli per le splendide persone che erano in realtà, e non in funzione di quel demone.
Aprì gli occhi e, con una mossa repentina, si accoccolò contro il petto di Near. - Ti prego, basta brutti ricordi. - Dopodiché, alzò il viso per incontrare il suo sguardo.
Il ragazzo fece per ribattere, ma quegli occhi lo destabilizzavano. Erano così belli e celavano un dolore talmente profondo che non se la sentì di accrescerlo ulteriormente, seppur sapesse di star sbagliando.
Si abbassò quel poco che bastava per far incontrare le loro labbra. Non aveva mai pensato di poter provare una cosa del genere, un giorno. Quando, alla Wammy’s House, Roger o altri gli facevano domande riguardanti il suo futuro, non c’era mai stato spazio per una ragazza. Eppure, da quando conosceva Sayu, si chiese come aveva fatto a stare tutto quel tempo senza lei.
Ed era in momenti come questo che Near immaginava Mello ridere da qualsiasi luogo si trovasse ora, sbattendogli in faccia che lui l’aveva avuta per primo.
Perché Near sapeva, anche se Sayu non gliel’aveva mai detto. L’aveva compreso nell’istante stesso in cui lei aveva pronunciato per la prima volta il suo nome.
L’aveva letto nel suo sguardo.
Per una volta, Near si trovava al secondo posto rispetto a Mello.
Tuttavia, ciò non gli pesava. La prima volta si era sentito un verme, figurandosi il volto ferito del suo amico-rivale storico se avesse potuto assistere di persona al loro amplesso. Subito dopo, però, il senso di colpa era scivolato via, sostituito da un piacere che non pensava avrebbe mai provato e da un senso di appartenenza, come se finalmente avesse trovato il suo posto nel mondo, un luogo da chiamare casa all’infuori della Wammy’s House.
Ed era quello che stava accadendo in quel preciso momento, mentre prendeva Sayu per mano e la trascinava in direzione del letto, facendola stendere su di esso e posizionandosi sopra di lei.
I baci che si scambiavano diventavano sempre più audaci. La bocca di Near scendeva lungo il collo della giovane, mentre le sue mani erano intente a sbottonarsi la camicia e lasciarla cadere per terra.
Sayu si tolse tutti i vestiti che indossava in men che non si dica, rimanendo solo in biancheria intima davanti a lui, che non poté impedirsi di arrossire, sebbene conoscesse oramai da tempo ogni singolo centimetro del corpo della donna.
Dopo essersi liberati degli ultimi ostacoli, lui la penetrò.
Fecero l’amore piano, quella notte. Con calma, senza fretta. Quando finirono, Sayu si sistemò meglio tra le sue braccia, mentre un lieve sorriso le spuntava sulle labbra.
Near, però, non era felice come le altre volte. Si era ripromesso di confessarle ciò che aveva tenuto nascosto tutto il tempo quella sera stessa, ma non c’era riuscito.
Come si può uccidere qualcuno che prima si diceva di amare?
Le parole pronunciate da lei un’ora prima gli rimbombavano in testa ininterrottamente. Forse era proprio quello il motivo che lo frenava. Dirle quel che si teneva dentro avrebbe potuto annientare anche l’ultimo grammo di gioia che provava Sayu da quando aveva perso tutte le persone a lei più care. Eppure, sapeva che non poteva tenerglielo nascosto a lungo. Non sarebbe stato giusto.
Così, prese il coraggio a due mani e disse: - Devo confessarti una cosa importante.
Lei, già mezza assonnata, sollevò appena il capo. - Mh?
Near prese un respiro profondo e si allontanò dal corpo caldo della giovane, pregando di non dover rinunciare a quel senso di protezione che gli dava. - Non ti ho mai detto una cosa riguardante… l’ultimo giorno di Light.
Sayu sospirò. - Ne abbiamo già parlato prima. Non voglio più saperne…
- È colpa mia - l’interruppe, conscio del fatto che non avrebbe più trovato la forza di farlo in futuro. - Sono stato io a smascherarlo. In seguito, lui è fuggito, e lo Shinigami possessore del Death Note è scomparso. Deve averlo ucciso in quel momento. - Non riuscì più a continuare. - Mi dispiace - aggiunse soltanto.
Sayu rimase in silenzio. Near temeva di vedere sul suo volto qualcosa di diverso dalle emozioni che oramai era abituato a leggervi quando si trattava di lui. Non l’avrebbe sopportato.
Improvvisamente, lei si alzò di scatto. Lui la seguì con lo sguardo, osservandola rimettersi i vestiti senza emettere fiato per poi dirigersi a prendere la sua borsa ed incamminarsi verso la porta.
- Non resti? - domandò, e per la prima volta il suo tono di voce tradì l’ansia che sentiva crescergli dentro.
Sayu si fermò con la mano sulla maniglia. - Non sarebbe saggio. - Stavolta era lei a sembrare indifferente, ma Near oramai la conosceva.
- Ti rivedrò? - chiese, speranzoso. Non poteva finire tutto così.
Dopo una lunga pausa, lei rispose: - Non lo so. - Dopodiché uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
Near sospirò, stanco e rassegnato, e cadde nuovamente sul letto.
Come avrebbe detto Matt, game over.

§

Guardava Tokyo dall’alto con un senso di pesantezza nel cuore. Il nuovo hotel in cui alloggiava aveva vetrate enormi grazie alle quali si poteva godere di una splendida vista sulla città. A lui, però, non interessavano queste cose. Aveva un mucchio di pensieri in testa: nuovi casi da risolvere, fantasmi che lo tormentavano giorno e notte, Sayu…
Non l’aveva più sentita da quell’ultima notte in cui le aveva rivelato il ruolo che aveva avuto nella cattura di Kira. Erano passate quasi tre settimane, e dubitava che l’avrebbe più rivista.
A quel pensiero, si sentiva sprofondare in un limbo senza via d’uscita. Forse era così che si era sentito Mello, sapendo che, una volta libera, non avrebbe più avuto occasione di incontrarla. Sapeva già di avere il destino segnato.
E lui? Avrebbe fatto la sua stessa fine? Si sarebbe lasciato sfuggire la ragazza che anche il suo rivale aveva amato? Probabilmente Mello lo stava maledicendo alla grande per l’occasione che si stava lasciando sfuggire dalle mani. Un sorriso malinconico gli si aprì sulle labbra nell’immaginarselo intento ad inveire contro di lui ancora una volta. Dio, quanto gli mancava…
I suoi pensieri furono interrotti dal cigolare della porta che si apriva. Quel suono gli provocò un tuffo al cuore. Sentiva che era lei, ma non sapeva cosa era venuta a fare. Non sapeva cosa aspettarsi, perciò rimase semplicemente fermo davanti alla finestra, attendendo che lo raggiungesse.
Quando, finalmente, sentì nuovamente il tocco delle sue mani sul suo corpo, Near lasciò andare quel respiro che non sapeva di star trattenendo.
Le esili braccia di Sayu gli circondarono il busto, mentre lei appoggiava la fronte sulla sua spalla. Tremava, e l’albino sentì qualcosa bagnargli il tessuto della camicia proprio dove si era appoggiata.
Lacrime. Stava piangendo silenziosamente, ed il non sapere il motivo lo logorava dall’interno.
Fu proprio Sayu a confessargli il perché di quel dolore. - Mia madre è morta. - Un singhiozzo, poi un altro. - Questa mattina. Crepacuore. I medici l’hanno chiamato infarto, ma so che non è così. - Una risata amara seguì quelle parole strazianti. - Buffo, no? Sembra quasi che Kira sia tornato solo per portare via anche l’ultimo pezzo della mia famiglia.
Near si voltò e la strinse a sé, poggiando il mento sul suo capo, lasciandola sfogare senza dire una parola.
Quando la vide asciugarsi le lacrime, le alzò il volto per far incontrare i loro sguardi. - Ci sono io - disse semplicemente, ma negli occhi di lei brillò un po’ di speranza.
- Non andartene. - Era una supplica, una preghiera abilmente mascherata che lui aveva tutta l’intenzione di esaudire.
Chinò il capo per catturare le labbra di lei in un bacio, dopodiché la trascinò fino al divano, dove la fece accomodare sopra di sé.
Sayu gli cinse il collo con le braccia, affondando il volto nella sua consueta camicia bianca, e lui cominciò ad accarezzarle i capelli. Dopo poco, la giovane si addormentò, e lui scostò il suo volto quel tanto che bastava per poterlo osservare di nuovo alla luce della luna.
Alzò gli occhi al cielo, fissando le stelle. Una di loro splendeva più delle altre. Near sorrise.
Non preoccuparti per lei, Mello, pensò. La proteggerò io, e stavolta non la lascerò andare.
 

Won’t let you go, don’t let me go
Won’t let you go, don’t let me go
Won’t let you go, don’t let me go
Won’t let you go, don’t let me go

 

 

Angolo dell’autrice:

Salve a tutti! Ecco il quinto capitolo della raccolta, una OS che vede protagonisti Near e Sayu, strettamente collegata alla precedente. Non mi aspettavo che venisse così lunga, devo ammetterlo. XD Questa coppia mi ha proprio preso la mano! La canzone che ho scelto come accompagnamento è Let Me Go di Avril Lavigne feat. Chad Kroeger. Il testo mi ha ispirato questa storia che spero con tutto il cuore vi sia piaciuta. Dubito che scriverò mai qualcos’altro di così lungo in questa raccolta. Ho voluto provare anche ad alternare i POV di Sayu e Near, così da far vedere entrambi i loro punti di vista. Inoltre, come penso abbiate notato tutti, questa è una Future!Fiction/What if?. È la prima volta che scrivo qualcosa del genere, se non ricordo male, perciò ditemi se ho combinato un pasticcio totale o se invece è uscito fuori qualcosa di decente. XP Avete voglia di lasciarmi un commento così da farmi sapere cosa ne pensate? Spero proprio di sì! ;D Ringrazio comunque di vero cuore chiunque abbia anche solo letto questo nuovo capitolo e tutti quelli che lo precedono. Sono rimasti solo quattro capitoli al termine della raccolta, e spero proprio che saranno tutti di vostro gradimento. ;) Baci da Fandoms_Are_Life.

   
 
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