Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Rivaille_02    25/06/2017    1 recensioni
«Sono Levi Ackerman, il vostro professore di educazione fisica. Vi anticipo che, alla fine di tutte le lezioni, dovrete pulire la palestra. Anche se non ci sarò le ultime ore, dovete pulirla. Ci siamo capiti, mocciosi?» spiegò severo. Il professor Levi era un maniaco della pulizia. Non c’è stata classe che non abbia pulito la palestra quando c’era lui.
«Sì prof!» risposero i ragazzi intimoriti dall’insegnante. Solo Eren sembrava non averne paura. Al contrario, quando i loro sguardi si incrociarono, arrossì.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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«E quello lo chiamate correre?! Muovetevi mocciosi!» Levi non aveva mai avuto una classe così sfaticata in vita sua.
«Ma che vuole ancora? Non vede che siamo mezzi addormentati?!» si lamentò Jean a bassa voce. Nessun altro fiatò, anche se erano tutti d’accordo. Eren, invece, cercò di correre più veloce per il professore.
«Eren! Non andare così veloce! Non riesco a tenere il passo!» gli urlò il povero Armin, negato in educazione fisica. Il castano si girò guardando gli altri, senza però smettere di correre.
«Avete sentito che ha detto il professore? Forza!» urlò attirando l’attenzione di Levi, che accennò un piccolo sorriso soddisfatto. Jean lo guardò male. Ormai lo odiava.
Una volta finita la corsa, l’insegnante li fece fare degli esercizi di risaldamento, come flessioni e addominali. Una volta finiti, Levi li fece giocare fino alla fine delle due ore: i ragazzi a calcio e le ragazze a pallavolo.
«Forza, ragazzi. Scegliete in fretta le squadre» ordinò il professore avvicinandosi agli alunni con due palloni.
«Ma i capitani prof?» domandò Conny. L’insegnante lo guardò male.
«Possibile che non sapete nemmeno fare una cosa tanto semplice?» sbuffò. «I capitani saranno Jaeger e Kiristein, siccome vanno molto d’accordo». I due nominati si guardarono con aria di sfida. Marco e Armin erano preoccupati su cosa potesse succedere.
«Ascoltami bene, Jaeger! Chi vincerà questa partita avrà la mano di Mikasa!» disse Jean deciso, senza distogliere lo sguardo dall’avversario.
«Ma mi vuoi spiegare che problemi hai?!» Eren non lo sopportava più. A quel punto, scelsero le squadre.
Intanto, le ragazze fecero dei passaggi con l’altra palla.
«Mikasa, giusto?» la chiamò Sasha. La ragazza annuì. «Sembra che qualcuno ti abbia già messo gli occhi addosso» ridacchiò.
«Non m’interessa» rispose lei indifferente passando la palla ad Annie.
«Anche alla mia Historia non interessa quel Reiner, giusto?» Ymir era gelosa della sua amica.
«Esatto. A me non interessano i ragazzi come lui».
«Historia! Quando questa maledetta ora finirà, sposami!» la abbracciò forte la ragazza beccandosi una pallonata da parte di Annie.
«Se non stai attenta, il nemico ti colpirà alle spalle e perderai» la avvertì seria. Ymir la guardò male.
«Perdere cosa, scusa? Non di certo la mia Historia!». La ragazzina cercò di calmarla. Sasha, che era accanto alle due, cercò di afferrare la palla.
«Dipende, Ymir. In guerra puoi perdere i tuoi compagni o la tua vita, nel mondo dello spettacolo e dello sport la reputazione, contro la banda avversaria il tuo territorio, come ben sai. Te l’ho detto, dipende dalla situazione in cui ti trovi» Annie era piuttosto seria quando parlava di queste cose. Faceva parte della banda del quartiere insieme a Reiner, Bertholdt e Ymir e le era capitato di perdere il territorio.
«Avevamo deciso di non tirare più fuori quest’argomento, Annie!» le urlò Ymir tirandole il pallone dietro. La ragazza lo scansò facilmente. Le altre tre non riuscivano a capire di cosa stavano parlando.
«Lo so che è stato un duro colpo, ma ormai la rivincita è alle porte e dobbiamo ricordarlo» continuò la bionda. Rimasero tutte in silenzio per un paio di secondi. Sasha le guardò ansiosa.
«Guardate i ragazzi come giocano bene! Chi pensate che vinca? Io tifo per la squadra di Eren!» ruppe il silenzio indicando il campo. Si girarono tutte e iniziarono a fare delle scommesse.
«Jean è determinato a vincere per te, Mikasa. Dovresti dargli una possibilità» disse Ymir dandole dei colpetti sulla spalla.
«No» rispose secca lei. I suoi occhi in quel momento erano soltanto per suo fratello.
«Perché no?» le chiese l’altra confusa.
«Dai, Ymir. Dopotutto l’ha conosciuto oggi...» intervenne Historia. Ymir la abbracciò di nuovo.
«Quanto sarai intelligente, Historia! Sposami quando tutto questo sarà finito!».
Nel frattempo, Jean cercava di rubare la palla a Eren.
«Jaeger! Dammi quella dannata palla almeno posso fare goal!» gli urlò.
«Mi vuoi dire perché ce l’hai tanto con me?!» alla fine glielo chiese. Era arrivato al limite della sopportazione.
«Perché Mikasa ti sta sempre attaccata! Una così bella ragazza non dovrebbe stare con uno come te!».
«Ma lo vuoi capire che è mia sorella?!». A quelle parole, Jean rimase scioccato ed Eren ne approfittò per passare la palla ad Armin.
«Sorella...? Ero geloso di suo fratello...?» balbettò. Non poteva crederci. «Allora ho una possibilità! Mikasa, guarda come faccio goal e straccio tuo fratello!» si riprese rubando la palla al povero Armin. Corse dritto verso la porta, scartando tutti i difensori e segnò portando in vantaggio la sua squadra. Guardò poi verso la ragazza che desiderava tanto per vedere se stava esultando per lui, invece rimase indifferente.
«Mikasa, non vedi che ti sta guardando? Almeno un piccolo applauso...» la pregò Sasha e così fece, tanto per accontentarli. Jean sorrise per poi guardare Marco.
«Visto, Marco? Ha applaudito! Le piaccio! Ho una possibilità, Marco!» esclamò abbracciandolo. Eren si avvicinò ad Armin.
«Armin» lo chiamò.
«S-sì, Eren?» si girò di scatto.
«Hai capito che ha quello?».
«Penso che voglia soltanto fidanzarsi con Mikasa...».
«Non accetterà mai uno come lui». Eren conosceva bene sua sorella.
La partita finì con la vittoria della squadra di Jean.
«Ragazzi. Appena torniamo in classe devo dirvi una cosa, quindi cambiatevi velocemente» avvertì Levi, che aveva capito con che classe aveva a che fare.
Negli spogliatoi non regnava di certo la pace.
«Eren, ho vinto io. Permettimi di avere la mano di Mikasa» Jean non mollava.
«Sai che dopo un po’ sei stancante? Comunque è lei che deve decidere, non io. Anche perché ho già qualcuno che mi piace» annunciò Eren. Tutti si girarono verso di lui.
«Chi è la sfortunata che dovrà subirti?» il ragazzo si mise a ridere.
«E’ di questa classe, Eren?» gli chiese Marco curioso.
«Dimmi che non è la bella Historia...» pregò Reiner.
«Dimmi che sono io, Eren...» sussurrò Armin mentre si metteva la maglia nascondendo il suo rossore. Eren si pentì di aver parlato.
«Fate finta che non abbia detto niente...» disse imbarazzato.
Le ragazze, nel frattempo, stavano continuando le loro litigate.
«Perché non sapevo niente di questa rivincita?!» Ymir era la co-leader della banda e le scocciava non essere al corrente di una cosa così importante.
«Perché quel giorno avevi accompagnato Historia a fare compere, come se fossi la sua ragazza» le rispose Annie.
«Ferme! Volete dire che siete delle ragazze di strada? Per questo avete sempre quello sguardo inquietante?» s’intromise Sasha.
«Ymir è la ragazza di strada, io vivo da sola in un piccolo appartamento in periferia. Non dovete sapere altro» spiegò la bionda.
«Annie! Dopo tu e gli altri due dovete spiegarmi tutto, intesi?!».
«Pensavo che te l’avessero già detto, ma sei la co-leader, quindi sta tranquilla che saprai tutto».
Una volta usciti, Levi cercò di farli tornare in classe integri.
«Mettetevi seduti, subito!» il professore era esausto. Si sedettero tutti velocemente. «Devo dirvi un paio di cose che mi ha comunicato il preside».
«Prof! Ha visto come ho giocato? Mi metterà un otto?» gli chiese entusiasta Jean, che non aveva ascoltato l’ultima frase. Levi lo guardò male. «Mi accontento anche di un più...» provò a rimediare.
«Kiristein».
«Sì, prof!».
«Non metterò voti a nessuno oggi. E ora ascoltatemi» assunse un tono piuttosto serio. Tutti erano attenti, quindi iniziò. «Per prima cosa, siete tutti obbligati ad aderire a un club. I volantini sono esposti lungo il corridoio e la presentazione dei diversi club sarà la prossima settimana. Mi assicurerò che veniate tutti».
«E chi non vuole iscriversi?» domandò Ymir.
«Hai altro da fare?».
«E direi, sennò non l’avrei chiesto profe!» scoppiarono tutti a ridere.
«Tanto lo sapevo che i bocciati me l’avrebbero chiesto...chi non ha intenzione di iscriversi sarà considerato uno sfaticato. Come in tutte le scuole normali, insomma...» spiegò il professore.
«Perché “normali”, prof?» chiese Eren.
«Proprio tu me lo chiedi Eren?!». Era la prima volta che chiamava un suo alunno per nome. Il ragazzo cercò di non arrossire, senza successo.
«Scusami Jaeger. Per rispondere alla tua domanda, lo capirai quest’anno. Non c’è alcun bisogno di rispondere ora» Levi si calmò mettendosi a sedere. La campanella dell’intervallo suonò e tutti corsero al bar per comprare un panino.
«Jaeger» lo chiamò il professore. Il ragazzo si avvicinò alla cattedra.
«Sì?».
«Vedi di non complicarmi le cose facendomi arrabbiare, per favore». Eren lo guardò confuso.
«Mi scusi ma proprio non capisco».
«Lascia stare. Cerca soltanto di non farmi arrabbiare» si spiegò meglio. Il ragazzo continuava a non capire. «Jaeger».
«Professore, mi scusi ma...».
«Ti ho detto di lasciar stare». A quel punto Eren salutò il professore e andò nel corridoio con Armin, mentre Mikasa era stata rapita da Sasha. Levi mise la testa sulla cattedra. «Perché l’ho chiamato per nome? Eppure non è il mio studente ideale...allora perché?».
   
 
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