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Autore: Captain Payne    04/07/2017    1 recensioni
Nella contea di Cheshire East non succede mai nulla che possa rompere la quotidianità in cui la popolazione è intorpidita; figurarsi nella cittadina di Holmes Chapel, di soli 5.000 abitanti, dove la cosa più scandalosa accaduta era stata il malfunzionamento di un lampione nel centro storico.
Un gruppo di ragazzi vive la propria vita credendo di poter rimpiazzare le follie di una metropoli con la piccola città, tra i popolari del loro college ed invidiati da chi sogna di fuggire dalla routine.
L’arrivo di una ragazza in città cambia totalmente le carte in tavola.
Dal testo:
“Il moro si voltò ancora una volta verso la ragazza accanto a lui, catturando nella sua memoria come i fasci di luce s’infrangessero sul suo viso candido e il profilo del suo naso alla francese sembrasse uno spicchio di sole appena sorto: un timido calore nel gelido freddo dell’alba d’Ottobre. Avrebbe voluto risponderle, per non sembrare un ebete che di prima mattina aveva già terminato le parole; per esempio voleva chiederle come mai non avesse ripetuto l’insulto da lui pronunciato.”
https://www.wattpad.com/434827794-troubles-in-heaven-z-m-%E2%80%9E-i-welcome-in-holmes
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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IV

The Bet



 
Dedicato a tutti i forti,
i determinati, i perseveranti,
quelli che non si arrendono mai davanti ad un "no",
che non si arrendono davanti all'evidenza e lottano 
fino all'ultimo respiro. 






-Sta un po’ attenta con quel borsone Vic! Di cosa è fatto, Adamantio?- Whaliyha le inveì contro mentre si massaggiava una coscia con aria dolorante.
Sophie non sembrò nemmeno farci caso; distrattamente mormorò uno “Scusami Whaly” e tornò a farsi largo nei corridoi, portando il borsone come fosse la sua croce. La preside aveva argutamente fatto spostare l’armadietto di Sophie accanto a quello della logorroica ragazza ambrata, per facilitare la nascita della loro amicizia.

-Lindbergh! Ma che coincidenza, abbiamo gli armadietti sulla stessa fila, sarà un segno del destino?- quella voce le suonava familiare, ricordava d'averla sentita una volta nella classe d'inglese e una volta nella mensa, ma quell’episodio non era finito molto bene. 

Sentì Whaliyha sbuffare così sonoramente che si meravigliò che il ragazzo appena unitosi a loro non l’avesse sentita; il suo nome era Chad Mackintosh e, da quanto le aveva raccontato l’amica, era solo un ragazzo che tentava disperatamente d'imitare il gruppo di suo fratello Zayn. Lo aveva sentito nominare spesso nei corridoi, perlopiù da ragazze che ne avevano parlato sempre con aria estasiata. Whaliyha le aveva raccontato quanto fosse popolare grazie alle feste che organizzava molto frequentemente, indiscutibilmente le migliori: i suoi genitori partivano regolarmente per due settimane ogni cambio di stagione, e lui non perdeva tempo ad organizzare feste che avrebbero dato da parlare per i mesi a venire.

-Non hai davvero nessun altro a cui rompere le palle a quest'ora, Tosh?- lo apostrofò allora l’amica, tentando disperatamente di levarselo dai piedi, ma lui sembrò non volerne sapere.

Era più alto di lei, probabilmente il metro e ottanta lo sfiorava con tranquillità; le spalle larghe erano gonfie di muscoli ben definiti così come i pettorali fasciati dalla maglietta leggera, visibile sotto la felpa sportiva del college. Il viso era squadrato per via della mascella accentuata e la carnagione era bianco latte, con qualche piccola lentiggine ai lati del naso, dritto e severo, leggermente rigonfio sulle narici. Anche i zigomi erano alti e spigolosi, sormontati da un paio di occhi piccoli e marroni che, con la luce che quel giorno filtrava dalle finestre, sembravano quasi avere delle sfumature rosso scuro. Ciò che però era senza dubbio di color rosso erano i suoi capelli, folti ma tagliati corti, sollevati con de gel verso l'alto.

Nonostante tutti i pensieri “peccaminosi” che avrebbe dovuto fare una  teenager vedendolo arrivare verso di sé, l’unica cosa a cui non riusciva a smettere di pensare Sophie era che non somigliava affatto a Chad di High School Musical.

-Prenditi una camomilla Malik Junior, volevo solo scambiare quattro chiacchiere con la nuova arrivata... allora, ti hanno già fatto fare il giro turistico, zuccherino? Io conosco posti in cui la tua amica non ti ha portato di sicuro- tentò lui, cercando di avvicinarsi a Sophie mentre lei ancora armeggiava col suo armadietto, cercando di capire per quale motivo non si aprisse se la combinazione inserita era quella giusta.

Prima che Whaliyha potesse rispondere al ragazzo con la sua solita delicatezza, Sophie lasciò cadere distrattamente a terra il suo borsone sportivo che andò a schiantarsi proprio contro il piede sinistro del ragazzo accanto a lei.
Un urlo soffocato grattò la gola del playboy e la ragazza svedese si voltò immediatamente, un’espressione mortificata sul viso: -Per tutte le patate Chad, mi dispiace, ti sei fatto male? Scusami, mi sono distratta un attimo…-  nonostante lei fosse seriamente mortificata, la sua amica non riusciva a smettere di ridere e Sophie cercava di farle capire, con delle occhiatacce, di smetterla immediatamente.

-Smettila Vic, non merita la tua pietà, ti aveva appena chiesto il permesso per portarti in qualche sgabuzzino a fare chissà cosa, direi che se l’è cercata- esordì la mora tra una risata e l’altra, guadagnandosi un’occhiata di fuoco da parte del ragazzo piegato a terra.

-Chi è che si diverte nei miei sgabuzzini senza il mio permesso?-

Ci mancava la ciurma al completo, pensò Whaliyha, mentre Harry Styles le si avvicinava con aria insospettita posando subito dopo lo sguardo sulla ragazza inginocchiata a terra, cercando di capire chi le stesse accanto nella medesima posizione.

-Tosh, ti devi far aiutare anche ad allacciare le scarpe adesso?- chiese sarcasticamente il riccio, e ciò che potè ovviamente notare Sophie era che tra i due non scorresse un grande rapporto d’amicizia. Il diretto interessato alzò lo sguardo, sprezzante, e nonostante Sophie fosse convinta che avrebbe risposto a tono non lo fece. Si alzò dalla sua posizione, provocando la medesima reazione nella ragazza che posò lo sguardo sui nuovi arrivati, tornando ad armeggiare col suo armadietto che finalmente si aprì.

-Pronta per oggi, moretta?- la voce di Louis le giunse da dietro la schiena e giurò a se stessa che gli avrebbe tolto quel ghigno dalla faccia, lui non aveva idea di ciò che sapeva fare.

-Io starei attenta al tuo posto in squadra BooBear, con lei che lo metterà in discussione si farà piuttosto, come dire, precario- bisbigliò l’amica per lei, e non fece in tempo ad aggiungere altro che Louis la caricò di peso in spalla, facendole ciondolare il busto e la testa oltre la sua schiena mentre la portava via dal corridoio, seguito da un Liam divertito ed un Harry visibilmente offeso, che urlava loro dietro: “Perché tu puoi infastidirla e io no?”  “Io non rischio di scoparmela, Styles”

Sophie era ancora di spalle, convinta di essere rimasta sola con Chad piede-monco, ma dopo soli pochi instanti, il ragazzo la guardò con un’espressione leggermente impaurita: -Io devo proprio andare in bagno, ci si vede in giro Lin- e si dileguò a passo svelto per il corridoio.

Lei sospirò profondamente, grata di essere di nuovo sola, e prese i libri che le sarebbero serviti in quell’ora.
Si voltò chiudendo l’armadietto ma rimase paralizzata dalla vicinanza di un paio di occhi castani che la guardavano intensamente: Zayn.

Un mano poggiata oltre la spalla della ragazza, all’armadietto laterale, e il viso ad una trentina di centimetri dal suo lasciandole il giusto spazio per osservarlo nell’insieme. Ciò che questa distanza potè farle notare era la sua espressione concentrata, avrebbe osato dire corrucciata, nell’osservare gli occhi blu della ragazza e ricambiare il suo sguardo. Non si era mai sentita più su di giri che in quel momento nella sua intera vita.

-Ti stava dando fastidio?-

La sua voce la riscosse da quella trance in cui era entrata, avrebbe voluto dire "di malavoglia" ma in realtà l’avrebbe classificata come il suono più bello che aveva raggiunto le sue orecchie in quel freddo mattino di fine settembre. Scosse appena la testa, allargandosi poi in un timido sorriso e Zayn fece lo stesso, come se quello della ragazza l’avesse contagiato, spostando a malincuore la mano dall’armadietto e lasciandola più libera di muoversi: ora che erano soli, di certo non l’avrebbe lasciata andare così facilmente.

Lei iniziò a camminare con i libri stretti al petto e, solo in quel momento, Zayn potè far meglio caso al suo abbigliamento. Una tuta, una semplice tuta nonostante avesse già una tenuta sportiva per quel pomeriggio.
Quello che però balenò quasi immediatamente nella sua mente era come facesse ad essere così sexy anche con una tuta che di sexy non avrebbe dovuto avere nulla. Era larga sulle gambe, con due polsini che stringevano le caviglie scoperte; la banda superiore stava poco sotto l’orlo della maglietta bianca a maniche corte, attillata, che lasciava intravedere il ventre candido e piatto; il sedere a mandolino era leggermente fasciato dal tessuto morbido, lasciando libero sfogo all’immaginazione.

Sono proprio un pervertito - pensò scuotendo appena la testa e camminando accanto alla ragazza per il corridoio, attirando le occhiate di tutti coloro che ancora si aggiravano liberi per l’edificio.

-Tutto bene?-

La voce dolce della ragazza accanto a lui lo raggiunse, provocando un moto di sorpresa all’altezza del suo stomaco: era davvero convinto che non gli avrebbe rivolto la parola finché non fossero arrivati alla sua classe.

-Penso che dovrei portela io questa domanda, sei tu che oggi sfiderai il grande Louis Tomlinson- usò un evidente tono di scherno e questo le provocò una risata pura e sincera.

Finalmente, pensò, allargandosi in un enorme sorriso sornione: finalmente poteva sentire la sua risata solo per lui e dire che fosse migliore delle sue aspettative era un vero eufemismo.

-Veramente l’unica cosa che mi provoca un po’ d’ansia è il pensiero di quella scommessa che vuole fare... Whaliyha mi ha detto di non sapere nulla e vederla così interessata a scoprire qualche dettaglio mi ha messa in guardia-

Zayn sorrise: era davvero una bambola di porcellana ed era inverosimile che sarebbe mai riuscita a battere Louis, che non era il capitano del loro team solo perché la maggioranza aveva votato per Liam. Avrebbe voluto rassicurarla esprimendole il suo piano segreto, ovvero quello di chiudere Louis in camera e presentarsi per il “premio in palio” al suo posto, inventando una scusa, ma era meglio non dirglielo subito.

-Credo… sì insomma, credo che questa sia la mia classe- la sentì dire perché lui, troppo preso, aveva continuato a camminare senza nemmeno far caso ai numeri che scorrevano di lato sulle porte.

-Che coincidenza, anche la mia- disse solamente, sorpreso che frequentassero lo stesso corso di matematica. Era convinto che solamente una decina di persone riuscissero ad arrivare al livello 5 – Classe Élite, tra questi ovviamente c’era lui.

-Allora, ti siedi vicino a me?- al suono di quella domanda potè dirsi piacevolmente sorpreso.



 
                                                                                                                 *


 
-Tu devi portare alto l’onore del nostro gruppo, vendicami, devi assolutamente prendere a calci il bel culo di Tomlinson- la voce di Whaliyha le giungeva quasi come un lamento mentre sollevava i calzettoni bianchi fin sopra le ginocchia.

Era pronta, la cosa che davvero non vedeva l’ora di vedere era l’espressione sbigottita di Louis quando lo avrebbe battuto su ogni fronte, ma il giudice di gara ovviamente non era lei e sarebbe stato colui che avrebbe scelto le tre branchie in cui i due si sarebbero sfidati.
Era accompagnata dalla mora in campo, che continuava a straparlare su che provvedimenti avrebbero potuto prendere se la scommessa fosse stata troppo dura per lei, ma questo non le importava, la sua preoccupazione era un’altra in quel momento.

-Promettimi solo una cosa- nonostante Louis avesse già cominciato a chiamarla da quando le aveva notate, a lei non importava, era più importante risolvere questo problema: -Devi stare vicino a Se-Caleb, intendevo Caleb, devi impedirgli di intervenire qualunque cosa accada- l’amica la guardò dapprima confusa ma poi annuì consapevole, pensando che si vergognasse di essere difesa dal proprio fratello.

C'è mancato davvero un pelo, idiota.

-Lo terrò sotto strettissima sorveglianza- assicurò lei con un’espressione maliziosa, mentre si avviava a passo svelto in direzione degli spalti puntando il ragazzo che attento scrutava il campo. Non appena si avvicinò alle panchine del lato destro, la accolse subito Chelsea con un grosso sorriso disarmante, i denti bianchissimi che sembravano riflettere i raggi ultravioletti del sole e i ricci biondi indomabili raccolti in una crocchia sfatta.

-Questa “cosa” tra te e Louis fungerà come selezione per la squadra, perciò se mi piaci sei dentro pupa- le disse divertita, facendo sentire a Sophie molta meno pressione sulle spalle, forse non sarebbe stata così sofferta.

Dovette immediatamente ricredersi però quando voltò la testa verso l’area di rigore più vicina, trovando i ragazzi a passarsi la palla svogliati e stanchi, ma non era di certo questo che le fece tenere lo sguardo fisso sulla scena. Il ragazzo che quella mattina si era mostrato dolce e premuroso con lei e col quale aveva passato un’ora di matematica per nulla pesante, si stava in quel momento versando il contenuto di una boccetta d’acqua addosso, nel tentativo di diminuire il caldo di quel giorno. I muscoli dei pettorali e degli addominali erano tesi per il brivido dell’acqua fredda e Sophie fu costretta a deglutire più volte nel tentativo di non soffocare - la gola era rimasta asciutta e la lingua si era attaccata al palato tanto era grande lo sforzo di rimanere impassibile.

Dannati ormoni da donna in menopausa, si maledisse.

-Ma guarda un po’ chi ha raccolto la sfida, ero convinto che non ti saresti presentata fino ad un momento fa, mi hai stupito Lindberg!- esclamò il moro, che intanto si era avvicinato a lei con passo lento e svogliato, quasi a farle intendere che gli pesasse essere lì.

-Ora, apri le tue orecchie candide e ascolta i termini della scommessa del riccio- si schiarì la gola lanciando un’occhiata maliziosa al ragazzo prima di continuare: -Se vinco io, cosa altamente probabile, potrai passare un’indimenticabile giornata col sottoscritto, tutto pagato, quindi come vedi non devi far altro che perdere per ritirare il premio- concluse con un grosso sorriso che lasciava intendere molto. Lo sguardo di Sophie era fisso su di lui e su Whaliyha che assumeva un’espressione di disgusto, contraria alla cosa, ma la sua attenzione era tutta per il maggiore dei Malik, che stringeva le dita intorno alla maglia della divisa, probabilmente solo allo scopo di strizzarla anche se sperò per un attimo che fosse gelosia.

-E se vince?- chiese Chelsea al suo posto.
-Sì certo, come no-  bofonchiò Louis divertito facendosi seguire in quelle risate da Harry.
-Ci ho pensato io Cheet, tranquilla!-  urlò Whaliyha nell’orecchio di Louis, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del ragazzo e una risata da parte di Sophie.

-Detta är för dig, morfar- Questa è per te, nonno, sussurrò la ragazza e chiuse gli occhi, inebriandosi del profumo dell'erba.


-Non lanciarmi maledizioni in Svedese, è giocare sporco questo- le sussurrò Louis usando il suo stesso timbro di voce, prima di avvicinarsi al centro del campo dove Liam li attendeva con un pallone ed un fischietto.

-Il primo è un test di velocità: entrambi partirete agli estremi del campo, ognuno di fronte ad una porta. Al suono del fischietto dovrete correre verso il centro, dove vi aspetta la palla, ed una volta ottenuta chi ha la palla deve riuscire a non farsela sottrarre, arrivare alla porta avversaria e segnare, tutto chiaro?- dall’espressione di Louis le parve intendere che facessero spesso quel tipo di gioco tra di loro, e lei non potè fare altro che pensare a quanto fosse sciocca.
Aveva passato una vita ad allenarsi più duramente di chiunque altro solo per la stupida convinzione di essere sempre un passo indietro rispetto agli altri. Il ragazzo le mandò un bacio con la mano prima di avviarsi con una leggera corsetta nella sua parte di campo, e lo stesso fece Sophie dopo un profondo sbuffo, affiancandosi a Niall che in quel momento era il suo portiere.

-Louis non gira bene a sinistra, cerca di sf- Sophie sollevò una mano per intimargli il silenzio.

-Ti assicuro che sarà facile anche senza alcun tipo di trucco, fidati di me- gli disse solamente, prima di sorridergli incoraggiante: –puoi anche metterti comodo, la palla non riuscirà nemmeno ad entrare nella nostra metà campo-

Si posizionò con le mani a terra e prese un grande respiro. L’odore dell’erba le entrò nelle narici, ricordandole quando giocava nel campo al castello: l’aria era leggermente più umida e pesante ma lei chiuse gli occhi, immaginando che tutto tornasse ad essere come prima e che suo nonno l’attendesse dall’altra parte del campo.
Non appena il fischiò le fece vibrare il timpano, vide in lontananza la piccola figura di Louis fare perno sulla punta dei piedi e spingersi a tutta forza verso il centro del campo, lei non aveva bisogno di altro.



I presenti fissavano la scena col fiato sospeso, Zayn in particolar modo anche se cercava di non darlo a vedere.
Non aveva dato alcuna speranza di vincita alla ragazza finché non l’aveva vista entrare in campo con la sua divisa completa di tutto ma visibilmente provata, sembrava essere stata usata fino allo sfinimento del materiale stesso. Sapeva che Louis non era un grande osservatore e di certo non aveva notato che la maglia della ragazza, sulla spalla destra, presentava un autografo che non era riuscito a riconoscere: e una divisa autografata non era per chiunque.

Non aveva dato esito diverso alla disputa finché non l’aveva vista compiere le prime tre falcate verso il centro del campo, Louis era un mediano perché non c’era nessuno nella squadra che potesse sperare di correre veloce quanto lui, eppure Victoria non era classificabile in quel momento: Victoria stava praticamente volando, non sembrava nemmeno che poggiasse i piedi sull’erba, era così veloce che non si potevano distinguere neppure i tratti del suo viso, era solo una macchia colorata che correva incontro a Louis.
Se il moro nei primi quattro secondi era arrivato alla prima metà del suo campo, Victoria aveva già toccato il pallone con un piede e ora lo lasciava correre insieme a lei verso il ragazzo, visibilmente stupito da quel cambio di prospettiva.

La ragazza non sembrò preoccuparsi dell’incombere di Louis, anzi, gli si parò davanti e passò la palla tanto velocemente fra una punta e l’altra degli scarpini che il ragazzo la perse di vista, lo stesso Zayn per un attimo non seppe dove guardare. Gli diede le spalle e, con un veloce movimento di tacco, la palla passò svelta fra le gambe di Louis. Lei lo superò con grazia dei movimenti, ma questo particolare era sicuro di averlo notato esclusivamente lui per chissà quale motivo.
Continuò a correre verso la porta insieme alla palla, mentre un Louis pietrificato restava là dov’era, con gli occhi ancora fissi sui suoi piedi.

Ora come minimo fingerà un malore per dare forfè, la solita vecchia volpe” - pensò Zayn, non staccando però per un solo istante gli occhi dalla figura scattante della ragazza mora.

Lei si avvicinò alla figura sbigottita di Harry, portiere per ruolo effettivo a differenza di Niall, ma nonostante la palla fosse passata rasoterra verso di lui, si lasciò cadere da tutt’altra parte, sconvolto, e quest’ultima finì in rete con la stessa tranquillità con cui era stata lanciata.

Nessuno emise un fiato, tutto il campo aveva trattenuto il respiro fino a quel momento.
Liam, a bordo campo, teneva il fischietto tra le labbra ma nessun suono sembrava fosse intenzionato ad uscire da esso, troppo sbigottito anche per muovere un solo muscolo.

Zayn non ci pensò oltre, mise due dita fra le labbra e tirò fuori tutta l’aria che aveva in quel momento nei polmoni in un fischio di esultanza, che attirò l’attenzione della ragazza su di sé. Fece sventolare la maglietta scura che aveva in mano, in segno di vittoria, e Chelsea accanto a lui iniziò a saltellare estasiata: qualcosa gli diceva che non avrebbe avuto bisogno di altre conferme per averla in squadra.

-Lindbergh, sei una bomba!- sentì gridare dietro di sé, e la voce proveniva da sua sorella che ora scendeva i gradoni degli spalti velocemente, nonostante sapesse che questo le sarebbe costato di certo un polmone. Saltò praticamente in braccio alla ragazza e Chelsea la seguì compiendo gli stessi movimenti prima che Zayn, divertito, entrasse in campo accompagnato da Liam.

-Louis, amico, credo che tu abbia perso la palla, o le palle, eppure mi sembrava di averle viste passare di qua un attimo fa- ironizzò Liam mentre Zayn cercava, invano, di trattenere le lacrime. Ovviamente non vi riuscì affatto ed entrambi scoppiarono in un moto d'ilarità.

Si voltò verso quello la ragazza nuova e i loro sguardi si incrociarono: nonostante lei avesse appena finito una lunga prova di corsa, quello col fiato più corto dei due sembrava essere proprio il moro in fin dei conti. L’unica cosa che riuscì a fare fu ammiccarle con un sorriso, lei ricambiò con una schiera di denti perfettamente bianchi e un bel paio di labbra rosee e carnose ad incorniciarli.

Se mi metto a pensare alle sue labbra, questo pomeriggio diventerà più rovente del solito, pensò Zayn tra sé e distolse lo sguardo, posandolo nuovamente su Louis.

-Liam, qual è la seconda prova?- chiese allora il moro ancora con le mani sulle ginocchia, un’espressione dura in volto e un tono per nulla divertito.

-Controllo palla-



Sophie si soffermò su quelle parole e quasi le dispiacque il pensiero di umiliarlo nuovamente davanti ai suoi amici, ma infondo non era colpa sua se avevano scelto tutte le sue specialità. L’altro round era passato così, erano tutti al centro del campo e il primo a cominciare era stato Louis, totalizzando la concreta somma di circa novanta palleggi tra petto, ginocchia e piedi. Inutile anche solamente cercare di descrivere l’espressione di Louis quando, a centotrenta, Sophie sembrava non avere ancora intenzione di cedere. Mostrò loro la sua "mossa segreta", che consisteva in un controllo palla in verticale che aveva visto fare una volta in tv, e perse la palla tornando nella posizione iniziale.

In secondo luogo, ma non meno importante, oltre ad avere finalmente zittito Louis sulle sue possibili capacità nello sport e avere il posto nella squadra di Chelsea, aveva anche vinto quella stupida scommessa. Ora poteva finalmente starsene tranquilla: sarebbe stata Whaliyha a scegliere la penitenza per per il ragazzo e di lei si fidava, ormai stavano diventando buone amiche.
 


 


( Un sexy Tommo qualche ora prima
della schiacciante sconfitta )

 
 



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Beeeene ragazze, adesso basta capitoli per un po' (si spera)
E' che ci li ho sotto il naso e non posso fare a meno di pubblicarli :((

Don't worry girls, presto si aggiungeranno alla lista
anche un paio di one shot sui dei missing moments
davvero imperdibili, e stavo pensando di aggiungere il capitolo personaggi,
come vi avevo già accennato,
perché a volte io stessa mentre rileggo ne perdo qualcuno  
e avere un indice dove controllare fa sempre comodo.

Se la storia vi sta appassionando o se avete qualche critica da fare
vi prego di lasciare una piccola recensione:
il vostro parere è molto importante per me.

Kisses, 
Captain Payne.


PS: Per richieste di banner o simili, un'email è sempre gradita!
Ho deciso che lo spazio pubblicità alla fine
dei capitoli sarà per le storie
 e per le autrici gentili per le quali
ho creato dei banner, se volete
aggiungervi alla lista sapete cosa fare <3

AGGIORNATO IL : 18.02.2018
 





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