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Autore: MackenziePhoenix94    30/06/2017    1 recensioni
SECONDO LIBRO.
Sono trascorsi due anni dall'ormai ribattezzata Civil War.
Bucky Barnes, Steven Rogers, Sam Wilson, Clint Barton, Sharon Carter, Scott Lang e Wanda Maximoff sono scomparsi senza lasciare alcuna traccia.
Charlotte Bennetts si è trasferita nell'attico di Tony dopo che il suo appartamento è stato distrutto.
Nick Fury è semplicemente furioso perché, usando parole sue, il progetto Avengers è andato a farsi fottere.
L'Hydra sembra essere, ancora una volta, solo apparentemente sconfitta.
E poi c'è James, che di normale ha solo l'aspetto fisico.
Sarà proprio una decisione impulsiva del ragazzo a scatenare una serie di eventi catastrofici...
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brock Rumlow, James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers, Tony Stark, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lo schermo del cellulare s’illuminò all’improvviso, simile ad una piccola fiamma blu nell’oscurità più profonda, ed una canzone partì a tutto volume, riempiendo l’aria della camera da letto.

Da sotto le lenzuola comparve un braccio, ed una mano andò alla cieca ricerca dell’apparecchio tecnologico per fermare quella tortura per le orecchie; finalmente trovò quello che stava cercando e dopo aver premuto qualche tasto a caso la musica si spense nello stesso rapido modo in cui era iniziata.

Lo stesso braccio sinistro andò alla ricerca del tasto dell’interruttore che serviva ad accendere la luce e dopo pochi secondi l’oscurità sparì del tutto.

James si sedette nel materasso morbido, passandosi una mano negli occhi ancora pieni di sonno, non era stata un’idea geniale quella di recarsi in discoteca la notte precedente dato che aveva scuola da lì ad un’ora e doveva ancora prepararsi e fare colazione; a fatica il ragazzo si alzò e si trascinò in bagno per una doccia calda e rigenerante: non riusciva proprio ad iniziare una giornata senza un buon bagno, anche quando era in ritardo, si rifiutava di uscire di casa senza essersi scrollato via il sudore appiccicoso della notte.

Allungò la mano destra dentro nell’acqua della vasca, per controllare che fosse alla giusta temperatura, poi vi entrò.

Appoggiò la nuca nel bordo di ceramica e chiuse gli occhi, per concedersi gli ultimi attimi di quiete prima di un’altra lunga giornata.

Si lavò piano, senza la minima fretta, poi uscì dalla vasca e si avvolse in un morbido accappatoio azzurro, della stessa tonalità dei suoi occhi, tornò in camera e prese in mano i primi vestiti che trovò nell’armadio posizionato dopo lontano dal letto; James indossò i pantaloni scuri e la maglietta a maniche corte prima di andare in cucina per mettere qualcosa sotto i denti, dato che lo stomaco già stava protestando per il lungo digiuno.

Aveva sempre fame, era costantemente affamato, con tutto quello che ingurgitava nell’arco di ventiquattro ore avrebbe dovuto essere grasso, invece il suo metabolismo lavorava fin troppo velocemente.

Il ragazzo attraversò il corridoio senza far rumore, non ci teneva a svegliare la madre e lo zio perché già sapeva che non avrebbe fatto altro che ricevere altre ramanzine: sicuramente Tony sapeva del piccolo furto che aveva effettuato e ciò equivaleva solo a guai, perché anche se era molto permissivo c’erano cose che perfino lui non sopportava.

Consumò una veloce colazione a base di pane e marmellata; prese una giacca, uno zaino ed uscì dalla lussuosa villa.

Una volta in strada si mise le cuffie nelle orecchie, sparando la musica a tutto volume, infilò le mani nelle tasche della giacca in pelle nera e si diresse a scuola cantando ad alta voce, fregandosene altamente delle persone che si voltavano a guardarlo.

James Bennetts era perfettamente consapevole di non essere un ragazzo come tutti gli altri, anche se ad una prima occhiata non si sarebbe detto che avesse qualcosa di strano.

Lui era nato solo due anni prima, ma era cresciuto con una rapidità pressoché sconcertante, che continuava a lasciare tutti a bocca aperta, lo stesso Tony aveva prelevato da tempo un campione di sangue da lui e da Charlotte, nella speranza di trovare una cura, od almeno un qualcosa in grado di rallentare quel procedimento ma non era facile, non lo era affatto; anche se passava la maggior parte del suo tempo a studiare quello, non era ancora arrivato a nulla di concreto.

Tutti erano preoccupati per lui ma James, semplicemente, preferiva non pensarci.

Non voleva farlo per timore di lasciarsi prendere da panico dalla possibilità che ogni giorno avrebbe potuto essere l’ultimo.

Inoltre, come se ciò non fosse già abbastanza pesante per James, la madre e lo zio acquisito avevano deciso di raccontargli dello S.H.I.E.L.D., dell’organizzazione segreta per cui lavoravano, perché non sembrava corretto nascondergli una cosa così grande.

Non era affatto facile, però dopo un po’ di tempo ci aveva fatto l’abitudine.

Arrivò a scuola qualche minuto prima che la campanella suonasse e corse in classe, andando ad occupare uno degli ultimi banchi, quello posizionato nella parte sinistra della stanza, vicino ad una finestra; molto spesso i professori lo riprendevano non perché fosse maleducato ma perché si perdeva a guardare il paesaggio, concentrato in pensieri più grandi di lui.

Aprì lo zaino ed appoggiò sopra al banco un quaderno, l’astuccio ed il libro di scienze, perché quella era la materia che aveva nelle prime due ore.

I suoi compagni chiacchieravano, ridevano e scherzavano ma lui anziché unirsi al gruppo, preferì scarabocchiare qualcosa nella prima pagina del quaderno per gli appunti, fino a quando la professoressa non fece il suo ingresso nell’aula, richiamando tutti e quattordici i ragazzi dato che era arrivato il momento d’iniziare la lezione.



 
Le prime ore passarono abbastanza velocemente e prima che James se ne accorgesse arrivò il momento del pranzo, che tutti i ragazzi consumavano nell’aula utilizzata come mensa: c’era chi comprava il cibo dalle macchinette, chi se lo portava da casa e chi riusciva sempre a rimediare qualcosa dagli amici.

Il ragazzo andò a prendere posto in uno dei pochi tavoli che erano ancora vuoti.

Charlotte lo aveva fatto sempre studiare a casa, privatamente, perché era impossibile fargli frequentare la scuola pubblica, ma alla fine era riuscita a spuntarla, dopo tante lotte e l’intervento persuasivo di Tony: almeno un anno di scuola voleva farlo ed era stato scritto all’ultimo di una delle migliori scuole di New York.

Per entrare aveva dovuto affrontare un test, che era riuscito a superare egregiamente perché le capacità intellettive non gli mancavano affatto.

Nonostante fosse un ragazzo socievole ed allegro non era ancora riuscito ad integrarsi del tutto e non aveva fatto amicizia.
Tranne per una piccola eccezione.

“Ehi, sono qui!” esclamò James, agitando la mano destra in direzione di un ragazzino che era appena entrato in mensa: era alto e magro, portava i capelli corti e lasciati all’indietro e nel viso asciutto spiccavano gli occhiali che era costretto a portare a causa della miopia avanzata di cui soffriva.

“Non ti avevo visto” rispose l’altro giovane raggiungendo l’amico e prendendo posto davanti a lui, appoggiando a sua volta il sacchetto di carta marrone sopra al tavolo.

“Allora faresti meglio a cambiare gli occhiali, Peter, non credi? Che cosa hai avuto?”

“Storia, geografia e ginnastica. Tu?”

“Due ore di scienze e matematica. È stata davvero una mattinata da schifo! Oh, no…”

“Che cosa c’è?”

“Credo che mi sia passata la fame” commentò James, con una smorfia sulle labbra, quando vide il panino dall’aspetto tutt’altro che invitante: pensava di essere stato chiaro con Visione riguardo al fatto che non doveva più preoccuparsi del suo pranzo, ma a quanto pareva  l’amico non aveva ricevuto bene il messaggio.

Peter Parker si strinse nelle spalle esili, senza sapere che cosa rispondere.

Si voltò un momento perché aveva sentito una risata femminile ed allegra ed i suoi occhi scuri si posarono sulla chioma rossa di una ragazza poco più piccola di lui: Mary Jane Watson, la più bella della scuola.

“Come?” chiese il ragazzo con uno sguardo assente, quando l’amico lo scosse per la spalla destra.

“Ti ho chiesto se posso avere un pezzo del tuo panino, che cosa hai visto?”

“Nulla”

“Sicuro?” domandò James, con il sopracciglio sinistro sollevato, seguì lo sguardo di Peter e capì che il problema era costituito da Mary Jane “ahh, adesso ho capito. Se ti piace tanto dovresti fare la prima mossa”

“No, non me la posso permettere” rispose il diretto interessato, arrossendo violentemente.

L’altro giovane si limitò a scrollare le spalle.



 
Il pomeriggio trascorse nello stesso modo lento ed estenuante come la mattinata, di conseguenza James fu grato al cielo di sentire squillare la campanelle che segnava la fine delle lezioni, almeno per quel giorno, uscì a passo veloce dalla struttura ed aspettò l’amico vicino all’ingresso; quando vide la figura inconfondibile di Peter raggiungerlo si avviarono insieme verso il cancello.

Solitamente al ritorno facevano sempre un pezzo di strada insieme.

Questa volta, però, una macchina molto costosa era parcheggiata vicino al marciapiede e quando i due uscirono dal suolo scolastico, il guidatore iniziò a premere il clacson, abbassando il finestrino anteriore destro e rivelando la propria identità.

Ovviamente era Tony Stark, perché solo lui si poteva permettere una simile vettura lussuosa.

“Tony!” esclamò il ragazzo, stringendo la presa nella stoffa dello zaino “che cosa ci fa qui?”

“Sono venuto a prenderti a scuola, come farebbe ogni buon zio. Avanti, salta su”

“No, grazie, ho voglia di fare quattro passi con Peter”

“Sali in macchina o ti spingo dentro a calci in culo. Noi due dobbiamo parlare”.

James si ritrovò a deglutire a vuoto e poi prese posto nel sedile anteriore riservato al passeggero, capendo che ora niente e nessuno gli avrebbe risparmiato una ramanzina da parte del miliardario; quest’ultimo lanciò un’occhiata a Peter da dietro le lenti degli occhiali da sole, poi spinse il pedale dell’acceleratore al massimo, partendo con una sgommata.

Il ragazzino rimase fermo nel marciapiede, tossendo a causa della nuvola di smog provocata dall’Audi R8.
   
 
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