Capitolo VIII
Vendetta di fuoco
Mi sono svegliata da poco, scoprendo che Alisia non dorme, e passa le notti in bianco a tremare. “Ho freddo.” Ripete spesso, con il corpo scosso da violenti tremiti nonostante siamo in piena estate. Volendo soltanto aiutarla, Ilmion non fa che porgerle delle coperte e stringerla a sé, ma ogni volta che ci prova, lei lo spinge via e rifiuta. Sembra strano, ma è come se fosse in qualche modo regredita ad uno stato precedente, tornando ad essere bambina, e detestando l’essere toccata o fissata troppo a lungo. Ad essere sincera, mi piange il cuore a vederla così, mentre rifiuta ogni affetto, incluso quello del marito e dei figli. Erano sposati da qualche anno, e avevano ufficializzato quando lei aveva scoperto di aspettare le gemelle. I loro piccoli miracoli. Così le chiamavano, sapendo che erano nate dal loro vero e puro amore, e non da uno falso e tossico come quello vissuto al fianco di Ashton. Probabilmente lo ripeterò all’infinito, ma quell’uomo era e sarà sempre un orribile mostro, e per fortuna l’avevo capito subito, e anche se dopo di me, anche lei ci era riuscita, e dopo l’arrivo di Ilmion nella sua vita, aveva deciso di lasciarlo, dedicandosi da quel momento in poi solo al suo nuovo lui. Ricorda ancora il giorno del loro primo bacio, quando oltre a quella bellissima manifestazione d’affetto aveva ricevuto anche una splendida collana. A prima vista, poteva apparire come un insignificante ninnolo senza valore, ma per lei non era così. Difatti, oltre a brillare sotto la luce del re e della regina dei cieli, recava le iniziali. Un regalo semplice, ma non per questo banale, che fino ad oggi lei non ha mai tolto. Sin dal giorno in cui si sono incontrati, il loro amore è esploso come una bomba, e nulla sembrava fermarli, almeno fino a qualche giorno fa, e a quella sfortunata visita in ospedale. Ora come ora, lei soffre psicologicamente, e Ilmion emotivamente. La ama, e benchè il desiderio di abbracciarla e baciarla sia fortissimo, sa di doversi trattenere. Parlandone con la dottoressa, ho scoperto che l’ha sottoposta a quella che lei e il marito chiamano terapia dei ricordi, addormentandola e aspettando che la sua psiche ora malata guarisse. Lo scopo era aiutarla a rimettere insieme le sue emozioni confuse e mischiate alla troppa ansia, che proprio per questo lei teneva chiuse dentro di sé. Inizialmente, lo stratagemma sembrò funzionare, e tutti insieme, speravamo che si riprendesse, fino al momento in cui un ricordo in particolare non è riemerso dai meandri della sua mente. Dolore, sangue, paura e fuoco. Queste le quattro parole che riassumevano quel così orribile evento nella sua vita, e che ripeteva ai medici in maniera quasi ossessiva. Confusa, ci pensai per qualche istante, e in un solo momento, tutto mi fu chiaro. Ero andata a fare una passeggiata con Stefan per i sentieri notturni, e camminando, non avevo sentito altro che odore di bruciato. Non dando troppo peso alla cosa, imputai la colpa a qualche onesto contadino intento a disfarsi di qualche fascio di erba secca, e una volta a casa, non avevo detto niente a nessuno, per poi ricevere in casa mia sorella e i suoi bambini. Solo allora, capii che mi aveva mentito riguardo alla sua disavventura nei boschi, e che la verità era un’altra. Stando alle parole della dottoressa Janet, Alisia aveva ricordato di essere stata violata selvaggiamente e aver visto la sua casa andare in fiamme, salvo poi fuggire e rifugiarsi presso me con i piccoli. Ora, tutto aveva un senso. Lo shock legato a quella terribile esperienza l’aveva resa refrattaria ad ogni tipo d’affetto, spingendola a odiare l’essere toccata o fissata, quasi come se questo le ferisse il corpo e gli occhi. Avendo vissuto una situazione simile solo per colpa di Maddox, posso immaginare il dolore che ha provato, sentendo nascere e crescere dentro di me una più che motivata rabbia verso quello schifoso verme di Ashton, patetica scusa d’essere umano che servendosi di mia sorella, aveva orchestrato e messo in atto una vera vendetta di fuoco.