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Autore: Chiaroscura69    02/07/2017    2 recensioni
''Non puoi fare così ogni volta... tu non vuoi che ti ami, ma non mi dai nemmeno la possibilità di non amarti'' dissi senza guardarlo negli occhi.
''Tori dimmi cosa potrei fare e lo farò''rispose quasi divertito.
''Lasciami andare e sparisci dalla mia vita una volta per tutte''.
Alessandro mi guardò il polso alla ricerca del braccialetto. Me lo coprii con una mano ma lui me la afferrò e la spinse via.
''Perchè lo hai tenuto?'' disse fissandomi attentamente negli occhi.
''E' un motivo stupido, lascia stare... Senti ho un'idea: frequentiamoci assiduamente per dieci giorni e in questi giorni mi devi mostrare i tuoi dieci peggiori difetti. In questi giorni però non dovrai mai provarci con me.
Solo facendo in questo modo forse smetterò di amarti''.
''Se questo è il tuo modo di risolvere la faccenda per me va bene. Inizia a tremare Melanzana!''
'Ecco come mi sono cacciata nel peggior guaio della mia vita' pensai.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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*Throwback to 4 years ago*
Sono sempre stata una ragazza timida. Ricordo che il mio primo fidanzatino si chiamava Davide, lo conobbi in prima media, quando ancora per iniziare una relazione bastava una semplice crocetta sulla casella del ''sì''. E da lì era tutto un tenersi per mano, giurarsi amore eterno, chiamarsi ogni giorno e baciarsi ovunque fosse quantomeno legale.
Le cose non sono mai andate meglio. Ecco perchè oggi l'ansia mi sta aggrappata sulle spalle come un corvaccio.
Non dico mai di sì, ho sempre paura di uscire con qualcuno di nuovo.
Gli ultimi due tentativi sono stati un fiasco e ho sinceramente il terrore di affezionarmi a qualcuno un'altra volta. Eppure, con lui è diverso.
L'ho conosciuto a lavoro, il che in effetti non migliora le cose, ma è stato subito colpo di fulmine.
Il mio telefono squilla e il cuore mi balza fino alla gola, strozzandomi.
Leggo: Alessandro.
'Non rispondere, non rispondere, non rispondere, fingi di non aver sentito e non uscirci' dice la mia mente in preda all'ansia.
Il telefono smette di squillare e il mio cuore di battere.
E' meglio così, è stato un errore.
Non so nemmeno cosa mi sia preso.
Non sono nemmeno il suo tipo, che senso ha?
Sto facendo solo il mio bene.
Mi guardo allo specchio e il telefono ricomincia a squillare Continuo a guardarmi allo specchio e mi faccio schifo.
Non mi sono mai sentita indegna di me stessa come in questo momento, e neppure così inadeguata nei confronti della vita.
Una lacrima mi sfugge dagli occhi.
Non è colpa mia se mi hanno tolto tutta la gioia di amare. Troppo amore dato alle persone sbagliate fa male.
Il telefono continua a squillare.
Sposto i miei occhi dallo specchio al muro e per caso mi capita fra gli occhi la citazione che mio padre aveva fatto incorniciare pochi mesi prima. Non l'ho ancora mai letta, me ne accorgo solo ora ''Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo lo sai che vola e lo stesso fiore che oggi sboccia domani appassirà''.
Improvvisamente non ho più voglia di piangere, non voglio più avere paura.
Che senso ha rinchiudersi in casa? Una vita protetta e sicura non è una vita felice Non voglio più essere così delusa da me stessa, devo riguadagnarmi la mia autostima.
'Carpe diem, Tori In fondo non hai nulla da perdere, il cuore non lo hai già più' mi dico.
So che sta per partire la segreteria telefonica, ma io ormai ho già preso la mia scelta.
''Alessandro''esclamo con fin troppo vigore.
''Oh, allora sei viva, Vittoria, stavo per mettere giù'' mi riprende Alessandro con una certa ironia che vibra nella voce.
''S-scusa non ho visto la chiamata''.
''Mmm non è che tu mi vuoi paccare?''.
''N-no, ci sono''.
''Va bene, io sto uscendo di casa, dove ci incontriamo?''.
''Boh, sai dov'è la pineta?''.
''Sì''.
''Facciamo lì allora, anche io sto partendo''.
Metto giù il telefono e mi guardo un'ultima volta allo specchio.
Sembro uscita da un cartone animato, i lunghissimi capelli viola mi cadono perfettamente lisci all'indietro e sono abbinati alla mia gonna viola. Mi sorrido, sono un po' strana ma in fondo non sono male.
Beh, insomma, forse dovrei cambiarmi E se pensasse che sono eccentrica? E se il mio essere strana lo spaventasse? Non ho tempo per pensarci, sono già in ritardo.
Camminando me la prendo comoda, ho bisogno di distrarmi per farmi passare l'ansia. Appena inizio ad intravedere le cime dei pini del parco sento i brividi sfiorarmi delicatamente la schiena. Ma so che è quella paura positiva che si trasforma in adrenalina, perciò non la combatto.
Entro a passo deciso accompagnata dalla musica 'A tribe called red'di Angel Haze e finalmente mi sento bella.Sento il mio orgoglio crescere dopo ogni passo.
Sento il trillo del telefono e di nuovo sparisce la mia sicurezza.
''Sei già arrivata?''.
''S-sì''mi strozzo.
''Perchè volevo dirti che non posso più venire'.
' Sento l'ansia magicamente sparire lasciando spazio ad un fortissimo senso di delusione. Doveva andare così, mi dico.
''Non ti preoccupare, in fondo non sono tanto lontana da casa, ci metto un attimo a tornare''.
Lo sento ridacchiare dall'altra parte ''Mi piace il tuo stile''.
''Dove sei?''ridacchio anche io capendo lo scherzo.
''Nei parcheggi, sono in una Mito bianca Muoviti, donna''.
Mi guardo intorno e vedo la macchina.
Ho un ultimo istante per decidere, chiudo gli occhi e cammino lentamente. Ormai son qui.
Entro dentro la macchina e Alessandro si volta verso di me con un sorriso felino.
Mi sento già a disagio E se fosse lui a non piacere a me?
''Ciao'' mi dice accarezzandomi gli occhi con la sua voce sensuale.
''Ciao'' rispondo senza riuscire a reggere il suo sguardo.
Mi bacia le guance e sento il suo profumo, un misto tra dopobarba e Versace for man. Ipnotizzante.
''Dove vuoi andare?'' Scrollo le spalle e cerco di avere un tono di voce normale.
''Non saprei ''sussurro.
''Ci faremo un giro in città allora''.
''Va bene''.
Un silenzio imbarazzante invade l'auto e mi giro verso il finestrino per sentirmi meno a disagio.
''Dai raccontami qualcosa di te''dice con un piglio svogliato e sfacciato.
''I-io studio all'Università di lettere, perchè voglio diventare una professoressa di italiano''. Mi rendo conto dopo di aver detto ciò che meno gli sarebbe interssato in quel momento. Eppure lui sorride ed è una strana sensazione. Sento le mie labbra sollevarsi a loro volta.
''Una prof di quelle cattivone?''mi dice facendomi l'occhiolino.
''Esattamente''ridacchio.
''E poi?''.
''Poi lavoro, ma questo lo sai già Non ho una vita così grandiosa da raccontare''ironizzo.
L'autoironia è sempre stata il mio forte.
Alessandro ride e mi guarda.
Distolgo lo sguardo e fisso una luce a destra della strada.
''Sei timida, vero?''mi chiede con il piglio di uno che ha già capito tutto di me. Poveraccio.
''Abbastanza''confermo.
''Si vede dal modo in cui stai rattrappita sul sedile'' dice e poi mi imita.
Rido e lo guardo di traverso, fingendo il broncio Lui mi fa la linguaccia.
''Io comunque ho solo il diploma e lavoro, ma questo lo sai già''mi informa riprendendo la mia frase.
''Che tipo di diploma?'' chiedo per fare conversazione.
''Ragioneria'' Gli sorrido e mi rilascio avvolgere dal silenzio.
''Mmm dobbiamo trovarti un soprannome''dice dopo un po'.
''Di già?''.
''Eh sì, non ho nessuna intenzione di chiamarti Vittoria''.
''Tutti mi chiamano Tori''.
''Allora vada per Tori''.
''Tu vuoi davvero chiamarmi come mi chiamano tutti?''lo sfido alzando un sopracciglio.
''Facciamo così, ti chiamerò Tori, ma nei momenti giusti Melanzana''.
''Heeeei, solo per i miei capelli!''borbotto.
''Già, ti caratterizzano''.
''Cosa intendi con i momenti giusti?''.
''Non so, quelli in cui smetto di essere per te uno dei 'tutti' e divento solo Alessandro''mi dice fissandomi negli occhi.
Deglutisco imbarazzata Questo ragazzo mi farà impazzire.
''I-io ti posso chiamare Ale?''chiedo schiarendomi la gola.
Lui ride ''Certo, Melanzana''.
Mi porta in una spiaggia che non ho mai visto, e spegne la macchina facendoci piombare nel buio pù assoluto.
''E' davvero da tanto che non vengo qui''sussurra e mi sembra quasi di vedere i ricordi che gli passano negli occhi.
''Io non sono mai venuta!''.
''Allora devi assolutamente vedere le stelle da qui''dice e mi apre la portina.
Scendiamo a piedi fino a poterci sedere in una roccia a strapiombo sul mare e ci rilassiamo Il mare nero e denso mi ricorda una poesia di Baudelire e fra me e me la recito piano.
'Sempre il mare, uomo libero, amerai! perché il mare è il tuo specchio; tu contempli nell'infinito svolgersi dell'onda l'anima tua, e un abisso è il tuo spirito non meno amaro'. Mi perdo un po' in me stessa come non mi capitava da tempo e chiudo gli occhi
''Tori, guarda sù''mi sussurra Alessandro, un po'troppo vicino. Apro gli occhi di scatto e alzo la testa. E' una notte bellissima e le stelle ci guardano beffarde dal velo nero del cielo.
''Sono stupende''mormoro incantata.
Lui mi passa una mano sulla spalla e mi fa appoggiare a lui.
Sono felice, in questo momento non c'è un altro posto dove vorrei essere.
''Peccato per la luna''sussurra sul mio orecchio. In effetti oggi è completamente nascosta da una piccola nuvola guastafeste.
''E' comunque bellissimo anche senza di lei''
''Mi piace un sacco la luna, è un po' una mia descrizione''.
'''Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessun altro', Mark Twain'' cito senza riflettere.
''Hai sul serio detto una citazione adesso?''ridacchia Alessandro.
Avvampo ''S-scusa, è un gioco che faccio con un mio amico e ogni tanto non me ne accorgo''.
''Beh, comunque era appropriata''.
Rimaniamo altri venti minuti a parlottare e guardare il cielo poi decidiamo di rientare dentro la macchina perchè c'è troppo umido.
Appena ci sediamo Alessandro mi guarda attentamente, sembra una tigre che cerca il punto più morbido della sua preda per morderla.
''Poggia la testa su di me se vuoi''mi dice abbassando un po' il sedile e stendendosi.
Con imbarazzo lo faccio e lui mi tiene la testa accarezzandomi delicatamente la frangia.
''Così non puoi evitare il mio sguardo'' mi spiega con un sorriso furbo Che tigre letale.
Sorrido e lo guardo.
''Dammi i tuoi occhi''mi sussurra perdendosi nel mio sguardo.
''Te li darei''rispondo rapita dal suo.
''Sono la prima cosa che mi ha colpita di te, quegli occhioni verdi spalancati e fragili''dice sorridendomi.
''Felice che ti piacciano''.
''Dicevo sul serio prima sul fatto che mi piacesse il tuo stile, sei diversa da tutte le ragazze con cui sono uscito Sei particolare''.
''Grazie, io avrei detto strana''.
''No no, sembri un po' come Amy Winehouse, hai proprio un tuo modo di essere speciale''.
Gli sorrido di nuovo e lui mi accarezza il collo lievemente.
''Me lo daresti un bacio?''mi chiede con un sorriso sbarazzino che lo fa sembrare un bambino felice.
''I baci non si chiedono''mormoro alzandomi leggermente. Arrivo ad un respiro dalle sue labbra ma non le sfioro.
''Sei proprio una cattivona'' sussurra anche lui senza baciarmi.
Rimaniamo qualche istante a sfidarci con gli occhi, aspettando che l'altro ceda, ma alla fine vinco io Alessandro si china su di me e mi bacia. Capisco solo in questo momento di non aver mai saputo cosa significhi baciare.
Maurizio Temporin diceva che i baci più intensi sono quelli sussurrati, perchè metà del bacio avviene fra le anime, in modo segreto e inspiegabile, nel luogo in cui si formano le speranze e le nuvole. In questo momento mi sento fra le nuvole, non sono più Tori, non sono più un essere umano, eppure sono più umana oggi rispetto a quanto lo sia stata in tutta la vita
In fondo la speranza rende più umani.
Può un bacio saldare a sè due cuori così differenti e distrutti dalla vita?
   
 
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