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Autore: Zomi    29/06/2017    5 recensioni
A fine agosto Sanji aveva realizzato il suo sogno.
Con sguardo fiero e sigaretta fumante che pendeva dalle labbra, fissava l’interno del suo locale animarsi con la luce mattutina, in attesa dei clienti ormai diventati fissi dal non troppo lontano giorno in cui aveva inaugurato la sua pasticceria.
*Fanfiction contenete coppie strane. Il Forum consiglia la lettura a un pubblico con un alto tasso di sospensione dell'incredulità. Può presentare tracce di latte e frutta a guscio*
{FanFiciton partecipante al Crack&Sfiga Ship's Day indetto dal Forum FairyPiece}
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altro Personaggio, Sanji, Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Se doveva essere sincero, Sanji, un po’ iniziava a preoccuparsi.
Come non avrebbe potuto poi? Era sangue del suo sangue.
Gemelli nonostante le differenze e il carattere.
Uniti da ben più di un semplice rapporto di fratellanza.
Se doveva essere sincero, Sanji, non aveva iniziato a preoccuparsi: lo era già da un paio di giorni.
Otto per la precisione, in cui il soggetta delle sue apprensioni non aveva accennato ad alcun miglioramento.
Arrivava come suo solito, si sedeva al bancone, ordinava la colazione, la consumava in un mutismo carcerario e poi se ne andava, non sprecando una sola parola ma anzi, mangiandosi anche quelle che lui faticosamente tentava di strappare dalle sua labbra.
Se doveva essere sincero, Sanji, era preoccupato, e molto!
-Ehm- si schiarì la gola, posando il magro piatto occupato da un triste bignè privo di ripieno sul bancone, spingendolo con solo un dito in sua direzione –Come stai?-
Nessuna risposta, la mano mossa per avvicinarsi la consumazione anoressica accostandola all’amaro caffè nero caldo.
Sanji si massaggiò il collo, gettando una rapida occhiata al locale in fermento come al solito nell’arco della mattina.
Pudding gestiva egregiamente le comande e Cosette, con il suo solito sorriso triste che da un paio di settimane occupava la sua bocca, saettava tra i tavoli evitando come la peste il retro del bancone e chi lo occupava.
Si soffermò con un po’ troppa attenzione su di lei prima di riportare lo sguardo al suo problema formato consanguineo.
-Vuoi…- azzardò -… parlarne?-
Perché sì, lo sapeva, c’era qualcosa sotto, qualcosa di grosso, ma la sua fraterna curiosità apprensiva fece subito dietro front quando due cerulei occhi uguali ai suoi lo fulminarono, imponendogli il silenzio e una sadica punizione se non avesse rispettato tale ordine.
Sollevò le mani lesto, indietreggiando di una passo.
-Ok ok!- arcuò la schiena contro gli scaffali ricolmi di leccornie –Come non detto!- afferrò alcune brioche scappano verso la vetrinetta.
Si affrettò a riempire la vetrina, non osando sollevare gli occhi, ringraziando il cielo che un’ombra conosciuta lo coprisse momentaneamente, celandolo ai suoi occhi.
-Allora?- sentì lo sgabello stridere contro la pavimentazione e seppe, senza sollevare il capo dalle lingue di gatto appena sfornate, che anche lui non osava aumentare il tono di voce o provare a posare lo sguardo su di lei –Novità?-
-Macchè!- sbottò, rialzandosi –Caffè nero e bignè vuoto anche stamattina: inizio a chiedermi se non sia il caso di chiamare mamma-
-Sei matto?- strillò quasi, strozzandosi –Vuoi morire avvelenato? Se viene a sapere che abbiamo anche solo pensato di chiamare in causa mamma ci uccide: ti ricordi vero che da piccola giocava alla Dottoressa dei Veleni e per poco non ha intossicato il gatto?!?-
-Non possiamo ignorare la cosa!- sbatté le mani sul ripiano che li divideva, avvicinandosi al suo ciuffo pericolosamente –E se domani mattina mi ordinasse solo il caffè nero?-
-Tu daglielo- scrollò le spalle –Ma aggiungici qualche miscela della felicità che sai tu…-
-Miscela della felicità?!?- aggrottò la fronte –Per chi mi hai preso: per uno spacciatore?!?-
-Non dici sempre che un buon mix di cioccolata rende felici?- ghignò rinfacciandogli le sue stesse parole, tremando con le labbra quando Cosette corse dietro al bancone, carica di piatti vuoti.
Sanji boccheggiò, incapace di capire che razza di destino sadico e perverso aveva decretato la presenza di certi elementi nella sua vita.
-La tua capacità di donare un senso criminale anche al cibo mi disgusta Niji- incrociò le braccia al petto, un passo mosso per  lasciare spazio alla collaboratrice castana di muoversi veloce dietro di lui –Quasi gradisco che la innocente e candida Cosette ti eviti- alzò apposta la voce.
-Ehi!- picchiò il bancone, sussurrando -È un momento di passaggio: ci sto lavorando!- precisò, ma un lieve rossore sulle guance lo tradì quando non riuscì a distogliere lo sguardo dai fianchi morbidi della ragazza citata, abbastanza lontana per non cogliere le sue parole.
-Certo- roteò gli occhi al cielo Sanji –Tra te incasinato per colpa della tu linguaccia- l’additò rischiando di venir morso dal gemello –E lei che non parla invece, non so più se questo è una pasticceria o un centro psichiatrico!-
-Con permesso Sanji san!- si accucciò alla vetrinetta Cosette ignorando il saluto di Niji –Come mai quell’espressione preoccupata? Reiju ancora si limita a…-
-Bignè vuoto e caffè nero!- parlò lesto Niji –Ciao Cosette, io…-
-Non si è ancora aperta con te?- pose sul ripiano alcune fette di Tiramisù, aggiungendo parecchia panna come ordinato da Ace e Bonney, gli occhi puntati con fermezza al biondo.
-Purtroppo no- sospirò quello, prendendo l’ordinazione e fulminando con gli occhi il gemello, che si agitava come una scimmia sullo sgabello pur di catturare l’attenzione della castana.
-Mi spiace molto- giunse le mani al petto la ragazza –Posso far nulla?-
-Lascia che mi occupi io di BonBon chan e di quel demente fortunato di Portuguese- le lanciò un bacio a fior di dita, prontamente affettato nell’aria da un morso volante di Niji –Tu riposa: hai corso tutta questa mattina-
Cosette sorrise debolmente, il volto ruotato di tre quarti nel seguire il collega avvicinarsi elegante al tavolo della coppia e lanciare qualche minacci al moro ma gli occhi ben fermi a non permettere di includere nel suo campo visivo il Vinsmoke che mugugnava il suo nome.
Iniziò ad attorcigliarsi le dita tra loro, tentata di rivolgere appena un’occhiata a Niji, ma con rapidità le sue gambe agirono prima del suo cuore, portandola oltre il blu e improvvisamente vicino a Reiju, muta e atona davanti al suo triste bignè.
-Reiju chan!- trillò con reale felicità –Come stai?- tentò anche lei.
Non ricevette risposta, come Sanji, e come i giorni precedenti provò una strana stretta al cuore nel vedersi di fronte la forte e serena avvocatessa spenta di ogni voglia di vivere.
Nella settimana in cui era caduta in quel profondo mutismo, Cosette non aveva avuto nemmeno il coraggio di guardarla, troppo lo sconforto nel non vederla sorridere.
Ma erano passati orai otto giorni, e quel continuo auto punirsi con bignè vuoti e caffè amaro l’amina la stava logorando più che mai.
Stringendo i pugni prese coraggio, e si avvicinò maggiormente alla rosata.
-Posso…- si guardò attorno, notando i pasticcini stagionali esposti, anche lei convinta degli effetti balsamici che la pasticceria portava in una persona triste -… posso offrirti qualche chiacchiera femminile?- indicò con dito tremulo le frittelle dolci a forma di fiore che illuminavano la vetrina.
Come scossa da un sonno profondo, Reiju sollevò gli occhi su di lei facendola sussultare, cogliendo chissà che proposta nella sua offerta di zuccheri.
Cosette la fissò aprire e chiudere la bocca, sollevarsi dalla postura ingobbita e una saettante fiamma illuminarle lo sguardo.
-È che…- parlò, aumentando di parola in parola il tono, facendo sorridere la pasticcera felice nel sentirla riprendere vita -… è che è un coglione!-
Le guance della castana si imporporarono per l’epiteto espresso dalla rosa, che sembrava aver riacquistato verve e ora parlava con velocità ed enfasi.
-Come può solo pensare di mollarmi per una motivazione tanto cretina!? Come?!?- strillò, stringendo i pugni e attirando su di sé l’attenzione della clientela dell’All Blue Pâtisserie.
Ovviamente la ignorò, al contrario di Cosette che arrossì maggiormente.
-Crede davvero che abbia bisogno di stupide cene al ristorante o di gioielli o eventi mondani: con chi crede di avere a che fare?!- il ciuffo rosa ondeggiava per la rabbia –Ma ti rendi conto?- chiamò in causa la castana che sussultò.
-“Non posso trattarti come meriti!”- bofonchiò aprendo le braccia in una maldestra imitazione –Così mi ha mollato: con una scusa!- picchiò un pugno sul ripiano –Credi che me lo meritassi? Eh?-
-Io…- balbettò Cosette, mani alzate per proteggersi -… io non… no?-
-Assolutamente no!- puntualizzò –Mi ha trattato come una principessa sul pisello quando in questi tre mesi con lui gli ho dimostrato di essere la ragazza più semplice del mondo e di quanto ami esserlo!- una lacrima dondolò dal suo occhio libero dalla frangia.
-Io ho amato mangiare cibo cinese a casa sua- singhiozzò appena –Ho amato ogni volta che andavamo al cinema o passeggiavamo nel parco sotto casa- si passò le mani sul viso, afferrando lesta il fazzolettino di carta che Niji, tremante di paura e a pochi metri da lei, le offrì –Ho amato i Mercoledì Pizza e i Venerdì Play Station- si soffiò rumorosamente il naso –Stavo così bene con lui, anche nelle uscite a quattro con Killer e Aphelandra - scosse il capo rosato, le spalle scosse dai singhiozzi –Perché? Perché Kidd mi ha lasciato con una scusa tanto stupida?-
-Kidd?!?- strillò Niji, un eco simile al suo proveniente da Sanji –Ma non è quell’idiota formato armadio dodici ante, sedici cassetti che fa le consegn…-
-Zitto tu!- gli lanciò addosso rabbiosa il fazzoletto umido –Che non sei tanto meglio come portatore di cromosoma Y!- si allungò sul bancone afferrando le mani di Cosette –Io lo amo, lo rivoglio: cosa posso fare?-
La castana annaspò, pigolando timorosa: che avrebbe potuto dirle di utile? Aveva capito poco e niente di tutta quella faccenda!
-Ehm… io…- pipiò debole, le mani strette in quelle di Reiju -… lui… lui magari ha… ha avuto… paura di…-
-Paura di non essere abbastanza?!?- Cosette si zittì, il labbro inferiore morso con forza -È due metri di uomo: è per fino più alto di Yonji e… oh!- liberò la presa dalle mani della pasticcera, portandosele al volto -E se avesse avuto paura di deludere me?-
Un uggiolio felice e rabbioso le uscì dalle labbra, facendola scattare in piedi.
-Hai ragione!- decretò elogiando Cosette –Lui può aver avuto paura… ma io no!- afferrò borsa e giornale, sporgendosi poi ad abbracciare l’impacciata e timorosa castana –Grazie Cosette: mi hai tolto un gran peso dal cuore!-
Ticchettò veloce sui tacchi avviandosi verso la porta del locale, le espressioni basite dei clienti e fratelli da sfondo alle sue parole di saluto.
-Parlare con te è stato bellissimo!- aprì la porta, voltandosi a regalarle un caldo sorriso –Dovremmo farlo più spesso… magari la prossima volta potremmo parlare di un certo mio fratello scemo innamorato di te. Ciao ciao Cosette!-
La porta trillò, l’avvocatessa sparì nel caos della strada, il locale sprofondò nel silenzio.
Sanji schioccò le labbra tra loro, incapace di pronunciar parola, riuscendo solo a voltarsi verso il bancone, dove un Niji color Ichiji si nascondeva sotto il bordo del ripiano e una Cosette scarlatta in volto stringeva forte le mani tra i seni mentre sorrideva imbarazzata e felice, sussultando quando si accorse degli sguardi sbigottiti su di lei.
-Io…- parlò a disagio -… io volevo solo offrirle qualche frittella dolce- si scusò.
 
   
 
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