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Autore: Sospiri_amore    23/06/2017    0 recensioni
All'età di sedici anni Elena si trasferisce a New Heaven, USA, con il padre.
Qui vivono gli Husher, una famiglia con la quale sono grandi amici da sempre.
Elena frequenterà il Trinity Institute, una scuola esclusivissima, che la catapulterà in un realtà fatta di bugie, ambizione, menzogne e rivalità che la porterà a scontrarsi con parecchi studenti.
Un amico appena conosciuto le ruberà il cuore o qualcun altro riuscirà a farla innamorare?
Chi ha lasciato quello strano biglietto sul suo armadietto?
Chi ha scattato la foto scandalosa che gira per la scuola?
Elena riuscirà a non rivelare un grande segreto alla persona che ama?
© Tutti i diritti sono riservati
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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IERI:
Ferite che non si possono curare


 

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La porta è chiusa di fronte a me, James è lì dietro.

 

Sto tremando, non posso credere che mi abbia detto quelle parole, non posso credere che pensi che la morte di sua madre sia colpa mia. Ho sbagliato a non parlargli con franchezza, solo adesso me ne rendo conto, ma non è stato intenzionale. Il mio errore è stato quello di non leggere i segnali, non sapevo di sapere.

Non so cosa fare, devo seguirlo o lasciarlo perdere?

Devo spiegarmi o lasciare che si calmi?

 

Tra le dita ho le frange del tappeto su cui sono seduta, le stringo così forte che ne ho staccata qualcuna. Non riesco a razionalizzare, non riesco ad essere lucida.

 

"Fossi in te andrei a chiarire. Credo abbia bisogno di sfogare la rabbia che ha dentro. Meglio farlo con una persona che ama, no?", la Signora McArthur mi ha presa per le spalle e mi invita ad alzarmi.

"Ma ha detto che...", provo a ribattere.

"Non fare la stupida. È sconvolto", la vecchia mi liquida spingendomi verso la porta chiusa. A piccoli passi la raggiungo.

Aspetto qualche secondo prima di toccare la maniglia, quel tanto che basta per tranquillizzarmi. Prendo dei bei respiri profondi per farmi coraggio.

 

Forza Elena.

 

James è seduto su un divano in pelle marrone, si sta tenendo la testa con le mani. Non sono mai entrata in quella stanza, è un piccolo studio pieno di libri. Sulla parete sono proiettate immagini di vecchi filmati, molto simili a quelli che guardava Demetra tempo fa. Non c'è audio, nessun suono.

 

"James. James", con delicatezza mi avvicino, "Mi dispiace. Mi dispiace tanto. Io...", ma vengo interrotta.

"Volevi che anche io soffrissi? Volevi che anche mia madre morisse? Perché non mi spiego il fatto che tu non mi abbia detto nulla", la voce di James è irriconoscibile, ogni parola è come un colpo al cuore.

"Non sapevo. Non avevo capito. Ho sbagliato a non dirti i miei dubbi, ma non credevo avesse importanza", provo a spiegare come mi sento, anche se quello che provo è un misto di paura, angoscia e frustrazione.

"Quindi mi hai mentito? Hai omesso di dirmi delle cose", con tono tagliente sottolinea l'ultima frase.

"Sì, cioè no. Non sapevo...".

"Bugie, sei capace di dire solo bugie. Tempo fa mi hai fatto sentire in colpa perché non ti avevo detto di Adrian e Miss Scarlett, mi hai convinto che fosse sbagliato omettere. Adesso che i ruoli sono ribaltati, vuoi farmi credere che hai ancora ragione tu? Com'è possibile che hai sempre ragione tu? Se è sbagliato mentire in amore, perché adesso vuoi convincermi che sia giusto quello che hai fatto?", James ha uno sguardo tagliente, crudele.

"È diverso...", provo a spiegare, ma i singhiozzi non mi permettono di continuare.

"Perché? Perché sei tu ad aver sbagliato? Perché sei tu ad avermi mentito, omesso, raccontato frottole? Quando le cose riguardano te hanno un'altro peso, chissà perché?", James mi si scaglia addosso prendendomi per le spalle, "Non sei neanche riuscita a dirmi che mi ami. È stato tutto finto, tutto un gioco. La vita di mia madre è stato uno scherzo per te". 

 

Non ho la forza per continuare, non riesco a dire nulla. È come se il sangue non scorresse nelle vene, come se i muscoli avessero perso forza, come se l'aria non entrasse nei polmoni. Vuota, mi sento svuotata di ogni energia.

 

"Dimmi. Mia madre ti ha confessato che non stava bene?", James mi scuote leggermente.

"No. No", rispondo tra le lacrime.

"Ti ha fatto vedere qualcosa di strano. Medicine? Ricette mediche?", il tono di James è duro, aggressivo.

"No", scuoto la testa disperata.

"Ti ha mai dato qualcosa in segreto? Qualcosa di diverso dal solito?".

 

Stop.

Tump. Tump.

Il cuore batte un colpo diverso.

Un ricordo sepolto, dimenticato.

La busta. La busta che Demetra mi ha consegnato durante la festa degli ex studenti al Trinity.

 

Il ricordo delle ultime parole di Demetra mi investe.

Una promessa, Demetra mi ha chiesto di rispettare una sola promessa.

 

..."Mi fido di te, voglio che tu la apra al momento giusto".

"Momento giusto? È come faccio a sapere quand'è?".

"Fidati non avrai dubbi. Quando capirai di amarlo e lui capirà di amarti, quello sara il momento giusto. Non si tratta altro che di guardarlo negli occhi e comprendere tutto di lui e lui comprenderà tutto di te. "

 

Capisco finalmente le ultime parole di Demetra, quando al telefono mi diceva di non dirlo a James. Si riferiva alla busta, non voleva che la consegnassi a lui adesso. 

Devo mantenere la promessa, l'unica cosa che Demetra volesse da me, per questo mi ha chiamata, per chiesto ha voluto parlarmi. Sapeva che era giunta la fine e sapeva che avrei potuto cedere.

 

Con gli occhi spalancati fisso James.

"Quindi c'è qualcosa? Cosa? Cosa? Devi dirmelo Elena, non puoi tenerlo per te", James è su tutte le furie. Cammina avanti e indietro come un animale ferito in gabbia, "Se possiedi qualcosa di mia madre che non mi hai dato, vuol dire che hai mentito. Se nascondi qualche cosa che poteva informarmi sulla sua morte, vuol dire che sei complice della sua fine".

"No, non mi ha dato nulla", mento. Mento con una strana consapevolezza, mento con la certezza di star facendo la cosa giusta.

 

Guardo negli occhi il ragazzo che amo, ma non lo comprendo.

Guardo negli occhi il ragazzo che amo, ma non lo conosco.

Adesso James non è pronto per quella busta come non lo sono io.

 

Un brusio interrompe i miei pensieri.

Riconosco le voci dei nostri compagni di scuola, sono nella stanza di fianco, stanno parlando con Geltrude. Non devono averci messo molto prima di capire che sono uscita da scuola di nascosto, ancora meno per scoprire che ero diretta qui da James.

Passi.

Bisbiglii.

Sguardi.

Rebecca cammina a lunghi passi attraverso la stanza. Lucas, Stephanie e Adrian la seguono. Tutti quanti si piazzano vicino a James, leggono sul suo volto la rabbia sta provando nei miei confronti.

"Che ti ha fatto quella lì?", Lucas osserva l'amico con attenzione.

"Dice un mucchio di bugie", risponde James.

"Per me ti nasconde qualcosa? A scuola faceva la santarellina, mentre adesso si dimostra quello che è, una ipocrita senza spina dorsale. E pensare che quasi ci credevo alla sua innocenza", Rebecca mi squadra da capo a piedi con un certo disgusto.

Jonathan e Kate si mettono di fianco a me, entrambi mi prendono per mano.

"Sei così stupida che non capisci che è sotto choc. Non vedi che è sconvolta?", Jo abbaia contro Rebecca.

"A me non sembra stia così male. A scuola sembrava uno straccio. Guardala adesso, se ne sta lì tutta seria con l'aria convinta... Mi pare un atteggiamento un po' strano per una che dichiarava di stare male per James", dice Lucas.

"Siete tutti degli idioti. Come potete credere che Elena sapesse qualcosa? Vi siete bevuti il cervello?", Kate urla.

"Non credo che Elena ti nasconda qualcosa. Non ne sarebbe capace. James, devi calmarti... Non puoi incolparla di una cosa che prima o poi sarebbe successa comunque. La morte di tua madre era annunciata", Stephanie prende tra le mani il volto dell'amico deformato dalla rabbia.

Rebecca, con un movimento rapido, allontana in malo modo Stephanie facendola barcollare. Poi le dice con aggressività: "Che fai? Ci tradisci? Preferisci credere ad Elena o a James?".

"Non è questione di stare da una parte o l'altra, qui si parla di incolpare Elena della morte di Demetra. Non ha senso!", Stephanie sta piangendo. Non è certo da lei opporsi ai suoi amici.

"Che cosa diavolo credi di fare? Vieni subito vicino a me e modera il tono. Non tollero questo atteggiamento, capito?", Lucas ha la faccia rossa, sembra stia per esplodere.

"No", Stephanie indietreggia, "No. Non darò ragione a James perché non sarebbe giusto. Elena non ha fatto nulla".

"Stephanie, che cosa fai?", le urla di Lucas mi gelano il sangue nelle vene.

Jo solleva la ragazza accasciata al pavimento, sta tremando.

"Se osi rivolgerti ancora in questo modo a qualcuna di loro, ti spacco la faccia. Noi dei quartieri bassi sappiamo menare bene le mani", Jonathan si è piazzato di fronte a Kate, Stephanie e me.

 

La tensione nella stanza ha raggiunto livelli altissimi.

 

"Te lo chiedo per l'ultima volta. Sai qualcosa su mia madre che non mi hai detto? Ti ha dato qualcosa che le apparteneva?", James mi guarda con disgusto.

"No", la mia voce trema, "Niente di niente".

"Bene. Allora potete andarvene da casa mia", James si gira di spalle a fissare i vecchi filmati proiettati sulla parete.

"James, io... Io...", avrei un milione di cose da dire, ma non so da che parte iniziare, "Ti prego non fare così. Quello che c'è tra di noi è unico, non puoi buttare tutto al vento per la rabbia, la paura e l'ostinazione. Ho sbagliato a non parlarti di quello che succedeva, ma non potevo prevedere nulla di simile, se lo avessi saputo...".

 

Disperata corro verso James, lo abbraccio. 

Il mio corpo vibra al contatto con il suo. Il profumo dolce e caldo della sua pelle mi fa stare bene, per un decimo di secondo mi sento serena e tranquilla. Infilo le mani nei sui capelli, i suoi occhi gonfi di lacrime scrutano ogni angolo del mio viso. 

"James, ti prego. Ritorna in te. Io sono Elena, la tua Elena. Quella che ti fa impazzire, ridere, arrabbiare. Quella a cui hai raccontato tutto di te, quella a cui hai regalato il tuo cuore", il mio volto è sommerso dalle lacrime.

James mi passa un dito sul naso, poi sulle guance. Con piccoli tocchi sfiora le mie lentiggini, poi sorride con quel suo solito sorriso furbo: "Ti sbagli Elena, io non ho un cuore. Ricorda, sono un bastardo senz'anima. Adesso vattene feccia, non sopporto le tue lagne", con una spinta sulla spalla mi allontana. Jo mi prende prima che cada per terra.

 

Non so più se sono viva.

Non so più che cosa sia la felicità.

Urlo, forse.

Non ho memoria.

Mi pare di ricordare gli occhi spaventati di Kate, le lacrime di Stephanie e la mascella tesa di Jo. Cosa sia successo prima o dopo, non lo so. Non mi è chiaro se vivo il presente o il tempo mi sfugge come la sabbia tra le dita, come il ricordo di un amore sfumato.

Amore trasformato in polvere e volato via, disperso nell'aria.

Resta l'ombra, il miraggio di ciò che siamo stati l'uno per l'altra.

 

Chiuso a chiave, nel mio cuore, ho una promessa fatta a Demetra che probabilmente non riuscirò a mantenere. 

Una busta che mai verrà aperta, perché James non mi ama più. 

James ed Elena erano per sempre.

Mai più saremo.

Mai più sarò.

 

Un pianeta può perdere il proprio sole?

La neve d'estate può oscurare il cielo? 

 
 
   
 
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