Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: LeanhaunSidhe    26/06/2017    22 recensioni
La lama brillava ed era sporca. Imuen girò il taglio della falce verso la luna e ghignò incontrando il proprio riflesso. Si sentiva di nuovo vivo. Non distingueva il rosso dei suoi capelli da quello del sangue dei suoi nemici. La sua voce si alzò fino a divenire un urlo. Rideva, rinato e folle, verso quel morto vivente che era stato a lungo: per quanto era rimasto lo spettro di se stesso? Voleva gridare alla notte.
È una storia con tanto originale, che tratta argomenti non convenzionali, non solo battaglia. È una storia di famiglia, di chi si mette in gioco e trova nuove strade... Non solo vecchi sentieri già tracciati... PS: l'avvertimento OOC e' messo piu' che altro per sicurezza. Credo di aver lasciato IC i personaggi. Solo il fatto di averli messi a contatto con nemici niente affatto tradizionali puo' portarli ad agire, talvolta, fuori dalla loro abitudini, sicuramente lontano dalle loro zone di comfort
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Kiki, Aries Mu, Aries Shion, Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ballata dei finti immortali'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Seleina aveva gli occhi grandi: limpidi, come due diamanti ; azzurri, simili a zaffiri.

Spiccavano con la luce delle stelle su di un viso piccolo e affilato, di bambina.

Era quello il primo ricordo che serbava della sua amica. Nei giorni incerti che seguirono il ritorno alla vita di suo fratello, la vaga sensazione che gli aveva attorcigliato le viscere si era fatta più netta e decisa.

Ciò che più lo feriva era l'incapacità di parlarne. Mu era rimasto la solita persona discreta: pur avendo intuito subito i suoi problemi, non si era mai imposto per esserne messo a parte.

Kiki maneggiava l'armatura dell'Acquario e si era lasciato andare ad un sommesso sospiro nel lucidare la pietra incastonata nell'elmo. Era stato forse il particolare colore di quella gemma o le energie fredde connesse a quella corazza a riportargli alla mente quei pensieri.

Ricordò Cristal quando assomigliava ancora al cavaliere del Cigno e non al reggente di Asgard. Rammentò quella figuretta minuta, dai capelli così biondi che sembravano chiari quanto il sole, mentre si nascondeva dietro le ginocchia del padre e lo osservava attenta, pur tenendo strette nella mano i pantaloni del padre.

“Baderesti a lei per qualche minuto? Dovrei arrivare alla tredicesima.”

Kiki non aveva certo rifiutato ma doveva aver sbuffato. All’epoca, preferiva di gran lunga concentrarsi sugli allenamenti che a far da balia. Tirare pugni contro la nuda pietra era un modo efficace per tenere la mente occupata ed allontanare brutti pensieri. Seleina era una bimbetta minuta e fragile, del tutto estranea a quel mondo di guerrieri. Aveva lasciato andare il padre ed osservava attenta la sua balia temporanea.

Kiki era sporco di sudore, polvere e fango. Immaginò di non essere un bel vedere, di spaventarla.

“Hai paura?”

Le chiese quasi subito.

Lei negò e nel muovere la testa i capelli lunghissimi e sciolti, come quelli della madre, le conferivano un’aria davvero buffa.

La vide avvicinarsi ancora fino a stringergli la mano.

“Ti fa davvero molto male.”

Kiki si osservò il braccio e si rese conto solo allora di essere ferito. Era un taglio superficiale ma che sanguinava copioso, dovuto probabilmente a qualche scheggia di roccia che gli era schizzata addosso mentre si allenava,

Cercò di spiegarglielo ma lei negò di nuovo.

“Ho visto papà allenarsi altre volte. Quella ferita non è niente.”

Gli aveva stretto le dita e lo aveva trascinato verso il basso. Voleva chiaramente che si inginocchiasse. Lui l’assecondò. Anche così era più alto di lei. Presto, si ritrovò il palmo aperto di quella creaturina al centro del petto.

“Questa è la ferita che ti fa tanto tanto male.”

Esterrefatto, aveva provato a rialzarsi ma una strana sensazione l’aveva trattenuto. Si stava ancora dando dello sciocco se perfino una mocciosetta di cinque anni appena riusciva a scorgere il suo turbamento. Poi vide le lacrime bagnare quelle guance piene e rosse. Lentamente, il suo animo stava tornando leggero. Una sensazione che non provava da anni.


 


 

Improvvisamente, si sentì posare una mano sulla spalla e uno sgabello strusciò vicino ai suoi piedi.

Mu aveva pazientato fino a quel momento ma ora preferiva sapere. Lo fissava intensamente e non se ne sarebbe andato senza risposte.

"Non hai niente da dirmi?"

Esordì, infatti, per primo. Kiki si era grattato la testa ed aveva abbassato lo sguardo. Sembrava imbarazzato.

"Sono solo supposizioni. Niente di importante."

Mu sorrise e lo prese in giro.

"Non sono supposizioni da poco conto se ti preoccupano al punto da farti impiegare un'ora solo per lucidare un elmo."

Il più giovane strinse le labbra e strizzò gli occhi. Sarebbe stata terribilmente dura rivelare la verità sulla sua amica. Stava per tradire un segreto: una promessa sì tacita ma anche un patto quasi sacro. Non ci sarebbe riuscito così presto. Consapevole di quel fatto puntò lo sguardo in quello del fratello.

"Ho bisogno che ti fidi di me. Concedimi qualche giorno per... indagare di persona su... alcune cose."

Mu inarcò le sopracciglia, sorpreso. Non si aspettava che Kiki lo escludesse a quel modo dalle sue preoccupazioni. A malincuore, tuttavia, accettò.

"Puoi almeno dirmi come intendi ...procedere in questa tua indagine?"

Non era uno sciocco. Era convinto che suo fratello fosse in pena per qualcuno e che la cosa era legata ad un passato di cui lui non aveva potuto far parte.

“Lascerò per qualche giorno il grande tempio.”

Mu avrebbe voluto obiettare che era rimasto davvero poco in Grecia, in quegli ultimi tempi, che in molti gli avevano riferito e confermato quella cosa. Tuttavia tacque. Annuì semplicemente e non battè ciglio mentre lo vedeva radunare abiti parecchio pesanti in una sacca, pronto a partire.

Per certi versi, suo fratello era diventato un estraneo. Si diceva che doveva dargli tempo ma alcuni cambiamenti gli facevano paura. Aveva lasciato un fanciullo di otto anni devoto e ribelle, con una fiamma che esplodeva gioiosa e contagiava positivamente chi aveva vicino. Quel giovane uomo era invece introverso e taciturno, malato di un silenzio inquieto che non era proprio dell’alleievo dolce e spensierato che ricordava. La fiamma che gli ricordava sembrava alterata a tratti da una rabbia profonda, da qualcosa che lo logorava. Eppure, quando era perso in ricordi che non avevano condiviso, a volte, gli pareva di rivedere il volto disteso di quella peste di otto anni. Accadeva di rado, quando Kiki pensava di essere solo, lontano dalle altre presenze del Grande Tempio.

Con discrezione, Mu aveva provato a chiedere a Shaina ed a Marin. Entrambe, purtroppo, avevano suffragato quell’ipotesi, rivelando che Kiki era cambiato molto dopo la sua precedente dipartita, come se non avesse mai accettato del tutto di essere rimasto solo. Da quando lui era sparito si era concentrato solo negli allenamenti. Aveva raggiunto il settimo senso fin troppo presto ed il suo cosmo era potente, vasto e sconfinato. Shaina, in particolare, aveva azzardato un confronto con Saga e Shaka. Nel suo modo diretto, la sacerdotessa non gli aveva nascosto il sospetto che gli fosse diventato sicuramente superiore. Il prezzo che Kiki aveva dovuto pagare per arrivare a quei livelli era però una profonda solitudine.

Perso in quelle elucubrazioni, Mu pensò che doveva essere un posto parecchio freddo quello dove il giovane Aries era diretto, se uno che, come lui, avrebbe potuto sopportare facilmente le temperature più rigide grazie al cosmo, voleva portarsi appresso un giubbotto di pelliccia.

Aveva provato a chiedere, un po’ per celia e un po’ per curiosità, se fosse potuto esistere un posto addirittura più freddo di Asgard.

Kiki, allora, si era voltato in fretta verso di lui, con una espressione grave.

“Nel cuore vero di Asgard il cosmo dei cavalieri non può nulla.”

Si era poi teletrasportato, lasciandolo con meno certezze ed altre domande.


 


 

Nel posto dove era diretto lui il vento spirava sempre fortissimo. Ululava ed era come se mille aghi gli trafiggessero la pelle. Difficilmente gli esseri umani si avventuravano li e di certo nessuno sano di mente. Persino lui, che pure stava facendo affidamento sulle sue particolari capacità, faticava non poco. Resisteva pochi minuti prima che il fastidio, mai assente, si tramutasse in dolore, per via di quell’aria malata.

Seleina, invece, pur non essendo dotata di un cosmo e non avendo mai affrontato un vero addestramento, pareva non avere problemi a starsene li. Anzi, gli aveva detto che, se avesse avuto bisogno di lei e poco tempo per farle visita, semplicemente, doveva recarsi in quel posto e chiamarla a voce, niente telepatia. Sarebbe subito accorsa. Era accaduto altre volte, negli anni, che si fosse trovato costretto a ricorrere a quello stratagemma per chiederle aiuto nel gestire il dolore che si portava appresso. Non lo faceva mai volentieri, perché significava ammettere chiaramente, una volta di più, la propria debolezza. Ora, però, la questione era un’altra. Temeva per lei. Anzi, era sicuro che avesse fatto qualche grossa sciocchezza solo per renderlo felice o almeno alleviare quel dolore che non era mai riuscita a sottrargli del tutto.

Con un groppo alla gola la chiamò prima piano due o tre volte, senza ottenere risposta. Iniziò a provare dolore ed urlò il nome della piccola amica, invano. Gridò un’ultima volta, disperato, conscio di essere solo. Urlò quasi invocando Seleina ed il ghiaccio, letteralmente, gli tagliò il volto. Poté vedere il proprio sangue colare a terra. Istintivamente si pulì la guancia e trovò le dita rosse. Batté il piede nella neve, con stizza, non riuscendo a restare oltre. Avrebbe impiegato pochi minuti col teletrasporto per raggiungere il centro abitato di Asgard e cercare direttamente Cristal per avere spiegazioni ma l’istinto gli suggeriva di portarsi dietro qualcuno in più che potesse prestargli aiuto. Pensò a Mu e si teletrasportò, sconfitto, di nuovo, in Grecia.

Il santo di Aries stava riparando una cloth di bronzo. Non si aspettava di rivederlo dopo nemmeno un’ora. Era palesemente sorpreso e si agitò nello scorgere l’irrequietezza che si agitava in suo fratello.

“Ho bisogno di aiuto.”

Kiki si era deciso ad ammetterlo. Non si aspettava quel sorriso sincero sul viso di Mur. Si ritrovò con la sua mano sulla spalla, mentre lo spingeva verso la cucina, negli appartamenti privati.

“Raccontami ogni cosa.”

Aveva iniziato Mur, attento, finalmente sollevato nel constatare che il loro rapporto non era andato perduto. Kiki, prima di sederglisi di fronte, si era diretto verso la credenza e si era portato appresso due bicchieri, oltre a qualcosa di forte, che si sarebbe rivelato essere un liquore ad altissima gradazione.

“Non biasimarmi. Quanto saprai tutto, il liquore sarà il rimprovero minore che vorrai muovermi.”

Spiegò Kiki e Mur iniziò prima a stranirsi, poi a sudare freddo.

“Non sono stati affatto facili per me questi anni, il modo in cui ci siamo lasciati...”

Aveva versato un altro bicchiere colmo e Mur aveva afferrato di scatto la bottiglia, per evitare che ne bevesse ancora. Kiki rise a quel gesto protettivo ed involontario. Nonostante tutti gli anni e gli avvenimenti trascorsi Mur si sentiva ancora responsabile come suo mentore. Rise di gusto e per un attimo si sentì di nuovo come quando erano solo loro due, da bambino.

“Credo che il vostro ritorno alla vita sia stato possibile grazie all’intervento di una persona a me molto cara, che mi ha permesso di non diventare matto, senza di te, in questi anni. Temo anche che sia in pericolo.”

Kiki si era portato la mano a coprirsi gli occhi.

“Voglia il cielo che io sia diventato solo paranoico e mi stia sbagliando.”


 


 


 


 


 

   
 
Leggi le 22 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: LeanhaunSidhe