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Autore: SomeoneNew    01/07/2017    2 recensioni
E un pensiero la sfiorò lievemente per un secondo. Che se solo avesse voluto, se solo le cose fossero andate in maniera diversa quel ragazzo seduto di fianco a lei proprio in quel momento, forse un giorno avrebbe potuto imparare ad amarla davvero.
Se solo avesse saputo da quanto tempo l'amava già.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Quando eravamo giovani


La prima vera cotta non te la scordi mai. Ti rimane marchiata sulla pelle come un tatuaggio indelebile. Non c’è un momento nella vita in cui alzando lo sguardo verso l’orizzonte ti chiederai “Chissà chi fu la mia prima cotta?”. Perché per quanto tu possa andare avanti negli anni e intraprendere strade totalmente diverse e lontane dal quel momento, continuerai a concedere a quella persona un piccolo spazio nel tuo cuore.

Fu un attimo. Callie riprese la bottiglia facendola nuovamente girare e tutti sembravano aver già dimenticato l’accaduto, pronti per il prossimo giro di situazioni imbarazzanti. Era stato come ritrovarsi in una scena a rallentatore che aveva poi ripreso il corso della storia a velocità doppia. Ma nell’aria c’era qualcosa di diverso. Qualcosa era cambiato. Eppure gli sembrò che nessuno se ne fosse accorto, tranne lui. Si rese conto che per tutta la serata non aveva fatto altro che osservarla da lontano, ma solo pochi secondi prima quando i loro sguardi si erano incrociati l’aveva guardata davvero. Gli skinny jeans blu scuro, il maglioncino color sabbia che lasciava intravedere le magre clavicole, i capelli biondi che le scendevano morbidamente fino a metà schiena, le dita sottili e slanciate e le unghie mordicchiate prive di smalto. Ogni cosa in lei sembrava essere cambiata. Ma quando per la prima volta in tutta la serata l’aveva guardata negli occhi, lì dentro aveva ritrovato lei. Non fu capace di distogliere lo sguardo neanche quando, dopo aver pronunciato il suo nome era ritornata a fissare la bottiglia di vetro come tutti gli altri. Ma lui no, lui proprio non ci riusciva a far finta di niente. Perché dopo aver fatto qualche conto tra ricordi sbriciolati sotto il peso del tempo aveva realizzato una cosa sola. 2008. Non poteva essere vero. Non avrebbe dovuto dirlo maledizione! Perché adesso tutto il suo mondo era diventato improvvisamente un gran casino, passato e presente sembravano fondersi davanti ai suoi stessi occhi senza riuscire a distinguere l’uno dall’altro. Maledizione, maledizione maledizione, pensò. Come aveva fatto a non accorgersene? Era stato talmente impegnato a nascondere i suoi stessi sentimenti da ignorare completamente ciò che davvero desiderava. E adesso, a distanza di anni, alla domanda ‘Per chi avevi una cotta nel 2008?’ lei aveva pronunciato il suo nome come se fosse la cosa più naturale di questo mondo. E per lui era stato un po’ come una doccia fredda perché la verità, miei cari lettori è che quello stesso anno anche Zayn aveva preso una cotta colossale per la nostra eroina, e l’anno dopo, e l’anno dopo ancora. Diciamo che era stata una cotta un po’ troppo lunghetta per poterla continuare a definire tale dopo qualche tempo. Ma il liceo è un po’ questo, tutto sembra essere o troppo grande o troppo piccolo per poterlo definire, e soprattutto spaventoso. E quando poi entrano in gioco i sentimenti tutti noi vorremmo avere a portata di mano un paracadute ed un aereo dal quale buttarci. Le cose si complicano e diventano sempre più ingarbugliate tra di loro, come tanti fila senza un capo ed una fine che formano proprio al centro un grosso nodo. Allora cosa fai? Ti metti lì armato di santa pazienza a tentare di districare il groviglio o semplicemente tagli i fili? E secondo voi Zayn cosa fece all’epoca? Affilò le unghie mettendosi all’opera o andò a cercare una forbice? Di certo non era un tipo da cose complicate, non lo era per niente. Così quando si era ritrovato a dovere fronteggiare addirittura dei sentimenti, non se l’era proprio sentita. E di fili ne aveva tagliati e come. Aveva tentato in ogni modo di sopprimere quelle sensazioni che provava quando la guardava, quando le era vicino, quando sentiva la sua voce e si era così impegnato nell’intento che negli anni era poi diventata un’abitudine. Non ricordava più quando aveva smesso. Probabilmente quando terminato l’ultimo anno di liceo aveva rinunciato a cercarla nei volti della gente per strada. Sapeva che era partita. Non che lei gliel’avesse detto, gliel’aveva semplicemente letto in viso, in quell’ultimo sguardo che aveva lanciato alla loro vecchia scuola e quando poi, per la prima volta aveva sfidato se stessa, alzando gli occhi verso i suoi compagni di scuola, guardandoli ad uno ad uno mentre loro, come sempre non si accorgevano di lei. Poi era uscita da quel cancello. Quello era stato il suo addio, al liceo, a Portland, alla sua adolescenza e a tutto ciò che poteva tenerla ancorata al passato, e probabilmente anche a lui. E Zayn dal canto suo si era sentito abbandonato. Sapeva di non averne il diritto ma era così che si era sentito, e questa era stata probabilmente la prima cosa che si era concesso di provare. Poi era arrivato il pentimento, poi l’autocommiserazione seguita da una buona dose di odio nei propri confronti e poi semplicemente aveva smesso di cercarla, si era arreso.

Non aveva alcuna intenzione di andare a quella rimpatriata. L’ultima cosa che voleva era ritrovarsi in una stanza piena di rimpianti ed errori compiuti nel passato ed era perciò deciso a declinare l’invito. Poi aveva ricevuto una telefonata da parte di un Luke alquanto esasperato che lo pregava attraverso la cornetta di non costringerlo a riferire un no a Callie, e si era detto che forse era ciò che gli serviva per poter finalmente dire anche lui una volta per tutte addio al passato. Lui stesso era rimasto sorpreso della sua decisione ma per nulla paragonabile alla sorpresa di vedere entrare lei in quella sala. Pensava non sarebbe venuta, anzi, era certo che non sarebbe venuta.

Adesso aveva decisamente bisogno di uscire al più presto da lì. Doveva allontanarsi da tutti loro e soprattutto da lei. Così appena poté decise di sgattaiolare via rifugiandosi sul grande terrazzo a fumare una sigaretta in santa pace.

Grace nel frattempo si era resa conto che dalla postazione in cui si trovava ora non riusciva a vedere il grande orologio da muro. Si era alzata ed era andata alla ricerca della sua borsa nera e appena aveva tirato fuori il suo iphone, cinque chiamate perse fremevano sul suo blocca – schermo, tutte quante della sua capo redattrice. Doveva velocemente trovare un posto appartato e richiamarla, così appena scorse una via d’uscita e notando che nessuno faceva caso a lei compose il numero e fece partire la telefonata, ritrovandosi anche lei sul terrazzo buio.

La telefonata era stata breve e coincisa, doveva al più presto inviarle la bozza del pezzo a tema natalizio e si appuntò mentalmente di farlo non appena sarebbe tornata a casa. La temperatura si era abbassata ancora di più rispetto a qualche ora prima, e il freddo pungeva sulla pelle coperta soltanto da quel maglioncino che aveva comprato in saldo nel negozietto sotto casa a San Francisco. Eppure non appena i suoi occhi si posarono sul panorama di fronte a lei neanche i pinguini l’avrebbero convinta a rientrare in casa. Arricciò le dita attorno alle maniche larghe e incrociando le braccia come a tentare di trattenere il poco calore restante nel suo corpo, si avvicinò alla ringhiera e forse per la prima volta rimase estasiata da quella città per la quale aveva provato tanto disprezzo in passato. Portland, che sembrava essere infinita illuminata dalle luci della notte, si prostrava ai piedi di un cielo nero come la pece proprio davanti ai suoi occhi, e l’ombra di un sorriso si posò sulle sue labbra.

Per tutto quel tempo Zayn era rimasto lì, nell’ombra, e lei non si era accorta di lui neanche quando aveva sussultato vedendola uscire sul terrazzo. Era come una visione. A causa sua aveva combattuto contro se stesso per così a lungo che adesso, percependola ad un paio di metri di distanza non riusciva proprio a capacitarsi di come avesse fatto in questi sei lunghi anni a privarsi di una visione del genere. Fu quando vide quel leggero sorriso che, d’impulso decise di fare un passo avanti e “Credo di non averti mai vista sorridere”. Grace fece un balzo all’indietro di quasi un metro sbiancando in volto in pochi secondi e portandosi una mano all’altezza del petto.

“Ho appena perso dieci anni di vita per lo spavento, Zayn” disse in un sussurro tentando ancora di riprendere fiato “Credevo fosse un ladro, santo cielo!
“Qui dentro c’è un sistema antifurto talmente potente che neanche una mosca riuscirebbe ad entrare in questa reggia.” Rise spegnendo la sigaretta nel vaso lì accanto e appoggiandosi con gli avambracci sulla ringhiera a qualche centimetro di distanza da lei. Grace aveva seguito ogni suo movimento e ritornando ad osservare il panorama di fronte a loro pensò ad alta voce “Alla fine è andato tutto come previsto, un matrimonio da favola, una villa che potrebbe far invidia alla White House. Hanno ottenuto ciò che volevano.”
“Non tutto ciò che appare perfetto lo è davvero.” La interruppe Zayn.
Lei non capì “Che vuoi dire?” gli chiese.
“Non c’è niente di perfetto lì dentro, non te ne sei resa conto? Il matrimonio di Callie e Luke sta crollando a pezzi. In questa casa non c’è più niente di perfetto da molto tempo ormai.”
“Cos’è successo?” gli chiese voltandosi nella sua direzione e iniziando a delineare con gli occhi il suo profilo.
“Hanno cercato di avere un figlio un paio di anni fa. Non ci sono riusciti.” Fece una pausa, “Callie è sterile. Per Luke è stato un contraccolpo terribile. Cerca di tenere duro per lei ma ogni giorno che passa è come vederli appassire tra queste stesse mura.”
“Io non ne avevo idea.”
“Lo so” sorrise guardandola negli occhi “E’ difficile. Credi di essere preparato a certe cose, a sostenere i tuoi amici nel momento del bisogno. Ma quando ti ritrovi di fronte ad un dolore del genere ti sembra che le parole si svuotino del loro significato, e tutto ciò che puoi fare è cercare conforto nel silenzio.” Luke e Zayn erano stati grandi amici al liceo, nonostante Luke fosse il capitano della squadra di basket e Zayn di sport ne capisse ben poco. Era una bella amicizia la loro, sincera soprattutto. Ma come sempre la vita non va mai come ci si aspetta. “Sono cambiate molte cose da quando te ne sei andata.” lo disse lentamente quasi per paura di far trasparire la verità da quelle semplici parole. E poi sentì il bisogno di interrompere quel legame visivo che si era creato prima di potersi tradire. Ritornò a fissare un punto indistinto al di là della città. Doveva assolutamente rilassare l’atmosfera prima di rischiare di compiere un qualunque passo falso, così tentò di buttarla sul ridere.
“Comunque il tono professionale mentre parli al telefono non ti si addice molto, piccola Grace.”
“Hey, non chiamarmi ‘piccola Grace’!” si lamentò mentre un sorriso impertinente le sfuggiva dalle labbra. Così cercando di apparire più autoritaria gli diede una spallata.
Lui fece un passo indietro sollevando le mani “Davvero siamo già al contatto fisico? Placa gli ormoni piccola Grace, hai ventiquattro anni non più quindici. Capisco che hai appena dichiarato di amarmi da anni e che tu voglia sposarmi ma …”
“Oh si, in effetti avevo giusto qui l’anello per a proposta” rispose lei fingendo di cercare l’oggetto nelle tasche dei jeans, reggendogli il gioco senza conoscere l’effetto che quelle stesse parole provocavano in lui.
“E vediamo, dove ti vorresti sposare?” sapeva che doveva fermarsi, che quello stupido gioco gli sarebbe potuto costare caro.
Lei ci pensò un po’ su, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio “Non lo so. Non ci ho mai pensato” confessò alzando le spalle “Se mai accadrà sarà qualcosa di molto strano, nulla di tradizionale probabilmente.”
’Se mai’ ‘non ci ho mai pensato’” la imitò “Possibile non ci sia  nessuno che ti faccia battere il cuore? Che ti faccia sognare ad occhi aperti questo tipo di cose? Non c’è nessuno nella tua vita, piccola Grace?” sentendosi porle quelle domande si rese conto di non volerlo sapere davvero, e si pentì amaramente di non essersi fermati molto prima di finire sui carboni ardenti.

Grace, spostando il peso del proprio corpo da un piede all'altro distolse lo sguardo visibilmente a disagio. Non aveva accettato di partecipare a quella serata per parlare di lui, anzi, si era appena resa conto di esserci andata proprio per non pensare a lui. Si sentì terribilmente irritata a dovere sostenere quella sorta di interrogatorio, e da chi poi? Niente popò di meno che la sua cotta liceale. Quando si dice ‘oltre al danno la beffa’. Non voleva che la sua mente ritornasse a quella serata di qualche giorno prima e soprattutto non voleva riprovare quella sensazione sulla propria pelle.

Il suo silenzio gli fece capire che si, c’era qualcuno. Qualcuno del quale però non sembrava essere molto convinta, o che per lo meno le provocava quel disagio che i suoi gesti e i suoi occhi lasciavano trasparire. Una miriade di brutti pensieri iniziarono ad affollare la mente di Zayn. Era ovvio ci fosse qualcosa che non andava, e se avesse dovuto arrendersi e lasciarla andare una volta per tutte, non avrebbe mai e poi mai potuto farlo sapendo che lei non era al sicuro. Era perciò deciso. Al diavolo i carboni ardenti, doveva saperne di più. Ma non appena aprì bocca per parlare, lei stessa ruppe il silenzio.

“Questo è il periodo dell’anno che amo di più.” Aveva cambiato discorso, ma no, lui non avrebbe demorso. Aveva il diritto di sapere. Non aveva potuto proteggerla dieci anni prima, quando era solo un ragazzino che dava troppa importanza alle sciocchezze. Lo aveva capito tardi. Lui era un po’ così in tutto, ma come diceva sempre la nonna ‘meglio tardi che mai’. Così, deciso a controbattere ritornando sull’argomento precedente aprì di nuovo bocca, e per l’ennesima volta inutilmente. “Ogni cosa è così silenziosa. Fa freddo ma riesci comunque a sentire il calore delle persone. Poi c’è la famiglia, quei parenti che vedi solo una volta all’anno e che dici ti stiano antipatici ma che, in fondo in fondo, se non ci fossero ti mancherebbero. E poi l’albero, le decorazioni, i negozi affollati, i sorrisi della gente, i maglioni imbarazzanti che ti permetti di indossare solo in questo periodo dell’anno. La neve, i canti natalizi, tutto a Natale si illumina ed è magia pura.” E il sorriso che le si stampò in volto illuminato solo dalle luci della città gli tolse il respiro. Forse non se ne rendeva conto ma in quel preciso istante era lei ad emanare luce propria, lei era magia pura. E mentre lo sguardo di Grace si perdeva tra le lontane luci di Portland, Zayn non riusciva a distogliere i suoi occhi dallo spettacolo che per così tanto tempo aveva cercato di ignorare. E lei, se solo avesse potuto vedere quello che vedeva lui in quel preciso istante, avrebbe smesso di cercare così lontano la bellezza e la magia di cui tanto parlava.

Let me photograph you in this light
In case it is the last time
That we might be exactly like we were
Before we realized
We were sad of getting old
It made us restless
I’m so mad I’m getting old
It makes me reckless
It was just like a movie
It was just like a song
When we were young
 

“Buon Natale, Zayn.”

Quando Grace rientrò in casa Zayn rimase ancora un  po’ lì fuori a contemplare il vuoto, accendendo l’ennesima sigaretta. Rivederla e parlarle era stato quasi innaturale. E poi c’era stato quel suo tentennamento quando lui si era spinta un po’ troppo oltre la linea di margine che si era prefissato, e aveva capito che chiunque fosse quel qualcuno, era un argomento tabù per lei. Per quale motivo poi, non gli era stato concesso saperlo. E realizzò che, probabilmente, per la seconda volta, si era lasciato sfuggire l’unica persona che fosse mai stata capace di farlo sentire vivo in quel modo.

“Buon Natale, Grace.” 


My corner

Scusate il ritardo ma ho avuto qualche problemino tecnico con il PC. Coooomunque eccoci qui. Spero vi sia piaciuto il capitolo, come sempre sarei davvero felicissima di ricevere una recensione o semplicemente un breve commento.

Mi trovate anche su twitter @/daisyyrral
A venerdì prossimo,
Daisy :)

 
  
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