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Autore: Andy Tsukimori    26/06/2017    1 recensioni
Light Yagami e Akemi Komori, due persone annoiate, prive di stimoli, intelligenti. Si somigliano molto, come mai?
Akemi no Raito trad. La luce di Akemi, Akemi’s Light.
Genere: Azione, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Near, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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Colpo di scena 




 

Light stava ritagliando dei pezzi dal quaderno. Akemi lo osservava da dietro le sue spalle. Aveva deciso di non uccidere subito l'agente dell'FBI, Ray Penber. 
 
Si chiedeva cosa stesse macchinando, in quei giorni aveva continuato con i test su alcuni criminali detenuti nel penitenziario di Detroit. 
 
 
-Questo pomeriggio andrò a Shinjuku, non posso lasciarti da sola ma preferirei tu stessi a distanza questa volta, perciò mi seguirai da lontano, quando avrò finito ti verrò a prendere- si spiegò.
 
Lei neanche rispose, quello sarebbe stato il giorno in cui Ray Penber sarebbe morto. Chissà per quale motivo voleva raggiungerlo, invece di ucciderlo dalla sua stanza.
 
 
 
Light si era appostato dietro una colonna in attesa che l'agente Penber passasse di lì. Come previsto quello giunse puntuale e Yagami approfittando della folla lo avvicinò posizionandosi dietro di lui con un cappuccio tirato sul viso.
 
 
Akemi era in un bar e osservava, era difficile capire cosa si stessero dicendo, ma subito dopo Light indicò con circospezione verso l'ingresso del bar dove un uomo stava pulendo, cadde a terra stroncato da un infarto. 
 
 
Poi si spostarono e lei perse il contatto visivo. 
 
 
 
Dopo circa un'ora e mezza Light tornò nel bar e fece cenno ad Akemi di uscire dalla stazione.
 
 
Si rividero fuori dall'edificio, lui si era disfatto del cappuccio. 
 
-Sono riuscito a far scrivere a Ray i nomi degli altri  undici agenti dell'FBI che erano venuti in Giappone su dei ritagli di Death Note che ho incollato su un foglio normale. Sono morti tutti- concluse con un sorriso sensualmente folle.
 
Lei rabbrividì, cominciava ad accusare i colpi delle sue azioni. Aveva bisogno di stargli lontano per un po', aveva notato che più passava il tempo con Light più il mondo la stimolava, provava emozioni diverse incluse quelle negative. Un po' di insofferenza non le avrebbe fatto male in quel momento. 
 
-Light, voglio starmene da sola stasera- gli confessò mentre tornavano a casa, Ryuk sghignazzò.
 
-Che vuoi dire?- la incalzò lui, non sembrava molto propenso ad accontentarla.
 
-Ho bisogno di staccare da questa caccia a Kira, dagli omicidi, dalle indagini della polizia- disse semplicemente. Per la prima volta quello si sforzò di capire. 
 
Light era profondamente infastidito, non capiva bene perché è questa cosa lo infastidiva ulteriormente. Era abituato a cogliere tutto al volo, grazie all'incredibile intelletto di cui era dotato; ma con Akemi era un altro paio di maniche. Quella ragazza sembrava non seguire logiche precise, cambiava atteggiamento o idea molto spesso. Ora aveva deciso di volergli stare lontano per una sera. E Light non poteva fare a meno di pensare che volesse parlare con la polizia. 
 
 
 
Un uomo con i baffi teneva in mano un computer, lo schermo bianco aveva al suo centro una L tracciata in gotico. Dall'apparecchio giungeva una voce distorta.
 
"Dodici agenti dell'FBI giunti qui per indagare su Kira sono morti, mi sembra ormai ovvio che le indagini stiano prendendo una piega pericolosa, chiunque lavorerà al caso d'ora in poi rischierà la sua vita e quella dei suoi cari, spero ne siate consapevoli" 
 
disse la voce elettronica.
 
Un brusio confuso si levò tra le fila di agenti giapponesi, molto scossi della presenza dell'FBI.
 
-Perché non sapevamo nulla di questa operazione del governo statunitense?- disse uno facendo eco ai pensieri di tutti.
 
-Non si fidano di noi ecco perché!- urlò un altro.
 
 
Una serie di proteste si levarono nel quartiere generale.
 
"Non c'entro nulla, il governo statunitense voleva assicurarsi che Kira fosse davvero in Giappone visto che la maggioranza dei criminali morti fino ad oggi sono statunitensi" li zittì la voce.
 
-Io non collaboro ad un caso del genere, do le dimissioni!- minacciò uno.
 
"Chiunque non vorrà lavorare al caso può farlo, non ci saranno ripercussioni di alcun genere"  spiegò la voce. 
 
D'un tratto la stanza cominciò a svuotarsi, molti agenti abbandonarono il caso, qualcuno perché non si fidava di L, altri perché non erano pronti a mettere a rischio le vite dei propri cari.
 
Rimasero in cinque ed L lì congedò dicendo loro di attendere le prossime direttive.
 
 
••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
 
 
Il ragazzo trasandato guardò fuori dal finestrino del suo jet privato. Era impaziente, con le lunghe dita pallide e  affusolate picchiettava sul tavolino di mogano davanti al suo sedile. Ti vengo a prendere. 
 
 
 
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Light aveva acconsentito a stare separati quella sera a patto che Akemi gli mandasse un messaggio ogni ora fino a che non fosse andata a dormire. La ragazza afferrò il telefono e sbuffò, gli inviò il messaggio delle dieci e poi tornò a fare i compiti. Gli esami per l'ammissione alla Tokyo Meiji erano vicini. La scuola preparatoria era stata una passeggiata eppure aveva il terrore di non riuscire ad entrare, infondo l'università più prestigiosa di tutto il Giappone attira cervelli da tutto il mondo.
 
Ripassava algebra, chiedendosi se anche Yagami-San stesse facendo altrettanto.
 
 
Quella mattina si svegliò prima e fece un'abbondante colazione. Si lavò e vesti con calma, in attesa che Light passasse a prenderla. Guardava l'orologio con circospezione, quando il campanello suonò.
 
-Andiamo Akemi- disse lui all'interfono.
 
Chiuse tutto e uscì, prendendo al volo una mela per Ryuk. Gliela lanciò appena fu fuori dal cancello.
 
 
-Akemi-chan sei la migliore- grugnì lo shinigami.
 
Quella si voltò verso il suo compagno di classe.
 
-Come mai avete fatto tardi?- domandò mentre si incamminavano verso la stazione.
 
-Conto di arrivare lì tre minuti prima, non ho voglia di stare a cincischiare fuori dall'università- si spiegò.
 
 
Presero posto in un aula spropositata, migliaia di studenti si accingevano a dare il test d'ammissione. La fecero sedere due file dietro Light. Mancava poco all'inizio. Qualcuno le stava toccando i capelli. Lei si voltò sorpresa e vide un ragazzo dalla pelle di porcellana con gli occhi grandi e scuri contornati da pesanti occhiaie. I capelli neri scompigliati gli coprivano parte degli occhi. Se ne stava accucciato sulla sedia, con in mano una sua ciocca bionda e sembrava davvero fuori di testa.
 
 
-Scusa, è che sembravano così morbidi- si giustificò lui. Lei gli scoccò un sorriso.
 
-Toccali pure se vuoi, magari ti portano fortuna all'esame- rispose. 
 
 
L'esame cominciò e Akemi si fece assorbire totalmente dal test, le sembrava incredibilmente semplice.
 
 
-Hey tu! Siediti come si deve!- urlò un assistente al ragazzo strambo, Light si tirò su ed incrociò lo sguardo di Akemi, poi quello del tipo eccentrico.
 
 
 
-Come è andata?- le domandò Light appena furono fuori dall'aula, mentre si stirava il collo.
 
Lei si mise una lunga ciocca bionda dietro l'orecchio.
 
-Bene immagino, vedremo quando usciranno i risultati, a te?- chiese.
 
-Lo stesso per me- disse lui sbrigativo, poi le prese la mano e cominciarono a camminare.
 
 
Le loro dita erano incrociate e Akemi poteva percepire gli sguardi delle ragazze che incrociavano per strada. Light era sempre stato molto popolare tra le ragazze, complici il suo bell'aspetto e l'aria insofferente mieteva un sacco di vittime tra i cuori delle ragazze. Si sorprese infastidita di questa cosa. Scosse la testa per non pensarci e strinse meglio la mano del suo secondino.
 
 
Pioveva, e tutt'attorno era silenzioso, solo lo scrosciare della pioggia ruggiva prepotente per le strade di quel quartiere residenziale. Aprì una lettera che le era giunta quella mattina:
 
 
"Sig.na Komori, siamo lieti di annunciarle che ha ottenuto il massimo punteggio nel test d'ingresso assieme ad altri due futuri allievi della nostra università. È pertanto invitata a tenere il discorso per la cerimonia d'apertura assieme ai suoi due colleghi, Light Yagami e Hideki Ryuga" 
 
 
Akemi inarcò un sopracciglio. Hideki Ryuga? Ma non è un famoso idol? Si chiese piuttosto perplessa, era certa che non potesse essere il belloccio tinto di biondo che cantava canzoni smielate. Il telefono squillò.
 
 
 
-Hai letto?- le domandò a bruciapelo Light.
 
Lei si mise a giocherellare con una delle sue lunghe ciocche bionde.
 
-Si, un nome palesemente falso vero?- chiese conferma lei.
 
La sua voce sensuale sospirò dall'altro capo del telefono.
 
-Sono della stessa idea, ti vestirai elegante domani?- disse glissando il discorso, forse non gli interessava poi tanto.
 
Lei arrossì stringendo l'apparecchio nella mano.
 
-Uhm, credo di sì, perché?- balbettò.
 
 
-Sono curioso di vederti-rispose lui per poi riagganciare.
 
 
 
Era nervosissima, da quando Light era entrato nella sua vita provava le emozioni più disparate. Aveva optato alla fine per una gonna blu scuro elegante lunga fino al ginocchio, con un piccolo spacco centrale nella parte posteriore, una camicetta sblusata bianca, un nastro blu messo a mo' di fiocco attorno al colletto chiuso fino all'ultimo bottone e dei tacchi di vernice nera molto semplici ed eleganti. Si osservò allo specchio, neanche vestita così sembrava più grande. Sospirò e prese le due ciocche frontali e se le intrecciò dietro il capo. Non amava truccarsi, sua madre lo faceva solo quando partecipava ad eventi pubblici. Ma quel giorno decise di mettere un po' di blush, del mascara attorno alle sue già foltissime ciglia nere e del rossetto nude sulle labbra. 
 
 
Light spalancò gli occhi felini. 
 
-Sei ancora più carina oggi- sbuffò. Lei gli prese la mano e si avviarono verso la stazione. Gli sguardi di uomini, ragazzi e bambini erano tutti su di lei. Il ragazzo sembrava un po' contrariato per quelle attenzioni così palesi nei confronti di Akemi. 
 
 
 
Giunsero alla Tōdai [Tokyo Daikatsu- Università più prestigiosa di tutto il Giappone] poco prima del discorso. Furono convocati in una saletta nel blocco centrale, appena entrarono videro il ragazzo trasandato degli esami. 
 
Quello fece un inchino e posò il suo sguardo acquoso sulla ragazza, che istintivamente arrossì al ricordo di lui che le annusava i capelli. 
 
 
Il discorso fu diviso in tre parti e appena terminarono presero tutti e tre posto nella prima fila. Light all'inizio, Ryuga-San al centro e infine Akemi. Improvvisamente quel Ryuga si avvicinò a Yagami e gli sussurrò.
 
-Io sono L- 
 
La ragazza sussultò impercettibilmente, fingendo di non stare prestando attenzione, con la coda dell'occhio intravide il suo compagno mantenere una calma glaciale. Che diavolo ci fa il miglior detective del mondo seduto di fianco a Kira?
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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