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Autore: Johnee    05/07/2017    1 recensioni
"Avrebbe voluto abbracciarlo di nuovo, spingerlo contro una cassa e consumarlo di morsi e carezze, ma quelle sue parole… quelle sue parole lo incollarono sul posto. Non c’era un soldato, un agente, di fronte a lui, e forse lo era stato per davvero poco tempo in sua presenza. Davanti a lui c’era una persona che stava mettendo a rischio ogni cosa, gli artigli dei piedi immersi in una pozza di catrame e il cuore in mano, collegato al petto da un sottile filo blu, grondante dello stesso liquido nero e viscoso. Era una visione triste, quasi fastidiosa, e Rev se ne voleva impossessare a tutti i costi, per proteggerla, a modo suo."
#Original characters #Pre ME1
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
Capitoli:
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Rev si sedette sul letto di peso, stanco morto.
Era passata quasi mezzora da quando aveva lasciato quel bar, ma sembravano passati anni. Non aveva mai smesso di rigirarsi quel biglietto da visita tra le dita, indeciso se curiosarvi dentro o meno. Era la prima volta che si rifiutava di assecondare una curiosità giusta, ma aveva i suoi buoni motivi.
Descrisse la stanza con lo sguardo, corrucciato, stando curvo in una postura che denotava una combinazione di stanchezza fisica e mentale. Qualcosa non gli tornava, ma non riusciva a identificare quale fosse il problema.
Finalmente, cedette alle richieste del lato destro del cervello, aprendo quel biglietto da visita e soffermandosi a osservare la foto a sinistra del menù principale. Sorrise, coprendosi la bocca con un gesto istintivo. Si era trovato davvero bene, con lui.
Diede uno sbuffo seccato, roteando lo sguardo di fronte al pensiero di se stesso alle prese con troppe fantasticherie alle quali non voleva dare adito. Sfiorò l’icona del portfolio con il mignolo, sorprendendosi di trovarci una lista lunga tre pagine.
Imprecò, drizzando la schiena mentre scorreva, a occhi pallati, la lista di progetti e lavori che quell’individuo aveva svolto, divorandone le descrizioni con ingordigia. Si trattava prevalentemente di prototipi e personalizzazioni di stampo militare, dietro c’era sicuramente un istinto creativo non da poco. Per niente ci si era trovato realmente bene, durante il pomeriggio, era… era forse al suo stesso livello di intelligenza, se non con una marcia in più data dall’intuito. Perché Rev in quei prototipi non riusciva a non notarlo. Certe soluzioni erano davvero mediocri, a parer suo, nella stesura e nell’esecuzione, ma erano costantemente brillanti dal punto di vista dell’idea. Si chiese cos’avrebbero potuto costruire insieme, combinando la sua eleganza e precisione nei calcoli e le idee particolari di Serge. Si ritrovò a fissare il muro, imbambolato. Se non si fosse prefissato di evitare di vendere la sua ricerca a qualsiasi organizzazione militare si fosse offerta di comprarla, l’avrebbe chiamato immediatamente, esponendogliela per intero, chiedendogli un parere… quello stupendo viaggio mentale lo fece soffrire tremendamente. Chiuse la schermata, ritornando al menù principale. Si distese sul letto, recuperando un cuscino per abbracciarlo, la foto che ancora levitava sopra il dispositivo, osservata da occhi sognanti. La sua testa si riempì di domande, di proiezioni, mentre lui nascondeva parte del viso dentro il cuscino, lasciando fuori gli occhi, velati di stanchezza e curiosità in un binomio che gli regalò il principio di un bel mal di testa.

A nemmeno un paio di chilometri di distanza, Starblazer finiva di dare le ultime direttive alla squadra, una mano sulla spalla di Doc e il factotum aperto sulla pianta della location.
Mentre spiegava il da farsi, si sentiva enorme e minuscolo allo stesso tempo. Era consapevole di avere in mano il destino di una persona, il potere di impedire e di creare allo stesso tempo, in una situazione in cui si era infilato volontariamente, per giunta.
-Hai avuto problemi a farti assumere come buttafuori?- domandò ad Armstrong, poco dopo aver elencato i passaggi che avrebbero dovuto eseguire singolarmente, esaurendone i dettagli. Quello, che stava analizzando una divisa completamente nera, gli lanciò un’occhiata scettica -Per chi mi hai preso? Mi è bastato mostrare il medagliere alla manager.-
Haestrom si voltò nella sua direzione, uno sguardo altrettanto scettico -Ammettilo, ti sei tolto la maglietta.-
Armstrong si grattò la base del naso, per poi tirare su rumorosamente -Mi sono tolto la maglietta.-
Il gruppo, fatta eccezione di Valkyrie e Starblazer, diede una risata.
-Vado a nascondere le armi in giro per il locale- annunciò la prima, mentre si alzava da terra -Il sistema di videosorveglianza di quella struttura è talmente ridicolo che forse portarci dietro Doc è stato inutile.-
Il diretto interessato si drizzò a sedere, osservandola con aria divertita -Cara lei, che già prende alla lettera il suo ruolo di mogliettina adorabile! Vengo con te, le perlustrazioni preliminari non sono mai abbastanza.-
Valkyrie diede un grugnito di fastidio, poi si fece seguire fino alla porta, voltandosi verso Starblazer per squadrarlo con intensità -Tu vedi di riprenderti prima del nostro ritorno, d’accordo?-
I due restanti del gruppo si scambiarono un’occhiata confusa, aspettando di essere da soli con il loro leader temporaneo prima di chiedergli spiegazioni.
-Cos’è successo tra te e Valkyrie? È stranamente chiacchierona, ultimamente- chiese Haestrom, raggiungendo Starblazer.
Lui fece spallucce, preso da tutt’altri pensieri -Troppe missioni assieme, è abituata a vedere se c’è qualcosa che non va nel mio atteggiamento anche a miglia di distanza.-
La turian intrecciò le braccia -Mi sembra che tu la stia gestendo fin troppo bene, a dire il vero.-
Armstrong diede un sospiro rassegnato, facendo voltare tutti nella sua direzione. Schioccò la lingua, prima di parlare. -Il dramma di questa missione è che è costruita apposta per farti commettere errori. Basti vedere l’aspetto e il background della risorsa, o il contesto dentro il quale è stata inserita. Serge, tu hai le spalle coperte, al contrario della nostra Guardia. Nel caso tu commettessi uno sbaglio, chiunque qui dentro sarebbe disposto a farti da scudo per evitarti eventuali ripercussioni in ambito lavorativo. Il problema è un altro, e penso che Valkyrie l’abbia capito al volo.- prese una pausa per deglutire, poi lanciò uno sguardo serio come la morte al diretto interessato -Quanto sei preso dalla risorsa?-
 
Fascicolo III – Re per un giorno
 
Fortuna che le pareti del bagno erano insonorizzate, pensò Starblazer, mentre si passava un olio profumato sulle braccia, ridendo come un cretino.
Il motivo era semplice: un olo-monitor di sorveglianza, poco distante da lui, mostrava audio e video di una stanza d’albergo molto più lussuosa della sua, al suo interno Rev cantava a squarciagola una canzone anni ’30, muovendosi a ritmo di musica con un flacone di bagnoschiuma tra le dita a mo’ di microfono. Mancava poco più di un’ora all’inizio dell’evento, entrambi non erano ancora pronti. -Smetti di perdere tempo, chiamami- sbottò Starblazer, muovendo divertito la testa a ritmo di musica. Recuperò un tubetto di crema, rigirandoselo tra le dita, lo sguardo che si muoveva rapido sul video e un pensiero leggero che gli sfiorava il collo.
Appoggiò il tubetto tra le mandibole, voltando uno sguardo fugace verso la porta del bagno. Si guardò allo specchio con l’aria di chi stesse per fare una pazzia vera e propria, poi prese a ridacchiare in modo terribilmente infantile.
Non c’era nessuno fuori, la porta era chiusa.
Si mosse dapprima timidamente, come se qualcuno lo stesse osservando, poi si lanciò a ballare, perché non ne poteva più della rigidità di quell’atmosfera. Era libero, si sentiva talmente bene da percepire la fatica che fanno i muscoli che si sciolgono. Sorrideva solo per il gusto di sorridere. E cantava, cantava a pieni polmoni, fregandosene se le note fossero al loro posto o meno, pur di sfogarsi.
Poi si riebbe, e per poco non ebbe un collasso. Dovette sedersi sul bordo della vasca, la testa fra le mani e lo sguardo vitreo.
Non poteva, non doveva farlo.
Ma semmai si fosse tirato indietro, sarebbe finito davanti alla Corte Marziale. O peggio, avrebbe trascinato con sé la squadra intera e nemmeno loro si meritavano un trattamento simile.
Portò le mani davanti a sé, fissandosi le dita nell’imporsi di restare calmo.
-Disattiva l’audio, Tasale-
Un minuscolo drone sferico squittì, poi la stanza venne invasa dal silenzio, permettendo a Starblazer di riprendere il controllo del professionista che quasi quasi aveva dimenticato di essere. Si passò in rassegna le creste allo specchio, poi procedette a correggere i suoi marchi con una matita laddove erano sbeccati o mangiati dal tempo, mormorando una nenia per distendere i nervi.
Giusto pochi istanti dopo, il factotum gli s’illuminò sul suo polso, preannunciando l’arrivo di una chiamata.
E si ritrovò al punto di partenza, a sorridere come un cretino di fronte a uno specchio che ormai faticava a sopportare tutta quella serie di incoerenze.
La terrazza principale dell’edificio dove si sarebbe svolto l’aperitivo era un rettangolo piastrellato, incorniciato da una ringhiera in rame disossidato di recente e ferro battuto. Edera e piante rampicanti di origine asari si sbrogliavano lungo l’intero perimetro, mentre il sole descriveva i dettagli di un open bar parecchio lussuoso.
Erano le nove e mezzo e Rev era in clamoroso anticipo. Il buttafuori lo aveva lasciato passare in maniera decisamente tranquilla, nonostante Rev non fosse nemmeno nella lista degli invitati. Ordinò qualcosa composto al novanta percento di cubetti di ghiaccio, poi iniziò a guardarsi attorno, alla ricerca di qualcuno con cui parlare. C’erano diversi salarian intenti a discutere di prezzistiche, un turian e un’asari che si lamentavano di quanto fossero inutili i factotum della Hahne Kedar, poi c’erano loro, i Volus, almeno uno per ogni invitato, a vagliare offerte e a prestare opinioni di natura finanziaria.
Serge aveva ragione, era una vetrina, e lui doveva buttarsi nella mischia. Ma come?
Prese un respiro, poi si voltò verso il barman, un turian basso, le placche ocra del viso che si intersecavano su un colorito terra di siena bruciata. -Quanti ne devo bere di questi per affascinare e restare affascinato da un compratore multimilionario?- domandò, tanto per iniziare con qualcosa di semplice.
Il barman sbuffò una risata, per poi protendersi verso di lui -Con tutto il ghiaccio che ci mettiamo per risparmiare, almeno una decina.-
Rev schioccò la lingua sul palato, per poi sbuffare sonoramente -Perfetto- esalò, recuperando un secondo drink.
Era fasciato in un abito elegante verde scuro e bianco, abito che gli stava orribilmente bene, nonostante fosse chiaramente noleggiato. Non era tipo da coordinare accessori o sistemarsi in maniera particolare le creste, per pigrizia forse, ma in realtà non gli serviva una maggiore cura nei dettagli per apparire bellissimo. Questo almeno fu quello che pensarono due asari e un umano nell’avvicinarsi e provare a intrattenere uno stralcio di conversazione.
La prima asari era allo stadio di matrona, una neurobiologa piuttosto famosa dell’università di Dassus; la seconda era una compratrice proveniente da Armali, che non aveva niente a che vedere con l’ambito scientifico, era semplicemente una businesswoman molto ricca; l’umano era un neolaureando in ingegneria gestionale alla sua seconda esperienza fieristica. Rev si ritrovò ben presto con la gola secca, a furia di spiegare in cosa consisteva la sua ricerca e quanto importante potesse essere in una situazione limite in ambito medico. I drink da due divennero quattro, ma l’ebbrezza non voleva saperne di manifestarsi.
Fu allora che il suo sguardo si posò su qualcosa che gli fece sgranare gli occhi e fremere le mandibole. Ogni distrazione si dissolse dal suo campo visivo per fare spazio a un turian appoggiato al bancone in una posa rilassata, un bellini tra le dita e un sorriso accattivante, tutto per lui. Indossava un abito nero, bordato d’oro e di crema, un fiocco di velluto al collo e l’apparenza di qualcuno i cui sonnellini di bellezza durano ventiquattr’ore.
Rev rimase imbambolato a fissarlo per qualche istante, prima di sollevare timidamente una mano in segno di saluto. Con fluidità, Starblazer si scostò dal bancone e lo raggiunse, circondandogli i fianchi con un braccio -Buonasera- fece, interrompendo una conversazione davvero troppo incentrata sulle tossine fuoriuscite da impianti cutanei difettosi. -Vi dispiace se ve lo rubo un secondo?-
L’asari ricca diede un risolino -Un secondo solo R’lyeh. Promesso?-
-Verbena cara, potessi non ve lo restituirei proprio- ammise Starblazer, sollevando il flûte nella sua direzione. Chiunque rise, tranne Rev, che era troppo concentrato su quella mano che gli solleticava delicatamente il fianco destro.
Starblazer lo condusse attraverso il locale, per raggiungere la ringhiera del lato opposto a quello dove sostava il gruppo, ora complice in un altro rapimento. Ce l’avevano con i turian, notò Rev, con la coda dell’occhio.
-Non mi hai aspettato- protestò Starblazer, una volta al sicuro da compagnie fastidiose. Lo sciolse dalla stretta, portandosi giusto di fronte a lui.
-Pensavo fossi già qui- si scusò Rev, sorridendo appena -Mea culpa-
Starblazer diede una risata roca -Scherzavo, hai fatto bene.- fece, passandogli velocemente una mano sul braccio -Hai rischiato grosso, comunque. Verbena T’Silia è una mangiauomini di prima categoria con la fissa degli scienziati. Molti ne approfittano, dato che ha il creditometro che straborda ma… diciamo che non è troppo interessata alla controparte scientifica dell’accordo, se capisci cosa intendo.-
Rev ridacchiò, per poi passarsi la lingua sui denti mentre osservava un punto distante, in mezzo alla folla -Grazie del salvataggio, allora-
Starblazer passò uno sguardo attento su di lui, sempre mantenendo il più accattivante dei sorrisi. Se fosse stata un’occasione differente, se lui non fosse stata una risorsa ma un ragazzo qualsiasi…
Si perse in una fantasticheria dietro l’altra, prima di rendersi conto che entrambi si stavano mangiando con gli occhi. Starblazer batté le palpebre, dando un lungo gridolino rauco. Si zittì, per poi schiarirsi la voce -Maledetta allergia al polline.- commentò, guardando un vaso di ortensie con aria di sfida -Ogni volta che rientro a casa è un trauma.-
Rev ridacchiò, avvicinandosi di un passo -Dimmi che non ti sei imbottito di antistaminici.-
-Sarebbe una bugia clamorosa.- rispose Starblazer, sollevando il bellini prima di berlo tutto d’un fiato -Se non ti dispiace, vorrei ritagliarmi un po’ di tempo per guardarmi attorno, oggi pomeriggio il mio superiore in comando mi ha dato qualche input e vorrei capire se tra questa mandria di volus ce n’è qualcuno che possa indicarmi qualche scienziato al verde da corrompere.- ridacchiò, avvicinandosi a sua volta -Vuoi una dritta? Non contrattare mai con un volus. Non con questi, almeno.-
Rev strinse le palpebre su un’espressione perplessa -Per la cronaca, io non ho niente da vendere.- affermò, in maniera sospettosamente categorica.
Starblazer inclinò la testa nella sua direzione, fingendosi sospettoso -Perché ribadirlo più di una volta, allora?- chiese, appoggiando il flûte vuotato sulla ringhiera. Rev, dopo essersi accorto della gaffe, diede un risolino nervoso. Starblazer schioccò la lingua sul palato più volte, scuotendo la testa -Rev, Rev…- mormorò, percorrendo la chiusura della sua giacca con l’indice, lentamente, inseguendo una fila di bottoni dal suo collare fino alla vita, per poi fermarsi di colpo, allungando un sorriso malizioso nella sua direzione -Misterioso, intrigante Rev, che nasconde le sue carte nella manica. Hai già un’idea di chi potrebbe essere interessato?-
Rev deglutì, accompagnando i gesti di Starblazer con uno sguardo allibito. Si diede un paio di minuti per riflettere, poi sputò il rospo. -Non te ne ho parlato subito per buone ragioni, Serge. Non voglio vendere ai militari, niente di personale.-
-Ehi, va tutto bene- lo tranquillizzò Starblazer, ridendo. Si voltò verso la folla, indicando un’asari -Lei è un’abituée delle biennali, potresti partire da lei per farti un’idea delle associazioni civili presenti all’aperitivo.-
Rev, che aveva assunto un’espressione da cane bastonato nel frattempo, annuì lentamente, senza nemmeno degnare di uno sguardo l’obiettivo indicato. Guardava fisso Starblazer, una voglia matta di parlargli della sua ricerca, di andarsene da lì assieme e scambiarsi idee e opinioni. Ma non era sicuro che l’avrebbe seguito in quella follia, quindi tarpò le ali all’istinto, tornando a focalizzarsi sull’obiettivo che si era prefissato fin dall’inizio: vendere.
-Allora vado- fece Starblazer, battendogli una mano sul braccio -In bocca al lupo.-
Rev annuì, forzandosi di sorridergli in maniera gioviale -Vai e spennali tutti, tigre!- fece, mimando l’atto di dargli un pugno. Starblazer lo osservò con aria divertita, allontanandosi lentamente da quella situazione per raggiungere il piano bar, dove un barman dall’aria annoiata gli rivolse un sorriso sornione -Qualcosa da bere, tigre?-
-Il solito bellini, Doc- rispose Starblazer, rabbuiandosi -Valkyrie, sei in linea?-
“Purtroppo sì, tigre
Starblazer roteò lo sguardo. Gliel’avrebbero ricordato a vita. -Non perderlo di vista per nessun motivo, perché resterà fuori dal mio campo visivo per dieci minuti precisi.-
“Roger.”
-Allora è questo il tuo gioco, farti desiderare- Doc ridacchiò, mentre recuperava un flûte da sotto il bancone e lo riempiva con del vino bianco frizzante come se fosse il più abile dei sommelier -Siamo tutti in posizione, semmai dovesse succedere qualcosa, prenditi i tuoi tempi, stella.-
Starblazer recuperò il bicchiere, e anche un sorriso falso come l’ottone visto che la situazione lo imponeva. -A più tardi, allora.- fece, indietreggiando per finire dritto tra le braccia di una turian, quasi accidentalmente.
Rev passava di persona in persona, ascoltando e facendosi ascoltare. Trovò almeno tre compratori interessati alla sua ricerca, altrettanti disposti a consigliargli a chi rivolgersi, in ogni caso il guadagno stimato non avrebbe coperto nemmeno la metà della metà del prezzo che avevano prestabilito con il rettore della sua università. Forse stavano solo giocando al rilancio, proponendogli una cifra esigua affinché lui la potesse rilanciare in seguito, ma lui non poteva saperlo con certezza.
Dopo l’ennesimo buco nell’acqua, Rev si arrese.
No, non stava proprio riuscendo a farsi notare.
Recuperò velocemente un drink, poi si mosse verso un angolo della terrazza, preferendo distendere i nervi guardando l’orizzonte, cercando di dimenticarsi dov’era per qualche istante piuttosto che farsi assalire dall’ansia. Si sentiva un fallito, qualcuno su cui non valeva proprio la pena investire. Prese una bella sorsata, poi ringhiò un’imprecazione. Era tutto così fuori dalla sua portata! Nonostante fosse la sua prima fiera, era dannatamente sicuro di esserne all’altezza, di riuscire a rompere amichevolmente con un percorso di studi e di ricerca che non gli aveva dato altro che grattacapi.
Sentì la pressione di una mano gentile sulla schiena, si voltò appena e trovò un viso sorridente ad accoglierlo.
-Ti cercavo.- ammise Starblazer, appoggiando i gomiti sulla ringhiera, senza togliergli gli occhi di dosso, l’espressione di ebbra stanchezza di qualcuno sopravvissuto almeno a cinque giri di drink. -Allora, come ti stai trovando?-
Rev scrollò le spalle, mentre sorseggiava il suo drink, poi assunse la sua stessa posizione, nell’avvicinarsi in modo che le loro spalle si sfiorassero -Posso evitare di rispondere?- esalò, contraendo le mandibole su un’espressione sfiduciata.
Starblazer annuì, sfiorandogli il naso con il pollice -La fiera è lunga, avrai altre offerte.-
-Cinquemila crediti. L’offerta più alta copre cinquemila crediti.-
Starblazer tirò su col naso in maniera teatrale, ritraendo la testa appena -Un bel colpo basso, concordo. Al prossimo giro di chiacchiere ti faccio da spalla, okay? Ho conosciuto un paio di persone che lavorano per…-
-Non sei… non sei minimamente interessato? Davvero? Neanche un briciolo curioso?- lo interruppe Rev, quasi indispettito.
Starblazer gli lanciò uno sguardo scettico -Se anche fossi davvero interessato, tu saresti disposto a vendere la tua ricerca alla Gerarchia?- aspettò una risposta che non ebbe, quindi si strinse nelle spalle -Ecco appunto. Tanto vale restare nell’ignoranza, no?-
Rev esalò un sospiro seccato -Non voglio che il mio lavoro venga utilizzato per togliere la vita a qualcuno, ecco tutto.-
Le antenne di Starblazer si rizzarono immediatamente.
Smorzatori per veicoli militari. Uccidere. C’era qualcosa che non quadrava.
A quanto dicevano i rapporti, la ricerca di Rev era una teoria, confermata, secondo la quale era possibile ottimizzare la resa degli smorzatori di qualsiasi veicolo, di ogni dimensione e classe, secondo un sistema di calcolo unico e riproducibile da una scala crescente. Di certo, una cosa del genere non avrebbe tolto la vita a nessuno, semmai avrebbe facilitato certe manovre sul campo di battaglia, ma niente di così drastico.
-Molto spesso dipende dal suo impiego sul campo- fece, sperando che gli altri fossero in ascolto, perché c’era un’enorme bugia di fondo e nessuno ne era stato messo al corrente.
-Un campo di raffreddamento specifico aggiuntivo delle dimensioni di un’unghia per aumentare la precisione di qualsiasi oggetto mosso da un motore a effetto massa, per ottimizzare la resa di oggetti di piccole e medie dimensioni- recitò Rev, aprendo il factotum sul polso -Può essere impiegato in ambito medico, scientifico ma soprattutto militare. Sei abbastanza intelligente da capire come questo concetto possa essere applicato in un’arma.-
-Ammetti che funzioni davvero- presuppose Starblazer, preoccupato -se applicato in una SMG o in un fucile d’assalto eliminerebbe gran parte dell’attesa che si ha quando l’arma si surriscalda.-
-I primi tre cicli di sperimentazione lo confermano.- ammise Rev, flettendo le mandibole verso l’esterno per poi contrarle in modo nervoso, mentre Starblazer divorava i progetti con aria sempre più spaventata -La mia teoria funziona con un margine d’errore del due percento.-
Dal commlink, Haestrom imprecò “Tutto torna. Ecco perché Hell premeva per liberarsi del problema. Non voglio sapere le conseguenze se il progetto, se la risorsa, finisse nelle mani di una gilda di mercenari”
“Già” intervenne Doc “Spero che nessuno qui dentro abbia intuito la valenza pratica della sua ricerca. Immagina se l’Unione Salarian venisse a conoscenza di tutto questo.”
Starblazer sbuffò un sospiro di rassegnazione, passandosi una mano sulle creste -Spero che tu non abbia menzionato questo risvolto a nessuno al di fuori di me.-
Rev lo osservò con aria altrettanto rassegnata -Questo non fa altro che confermare i miei sospetti: il progetto ha un’effettiva importanza in ambito militare.-
-Non è solo importante, Rev, è geniale- commentò Starblazer, preoccupato e ammirato allo stesso tempo, sensazioni dalle quali cercò di mantenere le distanze, mentre regalava all’altro turian un sorriso stanco. Rev appoggiò il mento su un polso, osservandolo con aria curiosa -Davvero pensi che sia geniale?-
Starblazer soffiò una risata, spingendolo appena con una spallata lieve -Come se non lo sapessi.- rispose. Una lingua di orgoglio individualista si fece largo nel suo ego, disperdendo una quantità di endorfine tale da imbarazzarlo. Uno scienziato brillante che chiedeva conferma della sua genialità a lui? Per una volta, nel mezzo di una missione, Starblazer si sentì vivo, compreso, non più un androide per il quale la missione veniva prima di tutto.
-Pensavo di essere l’unico a ritenerla valida, qui fuori- ammise Rev, il viso contratto in una smorfia a mezza via tra il divertito e il supponente.
Starblazer ridacchiò -Beh, perché gli altri non sono consapevoli del tempo, dei sacrifici, che le nostre ricerche ci costano. Sei intelligente Rev, dovresti esserci arrivato già da un po’. A loro non interessa la nostra ricerca in sé, importa solo quanto bene la imbelletti. Devi dargli l’idea che il loro investimento potrebbe essere un vantaggio nei confronti dei loro avversari, o una garanzia solida per profitti a lungo termine, o qualsiasi cosa stia cercando il tuo interlocutore.- fece una pausa, rubandogli il drink dalle mani per assaggiarlo -Devi… guardare dentro alla persona che ti sta davanti, rilasciare semplicemente l’idea che tu hai qualcosa che lui non pensava di volere ma che in futuro potrebbe essergli indispensabile.-
Rev sorbì quelle parole avidamente, come se fosse reduce da una settimana di marcia forzata nel deserto, non tanto per il contenuto in sé, quanto per il contesto nel quale erano state espresse. Nessuno l’aveva mai veramente aiutato, o anche solo guidato in qualcosa di cui non aveva le competenze minime, ci era sempre arrivato da solo, nel bene o nel male.
-Quello che voglio dire, ecco…- Starblazer appoggiò il bicchiere sulla ringhiera, per poi rivolgergli un sorriso rassicurante -non è facile e le prime volte è dura per tutti. Mentirei se ti dicessi che non ci sono passato anzi, ho fallito più di una volta, lo ammetto.-
-E come ne sei uscito?- domandò Rev, contento che l’avesse liberato da quel drink, così da poter rischiare di intrecciare le dita tra le sue.
Starblazer soffiò una risata, accogliendo quel gesto con delicatezza -Sono un uomo di scienza, Rev, ho… fatto i miei calcoli, sono andato a esclusione, sperimentato altre soluzioni finché non mi è apparsa di fronte la strada più ovvia.- percepì il movimento del suo pollice nel palmo della mano, accompagnato da una lieve stretta, poi si rese conto delle implicazioni di quel gesto e si maledisse interiormente, perché non riusciva, non voleva trovare una scusa per allontanarsi da quella sensazione.
-Grazie, Serge- mormorò Rev. Lo sentiva davvero, così come sentiva di dovergli molto di più di un semplice “grazie”, perché gli aveva ridato la motivazione necessaria per rimettersi in gioco. Motivazione che aveva sempre dovuto produrre da solo, per il bene di se stesso e degli altri.
-Non ho fatto proprio niente di niente per meritarmelo- scherzò l’altro turian, appoggiando la testa sulla sua spalla -Ma va bene. Prego, Rev.-
“Resta concentrato” sibilò Armstrong, via commlink “Non cascarci, non ora che ci sei vicino”
Starblazer ebbe un sussulto, che quasi spaventò Rev.
Vicino a cosa?, si chiese, guardando con aria spaventata le loro dita intrecciate. Da quando l’individuo era subentrato al professionista? Perché il suo senso del dovere stava venendo a mancare? Era tutto troppo.
“Starblazer?”
“Starblazer”
-Serge?-
Troppo.
Si fece largo tra le sue braccia, circondandogli il viso tra le mani, sentendosi accolto e assecondato mentre percepiva le stelle brillare, bruciare, sopra di loro. In quel momento ogni cosa passò in secondo piano, non c’erano altro che carezze, soffici morsi, sospiri divertiti e condivisi. E quando i loro sguardi finalmente si incrociarono, dopo la frenesia dell’attimo, Starblazer si rese conto di quanto volesse ardentemente sbagliare.
-Dottor Reveree?-
Entrambi sussultarono, voltandosi verso la fonte di quel richiamo. Un paio di salarian li fissava con aria oscenamente seria.
-Sì, sono io- ridacchiò Rev, cercando di ricomporsi.
Starblazer maledisse se stesso e il suo team per non essersi accorti prima di quella minaccia. Quei due non erano né scienziati, né investitori, rifletté Starblazer, squadrandoli attentamente. Uno era vestito di nero, l’altro di blu e c’erano almeno cinque cose evidenti che non andavano, l’abbigliamento in primis, che non era altro che una sinfonia di tasche tattiche nei posti giusti; il tessuto dei loro completi era rinforzato nei punti maggiormente esposti… facevano il suo stesso lavoro, niente finora gli stava confermando il contrario. Si riconobbero immediatamente e per un attimo Starblazer temette il peggio.
Rev gli lanciò un’occhiata perplessa, poi tornò a guardare i nuovi arrivati -Qualche problema?- domandò, sentendosi quasi stupido a volersi intromettere in quello scambio di sguardi avvelenati.
-Sarebbe così cortese da seguirci?- domandò uno dei due salarian, quello vestito di nero, avanzando di un passo.
-Perché?- chiese di rimando Rev, inclinando la testa, perplesso. Domanda lecita.
-Vorremmo porle qualche domanda, in privato.-
“Li ho sotto tiro” mugugnò Valkyrie via commlink.
“Qui Haestrom, controllo se hanno complici. Armstrong, com’è la situazione all’ingresso?”
“Pronto a sbarrare loro l’uscita nel caso riuscissero a passare. Stella, siamo nelle tue mani”
Starblazer ringraziò mentalmente il suo team, mentre anche Doc si univa alla festa proiettandosi al suo fianco con due drink da distribuire.
-Non sei obbligato ad andare con loro- fece quello, porgendo a Rev un bicchiere da cocktail -Non credo che abbiano buone intenzioni.-
-E voi, voi avete buone intenzioni?- domandò il secondo salarian, indicandolo con un cenno.
Starblazer gli lanciò uno sguardo malizioso, senza sforzarsi nemmeno di rispondere. Rev, che si sentiva sempre più stupido nel voler capire cosa diamine stesse succedendo, recuperò il drink e ne bevve metà tutto d’un fiato, dato che sembrava l’unica opzione disponibile al momento.
Starblazer si portò a sua protezione, affiancato da Doc, che ora non fingeva nemmeno più di non essere coinvolto. -Tutto bene là dietro?- domandò, divertito.
Rev strinse le palpebre, scoccandogli un’occhiata confusa.
-Perfetto- rispose Doc, ridendo nel sollevare entrambi i pollici in alto.
Starblazer scosse la testa, affondando il muso nel bellini -Torniamo a noi.- fece, dopo averne preso una buona sorsata. Quello che stava per dire avrebbe smosso un equilibrio sul quale lui contava veramente, bere per facilitarsi l’opera sembrava davvero una buona idea, in quel contesto. -Voi non oserete avvicinarvi di un altro millimetro, ci sono fin troppi civili qui dentro e io non voglio essere costretto a usare le maniere forti per mettervi al vostro posto.-
-Non hai giurisdizione qui, turian.-
-Nemmeno voi, a quanto sembra- rispose a tono Starblazer, rigirandosi lo stelo del flûte tra le dita -Questa è terra di nessuno e io non intendo muovere un muscolo finché non avrò chiare le vostre intenzioni.-
-In ogni caso, dovete lasciare in pace il ragazzo- intervenne Doc. Starblazer gli lanciò un’occhiata in tralice -Ha la tua età, Doc-
-“Lasciate in pace il mio coetaneo” suona orribilmente, stella, cerca di capirmi-
-Un po’ ridondante, sì- intervenne Rev, d’istinto. I tre si scambiarono un’occhiata confusa, poi Doc scoppiò a ridere.
Rev appoggiò la schiena alla ringhiera, la faccia che era un misto di perplessità, paura e curiosità. Intrecciò le braccia, tanto valeva provare a rendersi invisibili. Tutto ciò finché uno dei due salarian non estrasse un’arma da chissà dove e la puntò dritta sulla cresta frontale di Starblazer. Solo in quel momento Rev parve rendersi conto della situazione, diventando un tutt’uno coi suoi occhi.
-Mossa sbagliata- esalò Doc, mentre Starblazer arricciava la punta del naso sopra un’espressione di puro fastidio.
Rev s’irrigidì, com’era ovvio che succedesse, senza avere la più pallida idea di come relazionarsi a quella situazione, senza sapere cosa provare. Avrebbe voluto essere distante un miglio da lì e allo stesso tempo avrebbe voluto essere un semplice spettatore, senza la responsabilità di essere la causa di qualcosa di molto grave.
-Ora toglietevi di mezzo- fece il salarian, senza muoversi di un millimetro. Doc si strinse nelle spalle, Starblazer schioccò la lingua.
-Se il proiettile mi trapassasse, finiresti per ferire la risorsa- disse, senza metterci troppa enfasi -Vista l’arma che porti, mi viene il dubbio che non sia un rischio calcolato. Quindi, ricapitoliamo, te mi spari, ferisci il soggetto e… e Doc? Ci penserebbe l’altro salarian, immagino. Questo darebbe il tempo alla sicurezza di rendersi conto della situazione, sempre che qualcuno non vada nel pani… ecco, appunto.-
Un’asari gridò, nell’indicarli, un umano diede di matto, facendosi largo tra la folla per uscire dalla terrazza, molti si diedero alla fuga ma altrettanti si limitarono semplicemente a osservarli con tanto d’occhi e la bocca spalancata, non sapendo che pesci pigliare.
Doc e Starblazer si scambiarono un’occhiata esasperata -Mossa astuta, bravi- esalò Starblazer, sardonico.
Il salarian sbuffò sonoramente -Non mi avete dato altra scelta, d’altronde.-
-Posso suggerirti di abbassare la pistola, ecco. È così fuori discussione?- intervenne Rev, avvicinandosi di un passo. Starblazer ebbe un lieve moto di panico.
-Mi sa che è propriamente fuori discussione- fece il salarian in blu, estraendo una pistola a sua volta e puntandola verso Doc. -Quindi- Rev prese il coraggio tra le mani, lo saggiò tra le dita, lo inghiottì e lo sputò, poi si decise -se mi consegno a voi…-
-Non lo prendere nemmeno in considerazione- ringhiò Starblazer, cercando di metterlo al suo posto. Doc contrasse le mandibole istintivamente, non si aspettava che il suo compagno perdesse la calma in maniera così evidente. Decise di intervenire. -Dottor Reveree, la situazione è sotto controllo, non ti preoccupare.-
-Sotto controllo?- la voce di Rev si alzò di un’ottava -Avete entrambi una pistola puntata alla testa, come puoi definire questa situazione sotto controllo?-
-Oh, questa è pura routine- spiegò Doc, ridacchiando. Puntò il dito verso il suo salarian, poi fece spallucce -Scommetto che non si è nemmeno accorto che ha ancora la sicura inserita-
Bastò quella distrazione. Il salarian in blu controllò la canna della pistola con la coda dell’occhio, rompendo di poco il contatto visivo, ma permettendo comunque a Doc di colpirlo e disarmarlo. L’altro aggressore si rese conto troppo tardi che il suo polso aveva abbandonato il braccio, procedendo in caduta libera verso il pavimento. Starblazer, approfittando dell’intervento di Valkyrie, rispose altrettanto rapidamente: recuperò la pistola, poi assestò un calcio sullo stomaco del salarian, facendolo finire a terra. Tutto questo senza versare una goccia del suo drink.
Con un’espressione neutra, puntò la pistola verso il suo aggressore, senza battere ciglio nonostante quell’arma arrivasse con tanto di bagaglio organico.
-Chi vi manda?- domandò, con un tono di voce che non sembrava appartenergli.
Era stato tutto troppo veloce, per Rev, che non riusciva proprio a capacitarsi delle modalità di quell’azione. Allora era davvero tutto sotto controllo, il cameriere turian non stava cercando di minimizzare!! Si sforzò di non accasciarsi a terra, o di bloccarsi, come gli era stato insegnato dal fratello. Su Illium situazioni del genere non erano nell’ordine del giorno, ma le aggressioni e le sparatorie erano una costante fissa nei quartieri popolari della capitale. Rev doveva restare lucido, nonostante fosse terrorizzato, quindi affrontare la situazione al meglio per riuscire a sopravvivere senza lesioni, o peggio.
-Tutto bene là dietro?- chiese Starblazer, senza nemmeno voltarsi. Rev annuì, poi diede voce a un tremulo -Sì- ricordandosi che non poteva vederlo.
Attorno a loro, la gente si accalcava verso le uscite di sicurezza come se si trattasse di una mandria impazzita, travolgendo ogni cosa, persino gli agenti della security accorsi a controllare. Starblazer non osava distogliere lo sguardo dal salarian, il quale ancora non aveva risposto alla sua domanda, la mano sana stretta sul moncherino e uno stoicismo invidiabile. Non si dibatteva, non urlava dal dolore, Starblazer era sinceramente impressionato. -Stella, questo piuttosto di rispondere si taglia l’altra mano, ascolta me, andiamocene- intervenne Doc. Starblazer dovette concordare. Lanciò il drink all’altro salarian che lo prese al volo per istinto, dando occasione a Doc di stordirlo definitivamente.
“Alla faccia dei professionisti” commentò Valkyrie.
Starblazer scrollò di dosso dalla pistola il suo orrido bagaglio, quindi lo calciò verso il salarian che non mosse un muscolo pur di non perdere di vista le mosse dei due, memore della disattenzione del suo partner. -Ci speravo- commentò Starblazer, con una punta di delusione, lasciando che fosse Doc a occuparsi del problema.
Si portò di fronte a Rev, lanciandogli un’occhiata carica di rammarico -Ti portiamo fuori di qui, okay?- chiese, posandogli una mano sul braccio. Lo sguardo atterrito, confuso, di Rev gli confermò che aveva intuito la situazione, ma allo stesso tempo vedeva bruciare nei suoi occhi la consapevolezza che non aveva altra scelta che fare quello che gli stava chiedendo. Gli fece male, un male immondo, ma quello non era il momento di perdersi in spiegazioni. -Andiamo, la security ci sarà addosso a breve- fece, muovendosi velocemente verso una porta allarmata, dietro al bancone del bar, l’unica ad essere stata ignorata categoricamente da gran parte della folla. Era una porta di servizio, Doc si era premurato di disattivare il circuito d’allarme non appena aveva messo piede in quel posto, quindi non avrebbero attirato troppo l’attenzione. Starblazer entrò per primo, ritrovandosi in una stanza avvolta nella semioscurità dov’erano state stipate casse termiche e tovaglie. Aspettò che Rev gli fosse vicino, poi Doc, infine prese a correre verso l’altro capo della stanza per assicurarsi che nessuno li intralciasse durante la fuga. Nessuno in vista. Perfetto.
Starblazer si portò al fianco di Rev, posandogli una mano sul dorso. -Dobbiamo correre, ora, sei pronto?-
Il turian annuì, di malavoglia -Mi darai mai delle spiegazioni?- chiese, guardandolo dritto negli occhi. Starblazer deglutì, davvero in difficoltà, poi indicò con un cenno il corridoio che avrebbero dovuto intraprendere, chiudendo la questione bruscamente.
-Armstrong, ci stiamo dirigendo al punto di raccolta Beta- dichiarò Doc, aprendo la pista; Starblazer copriva le retrovie e Rev stava nel mezzo, com’era consuetudine in situazioni analoghe
“Beta?”
-Alfa e Omega sono compromessi.- aggiunse Starblazer, secco.
“Ricevuto”
Starblazer cercò di regolarizzare il respiro. Stava andando bene, fin troppo, e faceva schifo. Controllò velocemente la planimetria dell’edificio tramite factotum, poi ebbe un’illuminazione. Un’idea selvaggia, piuttosto. Minimizzò la finestra e si portò al fianco di Rev, cercando di attirare la sua attenzione.
Il turian si voltò con aria allarmata, cercando allo stesso tempo di non deconcentrarsi durante la corsa. Starblazer aprì le braccia, non sapendo come formulare quell’idiozia che andava pensando da ore, poi ruggì un’imprecazione, perdendo definitivamente la pazienza.
-Ascoltami attentamente. Ora farò qualcosa che non ha assolutamente senso e che ora non ho il tempo materiale di spiegarti. Voglio solo…- prese una pausa per guardare Doc, davanti a loro, mentre allungava il passo per raggiungere un bivio -Voglio solo che tu mi segua.-
-Non lo sto già facendo?- domandò Rev, dando una risata nervosa.
Come spiegarglielo? Nel modo più diretto possibile, ovviamente: agendo. Una volta che ebbero raggiunto il bivio, Doc svoltò a sinistra, Starblazer invece frenò e spinse Rev in una rischiosa manovra contromano. Sempre più confuso, Rev lo assecondò, osservandolo mentre attivava prima un drone, per poi sovraccaricare una centralina poco distante facendo in modo che coprisse la loro fuga con una pioggia di scintille. Doc, che si era immediatamente reso conto che c’era qualcosa che non andava, dapprima provò a seguirli, poi si cristallizzò sul posto, incredulo.
Attivò il commlink, restando qualche secondo a fissare la schermata delle comunicazioni, poi maledisse una divinità a caso, scegliendo di aprire un canale privato con Armstrong invece di scatenare il panico globale.
-Avevi ragione- disse, semplicemente.
Dall’altro capo, un ringhio che sembrava più un sospiro di rassegnazione “Provo a intercettarlo, dobbiamo fargli cambiare idea.”
Doc sovraccaricò il drone con un cenno, mentre schivava piogge di scintille e ostacoli tecnologici di vario genere senza metterci troppa enfasi -E se, più semplicemente, decidessimo di seguirlo?-
“Non voglio finire di fronte alla corte marziale per un’idiozia, Doc, non so te”
Doc imprecò di nuovo, poi allungò il passo, cercando di raggiungere quell’idiota del suo amico prima che Armstrong gli togliesse la possibilità di spiegare come stavano le cose per davvero.
-Un… attimo, dammi un attimo-
Rev si portò le mani sulle cosce, piegato dallo sforzo e dall’adrenalina che pian piano scemava. Starblazer, accigliato, si sedette sui talloni, giusto di fronte a lui -Non posso darti nemmeno quello, Rev.- fece, a malincuore. Avrebbe davvero voluto concedergli una pausa, ma i secondi correvano e sicuramente Doc aveva già allertato Armstrong, sempre che non avesse deciso di seguirli lui stesso. Le proiezioni del futuro di quella situazione lo spaventavano, sia perché odiava il fatto di stare tradendo la sua squadra, sia perché i suoi compagni avrebbero tentato in ogni modo di riportarlo in carreggiata, ricorrendo alla violenza, se necessario.
-Non ho… idea di come processare tutto questo- ammise Rev, mentre si lasciava aiutare per mantenere un buon ritmo di camminata. Era disarmato, psicologicamente e fisicamente, capiva eppure non capiva. Starblazer questo lo sapeva, ma non osava aprire bocca, se non per incitarlo a continuare. Lui l’avrebbe protetto, questo bastava, le spiegazioni sarebbero arrivate poi. Non sperava di certo in una riconciliazione, forse non erano nemmeno a un punto tale da doversi delle scuse, ma a Starblazer bastava che Rev fosse messo in salvo, al sicuro, avesse dovuto accompagnarlo lui stesso su Illium!
Raggiunsero la porta che dava sulla scala antincendio, la quale si aprì senza che nessuno dei due si fosse minimamente avvicinato ai sensori.
Starblazer si portò immediatamente a protezione di Rev, sollevando l’arma in direzione di Armstrong, che aveva appena attraversato la soglia senza produrre alcun rumore, nonostante la sua stazza.
-Ora ti fermi e ragioni- fece il nuovo arrivato aprendo il palmo della mano davanti a sé.
-Togliti di mezzo- disse solo Starblazer, la pistola immobile e lo sguardo deciso.
-Sei troppo coinvolto, rischi di farci passare dei guai, te ne rendi conto?-
-Si tratta di un’azione del singolo, il gruppo non c’entra.-
-Serge, ragiona, porca miseria, non puoi permetterti di sbagliare!-
-Non è un errore, è una mia scelta, voi non c’entrate nulla-
-Ovvio che sì, siamo un team-
-Cretino di un turian e cretina la tua maledetta visione delle cose! Vi basta solo denunciarmi immediatamente al Retroammiraglio. Non è così difficile!-
-Credi che te lo lascerò fare? Credi che ti lascerò mettere a repentaglio la tua carriera solo perché hai una cotta per un civile?-
Starblazer imprecò sonoramente -Non hai proprio capito un cazzo!-
-E allora qual è la situazione? Spiegamelo!-
-Che senso avrebbe?- Starblazer sentì il respiro di Rev farsi meno affannoso, stava recuperando pian piano le forze, presto avrebbe potuto correre di nuovo. La biologia parlava chiaro, i turian sono nati per correre.
Decise di lasciargli qualche secondo ancora, mentre abbassava l’arma, quanto bastava per dimostrare ad Armstrong che non avrebbe aperto il fuoco. -Qualsiasi spiegazione ti fornissi, tu non la riterresti abbastanza valida.- fece, la voce incrinata da qualcosa che si stava tenendo dentro da fin troppo tempo -Facciamo che otteniamo la ricerca, facciamo che lui sacrifica i suoi sogni e le sue aspirazioni perché non ha altra scelta, facciamo che vive come stiamo vivendo noi, con un capo che non ci rispetta e che fa di tutto pur di metterci in situazioni che sono state costruite ad arte per farci crollare.- prese una pausa, cercando di mantenere la concentrazione sia sul dialogo che sulla situazione corrente -Non ne vale la pena.-
-Potrei proporti lo stesso ragionamento, Starblazer. La sua libertà ha lo stesso peso della libertà di centinaia di altri nostri simili?-
-La libertà individuale ha sempre un peso.-
Dietro di lui, Rev strinse la mascella talmente forte da sentire le tempie pulsargli dallo sforzo. Stavano parlando di lui come se non fosse presente, stavano discutendo del suo destino senza che lui potesse aprire bocca al riguardo. Turian, pensò, un sacrificio per una vittoria, un circolo vizioso senza eguali nella Galassia.
-E tu affronteresti il rischio di venire convocato davanti alla Corte Marziale per… per la libertà di questo signor nessuno?-
Starblazer prese un respiro profondo, poi annuì, lasciando Rev a bocca aperta. Cosa c’era di vero in quel discorso? Stava succedendo davvero? Tutto perché… per una maledettissima intuizione? Rev non riuscì a filtrare le informazioni per decidere quanto fossero veritiere, ma rimase comunque colpito dal fatto che un perfetto sconosciuto volesse mettere a rischio la propria carriera per permettere a lui di fare una scelta. Perché, evidentemente, era a conoscenza della sua volontà di voltare pagina e affrontare un nuovo percorso. Percorso che lo emozionava e spaventava in egual misura. Vedersi costretto un futuro che non aveva la possibilità di scegliere lo fece infuriare. La sua vita stessa avrebbe perso di senso, senza la libertà.
Dei passi alle loro spalle. Rev si voltò, anche solo per rendersi utile e definire la minaccia. -Un… turian, huh… quello di prima-
-Il cameriere?- chiese Starblazer, senza distogliere lo sguardo da Armstrong.
-Esatto- rispose Rev, deluso, sentendo finalmente il peso della posta in gioco gravargli sulle spalle. Doc li raggiunse e li sorpassò senza nemmeno degnarli di uno sguardo.
-Non ha senso farlo ragionare- eruppe Armstrong, recuperando la pistola dalla fondina sulla coscia -Bisogna fare team e metterlo…-
Una raffica tecnologica, poi Doc gli piombò sopra con una siringa pronta tra le dita. La piantò sulla gola di Armstrong, poi premette lo stantuffo, proprio mentre le mani del colosso turian si richiudevano attorno al suo collo. Starblazer era troppo sconvolto per reagire a modo, perché temeva che Doc si sarebbe schierato con lui e l’idea lo spaventava terribilmente. Era una sua battaglia, sua e nessuno doveva andarci di mezzo.
Barcollando e reggendosi la gola, il turian li raggiunse, le mandibole spalancate su un’espressione truce. Si riprese in pochi secondi, poi strappò di mano la pistola a Starblazer, scagliandola a terra -Ho sentito tutto. Non dire assolutamente niente. Questa me la segno, oh se me la segno! Brutto cretino! Cretino di un’asari!- e lo schiaffeggiò -Ci saremmo potuti ritagliare un piano B, se solo mi avessi messo al corrente della cosa, ci saremmo potuti preparare, ma no! Starblazer fa di testa sua, seeempre di testa sua! Non sei nemmeno un coglione, sei un pezzo di coglione!-
Starblazer intercettò le sue braccia, per fermarlo dall’assestargli ulteriori manate, poi lo abbracciò, grato per quel sostegno ma anche spaventato a morte da come quella situazione gli si stava ritorcendo contro. Rev diede un colpo di tosse, dietro di loro, attirando l’attenzione. Attenzione che lì per lì non seppe come gestire, perché per lui era tutto sempre molto confuso.
-Dì solo “grazie”.- gemette Doc, ancora appeso al collo di Starblazer -Ti porteremo fuori da qui, ti assicureremo un passaggio verso…- si voltò verso il compagno, per lasciargli continuare la frase -Verso Illium. Lo portiamo a Illium.-
-E come facciamo a portarlo su Illium senza che nessuno ci scopra?-
Rev imprecò, sospirando rumorosamente -Dobbiamo trovare un posto tranquillo dove fare il punto della situazione. Voglio essere messo al corrente di ogni cosa.-
Sia Doc che Starblazer gli lanciarono uno sguardo scettico, poi si resero conto della genialità di quella semplice idea. Nascondersi, ritirarsi per riorganizzarsi. Era logica ed efficace. -Suona bene per me- fece Doc, attivando il factotum sul polso -Ho visto che hai isolato il tuo account. Sia Haestrom che Valkyrie si sono mosse, sono al piano inferiore. Aspetta…- assunse un’espressione spaventata -Valkyrie è… scomparsa.- esalò, mentre anche Starblazer perdeva colorito.
Ecco, quello era un problema non da poco.
 
   
 
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