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Autore: Lola1991    27/06/2017    4 recensioni
-    SEQUEL DI “From the beginning”
Thorin e Laswynn sono diventati re e regina di Erebor; gli anni del loro regno trascorrono pacifici sotto la montagna e i loro figli sono oramai grandi e pronti ad assecondare la volontà della stirpe di Durin.
La prima figlia femmina, Eriu, viene promessa in sposa al figlio di Dáin, Thorin, sui Colli Ferrosi. Dopo aver accettato questa difficile decisione, alla giovane Eriu non resta altro che iniziare una nuova vita lontana da Erebor e imparare ad essere una buona compagna e una buona moglie.
Ma accanto alla comunità dei Colli Ferrosi sorgono le terre selvagge e i villaggi di Rhûn, abitate dagli Esterling e da uomini creduti malvagi e corrotti. 
Vran, giovane cacciatore, incontrerà per caso Eriu, salvandola da una morte certa. La guerra per l’anello incombe, e il male si diffonde sulla Terra di Mezzo e sui suoi abitanti.
Ma Vran e Eriu non hanno nessuna intenzione di seguire un destino imposto da altri…
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dain II Piediferro, Nuovo personaggio, Thorin III Elminpietra, Thorin Scudodiquercia
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo X
 

Mancavano due giorni al mio matrimonio, e finalmente potei riabbracciare la mia famiglia. La numerosa delegazione di Erebor arrivò presto al mattino; mi affacciai alla finestra della mia camera e riconobbi lo stendardo della casa di mio padre. Corsi a perdifiato per le scale – non curandomi delle occhiate di sdegno di Raghnaid e dello stesso Thorin – e mi gettai immediatamente tra le braccia di mia madre e di mia sorella. Non erano cambiate poi molto: c’era qualche nuovo filo grigio tra i capelli chiari di mia madre, ma la stessa espressione dolcissima che ricordavo così bene.
Salutai mio padre, i miei fratelli e i miei cugini. Frerin non era potuto venire: sposato subito dopo il mio arrivo sui Colli Ferrosi, era rimasto a Erebor accanto alla moglie, che presto gli avrebbe dato un figlio.
Il primo vero erede di Erebor.
 
Mostrai la casa alla mia famiglia e le stanze in cui avrebbero potuto sistemarsi. Ero così felice di averli con me che dimenticai del tutto l’angoscia per l’evento imminente.
La notte prima del matrimonio dormii con Morud, come ai vecchi tempi, e per un attimo mi sembrò di essere tornata bambina. Eppure così tante cose erano cambiate…
« Morud? Sai mantenere un segreto? ».
Lei mi guardò preoccupata, scostandosi i lunghi capelli dal viso e annuendo curiosa.
« Ho provato a scappare dai Colli Ferrosi. Volevo ritornare a casa ».
Inizialmente non disse nulla, ammutolita com’era da quella rivelazione. La sua bocca si apriva e si richiudeva, senza che nessun suono ne uscisse.
« C-come? Quando? », disse infine, balbettando.
« Qualche giorno fa. Ascolta, Thorin non sospetta nulla. Non ne devi parlare con nessuno, nemmeno con nostra madre! ».
Lei annuì solenne e mi strinse la mano.
« Thorin è cattivo con te? E’ per questo che non vuoi sposarlo? ».
Soppesai la risposta con cura. « Non è cattivo, ma neanche buono. In realtà non credo gli interessi molto di me… ».
Morud mi guardò tristemente.
« Poi… c’è dell’altro », aggiunsi mordendomi un labbro. « Credo di essermi innamorata di un uomo ».
Morud si portò le mani alla bocca.
« Chi? ».
« Non appartiene ai Colli Ferrosi. Abita nel villaggio oltre la foresta e si chiama Vran. Appartiene al popolo degli Esterling. ».
Lei scosse la testa, come se volesse impedirsi di ascoltare quelle parole.
« Oh, Morud… non so cosa fare! », esclamai disperata, coprendomi il viso con entrambe le mani.
Morud mi osservò, facendosi improvvisamente seria in volto.
« Devi sposare il principe Thorin. Non hai scelta, lo sai bene anche tu… sei una principessa ».
« Si, bhè, a volte vorrei davvero non esserlo! ».
 
*
 
Il giorno del matrimonio mi svegliai in preda all’angoscia. Nemmeno la presenza mia sorella, accanto a me, riuscì a farmi sentire meglio.
Stavo per sposarmi. Non potevo tornare indietro.
Raghnaid entrò senza bussare, seguita da una delle sue aiutanti, che tra le mani reggeva l’abito candido che avrei dovuto indossare. Per tradizione, toccava alla madre dello sposo la vestizione della futura moglie, ma non appena Raghnaid mi si avvicinò mia madre si fece avanti, prendendomi la mano.
 
« Se permetti, Raghnaid, vorrei essere io a vestire mia figlia. »
Sia io che Morud ammutolimmo: nostra madre era sempre stata pacata, dolce e gentile; ora sembrava una leonessa che proteggeva i suoi cuccioli.
Raghnaid la guardò con disprezzo, ma non disse nulla. Con poca grazia posò il vestito tra le mani di mia madre e se ne andò sbattendo la porta.
Restammo in silenzio qualche istante, poi scoppiamo tutte e tre a ridere. Per un attimo dimenticai tutte le mie paure.
Anche Morud mi aiutò ad indossare l’abito, leggerissimo e candido, e le mani delicate di mia madre mi aiutarono a chiudere i lacci sulla schiena. Mi acconciarono i capelli, e in cima appoggiarono dolcemente una corona di biancospino.
Ero pronta.
Quando uscimmo dalla stanza, trovai mio padre ad attendermi. Era splendente col suo abito regale e la corona in testa, e mi sorrise dolcemente. Gli strinsi la mano.
La cerimonia si sarebbe tenuta sotto una grande quercia, al limitare della foresta, e come da tradizione tutta la delegazione di Erebor – la casa da cui provenivo e che stavo a malincuore per lasciare – mi avrebbe accompagnata.
Per primi stavano Gwáyn, Alun e Morud, che reggevano lo stendardo di famiglia, seguiti da mia madre; dietro di loro avanzavano i miei cugini, Fili e Kili, con le rispettive mogli e figli. Infine c’eravamo io e mio padre, uno di fianco all’altra.
Gli abitanti del villaggio uscivano dalle loro case e ci lanciavano petali e fiori freschi; i bambini cercavano di avvicinarsi, sorridenti, e ci seguivano lungo il sentiero.
Il mio cuore batteva all’impazzata.
 
« Ho paura padre », confessai in un sussurro.
Lui mi strinse più forte il gomito, salutando educatamente la marmaglia di gente che ci circondava. « Andrà tutto bene. Sono qui con te ».
Vicino alla quercia una piccola folla ci stava già attendendo. Riconobbi in lontananza la chioma rosso fuoco di Dáin e quella più chiara di Raghnaid. Poi vidi anche il principe Thorin: era splendidamente abbigliato d’oro, e sembrava un re. I lunghi capelli ramati erano legati in modo elegante. Sembrava parecchio nervoso per l’imminente cerimonia, e non lo biasimai. Forse entrambi avremmo voluto scappare lontano.
Procedendo lentamente, mio padre appoggiò la mia mano in quella di Thorin, e si ritrasse accanto a mia madre. La cerimonia fu lunga e noiosa, e strinsi appena i denti quando finalmente incisero un piccolo taglio sul polso mio e quello di Thorin, facendoli poi aderire, in modo che il nostro sangue venisse a contatto. Secondo la credenza popolare, la nostra unione sarebbe stata così per sempre duratura e indissolubile.
 
Quando la cerimonia si concluse, Thorin mi si avvicinò e mi diede un leggero bacio, mentre tutti intorno a noi esultavano a gran voce e battevano le mani. Ci trascinammo tra la folla incerti, sconosciuti, ricevendo mille sorrisi e congratulazioni.
Vidi mio padre venire verso di me. La sua espressione era la stessa che avevo visto ogni giorno della mia vita, fin dalla nascita, ma sapevo bene che nel profondo si sentiva commosso.
« Bunnanunê, io e tua madre siamo così fieri del fiore splendido che sei diventata. Ti auguriamo di essere felice come lo siamo stati noi in tutti questi anni ».
Mi abbracciò, stringendomi forte a sé. Oltre la sua spalla vedevo il folto della foresta, dove solo pochi giorni prima pensavo di essermi imbattuta in un nuovo destino, e mi venne chiaro in mente il volto di Vran, così come lo avevo lasciato.
Ma la mia mente doveva avermi giocato davvero un brutto scherzo, perché improvvisamente mi sembrò di averlo visto davvero. Sbattei le palpebre una volta, e poi una seconda. Continuai a guardare; non era la mia immaginazione. Vran era davvero lì, nella foresta, e mi fissava.
Non stavo sognando. Era venuto a vedermi il giorno del mio matrimonio.
 
Non era molto distante, ma era ben nascosto dietro a un folto cespuglio. Rimasi così, immobile, mentre altre braccia – probabilmente quelle dei miei fratelli – mi circondavano.
Vran aveva sul volto un’espressione di assoluta disperazione, e per un attimo condividemmo la stessa, identica, assoluta e insopportabile angoscia.
Udii la voce di Thorin, mio marito, provenire da dietro di me.
« Tutto bene, Eriu? ».
Mi voltai tremante, cercando di ricompormi in quello che poteva essere un sorriso nervoso. Annuii senza rispondere.
« Andiamo dentro. Il banchetto è pronto, e gli ospiti avranno fame ».
Mi lasciai guidare dalle sue mani, lontano dalla quercia e lontano dalla foresta, verso la casa di Dáin. Prima di allontanarmi del tutto, mi voltai un’ultima volta: di Vran non c’era più traccia.
 
*
 
Per quanto quella visione mi avesse sconvolta profondamente, evitai di pensarci. Il banchetto ci tenne occupati per diverse ore, e fu solo a sera tarda che finalmente venni accompagnata verso la nuova stanza che d’ora in avanti avrei dovuto condividere con mio marito. Decisi di ignorare i commenti maliziosi e le occhiate volgari che ricevetti uscendo dal salone del banchetto; abbassai lo sguardo e continuai a camminare come se niente fosse.
Thorin mi avrebbe raggiunto più tardi, per compiere il suo primo, vero dovere coniugale.
La camera era grande e luminosa; stecche di incenso trasportavano un intenso aroma florale, di buon auspicio – secondo la tradizione – per la prima notte di nozze. Lanciai una breve occhiata al letto e alle candide coperte di seta che vi erano state deposte sopra. Il giorno dopo sarebbero state mostrate alla famiglia dello sposo, come prova evidente della purezza della sposa. In quanto alla verginità dello sposo, bhè… su quella nessuno avrebbe sollevato obiezioni.
 
Lasciai che Bronnen mi aiutasse a slacciarmi l’abito sulla schiena, e sospirai di sollievo quando districò i capelli e me li lasciò cadere liberi sulle spalle. Un brusco rumore alla porta ci fece sobbalzare entrambe, e Thorin entrò inciampando. Aveva i capelli in disordine e le guance così rosse che immaginai facilmente il quantitativo di vino che aveva dovuto ingerire.
Si immobilizzò con una mano ancora alla porta spalancata, fissando la mia sottoveste candida. Lanciò uno sguardo veloce a Bronnen e le fece cenno di uscire.
La guardai allontanarsi. Avrei voluto disperatamente urlare di non lasciarmi, di non andarsene, ma invece abbassai lo sguardo. Thorin chiuse la porta dietro di noi.
Si avvicinò con passo incerto, fissandomi. Con poca delicatezza mi alzò il mento, e vidi i suoi chiari occhi appannati di desiderio. La sua lingua si insinuò nella mia bocca con forza, e premette il suo corpo contro il mio. Con una rapidità sorprendente fece scivolare le spalline della mia sottoveste e mi ritrovai completamente nuda, davanti a lui. Mi fissò.
 
« Stenditi ».
Obbedii. Ero troppo impaurita per fare o dire qualsiasi cosa che non fosse obbedirgli. Sdraiata sul letto, lo guardai spogliarsi sbrigativo.
« Io non so cosa devo fare », confessai timorosa.
Lui mi guardò divertito. « Tu non devi fare quasi niente ».
Una volta liberato dagli abiti, mi si sdraiò accanto, facendo scricchiolare e gemere il letto col peso di entrambi. Andò a tastare ogni centimetro del mio corpo, mentre io fissavo il soffitto in attesa che il tutto finisse. Mi baciava con così tanta forza che mi fece sanguinare il labbro.
Tentò di controllarsi, ma iniziava a manifestare senza mezzi termini la propria impazienza. Mi schiuse le gambe e mi guardò indeciso, senza riuscire ad attendere oltre; con un gemito esasperato si lasciò cadere su di me, afferrandomi le spalle, reclamando il premio che probabilmente aveva atteso per tutta la giornata.
Finì tutto in fretta, e per quanto la cosa non fosse stata piacevole, mi aspettavo di provare più dolore.
Thorin scivolò al mio fianco e mi cinse la vita con un braccio, attirandomi verso di sé con fare possessivo. In pochi minuti iniziò a russare.
Ripensai alla giornata, all’esperienza che avevo appena vissuto – e che, sicuramente, avrei dovuto ripetere ancora molte volte – e piansi silenziosamente. Prima di chiudere gli occhi e di addormentarmi, vidi un solo volto stagliato chiaro e nitido nella mia mente.
 
Quello di Vran.


Eccomi! Ne approfitto per aggiungere un altro capitolo.
Bene, alla fine la povera Eriu ha dovuto accettare il suo destino e si è sposata...
Non vi svelo nulla di quello che accadrà dopo, ma dirò solo che dal prossimo capitolo arriverà un personaggio a me veramente molto caro... scoprirete perchè!
Lola
   
 
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