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Autore: Sospiri_amore    24/06/2017    1 recensioni
All'età di sedici anni Elena si trasferisce a New Heaven, USA, con il padre.
Qui vivono gli Husher, una famiglia con la quale sono grandi amici da sempre.
Elena frequenterà il Trinity Institute, una scuola esclusivissima, che la catapulterà in un realtà fatta di bugie, ambizione, menzogne e rivalità che la porterà a scontrarsi con parecchi studenti.
Un amico appena conosciuto le ruberà il cuore o qualcun altro riuscirà a farla innamorare?
Chi ha lasciato quello strano biglietto sul suo armadietto?
Chi ha scattato la foto scandalosa che gira per la scuola?
Elena riuscirà a non rivelare un grande segreto alla persona che ama?
© Tutti i diritti sono riservati
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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IERI:
Epilogo?
Una tela bianca



 
 

Dalla finestra della mia camera entra un'aria tiepida. Il profumo dell'estate è ovunque: nei frutti dolci sugli alberi, nelle risate dei bimbi che giocano per strada, negli scampanellii delle biciclette. 

La vita scorre, va avanti per tutti.

Papà ha avuto una bella promozione, deve lavorare su una collana di libri che ha riscosso molto successo negli USA. Ha un team di collaboratori che lo aiutano, una bella soddisfazione. Ogni volta che mi racconta qualcosa del lavoro, qualche novità, io sorrido.

È più felice quando sembro serena.

Già.

Tutti sono più felici quando sembro serena.

 

Incurva quelle cavolo di labbra. Dai, tirale su.

Muoviti Elena. Non vedi che poi si preoccupano.

 

Se fingo di stare bene, nessuno mi chiede più nulla. Hanno il timore che qualche domanda di troppo possa risvegliare il dolore che ho dentro. Tutti si muovono in punta di piedi, sono attenti ad ogni mio gesto e reazione. Sono sotto sorveglianza, non lo dicono, ma lo capisco da come mi trattano. È una finzione da parte di tutti, lo fanno per vivere un'armonia artificiale, qualcosa di piacevole e accettabile che aiuti ad andare avanti.

A nessuno importa della voragine che ho nell'anima, nessuno vuole sapere cosa si prova a perdere se stessi, a cadere in un pozzo senza fondo. L'oscurità fa paura. Guardare negli occhi la mia parte oscura li porterebbe a riflettere sulla loro, perché tutti hanno qualcosa da nascondere, perché tutti mentono a loro stessi quotidianamente. 

Io sono lo specchio dell'inferno, sono il nero più nero che c'è. 

 

Mangia Elena.

Dormi Elena.

Esci Elena.

 

Parole che mi hanno detto un milione di volte in poche settimane, da quando James ha preferito credere ai fantasmi nella sua testa, alla tristezza nel suo cuore e alla sofferenza nella sua anima.

Io sono un manichino sempre più smunto e vuoto. La mia essenza è stata divorata dal dolore, un mostro che scalpita instancabile nel mio petto. Nulla, non sono più nulla.

 

L'estate è arrivata, io sento tanto freddo.

L'inverno ha ghiacciato il mio cuore.

 

"Pronta per andare in gelateria?", Kate sta tirando fuori dall'armadio la divisa dell'italian Cream, "Dopo il lavoro andiamo da Jo. Sua madre ha organizzato una cena messicana di tutto rispetto. Stephanie ci raggiunge più tardi, sua madre non sta bene in questo periodo".

 

Mi sfilo la maglia per indossare la camicia della gelateria.

Vuoto.

Disperazione.

 

"Mia mamma dice che la casa al lago degli zii è libera settimana prossima, ci possiamo passare un paio di giorni. Inoltre c'è una bellissima fattoria fuori città, fanno anche salire sui cavalli. Dobbiamo andarci".

 

Mi chiudo i pantaloni della divisa e infilo le scarpe da ginnastica.

Il nulla.

Indifferenza.

 

"Sai che mio padre ha preso dei nuovi libri d'arte? Quando hai un pomeriggio libero passi da noi così li guardiamo insieme", Kate mi passa lo zainetto.

 

Con calma chiudo la finestra della camera e tiro le tende.

Solitudine.

Incomprensione.

 

"Sai che Stephanie ha ripreso a suonare il piano? Era anni che non lo faceva. Con una base musicale potremmo esercitarci più spesso a cantare. Venerdì sera facciamo le prove. Potresti venire con Jo. Che ne dici?".

 

Infilo il cellulare e il portafoglio nello zainetto.

Apatia.

Assenza.

 

"Hai ripreso a dipingere? Che bello. Vedi Elena, le cose stanno andando per il verso giusto. No?", Kate si avvicina alla tela, coperta da un lenzuolo, di fronte alla mia scrivania. Prova a toccarla, ma con un gesto rapido le blocco la mano.

"È bianca. È solo una tela bianca", le dico senza espressione.

"O-ok. Ti aspetto in salotto, così finisci di prepararti", Kate imbarazzata esce dalla camera.

 

Non voglio che nessuno tocchi le mie cose.

 

Quel quadro è mio, non l'ho ancora finito e non credo che lo completerò mai. Ci sono 

i McArthur, è il quadro che ho promesso a Natale come regalo a James. Ho finito il ritratto di George, mi manca il volto di Demetra e quello di James. Non riesco a dipingere i loro sguardi, non riesco a riprodurre la felicità nei loro occhi. C'è una luce che colgo, ma la mia mano non sa rifare. Ho raschiato via strati di colore, la tela è lisa e rovinata. Non riesco più a fare le belle pennellate colorate che facevo un tempo.

La mia mano ha disimparato a dipingere. 

 

"Elena sbrigati!", mi urla papà mentre lo sento trotterellare da una stanza all'altra mentre si prepara per andare al lavoro.

 

Prendo la matita nera e la passo intorno e dentro l'occhio. Mi spazzolo i capelli e poi mi sistemo il cappellino della divisa. Davanti allo specchio vedo riflessa una ragazza che non sono io, una brutta copia, uno spettro.

Sono la caricatura di me stessa.

Con l'indice sfioro il profilo del mio naso, passo poi alle guance e picchietto le mie lentiggini. Non è lo stesso se lo faccio io, non è lo stesso se non lo fa James.

 

Gli occhi si inumidiscono.

Il fiato si fa corto.

Le dita affondano nei miei pugni stretti.

 

Eccolo che arriva il momento che tanto odio e tanto amo.

Il ricordo di ciò che sono stata, di ciò che avevo, mi dilania. Aver perso quella meraviglia mi fa mancare l'aria. Vorrei gridare, vorrei riuscire a trovare qualcosa che mi faccia stare bene, ma nulla riesce a darmi sollievo. Non trovo la via d'uscita, non so cosa fare per poter emergere dal buio. Vivo nei ricordi brutti e ho il terrore di perdere quelli belli. Ogni giorno è un incubo senza fine.

 

Papà bussa alla porta: "Tesoro sbrigati. Rischi di fare tardi".

"Un attimo", mi guardo l'ultima volta allo specchio cercando di non soffermarmi sui miei occhi umidi. Prendo lo zainetto lo infilo in spalla, metto gli occhiali da sole.

 

Il cellulare squilla.

È un numero sconosciuto.

 

"Pronto?", chiedo con un filo di voce.

"Elena? Elena sei tu?".

"N-Nik? Io... Io...", sono realmente sorpresa nel sentire la sua voce. 

Non mi ero accorta di quanto mi fosse mancato, a volte accorgersi della mancanza serve a dare più significato alle persone. 

Piango.

Nik non dice nulla, dall'altra parte dell'apparecchio sento i suoi respiri profondi accompagnare il mio sfogo. 

"Mi dispiace non averti chiamata prima. Ho pensato sarebbe stato meglio far passare un po' di tempo", la dolcezza di Nik riesce a raggiungermi ovunque io sia.

"Tranquillo, sono solo un po' giù di tono, vedrai che riuscirò a riprendermi", mento spudoratamente.

"Devi lasciarlo andare, lo sai?", mi dice risoluto, ma con dolcezza.

"J-James è in California con Rebecca, Lucas e Adrian . Io... Io l'ho lasciato andare", la mia voce è flebile come il mio corpo.

"Lo so che tutti loro non sono in città. Non intendevo quello. Liberati dell'idea che avevi di James, non puoi restare aggrappata a quello che non c'è più. Se stessi affogando preferiresti essere attaccata ad un salvagente vero oppure al ricordo del tuo salvagente preferito? Alcune cicatrici resteranno per sempre, ne so qualcosa, ma non posso condizionare la tua vita per sempre".

Dopo settimane di apatia e tristezza, un accenno di sorriso muove le mie labbra: "Ci proverò, te lo prometto".

"Ovvio che me lo prometti, ci mancherebbe. E ti controllerò, sappilo", Nik ridacchia divertito.

"In che senso mi controllerai?", gli chiedo.

"Parte dello studio legale si trasferirà a New Heaven. George preferisce lavorare qui per stare vicino a sua madre. Abbiamo bisogno di assistenti, quindi voi studenti del Trinity diventerete i nostri tuttofare".

"Non capisco...".

"Fare il caffè, fotocopiare documenti, temperare matite, portare il pranzo. Tutte cose simpatiche che noi avvocati veri non abbiamo tempo di fare", Mi immagino la faccia di Nik mentre si gongola.

"E dimmi, perché dovrei fare la tua schiava?".

"Semplicemente per il gusto di vedere la loro faccia quando sapranno che hai un'attività extra curriculum di questo livello? Hai Yale quasi assicurata".

"Loro chi?", non capisco a chi si riferisce.

Nik ridacchia: "Credo che in California faccia troppo caldo. Non trovi?".

"Forse", quando ha detto loro, si riferiva a James e gli altri.

"Inoltre Jonathan e Stephanie hanno già accettato. Farete a rotazione, tutti avrete l'onore di aiutare un grande e brillante avvocato come me", la voce pomposa ed eccessiva di Nik mi fa sorridere, "Allora, accetti?".

"Io... Ci penserò", gli dico, "Adesso devo andare in gelateria a lavorare".

"Mi raccomando Elena, tieniti stretta al salvagente vero. Ok?".

"Ok".

Chiudo la chiamata.

 

Le parole di Nik mi scivolano nel cervello come una carezza, come una cascata di dolce miele capace di riempire la voragine che sento nel petto. Un calore, che non sentivo da tempo, parte dalle dita per irradiarsi in tutto il corpo.

Seduta sul letto, con stretto in mano il telefonino, sto sorridendo.

Lo sguardo vaga per la stanza in cerca di qualcosa: sulle tende chiuse, sui libri immobili della libreria, sul lampadario spento appeso al soffitto.

Una busta con un sigillo in ceralacca è appoggiata su una mensola.

La prendo con cautela, la rigiro per le mani. Sfioro la ruvidezza della busta, spingo sugli angoli per poi scivolare sui bordi. Il sigillo McArthur è una grande macchia rossa.

Mi avvicino al comodino del letto, apro la grande scatola di legno dove conservo le lettere che ho scritto a mia madre in questi anni e ci aggiungo anche la busta che mi ha dato Demetra.

Il rumore del coperchio di legno che si chiude è assordante.

 

"Elena, siamo in ritardo mostruoso. Sei pronta?", papà si affaccia in camera mia tutto trafelato.

"Sì, papà. Adesso sono pronta".

 

 

 

FINE






TRA POCHI GIORNI ANDRÒ IN VACANZA.
TORNERÒ CON BACK FOR LOVE 2 AD AGOSTO.
PREPARATEVI A NUOVE SCONVOLGENTI STORIE.

LASCIATE UN COMMENTO, FATEMI SAPERE COME VI È SEMBRATO QUESTO LIBRO.

:)
   
 
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