CAP.
31
UNA
GITA INASPETTATA
BELLA
Ero
emozionata come una
bambina.
Il
sollievo della
scoperta che Edward non fosse più inquieto con me, mi aveva
donato una
sensazione di immensa leggerezza. Accanto a lui, benché
questo non fosse
proprio un giorno da scampagnata, mi sentivo allegra ed euforica.
Non
sapevo dove mi
stesse portando, ma se anche avessimo fatto ritorno a casa, senza
alcuna sosta,
non avrei potuto essere più felice.
Stavamo
percorrendo una
strada che non conoscevo, quando l’auto svoltò in
una stradina laterale e si
inoltrò su per un tratto non sterrato.
Attorno
a noi solo
silenzio.
Dopo
qualche minuto,
Edward fermò l’auto in un piccolo slargo del
sentiero.
Il
silenzio divenne
totale. Osservai il cielo. Le nuvole erano scomparse da un pezzo e il
sole era
prepotentemente emerso in tutta la sua potenza.
Mi
girai verso di lui
perplessa.
Ma
potevamo rischiare
di uscire con tutta quella luce? E se l’avessero visto?
I
suoi occhi mi
scrutarono divertiti. Aprì la portiera dal suo lato e mise
una gamba fuori.
Gli
poggiai una mano
sul braccio e chiesi preoccupata: «Edward, ma sei sicuro che
non ci sia nessuno?»
Per
risposta lui mi
prese la mano, ne baciò prima il dorso e poi il palmo
soffermandocisi sopra un
momento ed uscì dall’auto.
In
un attimo fu al mio
fianco, con la portiera aperta e la mano tesa per aiutarmi a scendere.
Trattenni
il fiato
osservando la miriade di sfavillii che si diramarono improvvisamente
dal suo
corpo per riflettersi ovunque. Era di una bellezza da mozzare il fiato.
«Vieni
Bella, non avere
paura, non c’è nessuno! Alice mi avrebbe avvertito
in caso contrario e mi ha
già fatto il bollettino meteo per tutto il weekend
…» mi chiarì lui con voce
rilassata e sicura.
Allora
afferrai la sua
mano e scesi dall’auto. Poi, osservai i miei sandali che
lascavano quasi del
tutto i piedi scoperti. Due sottili striscioline di cuoio fasciavano il
dorso
del piede. Non erano sicuramente adatti al trekking …
Alzai
lo sguardo su di
lui e dissi mortificata: «Mi sa che non ho scelto la tenuta
più adatta per una
passeggiata tra i boschi …»
Per
tutta risposta lui
disse: «Non sarà di certo un problema!»
e fulmineo mi passò un braccio dietro
alle ginocchia ed uno intorno alla vita facendomi librare
nell’aria come fossi
stata una piuma.
«Reggiti
forte!» e mi
fece l’occhiolino con aria maliziosa.
Annuii
vigorosamente
con il capo e nascosi il viso nella sua spalla. Sentii il suo petto
vibrare
leggermente sotto la mia guancia in una risata leggera e
cominciò a correre.
Sentivo
l’aria fresca
sulla mia pelle, lo svolazzare del lino intorno alle mie gambe, la sua
presa
forte e salda sul mio corpo. Non osai alzare lo sguardo, era troppo
tempo che
non correvamo più così e non volevo rovinare la
magia del momento sentendomi
male.
D’un
tratto ci
fermammo. Edward mi tenne tra le sue braccia ancora per qualche
secondo, poi,
sentendomi in equilibrio posai le gambe a terra senza tuttavia staccare
il mio
viso dalla sua spalla. Mi azzardai a fare capolino aprendo un occhio.
Vedevo
del verde
lussureggiante nel mio raggio d’azione.
Qualcosa
di luccicante
attrasse la mia attenzione. Decisi di alzare del tutto il viso, ma di
mantenere
le braccia ancora allacciate al suo collo. Presi un respiro profondo
che mi si
mozzò in gola non appena spostai lo sguardo dal suo petto.
Davanti
ai miei occhi
si stagliava il lago più azzurro, luminoso ed immenso che
avessi mai visto in
tutta la mia vita. Era immerso nelle tonalità fresche e vive
del verde estivo,
ma come protetto dalle montagne che si stagliavano
tutt’intorno. Era un vero e
proprio paradiso. Feci qualche passo verso la riva.
La
calma ed il silenzio
erano irreali, sembrava di essere piombati in una favola meravigliosa.
«Ti
piace?» il suo
fresco respiro mi solleticò l’orecchio, le sue
mani si poggiarono da dietro
sulla mia vita.
Non
riuscii a fare
altro che annuire con il capo. Era emozionatissima. Il cuore mi batteva
ancora
forte nel petto, rimbombando nella mia testa.
All’improvviso
vidi
ondeggiare davanti agli occhi un bikini celeste.
«Vorresti
unirti a me?»
disse con voce carezzevole ed accattivante.
Arrossii
fino alla
radice dei capelli ed abbassai lo sguardo: «Non …
non saprei. Magari più tardi
…» ma gli schizzi d’acqua che
raggiunsero i miei piedi, mi rivelarono che Edward
si era già tuffato.
Rimasi
con il costumino
in mano ad osservare le bollicine d’acqua che si alzavano
tutte intorno al
punto in cui si era immerso. Lo vidi riemergere a parecchia distanza da
me.
«Dai
Bella, solo un
tuffo prima di pranzo! Prometto che non sbircerò ..
» e rise, mentre si
scrollava l’acqua dai capelli muovendo con grazia la testa a
destra e a
sinistra.
Eccolo
il mio miracolo
personale. Bello come il dio dei mari, sfavillante sotto la luce del
sole, con
indosso quasi nulla, che mi dava le spalle in attesa che lo
raggiungessi in
acqua.
Deglutii
a secco e
cominciai a sfilarmi i sandali.
EDWARD
Appena
fui certo che
fosse entrata completamente in acqua mi girai e le andai incontro
nuotando ad
ampie bracciate. Era ferma e tesa dove ancora aveva piede, e muoveva le
braccia
facendo ondeggiare l’acqua davanti a sé. Non
appena le fui vicino le tesi la
mano e la invitai a seguirmi. Fece segno con le dita da sotto
l’acqua di
allontanarmi dando più vigore al gesto dicendo:
«Sciò, sciò, non importunarmi,
ti prego!». Uno splendido sorriso le comparve sul volto
ancora un po’
arrossato.
Mi
immersi
completamente e riemersi a pochi centimetri da lei. Sentivo il calore
della sua
pelle attraverso l’acqua. Non riuscii ad impedirmi di
toccarle i fianchi ed
attrarla a me.
La
sentii tremare,
pensai per il freddo. Abbassò leggermente il capo ed io
inspirai con forza
l’odore dei suoi capelli bagnati. L’acqua ne
esaltava enormemente la fragranza
di pulito e di lavanda.
Ero
pienamente
cosciente dell’imbarazzo che avvertivo in lei.
Con
un dito le carezzai
la guancia delicatamente. Mi chinai verso di lei e presi a strofinarle
la
guancia con il naso. Desideravo che si sciogliesse, che si sentisse
più a suo
agio.
Lei
alzò per una
frazione di secondo i suoi occhi su di me, ma spostò subito
lo sguardo. Tanto
mi bastò per leggerci dentro un vago timore.
Bella
aveva paura di
me!?
Con
un dito la portai a
volgere il viso verso di me, tuttavia non riuscii a catturare il suo
sguardo.
«Bella,
non devi avere
paura di me.» Sospirai, passandomi una mano tra i capelli
bagnati.
«So
che ti sembra
assurdo dopo ciò che è successo ieri sera, ma
credimi se ti dico che non potrei
mai farti del male.» alle mie parole sentii il suo cuore fare
una capriola ed
accelerare il battito. Continuava a non guardarmi.
«Questo
lo so …» disse
con una vocina flebile e leggera.
«Bella,
ieri sono stato
imperdonabile con te.» Finalmente alzò lo sguardo
su di me, sembrava perplessa.
Fece per dire qualcosa, ma le posai un dito sulle labbra.
«Sono
un idiota, amore.
Nel mio disperato tentativo di proteggerti, non ho tenuto conto del
fatto che
avrei potuto ferirti ugualmente. Non volevo, Bella, te lo giuro. Sei
tutto per
me, tutta la mia vita …» dissi in preda ad un
profondo turbamento.
Sentii
le sue braccia
circondarmi il collo con dolcezza e le sue gambe sfiorare le mie.
«Shh,
Edward, non devi
darmi alcuna spiegazione …» sussurrò
lei sul mio collo. «E, credimi, non è di
te che ho paura, ma piuttosto di me stessa, delle sensazioni che provo
…» la
voce le si affievolì piano piano.
«Amore,
anche io provo
la stessa cosa. Queste emozioni così …
così intense sono anche per me un
territorio nuovo ed inesplorato» trassi un profondo respiro e
continuai: «Bella
anche io ti desidero molto, con tutto me stesso. Pensavo che questo
fosse
chiaro, lampante non solo per me.» la sentii trattenere il
fiato e la strinsi
con maggiore ardore.
«Spero
che il mio assalto
di ieri notte non ti abbia sconvolta, ma per me è molto
difficile controllarmi
in certe situazioni, e tu sei una tale tentazione
…» alzai gli occhi al cielo,
solo Dio poteva sapere quanto grande fosse il mio tormento anche in
questo
momento.
«Davvero?»
chiese lei
esitante ancora contro la pelle del mio collo.
«Certo.
Ogni istante. »
confermai io.
«Anche
… adesso?» la
sua voce era dolce ed titubante.
Espirai
con forza,
strinsi un po’ le labbra e ammisi: «Sì,
Bella, anche adesso». Ancora faticavo a
capire come potesse sottovalutarsi a tal punto da ritenersi
insignificante. Non
c’era essere più meraviglioso, più
delicato, dolce e sensuale al tempo stesso,
ritrosa e passionale alla stessa maniera, che avessi mai incontrato
nella mia
vita.
Le
sue labbra deposero
un timido e lieve bacio nell’incavo del mio collo. Sentii la
pelle fremere a
quel contatto. Anche lei lo avvertì e divenne più
audace.
Cercai
di sorridere, ma
la tensione per mantenere l’autocontrollo era troppa. La mia
piccolina stava
prendendo confidenza con le sue arti di seduttrice. Capivo che la cosa
la
incuriosiva e contemporaneamente la esaltava. Fino a quando riuscivo a
resistere, non l’avrei fermata, non potevo rischiare di
ferirla di nuovo mentre
stava riprendendo fiducia in se stessa. Era importante che capisse
quanto piacere
sapeva donarmi.
Così,
presi un profondo
respiro.
Sentii
le sue dita
scorrere leggere sul mio torace ed un ringhio sommesso mi nacque dal
petto. Lo
soffocai, non volevo spaventarla.
«Ti
… ti piace se ti
tocco così?» la sua voce era bassa, lieve.
«Sì»
sospirai «Sì … mi
piace» la mia voce uscì, invece, roca e gutturale.
Voleva delle conferme, ma
come rivelarle tutto il mio desiderio senza farla fuggire via a gambe
levate?
Cercai di essere il più delicato possibile, sforzandomi di
trattenere le mani
al loro posto. Quello era il suo momento, era lei che doveva condurre
il gioco,
non dovevo permettere alla mia sensualità di vampiro di
confonderla e di
alterarne i sensi.
Chiusi
gli occhi,
mentre le sue gambe si allacciarono ai miei fianchi e la punta delle
sue dita
prese a scorrermi sulla schiena.
L’acqua
tiepida
facilitava la nostra vicinanza, ma ai miei sensi particolarmente
sviluppati non
sfuggirono le differenti temperature delle varie parti del corpo di
Bella premute
contro il mio. Con l’ultimo movimento che aveva fatto sentii
un intenso calore
premere contro il mio bacino.
Forse
sarei morto
davvero, adesso.
Mi
irrigidii un po’, e
sentii che anche il suo corpo entrava in tensione.
«Ti
… ti do fastidio
così?» era incerta.
Inspirai
profondamente
e con un sorrisino appena accennato dissi: «Bella, se potessi
sapere cosa provo
adesso …» faticavo a riconoscere la mia stessa
voce. Scossi con lentezza la
testa e deglutii « No, non mi dai fastidio».
Si
strinse allora di
più a me. Non sarebbe stato possibile nascondere tutta la
mia eccitazione con
un contatto così ravvicinato, ma lei non sembrava esserne
turbata.
Abbassai
con lentezza
il capo per strusciare il naso sotto la sua mascella. Era fresca e
profumata,
vedevo la sua giugulare pulsare impazzita, sentivo il suo sangue che mi
chiamava. Con la punta della lingua sfiorai la pelle che si rialzava
leggermente lì dove ricopriva quella vena.
Il
desiderio di
fondermi con lei cominciò a diventare doloroso.
Le
mie mani scesero giù
per la schiena raggiungendo le sue natiche. Le strinsi con quanta
più
delicatezza possibile, e la sentii gemere.
Di
piacere, questa
volta.
Fu
come un lampo, nella
mia testa. Le mie dita si insinuarono sotto il suo costume a cercare un
contatto più intimo. La sua pelle era morbida e soda.
Si
inarcò contro di me,
sporgendosi con il torace verso il mio viso e reclinando la testa
all’indietro.
Il movimento le espose completamente il collo alle mie labbra.
Sentii
i miei occhi
incupirsi, le mani cominciarono a tremare nello sforzo di trattenere la
loro
potenza. Ne staccai una dai suoi glutei per percorrere la meravigliosa
e
delicata linea del suo collo.
Lentamente,
con
sensualità le scostai la spallina destra del reggiseno.
Volevo
guardarla.
Un
tenero bocciolo
dalla punta rosea si rivelò ai miei occhi.
Con
delicatezza, quasi
con riverenza, lo sfiorai a pel d’acqua.
Ne
constatai la
turgidezza sotto i polpastrelli. Era stupenda.
La
sentii strofinarsi
contro di me.
Sapevo
che non avrei
retto ancora per molto, ma ero come ipnotizzato dal suo corpo, dai
suoni che
fuoriuscivano dalle sue labbra. Sentii che un nuovo impeto stava
scorrendomi
nei muscoli.
Trovai
la sua bocca con
la mia e la issai fuori dall’acqua prendendola tra le braccia.
In
un attimo fui sulla
riva e la distesi sull’erba senza staccarmi da lei un istante.
Con
destrezza la
sciolsi dall’ingombro del pezzo superiore del bikini. Bella
era in balia delle
mie mani, della mia lingua. Non connetteva più, il respiro
affannoso, gli occhi
vitrei, il cuore al galoppo.
Volevo
guardarla tutta,
nuda, solo per me. Scostai leggermente il mio torace dal suo petto.
E
quando i miei occhi
si posarono sul lato sinistro del suo corpo mi paralizzai e sgranai gli
occhi.
Una vistosa lividura violacea occupava tutto il seno, fino a
raggiungere quasi
il fianco. Trattenni il respiro e rimasi a fissare quello scempio sul
corpo
della mia Bella, che, ignara di tutto giaceva stesa con gli occhi
chiusi
totalmente in mio potere.
«Io
… ti ho fatto
questo?» sussurrai a me stesso con un filo di voce, mentre la
frustrazione mi
piombava addosso
come una valanga. Lei
aprì gli occhi e mi guardò confusa.
Seguì
la direzione del
mio sguardo e cercò di coprirsi con la mano, imbarazzata.
«E’ più brutto di
quanto non sia in realtà.» disse cercando di
schiarirsi la voce.
«Senti
molto dolore? Ti
prego, non mentirmi.» le chiesi senza riuscire a staccare gli
occhi dalla sua
pelle candida deturpata da quell’ematoma che io le avevo
procurato.
Scosse
la testa in
silenzio e si girò sul fianco rannicchiandosi contro di me.
L’enormità
del rischio
che stavo per farle correre in questo momento mi diede la
lucidità necessaria
per riacquistare il controllo delle mie azioni.
Con
delicatezza le sfiorai
una guancia con le labbra e contemporaneamente la coprii con la mia
camicia.
La
avvolsi, poi, con le
mie braccia come se fosse un cristallo, con lentezza e circospezione, e
le
sussurrai all’orecchio: «Ti prego,
perdonami.»
Rimanemmo
abbracciati
sull’erba fino a quando non la sentii rabbrividire.
Allora
la scostai con
dolcezza fissando i miei occhi nei suoi: «Giuro che ci
proveremo, Bella.
Proveremo a fare l’amore, e sarà meraviglioso. Ma
dovremo essere molto cauti.
Non posso permettermi di perdere ancora il controllo con te. Ti
prometto che non
ti farò mai più una cosa come questa.»
endif