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Autore: samv_s    23/06/2017    3 recensioni
Jimin continuò ad osservarlo con sguardo scettico: uno come Yoongi non era solito aiutare le persone, eppure in quel momento gli stava offrendo una mano per conquistare il rosso.
"Accetto." Disse, quindi. Tentar non nuoce, no?
Vmin//Yoonmin. Accenni Namjin
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Andiamo Jimin, era un semplice bacetto a stampo!” La voce di Yoongi lo fece svegliare dal suo stato di trance, e Jimin trovò che quel suono fosse il più fastidioso presente sulla faccia dell’Universo. Senza dire una parola, si alzò di scatto dirigendosi a passo svelto verso l’uscita del centro commerciale.
Era arrabbiato, furioso, incazzato a morte con Min Yoongi. Riusciva a dare solo a lui la colpa di quanto successo: se il maggiore non avesse insistito così tanto, nessuno avrebbe finito col rubargli il suo primo bacio.
Certo, era pur sempre un bacio a stampo. Ma lui aveva sognato così tante volte che le labbra di Taehyung lo sfiorassero con un gesto così delicato e dolce, che aveva giurato che nessuno prima di lui si sarebbe avvicinato a quella bocca. Ed invece, tutto era andato in frantumi per colpa di Yoongi.
Jimin strinse ancora più forte i manici delle buste degli acquisti, gli angoli degli occhi che gli pizzicavano e la voglia di affondare la faccia nel cuscino per poter piangere che aumentava sempre più. Non avrebbe permesso che una cosa del genere ricapitasse: se quella volta era stato un bacio a stampo, la prossima cosa sarebbe successo? Più ci pensava, più gli veniva da piangere.
Si sentiva anche un po' infantile, perché era stata una stupidaggine. Ma il fatto che fosse stato costretto a provarci, il fatto che quella persona era uno sconosciuto, il modo improvviso e veloce con cui era accaduto. Jimin si sentiva in qualche modo sporco e odiava questa sensazione.
Nell’esatto momento in cui attraversò le porte scorrevoli dell’imponente edificio, sentì una mano fredda afferrargli il braccio.
“Finalmente!” Ansimò Yoongi che aveva faticato a tenere il passo del corvino per tutto quel tempo. Jimin si scansò come scottato da quel tocco ed indietreggiò. Il grigio notò subito di come i suoi occhi fossero lucidi, segno che di lì a poco avrebbe pianto.
“Jimin, io…” Ma il minore non gli fece aggiungere altro, tirandogli uno schiaffo sulla guancia destra.
“Ascoltami bene. – Iniziò. – Questa storia finisce qui. Non so cosa mi sia passato per la mente quando ho accettato il tuo aiuto, ma non voglio più continuare. Ci sono modi e modi di conquistare una persona e di aiutarne un’altra ad essere più sciolto, e penso che tu stia sbagliando tutto. Non voglio le tue scuse del cazzo, voglio solo che tu sparisca dalla mia vista Min Yoongi.” Il suo tono di voce era calmo, fin troppo calmo. Yoongi ebbe paura di quello sguardo così infuriato e del tono gelido di Jimin, non l’aveva mai visto in quel modo. Per questo motivo non aggiunse altro, ma abbassò il capo e se ne andò lasciando così il corvino da solo. Fu solo in quel momento che Jimin sentì il cambio di temperatura: quella sera tirava un venticello leggermente più freddo. Si strinse maggiormente nelle spalle e si maledisse per aver lasciato la giacca a casa di Jungkook nella fretta.

***

Quando Yoongi tornò a casa non si meravigliò nel trovarla vuota, di sicuro suo padre era ancora a lavoro. Sbuffando, chiuse a più mandate la porta principale e poi si diresse in cucina per mangiare qualcosa.
Sul tavolo trovò diversi contenitori di plastica avvolti con della pellicola trasparente ed un biglietto ripiegato con cura posto lì vicino.
Mangia bene. – Noona.” Lesse, ed un piccolo sorriso gli spuntò sul volto. Si accomodò sulla sedia e, dopo aver rimosso la pellicola, iniziò a mangiare nel silenzio più totale.
Ad ogni boccone che si portava alle labbra, la sua mente gli faceva rivivere ciò che era accaduto qualche ora prima con Jimin. Yoongi sbuffò irritato e posò con forza le bacchette sul piano in legno: si, sapeva che era stata colpa sua e dei suoi modi bruschi ma cosa poteva farci? Era quel caratteraccio che si ritrovava a farlo agire in quel modo, alle volte così infantile e menefreghista.
In più, la scenata del più piccolo l’aveva colto di sorpresa. Mai si sarebbe aspettato che uno come Jimin potesse sputare fuori un discorso così gelido.
Yoongi scosse energicamente il capo prima di portarsi le mani nei capelli a tirare lievemente le ciocche grigie: se avesse voluto continuare con il suo piano, aveva bisogno di Jimin. E ciò comportava non solo chiedergli scusa e convincerlo a tornare, ma anche a cambiare approccio e comportamento nei suoi riguardi.
Un verso di disapprovazione abbondonò le sue labbra prima che ricominciasse a consumare la sua cena.

 

***
 

Quando si porse in avanti per chiamare Taehyung durante la pausa pranzo, non si meravigliò di vedere il banco di Jimin vuoto. Il suo sguardo si posò sulla figura di Jungkook lì vicino e si accorse di come questi lo stesse osservando con fare arrabbiato: di sicuro il corvino lo aveva già informato dei fatti. Nonostante tutto, si avvicinò al minore.
“Ho bisogno di un favore.” Ammise senza mezzi termini il grigio catturando l’attenzione del minore.
“Perché dovrei aiutare una merda come te?” Esclamò il castano facendo avvicinare rapidamente Taehyung, pronto ad intervenire per difendere l’amico nonostante non stesse capendo cosa fosse successo. Fu un sorriso appena accennato di Yoongi a rassicurarlo, ma il rosso comunque rimase al suo fianco ed in allerta.
“Perché so di aver fatto una cazzata. – Iniziò il grigio. – Per questo ho bisogno che tu mi dica dove abita Jimin, e devi promettermi che non glielo dirai.” Le sue parole fecero strabuzzare gli occhi agli altri due ragazzi. Jungkook mai si sarebbe aspettato una richiesta del genere da parte del maggiore, e andò nel pallone incapace di decidersi a dargli una risposta. Sapeva che se solo avesse dato l’indirizzo di casa sua, Jimin lo avrebbe ucciso. Dall’altro lato, Yoongi sembrava determinato a non fargli fare la pausa pranzo fino a quando non avrebbe ottenuto ciò che cercava. Spostò con un gesto rapido della mano delle ciocche di capelli che erano cadute a ricoprirgli la fronte, poi alzò il viso spostando il suo sguardo dalla figura totalmente confusa di Taehyung a quella decisa di Yoongi.
Prima di iniziare a scrivere la via ed il numero civico su di un fogliettino, Jungkook pregò tutte le divinità affinché Jimin non lo riducesse in poltiglia quando avrebbe saputo ciò che stava facendo.
“Ecco a te.” Disse semplicemente il minore mentre allungava il foglietto contente l’indirizzo di casa Park a Yoongi.

 

***
 

L’orologio della sua sveglia segnava le cinque e mezza del pomeriggio quando sua madre bussò lievemente alla sua porta. Jimin spostò lo sguardo da sopra al quaderno di fisica e alzò di poco la voce quando esclamò un “entra” affinché la donna lo sentisse. Per tutta la mattina, da quando le aveva chiesto di poter rimanere a casa che quel giorno perché non si sentiva tanto bene, sua madre aveva cercato di non disturbarlo capendo da subito che c’era qualcosa che non andava: conosceva fin troppo bene suo figlio, tanto da farsi bastare un’espressione diversa dal solito.
“Dimmi.” Disse Jimin girandosi in direzione della porta. Ma quando riconobbe la figura maschile vicino a sua madre, quasi non perse l’equilibrio.
“Jiminie, questo tuo amico è passato a trovarti.” Spiegò la donna prima di sorridere a Yoongi ed invitarlo ad entrare nella stanza. Successivamente, sua madre abbandonò la camera richiudendosi la porta alle spalle.
“Chi ti ha dato il mio indirizzo?” Chiese Jimin spezzando il silenzio creatosi, il suo tono sempre gelido.
“Jungkook, è stato obbligato: o me lo dava, oppure saltava la pausa pranzo.” Ammise pacatamente Yoongi prendendo posto sul letto sfatto del minore. Il corvino spalancò gli occhi alla notizia: si disse che quando avrebbe visto il suo migliore amico, gliela avrebbe fatta pagare cara.
“In ogni caso, che cosa vuoi?” Nonostante fossero passati pochi minuti, la presenza del maggiore lo stava già infastidendo. Avrebbe voluto scaraventarlo volentieri giù dal letto.
“Sono qui per poter chiarire, so che il mio comportamento ti ha dato molto fastidio.” A quelle parole, Jimin alzò di scatto la testa incontrando il viso pallido del grigio. Mai avrebbe immaginato che Yoongi si potesse presentare a casa sua per potergli chiedere scusa. Nonostante lo stupore iniziale, però, ritornò serio incitandolo a continuare: non gli avrebbe servito la vittoria su di un piatto d’argento, non dopo aver passato la notte precedente a piangere.
“So che il mio approccio è stato fin troppo diretto e che non ti aspettavi una reazione del genere da quel tipo ieri, quindi vorrei chiederti scusa e ricominciare d’accapo con il nostro accordo. Non ti obbligherei più a fare le cose, ma ti chiederei prima cosa ne pensi.” Per prepararsi quel discorso aveva impiegato tempo prezioso che avrebbe potuto spendere ad oziare sul divano, e sapere che aveva dovuto fare un così grande sforzo per una persona quasi del tutto sconosciuta, riusciva a farlo irritare maggiormente. Si considerava un emerito idiota per essere arrivato a così tanto pur di riavere Jimin, ma sapeva che non avrebbe trovato nessuno disposto ad aiutarlo prima della festa.
Il corvino prese ad osservalo attentamente capendo quanto gli fosse costato pronunciare quelle parole. Sapeva che un tipo come Yoongi, così presuntuoso ed arrogante, mai avrebbe chiesto scusa. Si sentì in qualche modo lusingato da quell’atteggiamento e sorrise vittorioso prima di aprir bocca.
“Devo pensarci su.” Detto ciò, il corvino lo invitò ad abbandonare la sua stanza, aprendogli la porta.
Il grigio annuì piano stringendo i pugni capendo perfettamente le intenzioni del minore: doveva sudarselo il suo perdono, arrivare ad implorarlo di tornare in ginocchio. Ma Yoongi era il giocatore più bravo fra i due, sapeva come avrebbe voltato le carte in tavola a suo favore.
Quindi, senza aggiungere altro, lasciò la stanza del minore e si diresse al piano inferiore. Salutò cordialmente la madre di Jimin ed uscì finalmente da quella abitazione.
Sorrise divertito pensando a quanto in brevissimo tempo e con semplici mosse, Jimin avesse già subito un cambiamento: forse la sua spavalderia era alimentata dall’odio che provava adesso nei suoi riguardi, ma a Yoongi andava bene così. Era necessario che il minore mettesse il prima possibile in mostra quel suo lato, e farlo agire inconsapevolmente poteva essergli molto di aiuto.

 ***

“Hyung, io non volevo!” Era l’ennesima supplica di quella mattina, eppure Jimin non aveva intenzione di rivolgere la parola al suo migliore amico. La sera prima, quando Yoongi se n’era andato in silenzio, il corvino aveva combattuto con tutta la sua forza di volontà pur di non chiamare Jungkook e raccontargli come aveva vinto sul maggiore: alla fine il grigio aveva ottenuto l’indirizzo grazie a lui, e doveva “soffrire” un pochino.
Jimin sentì una mano di Jungkook stringergli la spalla e strattonarlo con forza affinché questi si voltasse nella sua direzione. Il maggiore però continuò a consumare i suoi tramezzini al tonno e pomodoro, mentre Seokjin e Namjoon presero a ridere di gusto davanti a quella scenetta così comica.
“Daaai hyung, ti offro la cena.” Jimin sogghignò leggermente divertito della piega che aveva preso la situazione. Facendo il finto disinteressato, si girò verso Jungkook e quasi non gli si formò un sorriso intenerito quando notò l’espressione imbronciata dell’altro: quando gonfiava le guance, Jungkook sembrava ancora più piccolo e più carino del solito. Jimin non riuscì a resistere oltre, e gli tirò giocosamente una gota sorridendogli sornione.
“È il minimo dopo ciò che hai fatto, traditore!” Entrambi risero di gusto coinvolgendo anche gli altri due ragazzi più grandi.
La loro attenzione fu poi richiamata da un “wow!” prolungato e fischi d’approvazione ad un tavolo là vicino. Quando tutti e quattro alzarono gli sguardi, Jimin sentì il cuore perdere un battito.
I fischi di approvazione e le diverse esclamazioni provenivano dal tavolo di Taehyung, le cui labbra erano incollate a quelle di Hoseok.
Dapprima gli applausi e le urla divennero rumori lontani, ovattati.
Poi, davanti agli occhi, solo il buio.







 

Buon pomeriggio!
​So di essere in anticipo con la pubblicazione, ma l'ispirazione per il completamento del capitolo mi ha colpito così forte da farmi prendere questa decisione.
​Come avete potuto notare, c'e anche il punto di vista di Yoongi: da qui in avanti, la storia non solo inizierà ad essere più "attiva" ma anche gli altri personaggi avranno loro piccole parti, tutte importanti per il susseguirsi delle vicende.
​Vorrei spendere due paroline per le persone che hanno recensito, letto ed inserito la storia fra le preferite/seguite/ricordate: non mi aspettavo che a tante persone potesse piacere questo progetto, quindi grazie mille di cuore per il vostro interessamento!
​Un bacio, e alla prossima.
​Sam.

   
 
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