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Autore: Sameko    05/07/2017    1 recensioni
Una Genocide rimasta incompleta.
Una Pacifist che si prospetta essere quella definitiva, quella che assicurerà il lieto fine a lungo sperato.
Ma gli ingranaggi erano già stati messi in moto da tempo. Fili che dal passato tendono verso il presente aspettano di intrecciarsi con un futuro ancora incerto. Ed è ora che iniziano le sfide più difficili, in cui anche una mano amica in più può fare la differenza.
L’importante è non perdere mai la propria determinazione.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chara, Frisk, Sans, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 19: Gioco - Parte Uno





Dio mio, Frisk non scherzava quando diceva che era qualcosa di serio! ” Pensò Chara, studiando esterrefatta una delle creature più raccapriccianti che le fosse mai capitato di incontrare nell’Underground. Era enorme, di un nero denso e lucido come quello di una pozza di petrolio, un sogghigno di zanne ne solcava il volto cereo e sfigurato, adornato da una corolla di petali di un bianco cadaverico, afflosciata su spalle larghe ed imponenti. Il lungo fusto era spesso quanto un tronco d’albero ed era ancorato al suolo per mezzo di quei… cosa diamine erano, prima di tutto? Radici? Tentacoli? Entrambi? Vista la loro superficie ruvida e la presenza di una corolla attorno alla testa di quel coso, Chara era più propensa ad optare per la prima opzione, ma non se la sentiva nemmeno di escludere la terza se per questo. Che fosse un abominio di pianta questo era sicuro, e che fosse molto più viva, pericolosa e dotata di intelligenza rispetto ad una normale pianta, beh, lo era decisamente di più. Ma, a farla preoccupare persino più dell’aspetto tutt’altro che rassicurante di quella creatura, era stata la vista del mucchio d’ossa alla mercé completa di quest’ultima, in lacrime e col fantasma del terrore persistente sul suo volto. Qualunque cosa avesse fatto quell’abominio per ridurre uno dei mostri più potenti in circolazione ad un simile spettacolo di debolezza, Chara sospettava che doveva essere stato qualcosa di infinitamente spietato.
« C-Chara, che cos’è? H-hai mai visto un m-mostro simile prima d’ora? » Le domandò Frisk bisbigliando, la voce le tremava considerevolmente, nonostante il chiaro sforzo della ragazzina più minuta di mascherarne il tremolio.
« No, mai. » Rispose a denti stretti lei, non permettendo alla sua attuale insicurezza di trapelare. Non esistevano specie di mostro che avevano dalla loro parte una simile imponenza… o, almeno, non certo specie di mostro con chiare sembianze vegetali, le più indebolite da un habitat sotterraneo e privato della luce del sole, il quale impediva loro di raggiungere una stazza paragonabile a quella del loro sconosciuto avversario. Quella pianta era un’anomalia a tutti gli effetti e le scarse conoscenze in loro possesso non avrebbero reso semplice vincere un più che probabile scontro.
Quando si rese conto di star dubitando delle sue stesse capacità, Chara strinse i denti per l’irritazione, cercando di scacciare via quei pensieri. Non le importava se quella creatura era un colosso brulicante di radici, non le importava se persino quell’inutile scheletro era stato battuto, non le importava di un accidente in quel momento, se non di mostrarsi sicura di sé, spavalda se possibile, e infondere quella stessa sicurezza a Frisk – non le piaceva l’impugnatura instabile con cui l’altra ragazzina stava reggendo la lancia, decisamente non le piaceva.
« Resta calma e concentrata, Frisk. Non lascerò che quell’obbrobrio vada da nessuna parte, te lo garantisco. Tu pensa solo ad attaccare al momento opportuno. »
Frisk le rispose con un cenno del capo, molto più concentrata rispetto a prima che la maggiore le rivolgesse quelle istruzioni.
La creatura smise di dare loro le spalle e le fissò dall’alto della sua considerevole altezza, inclinando la testa decorata di petali marci e strappati.
« Oh, g🕆arda 👍hi è giu☠to in tuo so👍corso, Sans. Sembra siano molti più di quanti ne meri❄i coloro che tengono a☹☹a tua incolumità. » Commentò con un leggero ghignare, guardando con la coda dell’occhio lo scheletro, come per sbeffeggiarlo con lo sguardo più di quanto non stesse già facendo a parole. « La💧ci che siano 👎ue bambine a batte☼si per te, mh? Abbastan☪a conveniente, lo a💣💣etto. »
« Conveniente come il farsi beffe di qualcuno che non può chiaramente difendersi. » Ribatté Chara, stringendo gli occhi snervata e riportando così l’attenzione della pianta su di loro. Per qualche ragione a lei sconosciuta, la voce di quell’essere era a tratti uscita fuori dalle sue fauci come un sibilo disturbato, che aveva reso incomprensibile qualche vocale o consonante. Era una piccolezza abbastanza insolita, ma sempre di una piccolezza si trattava ed era certamente trascurabile in quel momento.
La pianta la fissò con un sorriso sardonico, la bocca seghettata leggermente schiusa.
« 💣i fa piacere sent✋re queste amabili par⚐le da una vera e💧perta del sett⚐re, Chara. » L’abominio ignorò il suo trasalire alla menzione del suo nome per fissare lo sguardo su Frisk, stupita quanto lei. « Mi sorprende ch☜ tu sia così silenziosa. So☹itamente, non è la tu✌ amica qui presente ad esse☼e di poche parole, Frisk? »
Chara vide l’amica boccheggiare silenziosamente, gesto che le confermò ulteriormente di non essere la sola ad essere all’oscuro dell’identità di quel tizio.
« Come conosci i nostri nomi? » Gli domandò circospetta. Una domanda fin troppo banale, che non avrebbe probabilmente ricevuto una risposta soddisfacente, ma chiedere non le costava nulla – e, ancora meglio, le avrebbe fatto guadagnare tempo prezioso per rinforzare la fila di ossa di cui stava cospargendo il terreno sottostante al loro nemico per impedirgli di scavarsi una via di fuga.
Le estremità del sorriso della pianta si arricciarono beffarde.
« Doman👎e tanto insigni☞icanti non ti sara☠☠o d’aiuto, ragazzina. » Disse, prima che i suoi occhi abissali andassero ad esaminare con diligenza il terreno, gesto che la creatura non tentò nemmeno di far sembrare casuale. Come temeva, quell’erbaccia aveva già intuito tutto. Ma, se così stavano le cose, perché non la stava intralciando?
« Che ne dici, allora, di dirci chi sei tu? » Ribatté Chara, imprimendo un’irritazione ben costruita nel suo tono di voce. Doveva per forza continuare a tenerlo impegnato, non aveva alternative migliori al momento. E, purtroppo, stava già ansimando lievemente, a causa del suo continuare a prevenire un’eventuale fuga del loro avversario, del teletrasporto che aveva utilizzato per risparmiare a lei e Frisk l’ultimo tratto di strada e della considerevole quantità di magia utilizzata per materializzare la barriera di ossa che aveva precedentemente eretto. Tuttavia, non aveva intenzione di lasciarsi sopraffare dal suo corpo dannatamente limitato, non in una situazione di estrema pericolosità come quella.
Neanche in questo caso, il loro misterioso nemico si degnò di concederle una risposta chiara.
« Perché, piu❄❄osto, non provate a scoprirlo da so☹e? Con il vostro spiccato in☝egno e spirito di osservazione, sono c☜rto che scoprirete prima o poi l’✋dentità con cui ero conosciuto in questo 💣ondo così irrisorio. Peccato c☟e sarà troppo tardi per tutti voi, una ✞olta che arriverete alle risp⚐ste che desiderate. » Propose canzonatoria la creatura, una breve risata di spilli lasciò quella bocca irta di zanne. Contro ogni suo rifiuto di riconoscere quella reazione per ciò che era, Chara sentì una serie di brividi percorrerle la schiena, ma sospettava sarebbe stato difficile persino per Undyne restare impassibile davanti a quella risata, così snervatamente innaturale. « Gradirei, qui☠di, che lasciaste libero il pass✌ggio per noi. »
Chara indurì lo sguardo con una smorfia, un pugno serrato lungo il fianco.
« Ti avevo detto di lasciare libero il mentecatto… ma, visto che non hai nessuna intenzione di obbedire, sono pronta a farti pagare care le conseguenze. »
La creatura piegò la testa da un lato, le luci bianche sotto le palpebre che emanavano un bagliore intimidatorio. Chara fissò senza battere ciglio i cerchi di luce della creatura, occhi che non erano per nulla simili ai suoi, dal taglio affilato e generalmente distaccati, e nemmeno lontanamente simili a quelli dello scheletro, arrotondati ed amichevoli ad una prima occhiata. Erano sterili, fissi, così immobili che la ragazzina dubitò per un lungo attimo che potessero appartenere a qualcosa di vivo.
« Sarebbe da✞✞ero, davvero interessante v☜dervi tentare e fal☹ire miseramente, ma temo di dover posti👍ipare questo incontro. » La denigrò l’essere, allargando le braccia e scuotendo il capo in un derisorio gesto di scuse. « Sono terribilmente s🏱✋acente. »
Chara sostenne quello sguardo con quanta più fermezza riuscì a raccogliere, la magia che avrebbe preso forma nel suo occhio destro di lì a poco. A dispetto di quanto stesse cercando di negarlo, quelle istigazioni stavano cominciando a starle strette. Non aveva ceduto ad esse fino ad ora per guadagnare tempo, ma adesso ne stava avendo davvero abbastanza.
Con un non indifferente sollievo, la sua ultima ispezione sotto il terreno le confermò la buona riuscita del blocco dell’unica via di fuga ancora disponibile, le ossa che aveva precedentemente materializzato tutte al loro posto. Provocazioni o meno, era arrivato il momento di passare all’attacco.
« Frisk, ora! »
La sua compagna, per quanto potesse essere stata preda dello sconcerto fino ad allora, fortunatamente non esitò a partire alla carica verso il loro enorme avversario appena le venne dato il segnale.
Chara lasciò che la magia si sprigionasse dal suo occhio in una serie di fiammelle vermiglie e affiancò Frisk nella loro prima offensiva.
La pianta sogghignò brevemente in loro direzione, prima di inarcarsi in un’onda ruggente di nero, rilasciando un turbine di radici che aveva abilmente celato sottoterra, uno stridio assordante fece tremare l’aria.
Chara vide Frisk scansarsi di lato e non esitò a copiarne il movimento, perché così facendo fu in grado di evitare di essere mandata a gambe all’aria – o peggio – da un’appendice che era balzata fuori dal terreno. Tuttavia, neanche un secondo dopo, fu il suo turno di scansarsi verso la direzione opposta per evitarne una seconda e riaffiancarsi nuovamente a Frisk.
Un ammasso di brulicante nero minacciò di abbattersi su entrambe con la forza di una slavina ma, al sollevarsi del braccio destro di Chara, gran parte di quel vorticare di radici venne sfoltito da tre sequenze di ossa, che lei scagliò in parallelo una dietro l’altra.
Furono in due le propaggini che tentarono quindi di raggiungerla, ma Frisk fu rapida a pararle con il bastone della lancia, che sfrigolò pesantemente contro la loro superficie legnosa eppure estremamente malleabile.
Chara si voltò di scatto dopo aver sentito i suoi sensi amplificati dalla magia praticamente urlarle di guardarsi le spalle. Levando le mani in alto, artigliò con le dita la terza che si sarebbe quasi certamente abbattuta sulla sua testa, con buone probabilità di frantumarle il cranio. Scoprì a sue spese che la forza di cui era dotata una sola di quelle cose era davvero devastante, per questo cercò immediatamente di assorbire la magia intrinseca nell’appendice che aveva afferrato. L’unico imprevisto che incontrò fu proprio la completa mancanza di magia in un corpo che, in teoria, avrebbe dovuto essere una fabbrica vivente di magia. Incredula e furente, Chara digrignò intestardita i denti, alla disperata ricerca di un flusso magico da sottrarre al loro avversario per rimpolpare un po’ le sue riserve in rapido esaurimento. Doveva procurarsi altra magia, doveva se non voleva finire K.O. a metà scontro!
« Chara, abbassati! »
Udì a stento l’avvertimento di Frisk, prima di venire trascinata a terra dall’altra ragazzina e fatta rotolare nella melma nera e appiccicaticcia della palude.
Alzò lo sguardo solo per vedere la successiva parata della più piccola che, seppur fu sufficiente a bloccare l’assalto tanto tempestivo di un’altra radice, non poté essere mantenuta stabile a lungo da Frisk, che venne sbalzata all’indietro appena lo ebbe respinto.
La ragazzina le atterrò di fianco con un lamento strozzato e Chara non perse tempo a raggiungerla e ad issarla in piedi con tutte le sue forze.
« Frisk, perché diavolo non l’hai infilzata?! Non saresti finita a terra se tu lo avessi fatto! »
Frisk tossì, un poco piegata su un fianco che doveva aver preso una bella botta a giudicare dalla mano con cui lo stava premendo. La ragazzina alzò quindi gli occhi, una lieve agitazione si era raccolta nelle sue iridi ambrate.
« Io non… Chara… »
Il mormorare incerto della minore venne interrotto da nientedimeno che il loro attuale nemico.
« ☜satto, piccola… qual è il pro👌lema? Hai deciso che la salve☪☪a del tuo deludente amico ☠on vale il prezzo della tua m⚐ralità perduta? » La canzonò la creatura con un sorriso di lame, scuotendo impunemente Sans come fosse un burattino rovinato da mostrare ad un bimbo.
Chara non seppe dire se il sorgere dell’angoscia più cupa sul volto di Frisk era stato causato dalla vista dello scheletro divincolarsi per il dolore, o da ciò a cui quelle parole alludevano.
« Frisk… »
La ragazzina più minuta rilasciò un sospiro tremante, asciugandosi una guancia sporca con il retro della mano.
« È-è vero… n-non… voglio ferire più nessuno… non voglio più far del male a qualcuno, Chara. Non posso… non posso farlo! » Confessò la sua amica e l’alzarsi improvviso della sua voce normalmente soffice la rese ancora più disperata ai suoi occhi.
Ma la maggiore sostituì presto la desolazione sul suo viso con l’indignazione.
« Bene. Se è questo ciò che vuoi, allora, fa come ti pare. »
Frisk la guardò attonita.
« C-Chara… »
« Se non riesci a valutare da te che questo non è il momento per fare i moralisti, mi sei solo d’intralcio. » Le rispose duramente Chara, digrignando leggermente i denti con lo sguardo più severo che avesse mai rivolto all’altra ragazzina. « Se vuoi renderti un minimo utile, limitati a coprirmi le spalle, mentre tento di raggiungere quell'idiota del tuo amico. »
Con un grugnito, si lanciò nuovamente nella mischia di appendici, ignorando il tentativo di Frisk di richiamarla a sé. Schivò la prima radice poggiando il peso su un ginocchio e scartando di lato, alzando svelta il palmo per intercettarne una che stava mirando al suo collo e che riuscì a respingere sprigionando una singola frazione della sua magia vermiglia, giusto in tempo per pararne un’altra con l’avambraccio sinistro e scagliare una fila di ossa verso il suo lato destro scoperto.
Un’appendice la caricò frontalmente ma, prima che potesse alzare il braccio per pararla, vide Frisk passarle davanti con un balzo e placcare il fusto della propagazione con l’asta della lancia, allontanandola poi con una successiva spinta.
« Ti avevo detto di coprirmi le spalle! » La rimproverò sdegnata Chara, fissando stizzita la schiena dell’amica.
« Hai bisogno di me qui davanti, non là dietro! » Le ribatté risolutamente Frisk, portandosi rapidamente vicino a lei, lancia contro il fianco con la punta affilata che sfiorava il terreno, i suoi occhi ambrati fissi con un alone di supplica nei suoi, ruvidamente aggrottati. « Posso anche essere inutile nell’attacco, ma posso farti facilmente da scudo. »
Due appendici saettarono fulminee da due direzioni opposte e le due ragazzine furono costrette a bloccarne una ciascuno, Frisk con l’impugnatura della lancia e Chara con un osso acuminato, che aveva fatto materializzare con uno schiocco di dita fra le sue mani.
« Ma che scudo, Frisk! Queste cose continueranno a moltiplicarsi se le pari e basta! » Ribatté la più grande, serrando meglio la presa attorno alla sua spada improvvisata, le mani coperte da un velo di sudore.
Si sentì afferrare per il braccio dalla campagna, la quale le diede lo slancio necessario per lanciarsi contro l’appendice che Frisk aveva precedentemente fermato e infilzarla così nel terreno con l’osso, mentre la sua amica si era già preoccupata di sistemare l’altra sfruttando la stessa spinta generata dal loro scambio di posizione.
« Io posso occuparmi della difesa e tu dell’attacco! » Propose a quel punto Frisk, gesticolando con il braccio libero, cercando palesemente di mantenere un tono accomodante a dispetto della lieve irritazione che Chara sentì insinuarsi nella sua voce. « Perché non lo capisci? »
« Perché con la sola difesa non risolvi nulla! Finiresti col farti del male! » Replicò esasperata la maggiore, non notando la macchia nera, serpeggiante e in rapido avvicinamento, a lato della sua visione.
« Chara, dietro! » Gridò Frisk, ma fu comunque troppo tardi per permettere alla ragazzina più grande di sfuggire alla radice che le imprigionò le caviglie e la sbatté contro il terreno, stordendola in malo modo. « No! »
Frisk si accovacciò velocemente di fianco a Chara, cercando di allentare le radici serrate intorno alle caviglie della compagna, ma fece a malapena in tempo a poggiarvi le mani sopra che il fischiare di un’altra propagazione la avvertì dell’arrivo di un attacco imminente.
Rotolò su un fianco, allontanandosi di pochi metri da Chara, ma non appena si mise in piedi ripiombò a terra sotto l’abbassarsi di una pesante radice, che si scontrò con un duro scrocchiare contro l’asta della sua lancia.
Chara riaprì gli occhi pochi istanti dopo, cercando di scuotere via la nausea che le era salita in gola, di ignorare il pulsare sul retro del suo capo, che non aveva potuto proteggere nel momento in cui si era sentita sbattere a terra. Fu a quel punto che vide Frisk, non tanto lontana da dove si trovava lei, cercare di non essere spinta a terra da un’appendice che le pendeva appena sopra la testa. Il viso della sua amica era contorto dalla fatica, arrossato, le braccia le tremolavano per lo sforzo che stava sopportando. Era evidente che avrebbe retto ancora per poco.
« Frisk! T-tagliala, veloce! » Fece appena in tempo a gridarle, prima di sentirsi trascinata all’indietro dalle radici che le imprigionavano le caviglie. Materializzò un osso fra i palmi della mano e lo conficcò nel terreno, il suo corpo si tese brevemente a mezz’aria sotto lo strattonare di due forze opposte, abbastanza a lungo per strapparle un lamento di dolore.
« M✌i sentito dire che, durante una 👌attaglia, la disarmonia è ciò che causa una sicura 👎isfatta? » Udì la creatura domandare loro e la nota di scherno contenuta nella sua voce era stata altroché percepibile dalle orecchie della ragazzina più grande.
Chara strinse i denti quando sentì le appendici riprendere a tirare con più vigore di prima, ed era snervatamente consapevole che quella creatura le stava praticamente concedendo di resistere alla cattura. A giudicare dalla forza di cui era dotata una sola delle sue appendici, sarebbe stato uno scherzo farle mollare la presa su quell’osso e romperle qualche tendine nel processo.
Erano davanti ad un punto morto ora e la colpa era tutta del loro fin troppo scaltro opponente… o per la maggior parte almeno, poiché Chara non negò a sé stessa di aver giocato a sua volta un ruolo di primo piano rivolgendosi in malo modo alla sua amica. E dovette riconoscere, purtroppo, che non c’era modo di risolvere questa situazione con le carte che avevano tutt’ora in mano. Dovevano ricominciare da capo.
« Frisk! » Sussurrò tra i denti, cosicché quell’abominio non potesse, con le migliori speranze, sentirle. « ‘Ricarica il punto di salvataggio’. Ci riproveremo senza distrazioni! »
« Temo 👍he questa opzione non sia al 💣omento disponibile per voi. » Si intromise la pianta, mandando in frantumi le sue precedenti migliori speranze. « Se ☹o farete, la vittoria sarà indi💧cutibilmente mia. »
« C-che significa? » Esclamò Frisk, alzando di scatto la testa, che aveva mantenuto china fino ad allora per poter meglio opporsi all’incessante spingere dell’appendice.
La creatura abbassò le palpebre con un atteggiamento di superba ovvietà.
« Esattamente 👍iò che ho detto. ‘Pun❄i di salvataggio’, ‘reset’… s⚐no totalmente inef☞icaci nel mio caso e il medesimo 👎iscorso vale per i miei moment✌nei passeggeri. Non avete alcun potere s🕆 di me. »
Ora sì che Chara era davvero perplessa, oltre che seriamente preoccupata, ma la sua razionalità le intimò immediatamente di non lasciarsi abbindolare da parole così piene di insidie.
« Stai mentendo! » Lo accusò, non disposta a credere per un secondo a quelle fandonie. Sì, il demonio sapeva dei ‘punti di salvataggio’ e dei ‘reset’, ma non era detto che ne fosse immune come aveva affermato.
« Anche amme💧💧o che io stia mentendo, non 👍☼edo che la tua compagna sia dis🏱osta quanto te a mettermi alla p☼ova. » Le replicò la creatura, il riso sul suo volto sfregiato era largamente percepibile nel suo tono di voce.
Chara piegò le labbra in una smorfia irritata, un rivolo di sudore freddo le scivolò fastidiosamente lungo una tempia. Quel farabutto, doveva sfortunatamente ammettere, aveva ragione. Frisk non avrebbe mai rischiato la vita di quel patetico scheletro sapendo quello che c’era in gioco e lei non poteva, né se la sentiva, di obbligarla a fare altrimenti. Se ci fosse stato qualcuno a cui lei teneva personalmente al posto del commediante, il suo atteggiamento non sarebbe stato diverso da quello della sua amica.
« Sta… s-sta solo giocando con noi… »
Il mormorio sconcertato di Frisk le fece intendere che non era l’unica ad essere giunta a quelle stesse conclusioni. Qualunque fosse la natura e l’identità del loro avversario, una cosa era parsa ormai certa a Chara: le loro possibilità di vincere questa presa in giro ben costruita erano davvero minime. E, ai suoi occhi, divenne così tragicamente verosimile come il sacco d’ossa avesse potuto lasciarsi catturare da un simile mostro che, oltre ad avere una forza smisurata, aveva dalla sua anche un’astuzia da non sottovalutare.
L’improvviso urlo che Frisk cacciò la costrinse a riportare lo sguardo sull’altra ragazzina, giusto in tempo per vederla abbandonare ogni resistenza contro la propagazione che la aveva assaltata. La minore scartò prontamente di lato, la propaggine le sfiorò di poco il fianco, ma la giovane fu comunque in grado di schivarla con successo. Sollevò quindi la lancia sopra la sua testa e la fece affondare con la punta dentro l’appendice, tagliandola da parte a parte con un grido di sforzo, il nero schizzò ovunque come pioggia sui vestiti della ragazzina e sul terreno fangoso.
Chara spalancò gli occhi stupefatta quando Frisk le passò di fianco a tutta velocità, falciando con precisione le appendici che le stavano trattenendo le caviglie e acquistando una posizione pronta all’offensiva nell’attesa che lei si rimettesse in piedi.
Chara non perse tempo a rialzarsi nonostante gli acciacchi che aveva rimediato e assunse una posizione simile a quella di Frisk, flettendo leggermente le ginocchia per preparare uno scatto.
« Hai… cambiato idea. » Osservò piacevolmente stupita, gettando un breve sguardo in direzione dell’altra giovane, un lieve sorriso non visto ad incresparle un labbro.
Frisk rilasciò un veloce sospiro, rompendo per poco la sua espressione nuovamente risoluta e pronta alla battaglia e far così emergere una amara serietà.
« Lui aveva ragione, non stavo dando il giusto valore alla salvezza dei miei amici. Mi stavo comportando da egoista. Non succederà più. »
« ⚐pporsi ai propri ideali e convin☪ioni… non una presa di posizio☠e che si verifica frequentem☜☠te. » Commentò la creatura, incedendo verso di loro con uno sguardo intensamente contemplativo, estraneo alle espressioni perfide di cui aveva fatto sfoggio fino ad allora. Entrambe le ragazzine si tesero, preparandosi per una possibile offensiva, esattamente come Undyne aveva loro insegnato. Il sorriso infido tornò però onnipresente su quel volto cereo non appena quell’espressione contemplativa gli lasciò reclamare il posto che gli spettava. « Ma è un sacri☞icio del tutto immeritato da 🏱arte del vostro buon amico qui present. »
« Non è vero. » Protestò Frisk, con uno scatto di contenuta indignazione. « Cosa ne sai tu, come ti permetti di giudicare gli altri in questo modo? »
La creatura ridacchiò canzonatoria alla sua replica, portandosi una mano scheletrica sul petto ansante.
« Tut❄⚐ questo mi suona estremamente fami☹iare… Non fa forse parte della natura d☜l tuo fallimentare mentore il giu👎icare, il valutare gli altri bas✌ndosi su mere supposizioni, Fris😐? »
« Lo fa solo in buona fede. » Ribatté la ragazzina, con voce sicura.
Il loro avversario inclinò elegantemente la testa decorata di petali lacerati, rivolgendo loro uno sguardo a mezze palpebre di finto compatimento.
« Mh mh… » Canticchiò a bassa voce la creatura, fissando le pupille biancastre sullo scheletro suo prigioniero, un lieve ghigno che lasciava intravedere le fila di zanne all’interno della sua bocca. « Cosa ne pen💧i, Sans? Credi che la signorina sare👌👌e ancora così volenterosa di parlare in ❄ua difesa, se solo ti conoscesse a fondo 👍ome ti conosco io? »
Sans sgranò visibilmente gli occhi, scuotendo appena la testa in un gesto che avrebbe probabilmente dovuto restare non visto, ma che fu comunque fin troppo visibile da entrambe le ragazzine.
Chara lanciò una breve occhiata in direzione di Frisk e la tenue confusione che notò sul viso dell’altra giovane non la rassicurò minimamente. Tornò a fissare lo sguardo sul volto schiamazzante della creatura, le sue labbra ora una linea sottile.
« Spiegati. » Disse, quasi in tono di comando. Aveva avuto sospetti fin dall’inizio sulla buona condotta del sacco d’ossa e pareva fosse giunta finalmente l’ora di mettere a tacere i suoi dubbi. Che il maniaco avesse rivelato loro qualcosa, o che fossero riuscite a salvare lo scheletro buono a nulla per farsi dare le spiegazioni che dannatamente meritavano, Chara si sarebbe comunque assicurata di ottenere la storia in dettaglio di tutta la faccenda.
« ❄emo che ci sia poco da aggiungere da parte mia 🏱☜r il momento… perché togliere a voi gio✞ani e avide menti il piacere della scoperta, qu✌ndo possedete chiaramente le capacità ne👍essarie per giungere alle r✋sposte senza aiuti esterni? » Rispose l’abominio, con una scrollata noncurante di spalle. « Non co💣💣etterei mai simili crudeltà. »
« Ma sei più che disposto a commettere crudeltà di ben altro genere. » Sibilò cupamente tra i denti Chara, indurendo inclementemente il proprio sguardo, la sua magia vermiglia si agitò in risposta a quel picco di indignazione.
La creatura le rivolse un sorriso di bieca intesa, la pupille brillarono spettralmente sotto le sue palpebre durante quell’intimidatorio scrutare.
« Come te, C☟ara? »
Chara sussultò internamente dalla durezza, dal gelo, dalla perfida accusa di cui quelle due semplici parole erano state intrise. E si ritrovò incapace di formulare una qualunque risposta convincente, che facesse intendere alla creatura che quella replica non la aveva minimamente colta impreparata, né tantomeno la aveva colpita dove nessuno avrebbe dovuto osare colpirla. Quale razza di maniaco poteva conoscerle al punto da saper toccare i tasti giusti per farle sentire deboli ed incapaci? Prima con Frisk, ora con lei e la stessa sorte doveva essere molto probabilmente toccata allo scheletro. Contro chi diavolo si erano incoscientemente messe contro?
« Smettila! » Sbottò Frisk, alzando la voce di solito posata ben oltre i limiti del suo normale tono, facendo legittimamente trasalire Chara. « Rinfacciandoci i nostri errori e giocando con i nostri sentimenti non avrai mai la meglio su di noi. Ci riprenderemo Sans ad ogni costo, non importa cosa tu dica per farci cedere! »
La creatura studiò la sua amica con una curiosità malcelata, come se non avesse del tutto previsto una reazione simile da Frisk.
Chara sbatté lentamente le palpebre, fissando con insistenza la schiena della più piccola, meravigliata dalla fermezza con cui aveva zittito quel farabutto. Era sempre esistito questo lato di Frisk, o era solo emerso recentemente? Non la aveva mai vista dare sfoggio di una simile tenacia, non a parole almeno, probabilmente perché non si erano mai presentate fino ad allora situazioni adatte a far emergere questa temerarietà. In entrambi i casi, sentì comunque una sensazione di cieca fierezza e ammirazione riverberarle nel petto. Dove una falliva e cadeva, l’altra era sempre pronta ad affiancarla e aiutarla per rimettersi in piedi, a dispetto di ogni avversità. Forse, era anche questa una delle loro doti che Undyne aveva segretamente cercato di rafforzare durante le loro sessioni di allenamento: la capacità di fare lavoro di squadra, importante su un campo di battaglia come nella vita di tutti i giorni.
Ecco perché Frisk aveva risposto in quel modo alla creatura: non c’era possibilità che il loro avversario potesse avere la meglio su entrambe, non finché si fossero supportate l'un l’altra.
L’essere, terminato il suo insistente scrutare, abbassò le palpebre con un sospiro.
« Ave✞o deciso di concedervi 🕆n po’ di gentile tregua con quest⚐ nostro discorrere ama👌ilmente. » Disse, con un lieve ghigno a fior di labbra. « Ma, da quanto 🏱osso osservare, pare che non ne abbia❄e particolare biso☝no. »
Il tono di voce del loro avversario fu abbastanza eloquente nell’anticipare loro l’immediata ripresa dello scontro.
Il terreno tremò sotto i loro piedi e Frisk fu la prima a scansarsi leggermente di lato per evitare l’attacco a sorpresa di una radice spuntata dal terreno. Chara la placcò con entrambe le mani, strisciando indietro con le suole degli stivali a causa della spinta dell’appendice, ma fu in grado di frenarne l’avanzata grazie alla magia con cui incrementò momentaneamente la resistenza del suo corpo.
Intervenuta in soccorso della sua compagna, Frisk fece mulinare la lancia per tagliare la radice direttamente alla base, liquido nero schizzò in dose ancora più abbondante a causa dello spessore di quell’ultima.
Una serie di radici le circondò e si riversò su di loro, chiudendole in una sorta di cupola brulicante, ma appena Frisk ne sbrindellò il ‘tetto’ con un movimento arcuato della lancia, Chara fece emergere dal terreno una fila di ossa sufficiente a trasportare a malapena entrambe, che le portò fuori dalla portata di attacchi provenienti da sotto il suolo.
Una fitta simile ad un lungo ed estenuante gemito si diramò allora dalla sua anima in tutto il suo corpo, facendole sfarfallare la vista e perdere il controllo sulla magia che stava tutt’ora utilizzando, oltre che sfuggire un lamento soffocato dalle labbra ferocemente stirate. Non era possibile, era arrivata al suo limite proprio ora?!
Un’altra fitta seguì la prima e Chara si ritrovò ad accasciarsi, a stringersi il petto con le dita che scavavano nel maglione sudicio di nero, la mano rimasta libera restò testardamente alzata per mantenere in piedi la sua struttura di ossa improvvisata. Abbassarla avrebbe solamente portato al rovinoso cadere sia suo, che della sua amica, e l’altezza era francamente troppo considerevole per poter sperare in un atterraggio morbido.
Le fiammelle all’interno del suo occhio si estinsero, lasciandola con una sensazione di vuoto laddove, invece, avrebbe dovuto esserci l’adrenalina della battaglia e la concentrazione per tenere strette le redini della sua magia. E il dolore all’interno del suo petto divenne persino più intenso di prima.
« Chara! » La chiamò Frisk, facendo per accorrere al suo fianco.
« Usa il jetpack, Frisk! VAI! » Le urlò lei, stremando la sua voce per far sì che non si tramutasse in un nuovo rantolo sofferente.
Frisk si distaccò immediatamente da lei per recuperare il suo cellulare. La mano della ragazzina riemerse rapida dalla borsa con il telefono stretto fra le dita e, con la medesima rapidità, Frisk la riaffiancò, sul punto di posare momentaneamente la lancia ed azionare in questo modo il jetpack.
Il sibilare simile ad un’enorme frusta precedette il demolirsi delle ossa che tenevano in piedi la struttura instabile e Chara si sentì presto mancare il terreno da sotto i piedi, lo stomaco le si strinse sotto la morsa di una paura prettamente istintiva. E realizzò, come pure forse la sua amica in quegli istanti, che la ragazzina più piccola non avrebbe potuto azionare il jetpack e afferrare lei allo stesso tempo: con una mano Frisk stava reggendo il telefono, mentre l’altra la lancia di Undyne, arma indispensabile senza cui sarebbe rimasta indifesa.
Una di loro sarebbe dovuta cadere per forza – e quella non sarebbe stata Frisk.
Prima che la più piccola potesse decidere di lasciare la lancia, Chara schiacciò per lei il bottone per attivare il jetpack e si preparò all’impatto imminente col suolo, sperando che la sua compagna non si sarebbe fermata per aiutarla, che avrebbe proseguito e avrebbe tratto in salvo quello scheletro anche a costo di una perdita.
Il dolore fu istantaneo ed esplose in più punti del suo corpo, ma l’incoscienza giunse presto a lenirlo, a farlo sparire quando le palpebre si chiusero su un mondo rumoroso e ormai troppo sfocato per poter essere stancamente osservato.
Il telefono, appena Chara aveva pigiato il pulsante, si riassemblò efficientemente nel prezioso marchingegno che Frisk aveva già adoperato parecchie volte durante il programma di Mettaton. Il jetpack si allacciò automaticamente intorno alle sue spalle e i motori si attivarono tempestivi per arrestare la caduta della giovane ad un metro scarso dal terreno.
Lo sguardo di Frisk si inchiodò immediatamente sul corpo inerme della sua migliore amica, priva di conoscenza a terra e semisepolta da ossa e fango, i vestiti strappati in più punti e più abrasioni di prima a costellarle gambe e braccia. La sua anima perse un agonizzante battito alla vista di tutte quelle ferite che sanguinavano polvere, ma furono proprio gli occhi di Chara, lo sguardo che la maggiore le aveva rivolto pochi istanti prima di precipitare nel vuoto, a costringerla a distogliere la sua attenzione da quella visione.
Continua, le aveva quasi intimato. Devi continuare.
Frisk strinse un poco la lancia fra le dita, il peso familiare dell’arma la rassicurò un poco, abbastanza per forzarla a voltare la testa in direzione della creatura, in direzione di Sans, le luci che brillavano fioche nelle sue orbite non la avevano lasciata un istante durante tutto lo scontro.
Sì, doveva continuare a combattere, non doveva arrendersi finché non avesse dato il tutto per tutto. E questa volta, questa volta in particolare, doveva farlo con persino più determinazione di sempre, perché c’era troppo in gioco, troppo che poteva perdere in caso di fallimento.
Strinse le labbra, assentendo col capo, in una risposta silenziosa diretta sia a Chara, sia a Sans.
Era piena di determinazione.
 





 
Sameko’s side
Buuuona sera miei fedeli lettori, l’estate è meravigliosa fuori, gli uccellini cinguettano alle quattro di mattina e non mi fanno chiudere occhio, i fiori sbocciano e per me il polline è sinonimo di guai e… niente, spero vi siate goduti un capitolo denso di azione, a maggior ragione dopo tanto che non se ne vedeva nemmeno l’ombra. XD Spero di non essermi arrugginita a tal proposito.
E questa è solo la prima parte, perché la sottoscritta non riesce più a regolarsi col contatore di Word… che stavolta segnava un bel 10 000 e oltre IT’S OVER NINETHOUSAND. Quasi mi vergognavo a pubblicare un colosso del genere, quindi ho deciso di spezzare il capitolo in due parti per sentirmi più tranquilla. C’è chi si preoccupa di aver postato aggiornamenti troppo corti, c’è chi invece si preoccupa del contrario, che ci dobbiamo fare.
Per i più smanettoni, non ricopiate le lettere in Wingdings con la speranza di scovare chissà quale messaggio nascosto, perché mi duole informarvi che non troverete nulla, visto che le ho inserite in ordine del tutto casuale! Avevo preso in considerazione l’idea in verità, ma ci ho rinunciato quando dopo le prime due battute di Gaster hanno iniziato a sorgere le prime grandi difficoltà… e poi avrei scritto qualcosa di semplice come “Oh ciao a te che stai decifrando”, quindi non ne valeva proprio la pena. XD
Giusto per curiosità, confesso che secondo le mie prime bozze mentali sarei dovuta arrivare a questo punto della trama intorno al capitolo 10 o 11… ripensandoci ora, non riesco nemmeno a capacitarmi di quanta roba non era presente nei miei programmi iniziali… e non riesco neanche a ricordare quali fatti o avvenimenti si sono aggiunti dopo, durante la fase di scrittura vera e propria. Ma, onestamente, la migliore versione di questa fanfiction è quella finale, quella che rimarrà sul sito e che negli anni a venire avrò timore di rileggere da capo. X)
E termino qui, prima che le mie chiacchiere comincino a diventare noiose. ^^”
Oh, per la seconda parte dovrete attendere qualche giorno! ;)
A presto e baci!
 
Sameko
 
   
 
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