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Autore: endif    13/06/2009    12 recensioni
"Il buio si fece più buio. Una voragine si spalancò nel mio petto. All’improvviso sentii il dolore, immenso, pulsante, invadermi la testa. «Non c’è più…» mormorai. Chiusi gli occhi e con tutto il fiato che avevo in gola urlai tutta la mia disperazione."
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Change'
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CAP. 31

UNA GITA INASPETTATA

 

BELLA

Ero emozionata come una bambina.

Il sollievo della scoperta che Edward non fosse più inquieto con me, mi aveva donato una sensazione di immensa leggerezza. Accanto a lui, benché questo non fosse proprio un giorno da scampagnata, mi sentivo allegra ed euforica.

Non sapevo dove mi stesse portando, ma se anche avessimo fatto ritorno a casa, senza alcuna sosta, non avrei potuto essere più felice.

Stavamo percorrendo una strada che non conoscevo, quando l’auto svoltò in una stradina laterale e si inoltrò su per un tratto non sterrato.

Attorno a noi solo silenzio.

Dopo qualche minuto, Edward fermò l’auto in un piccolo slargo del sentiero.

Il silenzio divenne totale. Osservai il cielo. Le nuvole erano scomparse da un pezzo e il sole era prepotentemente emerso in tutta la sua potenza.

Mi girai verso di lui perplessa.

Ma potevamo rischiare di uscire con tutta quella luce? E se l’avessero visto?

I suoi occhi mi scrutarono divertiti. Aprì la portiera dal suo lato e mise una gamba fuori.

Gli poggiai una mano sul braccio e chiesi preoccupata: «Edward, ma sei sicuro che non ci sia nessuno?»

Per risposta lui mi prese la mano, ne baciò prima il dorso e poi il palmo soffermandocisi sopra un momento ed uscì dall’auto.

In un attimo fu al mio fianco, con la portiera aperta e la mano tesa per aiutarmi a scendere.

Trattenni il fiato osservando la miriade di sfavillii che si diramarono improvvisamente dal suo corpo per riflettersi ovunque. Era di una bellezza da mozzare il fiato.

«Vieni Bella, non avere paura, non c’è nessuno! Alice mi avrebbe avvertito in caso contrario e mi ha già fatto il bollettino meteo per tutto il weekend …» mi chiarì lui con voce rilassata e sicura.

Allora afferrai la sua mano e scesi dall’auto. Poi, osservai i miei sandali che lascavano quasi del tutto i piedi scoperti. Due sottili striscioline di cuoio fasciavano il dorso del piede. Non erano sicuramente adatti al trekking …

Alzai lo sguardo su di lui e dissi mortificata: «Mi sa che non ho scelto la tenuta più adatta per una passeggiata tra i boschi …»

Per tutta risposta lui disse: «Non sarà di certo un problema!» e fulmineo mi passò un braccio dietro alle ginocchia ed uno intorno alla vita facendomi librare nell’aria come fossi stata una piuma.

«Reggiti forte!» e mi fece l’occhiolino con aria maliziosa.

Annuii vigorosamente con il capo e nascosi il viso nella sua spalla. Sentii il suo petto vibrare leggermente sotto la mia guancia in una risata leggera e cominciò a correre.

Sentivo l’aria fresca sulla mia pelle, lo svolazzare del lino intorno alle mie gambe, la sua presa forte e salda sul mio corpo. Non osai alzare lo sguardo, era troppo tempo che non correvamo più così e non volevo rovinare la magia del momento sentendomi male.

D’un tratto ci fermammo. Edward mi tenne tra le sue braccia ancora per qualche secondo, poi, sentendomi in equilibrio posai le gambe a terra senza tuttavia staccare il mio viso dalla sua spalla. Mi azzardai a fare capolino aprendo un occhio.

Vedevo del verde lussureggiante nel mio raggio d’azione.

Qualcosa di luccicante attrasse la mia attenzione. Decisi di alzare del tutto il viso, ma di mantenere le braccia ancora allacciate al suo collo. Presi un respiro profondo che mi si mozzò in gola non appena spostai lo sguardo dal suo petto.

Davanti ai miei occhi si stagliava il lago più azzurro, luminoso ed immenso che avessi mai visto in tutta la mia vita. Era immerso nelle tonalità fresche e vive del verde estivo, ma come protetto dalle montagne che si stagliavano tutt’intorno. Era un vero e proprio paradiso. Feci qualche passo verso la riva.

La calma ed il silenzio erano irreali, sembrava di essere piombati in una favola meravigliosa.

«Ti piace?» il suo fresco respiro mi solleticò l’orecchio, le sue mani si poggiarono da dietro sulla mia vita.

Non riuscii a fare altro che annuire con il capo. Era emozionatissima. Il cuore mi batteva ancora forte nel petto, rimbombando nella mia testa.

All’improvviso vidi ondeggiare davanti agli occhi un bikini celeste.

«Vorresti unirti a me?» disse con voce carezzevole ed accattivante.

Arrossii fino alla radice dei capelli ed abbassai lo sguardo: «Non … non saprei. Magari più tardi …» ma gli schizzi d’acqua che raggiunsero i miei piedi, mi rivelarono che Edward si era già tuffato.

Rimasi con il costumino in mano ad osservare le bollicine d’acqua che si alzavano tutte intorno al punto in cui si era immerso. Lo vidi riemergere a parecchia distanza da me.

«Dai Bella, solo un tuffo prima di pranzo! Prometto che non sbircerò .. » e rise, mentre si scrollava l’acqua dai capelli muovendo con grazia la testa a destra e a sinistra.

Eccolo il mio miracolo personale. Bello come il dio dei mari, sfavillante sotto la luce del sole, con indosso quasi nulla, che mi dava le spalle in attesa che lo raggiungessi in acqua.

Deglutii a secco e cominciai a sfilarmi i sandali.

EDWARD

Appena fui certo che fosse entrata completamente in acqua mi girai e le andai incontro nuotando ad ampie bracciate. Era ferma e tesa dove ancora aveva piede, e muoveva le braccia facendo ondeggiare l’acqua davanti a sé. Non appena le fui vicino le tesi la mano e la invitai a seguirmi. Fece segno con le dita da sotto l’acqua di allontanarmi dando più vigore al gesto dicendo: «Sciò, sciò, non importunarmi, ti prego!». Uno splendido sorriso le comparve sul volto ancora un po’ arrossato.

Mi immersi completamente e riemersi a pochi centimetri da lei. Sentivo il calore della sua pelle attraverso l’acqua. Non riuscii ad impedirmi di toccarle i fianchi ed attrarla a me.

La sentii tremare, pensai per il freddo. Abbassò leggermente il capo ed io inspirai con forza l’odore dei suoi capelli bagnati. L’acqua ne esaltava enormemente la fragranza di pulito e di lavanda.

Ero pienamente cosciente dell’imbarazzo che avvertivo in lei.

Con un dito le carezzai la guancia delicatamente. Mi chinai verso di lei e presi a strofinarle la guancia con il naso. Desideravo che si sciogliesse, che si sentisse più a suo agio.

Lei alzò per una frazione di secondo i suoi occhi su di me, ma spostò subito lo sguardo. Tanto mi bastò per leggerci dentro un vago timore.

Bella aveva paura di me!?

Con un dito la portai a volgere il viso verso di me, tuttavia non riuscii a catturare il suo sguardo.

«Bella, non devi avere paura di me.» Sospirai, passandomi una mano tra i capelli bagnati.

«So che ti sembra assurdo dopo ciò che è successo ieri sera, ma credimi se ti dico che non potrei mai farti del male.» alle mie parole sentii il suo cuore fare una capriola ed accelerare il battito. Continuava a non guardarmi.

«Questo lo so …» disse con una vocina flebile e leggera.

«Bella, ieri sono stato imperdonabile con te.» Finalmente alzò lo sguardo su di me, sembrava perplessa. Fece per dire qualcosa, ma le posai un dito sulle labbra.

«Sono un idiota, amore. Nel mio disperato tentativo di proteggerti, non ho tenuto conto del fatto che avrei potuto ferirti ugualmente. Non volevo, Bella, te lo giuro. Sei tutto per me, tutta la mia vita …» dissi in preda ad un profondo turbamento.

Sentii le sue braccia circondarmi il collo con dolcezza e le sue gambe sfiorare le mie.

«Shh, Edward, non devi darmi alcuna spiegazione …» sussurrò lei sul mio collo. «E, credimi, non è di te che ho paura, ma piuttosto di me stessa, delle sensazioni che provo …» la voce le si affievolì piano piano.

«Amore, anche io provo la stessa cosa. Queste emozioni così … così intense sono anche per me un territorio nuovo ed inesplorato» trassi un profondo respiro e continuai: «Bella anche io ti desidero molto, con tutto me stesso. Pensavo che questo fosse chiaro, lampante non solo per me.» la sentii trattenere il fiato e la strinsi con maggiore ardore.

«Spero che il mio assalto di ieri notte non ti abbia sconvolta, ma per me è molto difficile controllarmi in certe situazioni, e tu sei una tale tentazione …» alzai gli occhi al cielo, solo Dio poteva sapere quanto grande fosse il mio tormento anche in questo momento.

«Davvero?» chiese lei esitante ancora contro la pelle del mio collo.

«Certo. Ogni istante. » confermai io.

«Anche … adesso?» la sua voce era dolce ed titubante.

Espirai con forza, strinsi un po’ le labbra e ammisi: «Sì, Bella, anche adesso». Ancora faticavo a capire come potesse sottovalutarsi a tal punto da ritenersi insignificante. Non c’era essere più meraviglioso, più delicato, dolce e sensuale al tempo stesso, ritrosa e passionale alla stessa maniera, che avessi mai incontrato nella mia vita.

Le sue labbra deposero un timido e lieve bacio nell’incavo del mio collo. Sentii la pelle fremere a quel contatto. Anche lei lo avvertì e divenne più audace.

Cercai di sorridere, ma la tensione per mantenere l’autocontrollo era troppa. La mia piccolina stava prendendo confidenza con le sue arti di seduttrice. Capivo che la cosa la incuriosiva e contemporaneamente la esaltava. Fino a quando riuscivo a resistere, non l’avrei fermata, non potevo rischiare di ferirla di nuovo mentre stava riprendendo fiducia in se stessa. Era importante che capisse quanto piacere sapeva donarmi.

Così, presi un profondo respiro.

Sentii le sue dita scorrere leggere sul mio torace ed un ringhio sommesso mi nacque dal petto. Lo soffocai, non volevo spaventarla.

«Ti … ti piace se ti tocco così?» la sua voce era bassa, lieve.

«Sì» sospirai «Sì … mi piace» la mia voce uscì, invece, roca e gutturale. Voleva delle conferme, ma come rivelarle tutto il mio desiderio senza farla fuggire via a gambe levate? Cercai di essere il più delicato possibile, sforzandomi di trattenere le mani al loro posto. Quello era il suo momento, era lei che doveva condurre il gioco, non dovevo permettere alla mia sensualità di vampiro di confonderla e di alterarne i sensi.

Chiusi gli occhi, mentre le sue gambe si allacciarono ai miei fianchi e la punta delle sue dita prese a scorrermi sulla schiena.

L’acqua tiepida facilitava la nostra vicinanza, ma ai miei sensi particolarmente sviluppati non sfuggirono le differenti temperature delle varie parti del corpo di Bella premute contro il mio. Con l’ultimo movimento che aveva fatto sentii un intenso calore premere contro il mio bacino.

Forse sarei morto davvero, adesso.

Mi irrigidii un po’, e sentii che anche il suo corpo entrava in tensione.

«Ti … ti do fastidio così?» era incerta.

Inspirai profondamente e con un sorrisino appena accennato dissi: «Bella, se potessi sapere cosa provo adesso …» faticavo a riconoscere la mia stessa voce. Scossi con lentezza la testa e deglutii « No, non mi dai fastidio».

Si strinse allora di più a me. Non sarebbe stato possibile nascondere tutta la mia eccitazione con un contatto così ravvicinato, ma lei non sembrava esserne turbata.

Abbassai con lentezza il capo per strusciare il naso sotto la sua mascella. Era fresca e profumata, vedevo la sua giugulare pulsare impazzita, sentivo il suo sangue che mi chiamava. Con la punta della lingua sfiorai la pelle che si rialzava leggermente lì dove ricopriva quella vena.

Il desiderio di fondermi con lei cominciò a diventare doloroso.

Le mie mani scesero giù per la schiena raggiungendo le sue natiche. Le strinsi con quanta più delicatezza possibile, e la sentii gemere.

Di piacere, questa volta.

Fu come un lampo, nella mia testa. Le mie dita si insinuarono sotto il suo costume a cercare un contatto più intimo. La sua pelle era morbida e soda.

Si inarcò contro di me, sporgendosi con il torace verso il mio viso e reclinando la testa all’indietro. Il movimento le espose completamente il collo alle mie labbra.

Sentii i miei occhi incupirsi, le mani cominciarono a tremare nello sforzo di trattenere la loro potenza. Ne staccai una dai suoi glutei per percorrere la meravigliosa e delicata linea del suo collo.

Lentamente, con sensualità le scostai la spallina destra del reggiseno.

Volevo guardarla.

Un tenero bocciolo dalla punta rosea si rivelò ai miei occhi.

Con delicatezza, quasi con riverenza, lo sfiorai a pel d’acqua.

Ne constatai la turgidezza sotto i polpastrelli. Era stupenda.

La sentii strofinarsi contro di me.

Sapevo che non avrei retto ancora per molto, ma ero come ipnotizzato dal suo corpo, dai suoni che fuoriuscivano dalle sue labbra. Sentii che un nuovo impeto stava scorrendomi nei muscoli.

Trovai la sua bocca con la mia e la issai fuori dall’acqua prendendola tra le braccia.

In un attimo fui sulla riva e la distesi sull’erba senza staccarmi da lei un istante.

Con destrezza la sciolsi dall’ingombro del pezzo superiore del bikini. Bella era in balia delle mie mani, della mia lingua. Non connetteva più, il respiro affannoso, gli occhi vitrei, il cuore al galoppo.

Volevo guardarla tutta, nuda, solo per me. Scostai leggermente il mio torace dal suo petto.

E quando i miei occhi si posarono sul lato sinistro del suo corpo mi paralizzai e sgranai gli occhi. Una vistosa lividura violacea occupava tutto il seno, fino a raggiungere quasi il fianco. Trattenni il respiro e rimasi a fissare quello scempio sul corpo della mia Bella, che, ignara di tutto giaceva stesa con gli occhi chiusi totalmente in mio potere.

«Io … ti ho fatto questo?» sussurrai a me stesso con un filo di voce, mentre la frustrazione mi piombava  addosso come una valanga. Lei aprì gli occhi e mi guardò confusa.

Seguì la direzione del mio sguardo e cercò di coprirsi con la mano, imbarazzata. «E’ più brutto di quanto non sia in realtà.» disse cercando di schiarirsi la voce.

«Senti molto dolore? Ti prego, non mentirmi.» le chiesi senza riuscire a staccare gli occhi dalla sua pelle candida deturpata da quell’ematoma che io le avevo procurato.

Scosse la testa in silenzio e si girò sul fianco rannicchiandosi contro di me.

L’enormità del rischio che stavo per farle correre in questo momento mi diede la lucidità necessaria per riacquistare il controllo delle mie azioni.

Con delicatezza le sfiorai una guancia con le labbra e contemporaneamente la coprii con la mia camicia.

La avvolsi, poi, con le mie braccia come se fosse un cristallo, con lentezza e circospezione, e le sussurrai all’orecchio: «Ti prego, perdonami.»

Rimanemmo abbracciati sull’erba fino a quando non la sentii rabbrividire.

Allora la scostai con dolcezza fissando i miei occhi nei suoi: «Giuro che ci proveremo, Bella. Proveremo a fare l’amore, e sarà meraviglioso. Ma dovremo essere molto cauti. Non posso permettermi di perdere ancora il controllo con te. Ti prometto che non ti farò mai più una cosa come questa.»  

 

NOTA DELL'AUTRICE: Scusate il ritardo e soprattutto per non essere riuscita a rispondere alle vostre recensioni. La mia migliore amica si è sposata ieri e sono stata incasinataissima. Posto un capitolo da infarto, ma spero che vi piaccia ... Fatemi sapere. Ringrazio come sempre la mia Beta Gazy. Bacioni a tutti
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