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Autore: Emmastory    23/06/2017    3 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Capitolo V

Nelle mani del pericolo

Pochi giorni erano passati, e malgrado facessimo del nostro meglio per non dare nell’occhio e restare positivi, i piccoli iniziavano a fare domande. “Zia Rain, perché la mamma piangeva? Chiedevano spesso Lienard ed Erin, preoccupati. “Non è niente, è soltanto triste.” Mentivo ogni volta, vergognandomi come una ladra ma facendolo al solo scopo di proteggerli. “Sei sicura? Azzardava allora Cecilia, nervosa almeno tanto quanto loro. “Certo, piccola, ora va a giocare.” Rispondevo, spingendola amorevolmente verso il tappeto su cui amava giocare assieme ai fratelli. Per mia sfortuna, questo stratagemma cominciava a fallire. Erano ancora piccoli certo, ma ciò non significava che fossero ciechi e sordi a ciò che accadeva loro intorno. Stando ad alcune tesi di cui avevo sentito parlare, i bambini sapevano essere estremamente recettivi, specialmente se si trattava di eventi negativi. Ero loro zia, e ad essere sincera, tutto questo mi inquietava. Mille domande mi vorticavano in testa, ma incrociando le dita, cercando di non pensarci. Silenziosi come topolini, i bambini accettavano ogni risposta, e mentre continuavamo a vivere sperando che la quiete perdurasse, scoprivamo ogni giorno qualcosa di nuovo, compreso il non essere gli unici a farlo. Non le vedevo da tempo, ma sapevo che Rachel e Lady Fatima erano finalmente libere di essere sé stesse e amarsi. In cuor suo, la Leader non l’avrebbe mai voluto, ma da quando lei e Rachel si erano messe insieme, entrambe erano state costrette a vivere il loro amore in segreto. Nessuno sapeva perché, eppure era così. Si amavano certo, ma era come se nessuno potesse saperlo. Data la situazione, lei e la Leader non parlavano da molto, ma pensandoci, compresi che forse quella era una delle ragioni per cui lei e Rachel non passavano mai molto tempo insieme. In altri termini, quello odierno è un vero periodo di bonaccia. Se gli attuali problemi di Alisia non venivano considerati, tutto sembrava andar bene, e l’amore sbocciava ovunque. Ad ogni modo, il tempo continuò a scorrere veloce, e improvvisamente, qualcuno bussò alla porta. I colpi furono rapidi e leggeri, e dati i nostri trascorsi, lo considerai un buon segno. Almeno stavolta non avremmo dovuto soccorrere nessuno, e la felicità avrebbe potuto continuare a regnare sovrana in casa mia. Così, con quel singolo pensiero in testa, andai ad aprire, e ciò che vidi mi lasciò senza parole. Erano proprio loro. Rachel e Lady Fatima. Era passato ormai parecchio tempo, ma nonostante questo, Rachel ricordava ancora ciò che era successo alla sua amata durante l’ultima battaglia. Lottando per proteggersi, era inciampata e caduta in una trappola di quei mostri, e sin da allora, lei si era ripromessa di continuare a proteggerla, così che nulla del genere le fosse mai più successo. Per quanto ne sapevo, si era letteralmente salvata per miracolo, e a dirla tutta, ne ero felice. In fin dei conti, Lady Fatima mi aveva sempre aiutata sin dal giorno del mio arrivo ad Aveiron, ed io le dovevo tutto. Quello di Rachel non fu che un nobile gesto dettato dai sentimenti che provava, e che la Leader ricambiava completamente. “Le ombre sono tornate.” Ci spiegarono una volta in casa, tremando come foglie mosse dal vento. Mantenendo il silenzio, mi limitai ad annuire, e voltandomi, guardai Stefan. Proprio come me, anche lui le aveva sentite arrivare, e incrociando i loro sguardi, notò un misto di panico e dolore nei loro animi. Erano spaventate, avevano bisogno d’aiuto, e noi non gliel’avremmo negato di certo. A questo proposito, mostrai loro la camera degli ospiti, che loro accettarono senza fiatare se non per ringraziarci. Lo so, non è il Grand Hotel…” Dissi, tentando di giustificare le condizioni della stanza, buone ma non ottime. “Non fa niente, ci adatteremo.” Rispose Lady Fatima, insolitamente tranquilla nonostante fosse abituata a condizioni certamente migliori. Dal mio canto, ero mortificata. Aveva accettato, certo, ma era pur sempre una Leader, ragion per cui credevo che meritasse di meglio. Ad ogni modo, c’era una sola consolazione a tenermi compagnia. Quella sera, andai a dormire tranquilla sapendo di averle aiutate, ma nel bel mezzo della notte, non sentii che dei rumori. Approfittando del silenzio della notte, cercai di capire da dove provenissero, e in un solo attimo, tutto mi fu chiaro. A quanto sembrava, Rachel e la Leader erano ancora sveglie, e parlavano fra di loro. Le nostre stanze erano vicine, ragion per cui riuscivo a sentirle, e benchè origliare fosse sbagliato, non seppi resistere. Sapevo bene che Rachel soffriva non poco sapendo di non poterle dimostrare il suo amore, e ad essere sincera, anch’io non provavo che pena per lei. Stando a quanto mi aveva detto una volta, desiderava portare il suo rapporto con lei ad un livello superiore, e stasera si sentiva pronta. In fin dei conti, lei e Lady Fatima avevano scelto di venire ad Ascantha alla ricerca di un pò di tranquillità, e parevano esserci riuscite, ma nonostante questo, la Leader non riusciva mai a stare calma in presenza dell’amata. Parlandole, questa la pregò di farle una promessa. “Non combattiamo più, ti prego.” Piagnucolò, guardandola negli occhi e sperando nella sua comprensione. “Rachel, lo sai, dobbiamo farlo, o ci prenderanno.” Tentò di spiegarle la sua Signora, seria ma lungi dall’intristirla. In quel preciso istante, il suo piano fallì. Con gli occhi colmi di lacrime, Rachel iniziò a piangere, e continuando a guardarla, decise di parlare. “Ma io non voglio che vi prendano! Potrebbero uccidervi!” gridò, alterandosi di colpo e non prestando attenzione al tono che utilizzò nel farlo. Spostando poi lo sguardo a causa della vergogna, sfuggì dal suo campo visivo, e tirando su col naso, continuò a singhiozzare. A quelle parole, la Leader reagì subito, e afferrandole con forza entrambi i polsi la guardò con rabbia. Non disse nulla, ma la mise letteralmente con le spalle al muro. Fissandola, avvicinò incredibilmente le labbra alle sue, fino a quando la distanza che le separava non divenne minima. Timorosa fino all’inverosimile, Rachel tremava lasciandosi stringere, ma intuendo il volere dell’amata, la baciò a sua volta. Le loro labbra si scontrarono con passione, e nello spazio di un momento, la ragazza tornò alla calma. Animata poi da una forza che non credeva di possedere, chiese con la lingua l’accesso alla sua bocca, e quando questo le venne concesso, lei cambiò radicalmente, diventando un’altra persona. Aveva smesso di tremare, e finalmente poteva essere sé stessa. Molto più sicura e intraprendente, iniziò a giocare con i capelli dell’amata, che la lasciò fare respirando pur senza staccarsi da lei. L’amore che esisteva fra di loro era chiaramente palpabile, e no, non era finita. Di lì a poco, Lady Fatima la lasciò andare, ma spingendola dolcemente, la lasciò cadere sul letto. Appena un attimo più tardi, si decise. Non controllava più i suoi sentimenti, e Rachel sarebbe stata sua. Sorridendole, le rubò un nuovo bacio, e in un attimo fu con lei. Sentendosi completamente rapita dal suo sguardo, Rachel la lasciò agire, beandosi di ogni momento passato con lei. Lentamente, le perfette mani della sua Signora scivolavano sulla sua pelle, provocandole una miriade di brividi, ragion del suo ora indiscusso piacere. Le dita lunghe e affusolate la carezzavano senza sosta, aggirandosi su ogni centimetro del suo corpo. Con lo scorrere del tempo, entrambe continuarono ad amarsi, felici di essere finalmente libere. La libertà di essere e agire era sempre mancata nelle loro vite, e ora che finalmente l’avevano conquistata, non se la sarebbero certo lasciata sfuggire. Ad ogni modo, tutto accadde con romantica lentezza, e Rachel avvertì nel suo cuore la presenza di un’unica certezza. Palpitava come impazzito, e presto sarebbe letteralmente esploso, portandola a perdere ogni controllo. Innamorata e sicura di ciò che stava facendo, la Leader non accennò a fermarsi, orgogliosa di sé stessa e di come Rachel stava reagendo al suo tocco. Leggero ma adatto al giovane corpo della sua amata, che intanto non faceva che mordersi le labbra per evitare di gridare. Tutti tentativi inutili, che culminarono con alcuni gemiti d’amore, seguiti da respiri rapidi e accelerati. Ormai prossima al suo limite, Rachel lottò con tutte le sue forze per non cedere, ma raggiungendo l’apice del piacere, si accasciò sul letto, sfinita. Quella notte era forse stata la migliore delle loro vite, e benchè fossi infinitamente felici per loro, non potevo negare di essere anche ansiosa, poiché noi tutti vivevamo nelle onnipresenti mani del pericolo.
 
   
 
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