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Autore: DhakiraHijikatasouji    23/06/2017    0 recensioni
Siamo nel Medioevo. Due bambini inseparabili dovranno affrontare una scelta che
sconvolgerà le loro vite, ma si sa che l'amore rimane nonostante il tempo...
#Saschefano💚❤
#Stescha❤💚
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Anima, St3pNy
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Violenza
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Sascha era annoiato. Ascoltare quel terribile uomo che doveva fargli da insegnante non faceva per lui. Non vedeva l'ora di uscire da quella stanza per andare dal piccolo Stefano. Era nato giusto ieri, l'11 di Giugno, infatti fuori c'era il sole e gli uccellini volavano inebriando l'aria con il loro canto. Sascha piuttosto stava guardando loro che, liberi, potevano andare dove più desideravano. Lui era ancora costretto ad un'altra ora di lezione prima di poter spalancare quella porta. Certo, stava imparando le cose basilari come l'alfabeto e via dicendo dato che ancora non sapeva leggere, ma doveva impararlo presto. Suo padre era parecchio severo con lui e non gli aveva quasi mai dato affetto, a parte quando si comportava come lui, con la sua stessa crudeltà. Aveva cominciato a battere la matita sul tavolo mentre pensava, ma il suo mentore se ne accorse.

-Sascha, ascoltami! Ma perché sei sempre così distratto?- Il bambino abbassò lo sguardo.

-Non lo so. Mi dispiace se non riesco a darle la giusta attenzione, è che sono stanco-

-Stanco?-

-Sì, non voglio stare qui ancora, voglio uscire e giocare in giardino!- Disse facendo i capricci e incrociando le braccia al petto per dare enfasi alla sua recita, quando in realtà voleva andare giù in cantina approfittando dell'assenza del padre. L'uomo, stanco anche lui di lavorare senza ottenere risultati, sorrise al bambino. Un sorriso sincero.

-Se non vuoi proprio imparare a leggere io non ti posso costringere, ma sua Maestà mi ha chiamato per questo e se non eseguo gli ordini ci sarà una penitenza alla quale dovrò sottostare-

-Penitenza?-

-Sì, una punizione dura e severa- Sascha a quel punto si calmò e si rimise composto. Non voleva che quell'uomo finisse nei guai per colpa sua. Sascha sapeva che il maestro gli voleva bene in fondo e che, se avesse voluto, lo avrebbe anche lasciato andare dove voleva...ma questo a danno suo.

-Continui pure a spiegare, mi scusi- L'insegnante non rispose ma gli sorrise prima di riprendere la spiegazione da dove si erano fermati. Questa volta Sascha non gli staccò gli occhi di dosso e rimase attento ad ogni singola parola. Quell'ora passò in fretta stranamente. Appena le campane suonarono mezzogiorno, Sascha si fiondò giù dalla sedia, salutò l'uomo con la mano e scappò nella cantina. Scese l'ultimo gradino e l'odore di mangiare lo pervase. Le domestiche erano già tutte a lavoro. Tutte tranne Mary che si stava occupando di Stefano. Prima di andare da loro però, gli occhi di Sascha si posarono sul grande mucchio di paia che aveva fatto da letto a Daphne la sera prima in cui era nato il piccolo Stefano, o il figlio di Satana...come lo chiamava suo padre. Ancora non ne comprendeva il motivo.

-Buongiorno, principe- Lo salutò inchinandosi una delle domestiche, seguita da un'altra. Succedeva sempre ogni volta che passava e questa cosa lo metteva a disagio.

-Non ce n'è bisogno, tornate pure ai vostri doveri- Anche se il tono che aveva usato era dolce come solo un bambino sapeva adoperare, si sentì per un istante come suo padre che dava ordini. Comunque le due donne fecero come aveva detto loro e tornarono ai fornelli. A quel punto si diresse verso Mary che stava seduta su una sedia a dondolo con Stefano in braccio che prendeva il latte dal suo seno. Mary era mamma di un bambino piccolo che ogni giorno lasciava dalla nonna per venire a lavorare nel castello imperiale, per questo aveva il latte e non le dispiaceva darlo anche a Stefano. La donna appena lo vide sussultò non essendosi accorta della sua presenza.

-Buongiorno, principino- Chinò solo la testa e in quel momento Sascha avrebbe voluto scomparire. Quanto odiava quel gesto! Non lo concepiva, non era Dio! Poi pensò che forse era ancora troppo piccolo per capire.

-Buongiorno, Mary-

-Sei venuto a vedere come sta Stefano?- Il piccolo annuì, forse un po' imbarazzato che la domestica avesse capito le sue evidenti intenzioni. Quest'ultima abbassò lo sguardo verso Stefano, seguito da Sascha che sorrise. Era carinissimo! Così piccolo e innocente, con i capelli castano caramellato e quegli occhioni castani enormi. Ma come faceva suo padre ad avere paura di lui? Nonostante questo però lo teneva in casa. Sascha era un bambino molto riflessivo e curioso, e quindi molte domande si stavano facendo strada dentro la sua testa. Decise di farne almeno una a Mary mentre Stefano si era staccato ormai sazio e la donna gli stava pulendo la goccia di latte che le era rimasta sulle piccole labbra.

-Mary?- La domestica alzò lo sguardo con un sorriso non immaginando la domanda che il piccolo imperatore stava per porle.

-Ma perché mio padre chiama Stefano "Figlio del Diavolo"? Non lo capisco. E' piccolino e non farebbe mai male a nessuno...- Si fermò quando vide lo sguardo di Mary tramutare in un'espressione di preoccupazione e di smarrimento, come se non sapesse che rispondere, ma sapeva quello che doveva dire...o forse non diceva nulla proprio perché doveva tacere. Ma Sascha voleva saperlo.

-Mary? Perché ti si è irrigidita la lingua? Stai bene? Sei sbiancata improvvisamente- La donna si accorse che il piccolo era riuscito a captare il suo nervosismo e cercò di nasconderlo sorridendo.

-Sto bene-

-Allora puoi rispondere alla mia domanda, per favore?- Mary non sapeva come reagire o cosa dire. Sascha ormai l'aveva capito che Mary era a conoscenza di una cosa che lui non sapeva. Forse la risposta era così vicina ed era lui a non vederla. Ci teneva troppo a saperlo, anche perché teneva molto anche a quel bambino che fra poco avrebbe chiuso gli occhi dal sonno per il riposino. In quell'istante in cui guardò le pupille di Stefano che stavano per essere coperte dalle palpebre, avvertì un brivido ed ebbe un flash. Per un attimo gli occhi del bambino erano diventati rossi. Sascha assunse un'espressione stranita e Mary se ne accorse. La donna decise che forse Sascha era già abbastanza grande per mantenere un segreto, anche perché era un bambino buono e non l'avrebbe mai tradita data l'importanza della questione.

-Vedi Sascha...Stefano è...-

-SASCHA! SASCHAAAA! VIENI SUBITO QUI!- L'imperatore era tornato e lo stava cercando. Con un sospiro, Sascha salì le scale sotto lo sguardo di Mary, nel quale c'era un velo di sollievo. Diede un'ultima occhiata a Stefano ricordandosi dei suoi occhi rossi e disturbanti. Venne pervaso da un senso di paura e inquietudine, così salì in fretta i gradini, come se lo stesse inseguendo qualcuno.

Quel neonato lo spaventava, ma non riusciva a stare per troppo tempo lontano da lui...

Questa era una cosa che ancora un bambino di cinque anni non avrebbe potuto comprendere per quanto riflessivo e intelligente come Sascha. 

Un adolescente lo avrebbe confuso per un amore folle, un adulto per una maledizione del cielo.

Lui, che ancora era fanciulletto, la prendeva come un sogno/incubo dal quale a volte avrebbe voluto svegliarsi, e altre invece avrebbe voluto rimanere assopito per sempre.

Si sa che un bambino vuole sempre risposte immediate, ma doveva dare tempo al tempo non avendo fretta, anche perché le risposte sarebbero arrivate da sole.

Con conseguenze più o meno gravi...

   
 
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