Capitolo
14
-
Siete
riuscite a capire cosa riguarda la comunicazione di questa sera?
– domandò Ophelia,
mentre acconciava i lunghi capelli color cenere in
un’elegante chignon
lasciando scoperto il collo sottile e aggraziato.
- No, non
sono riuscita a scoprire nulla – borbottò
contrariata Lavinia, arricciando il
naso mentre esaminava con aria critica l’abito che indossava.
– Credete che il
bianco mi faccia sembrare più giovane di quanto in
realtà sia? Di qualsiasi
cosa si tratti non voglio finire con l’assomigliare a una
bambina. –
- In
realtà credo che sia uno dei colori che ti sta meglio,
insieme all’azzurro – la
rassicurò Isabelle.
- Bene,
di qualsiasi cosa si tratti ha tutta l’aria di essere una
cosa importante. –
- Spero
solo che sia una sorpresa positiva – considerò
Ophelia, voltandosi di spalle
affinchè Isabelle potesse agevolmente stringerle il corpetto
dell’abito color
perla che aveva scelto per l’occasione.
- Sei
incantevole, hai in programma di catturare l’attenzione di
qualcuno in
particolare, Lia? –
Abbassò
leggermente lo sguardo, con la scusa di cercare una collana adatta nel
piccolo
portagioie.
- Nessuna
risposta? –, insistè Isabelle sorridendo
maliziosa, - Allora dovrò cominciare a
pensare di avere ragione. –
- D’accordo,
magari c’è qualcuno in particolare che mi
interessa, ma non credo che la cosa
sia ricambiata quindi mi limito a non pensarci. –
- Aires
si è scusato con te; non è una cosa che fa
spesso, anzi credo di averlo sentito
chiedere scusa solo a due persone fino all’arrivo qui al
castello: me e Rigel.
Deve pur significare qualcosa. –
Lasciò
trapelare un accenno di speranza nella sua voce.
- Tu credi?
–
- Ne sono
sicura. –
Lavinia
annuì a sua volta.
- Non
conosco bene Aires, ma per quel che vale sono d’accordo con
Isabelle. Insomma,
i ragazzi fanno spesso cose stupide per attirare l’attenzione
delle loro belle …
-
Si
strinse nelle spalle. – Immagino che lo scopriremo questa
sera. –
*
Maya
varcò l’ingresso della Sala Grande al fianco di
Lorde e sgranò gli occhi all’istante.
Il resto
dei suoi compagni non era ancora arrivato, ma c’erano
già una quindicina di
persone lì dentro.
Individuò
all’istante Oslan.
Suo
fratello maggiore era al centro della sala e stava chiacchierando
allegramente
con un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi scuri che assomigliava
tremendamente a Isabelle, ne dedusse che doveva essere il fratello.
Oslan
aveva gli occhi luccicanti d’entusiasmo mentre chiacchierava
e si guardava
attorno.
- Chi è
quel ragazzo? È carino – osservò Lorde,
notando il modo in cui lo guardava.
- Oslan …
mio fratello. –
-
Presentamelo, sono sempre stata incuriosita dai Babbani. –
- E i
tuoi genitori? –
Con un cenno
incurante, Lorde accennò alla coppia nell’angolo
destro della sala che stava
chiacchierando con altri genitori.
- Li
andrò a salutare tra un attimo, dopotutto sono impegnati nei
soliti
convenevoli. –
- D’accordo,
andiamo. –
Raggiunsero
i due ragazzi intenti a chiacchierare.
Oslan era
concentrato sulle parole del moro accanto a lui in modo così
totale che impiegò
qualche secondo a rendersi conto della presenza della sorella.
- Maya! –
- Oslan! –
Si
abbracciarono con impeto, suscitando un sorriso intenerito sul volto di
Lorde.
Era
disarmante la spontaneità di quei due, così
diversa dal modo di fare freddo e
composto della maggior parte dei Purosangue presenti.
-
Alexander mi stava raccontando di quello sport … il
Quiddish. Sembra veramente
fantastico. –
-
Quidditch –, lo corresse con un sorriso, - e tu devi essere
il fratello di
Isabelle. –
Alexander
annuì. – Ci assomigliamo così tanto?
–
-
Abbastanza. –
-
Piuttosto, hai visto mia sorella? –
- Credo
che stia per arrivare. So che erano un po’ in crisi con la
scelta dell’abito –
intervenne Lorde, sorridendo con l’aria di chi stava
rivelando una notizia
particolarmente succosa.
- Izzy
che perde tempo dietro a un abito? -, sgranò gli occhi
sorpreso, - Questo
torneo deve proprio averla cambiata, non credevo che avrei mai visto il
giorno
in cui mia sorella si sarebbe agghindata per un evento mondano.
–
- Tutte
le ragazze arrivano a questa fase prima o poi, è solo
questione di tempo -,
assicurò Lorde, - ma adesso devo proprio andare a salutare i
miei genitori, ci
vediamo più tardi – concluse, incrociando lo
sguardo della madre che alzò una
mano in cenno di saluto.
*
Naveen
individuò Isabelle non appena ebbe messo piede nella Sala.
La vide
abbracciare di slancio un bel ragazzo dai capelli scuri, alto e dalle
spalle
larghe, che la strinse a sé con uguale impeto.
Si
irrigidì leggermente, finendo con il distrarsi e non
prestare attenzione alle
parole dei suoi genitori.
Si
accorse dallo sguardo di sua madre che doveva essergli stata posta una
domanda.
-
Perdonami, madre, sono un po’ stanco dopo tutte queste prove.
Cosa mi hai
chiesto? –
- Volevo
sapere come stavano procedendo le cose, i Fondatori hanno parlato di
una
classifica … in che posizione sei? –
- Al
momento sono secondo, con un solo punto di distacco dal primo posto.
–
La vide
sgranare gli occhi per un breve istante, quasi non si aspettasse un
simile
risultato, prima di ricomporsi e tornare a utilizzare un tono
volutamente
indifferente.
- E al
primo posto chi c’è? –
-
Isabelle Shafiq – replicò all’istante,
indicandola con un cenno del capo.
Suo padre
gli rivolse una strana occhiata che non seppe come interpretare.
- Credo
che sia una buona cosa che una giovane donna così attraente
sia anche versata
nelle arti magiche, non trovi Naveen? –
Annuì.
- È
fantastica, una vera forza della natura. Cioè …
tutti qui sono molto bravi in
vari campi – aggiunse, cercando di non mostrarsi troppo di
parte.
Eppure
sembrava che suo padre avesse capito perfettamente che c’era
qualcosa sotto.
- Sembri
molto colpito da lei. –
- Sì,
insomma, come tutti quanti. –
Sua madre
tossicchiò discretamente. – Invece di parlare di
ragazze, perché non ci
concentriamo su altro? Ti ho visto entrare insieme ad Aires Black. Come
sono i
rapporti tra voi due? –
- Ottimi.
Aires è un mio buonissimo amico, perché?
–
- Così,
semplice curiosità. –
Ne
dubitava.
I Black e
i Gamp erano le due famiglie che contavano più di ogni altra
nel mondo magico e
conoscendo sua madre aveva già cominciato a farsi mille
viaggi mentali sui
benefici che una simile amicizia avrebbe portato alla loro famiglia.
Come se
sua madre l’avesse appellato con un incantesimo non verbale,
Aires li raggiunse
all’istante.
Si
profuse in un elegante baciamano, facendo arrossire leggermente sua
madre, e
strinse infine con fermezza la mano di suo padre.
- È un
inaspettato piacere fare finalmente la vostra conoscenza, signori
Hamilton.
Purtroppo non abbiamo mai avuto occasione di scambiare parola negli
eventi
precedenti, ma confido che da oggi in poi le nostre famiglie
allacceranno una
solida e reciproca amicizia – esordì con un
sorriso sornione.
Sua madre
era letteralmente in brodo di giuggiole.
-
Naturalmente, con autentico piacere. –
Naveen
alzò gli occhi al cielo, trattenendosi dal rotearli
sbuffando solo all’ultimo
momento.
Si
accostò leggermente ad Aires, a sussurrargli: - Chi
è il ragazzo che non smette
di parlare per un attimo con Izzy? –
Aires gli
rivolse un sorriso divertito.
- Geloso?
–
- Solo
curioso. –
- Non ti
credo -, gli comunicò, - ma è un bene che tu me
lo abbia chiesto prima di fare
qualche scenata. È Alexander, suo fratello. –
- Ah. Fantastico.
–
Persino
alle sue stesse orecchie era suonato fin troppo euforico e soddisfatto.
- E perché
dovrebbe essere fantastico? – chiese, facendogli il verso.
- Perché immagino
che avere un fratello sia una cosa fantastica … insomma, ne
ho sempre
desiderato uno, Isabelle è fortunata –
mentì alla svelta.
Lo
sguardo di Aires gli fece capire chiaramente che non se l’era
bevuta, ma non
gli disse nulla.
- D’accordo
“signor fantastico”, suppongo che mi tocchi andare
a far finta almeno un po’ di
essere felice di rivedere la mia famiglia. Ci vediamo più
tardi. –
*
-
Isaak! –
La voce
allegra di Celia lo accolse un istante prima che la sorellina si
slanciasse di
corsa verso di lui, saltandogli al collo.
L’accolse
tra le braccia, stringendola a sé.
Gli era
mancata davvero tantissimo.
- Celia,
come stai? –
- Mi sei
mancato tantissimo, tra quanto torni a casa? –
- Presto.
Manca poco alla fine del torneo e allora tornerò a casa
– le assicurò.
Celia lo
scrutò dritto negli occhi, come se volesse essere certa che
il fratello non la
stesse prendendo in giro.
Soddisfatta
dalla sincerità che gli lesse sul volto, si aprì
in un sorriso solare.
- Hai dei
nuovi amici? –
Annuì,
accennando con il capo in direzione degli altri ragazzi.
- Siamo
un bel gruppo, ci aiutiamo a vicenda. –
- E quello
lì chi è? – domandò Celia,
indicando con un ditino verso sinistra.
Seguì
quella direzione con lo sguardo.
Il
ragazzo individuato dalla sua sorellina era nientemeno che Rigel, che
per
chissà quale strano impulso aveva pensato bene di
coinvolgere la sua famiglia e
quella di Calien in un’unica conversazione … la
cosa sembrava imbarazzante
persino da dove si trovavano loro, non osava immaginare come fosse
essere nel
bel mezzo dello svolgimento.
- Quello
lì è Rigel Black. –
- È
proprio bello -, sospirò, - sembra uno di quei principi
delle favole. –
Isaak
ridacchiò.
- Non ti
sembra di essere un po’ piccola per interessarti di
già ai ragazzi? –
- Forse
-, ammise, - e quella lì è la sua ragazza? Anche
lei sembra una principessa, è
bellissima. –
- Sì,
Calien è la sua fidanzata. –
-
Fortunata, spero di trovare anche io un ragazzo così bello
quando sarò grande. –
Isaak
scosse la testa, incredulo.
Adesso sì
che cominciava a capire quanto fosse difficile essere il fratello
maggiore di
una ragazza.
*
-
Dunque,
hai trovato una rispettabile ragazza Purosangue? – intervenne
d’un tratto sua
madre.
Era
incredibile, sua madre aveva atteso ben dieci minuti prima di porgli
quella
domanda, doveva essere una specie di record.
- C’è una
ragazza che ha attirato la mia attenzione, ma di qui a parlare di
matrimonio mi
sembra oltremodo prematuro, madre. –
Larissa
Steeval assottigliò lo sguardo, scrutando la sala attorno a
sé.
- E di
chi si tratta? –
- Ophelia
Gamp – replicò all’istante, senza la
minima traccia di imbarazzo.
Si
godette a pieno l’espressione di suo padre: era qualcosa che
meritava di essere
immortalata in eterno.
- Gamp? –
ripetè Arion Black, quasi volesse sentirsi dire di aver
capito male.
- Esatto.
È la ragazza con l’abito grigio perla. –
- Lo so
chi é. –
-
Sembravi un po’ perplesso, padre, quindi ho pensato che non
te la ricordassi –
replicò, con un ghigno divertito.
La
rivalità tra i Black e i Gamp aveva origini antichissime e
nessuno sapeva con
certezza quando fosse cominciata né il motivo.
Naturale
quindi che suo padre avesse l’aria di chi aveva ingoiato un
rospo.
Sua
madre, al contrario, non essendo una Black per nascita non aveva alcuna
riserva
e annuiva con aria compiaciuta. – E lei ricambia il tuo
interesse? –
Bella
domanda.
Aveva
avuto le sue belle colpe nel farsi considerare un idiota da lei, ma da
quando
le aveva chiesto scusa sembrava che le cose fossero migliorate nel loro
rapporto.
Ormai
parlavano come persone civili, scherzavano e ridevano persino insieme.
Da qui a
dire, però, che fosse interessata a lui c’era una
certa differenza.
- Non ne
ho idea – ammise.
- Ebbene
cerca di scoprirlo il prima possibile. –
Strano a
dirsi, ma una volta tanto era d’accordo con lei.
Doveva
darsi una mossa e mettere le carte in tavola.
- Sai,
madre, credo che seguirò il tuo consiglio –
replicò, sorridendo divertito
davanti all’espressione sorpresa dei suoi genitori.
*
Naveen
era finalmente riuscito a sfuggire all’attenzione dei
genitori, troppo
impegnati a conversare con i genitori di Aires e Rigel per accorgersi
della
scomparsa del loro unico figlio.
Raggiunse
Isabelle, seduta su un divanetto, intenta a sorseggiare un calice di
vino
elfico.
Suo
fratello era poco distante e completamente immerso nella conversazione
con Maya
e Oslan.
- Di cosa
stanno parlando? – chiese, sedendole accanto.
- Qualche
diavoleria Babbana -, replicò, - Alec è sempre
stato interessato a quelle cose.
–
- Almeno
qualcuno qui si diverte. –
- Già. Ovviamente
mi fa piacere rivedere Alec, ma è una serata un
po’ fiacca. –
- Metti
un bel gruppo di rigidi Purosangue tutti insieme ed è quello
che ottieni –
considerò.
- Non me
ne parlare, la maggior parte di loro sembra più imbalsamata
delle mummie. –
Scoppiarono
a ridere all’unisono.
Helga
doveva pensarla come loro perché aveva cominciato ad
allontanare oggetti a
colpi di bacchetta e aveva dato il via all’orchestra chiamata
per l’occasione.
Una
musica lenta e delicata si stava rapidamente profondendo
all’interno della
Sala.
- Ti va
di ballare? – le chiese di slancio.
- Sì,
certo. –
Accettò
la mano che le porgeva e si lasciò condurre verso
l’improvvisata pista da
ballo.
Sentì le
mani di Naveen chiudersi con gentile fermezza sui suoi fianchi e lo
prese come
il segnale per intrecciare le braccia attorno al suo collo.
I loro
corpi aderirono piacevolmente, muovendosi a tempo di musica senza
perdere
nemmeno per un istante il contatto visivo.
- C’è una
cosa che volevo dirti da questa mattina – iniziò
Naveen.
- Di cosa
si tratta? –
- Della
prova che abbiamo sostenuto con Salazar. Io … ho sentito
qualcosa nella mia
Amortentia. –
Isabelle
gli rivolse un sorriso ironico. – Sarebbe stato strano il
contrario. Insomma,
ci sarà pure qualche odore che ti attira più di
ogni altro. –
- Già, ma
intendo dire che ho sentito qualcosa di diverso dal solito.
C’era un odore che
si distingueva tra tutti gli altri: la liquirizia. –
Attese
che Isabelle realizzasse il significato delle sue parole.
Impiegò
qualche secondo prima che i suoi profondi occhi scuri si sgranassero
per la
sorpresa.
-
Liquirizia? –
- Già e
conosco solo una persona che ha una vera e propria dipendenza da
liquirizie … a
te viene in mente di chi si tratta? –
- Naveen …
stai dicendo quello che penso? –
- Se
pensi che ti stia dicendo di aver sentito il tuo profumo nella mia
Amortentia
allora sì. –
- Ma,
allora … -
Emise un respiro
profondo.
Era
venuto il momento di dire chiaramente come stavano le cose.
- Sì,
sono innamorato di te. –
Sentì le
braccia di Isabelle attirarlo verso di sé proprio nel
momento in cui si stava
cominciando a domandare se avesse fatto bene o meno nel rivelarle i
suoi
sentimenti.
La
assecondò, lasciandosi trascinare verso il basso.
- Ho
sentito anch’io il tuo profumo – ammise Izzy,
chiudendo gli occhi.
Fu allora
che sentì le labbra morbide di lei posarsi sulle sue.
Quando
riemersero da quel bacio dolce e insieme passionale si resero conto di
aver
attirato l’attenzione generale.
Helga e
Godric sorridevano e persino Rowena appariva piacevolmente sorpresa,
mentre
Salazar si limitava a osservarli senza dare cenno d’emozione.
Il resto
dei presenti era visibilmente senza parole.
- Sembra
che abbiamo dato spettacolo – rise Naveen.
- Il
miglior spettacolo possibile. –
Spazio
autrice:
Salve!
Finalmente anche la Navelle è diventata Canon, so che
l’aspettavate
in molti xD
Lo so che in teoria avrebbe dovuto esserci anche la settima
prova, ma come al solito mi sono fatta prendere la mano e ho esagerato
con la lunghezza
del capitolo quindi sono stata nuovamente costretta a dividerlo a
metà. Gli OC
che non hanno avuto molto spazio in questo capitolo recupereranno con
il
successivo, non preoccupatevi.
Al prossimo aggiornamento.
Stay tuned.
XO XO,
Mary