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Autore: itachiforever    05/07/2017    3 recensioni
[The Long Dark]
[The Long Dark][Sandbox - What if?]
Una ragazza si ritrova bloccata nelle gelide foreste canadesi, completamente sola e isolata dal mondo esterno. Sta cercando suo padre, e intanto tiene una specie di diario. Riuscirà a sopravvivere mentre il caos imperversa nel mondo civilizzato? O il "lungo buio" per lei sarà eterno?
Genere: Avventura, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Capitolo 3 – L’inizio del viaggio


 
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Una volta entrata al rifugio, lo trovai vuoto, ma fui sommersa da una valanga di ricordi. Al primo piano si trovava una sorta di reception, pensata per far stare a proprio agio gli escursionisti, mentre al piano superiore si trovavano alcuni letti, me lo ricordavo benissimo. Mio padre, quando ero più piccola e venivo a trovarlo, mi faceva sempre fare delle belle passeggiate insieme a lui attorno al lago. Ero ancora troppo piccola per fare delle vere e proprie escursioni, quindi non facevamo mai molta strada. Spesso andavamo a trovare i ranger ai rifugi o i pescatori nelle loro piccole baracche.
Tutto sarebbe stato buio, se non fosse stato per la luce del sole che riusciva ad entrare dalle finestre coperte di ghiaccio. Provai ad accendere la luce, ma sembrava non funzionare. Quella del sole era sufficiente al momento. Giusto per controllare che il cottage fosse davvero vuoto andai al piano superiore, e fu lì che trovai il cadavere. Inutile dire che rischiai l’infarto per lo spavento. Non so chi fosse quell’uomo, non ho avuto il coraggio di indagare per capire di chi si trattasse. Non sono neanche riuscita a capire perché sia morto…forse per il freddo? Non sembrava in decomposizione, quindi probabilmente era anche successo da non molto tempo. Era seduto per terra, con la schiena appoggiata alla parete di legno, come se si fosse trascinato su per la rampa di scale e poi si fosse fermato per riposarsi. Spero solo che non sia stata opera di qualcuno. Non volevo restare lì più del necessario, quindi cercai dappertutto qualunque cosa che avrebbe potuto essermi utile, col buon proposito di restituire tutto se si fosse presentato il proprietario, prima di prepararmi per andarmene.
Trovai qualcosa da mangiare, ma nulla da bere purtroppo. Mi appropriai anche di una lanterna antivento mezza piena, un piede di porco, un coltello da caccia, una lente d’ingrandimento e alcune cose utili per accendere il fuoco. Non presi la legna perché non volevo appesantirmi troppo, dato che avevo anche trovato un sacco a pelo e un kit medico (cosa ci faceva un kit da cucito dentro la cassetta del primo soccorso?). Frugando nella “stanza da letto” trovai un maglione pesante di lana, abbastanza grande da poterlo indossare sopra la felpa, e un paio di scarpe da lavoro che sostituii alle mie sneakers. Avere i piedi un po’ più grandi della media femminile si era finalmente rivelato utile.
La fame e il freddo stavano già iniziando a farsi sentire, quindi accesi un fuocherello nella stufa a legna e mi sedetti per terra a mangiare pesche sciroppate e mezza barretta energetica ai frutti rossi e a bere qualche sorso d’acqua. Probabilmente avrei dovuto approfittarne per sciogliere e bollire un po’ di neve, e invece andai al banco da lavoro a farmi un paio di rudimentali canne da pesca con la lenza e gli ami che avevo trovato.
Provai ad usare la radio e il telefono satellitare per cercare di mettermi in contatto con qualcuno, ma nessuno dei due funzionò.
Prima di uscire diedi un’occhiata alla mappa della zona appesa sulla parete. Proseguendo sulla sponda destra del lago sarei arrivata a delle capanne, probabilmente quelle dove mi ricordavo che mi portava mio padre.
Uscii e mi accorsi che nevicava ancora più di prima. Seguendo le indicazioni viste sulla mappa arrivai in un’oretta alle capanne: tre piccole casette di legno costruite su una pavimentazione anch’essa di legno completamente sommersa si neve, con un pontile che si allungava sul lago e un paio di tavoli da pic-nic. Da piccola non ci avevo fatto caso, ma ora mi sono accorta che quelle capanne sono davvero minuscole! Ok, i pescatori le utilizzano solo per dormire, e in genere solo durante l’estate (questa zona in estate è stupenda), ma almeno una stufa potevano tenerla! Almeno non erano chiuse a chiave…papà mi ha detto che lo fanno per fornire un rifugio a chi dovesse perdersi, per questo non tengono cose di valore al loro interno.
La prima capanna aveva due letti a castello, un tavolo con una sedia, una panca di legno e alcuni scaffali e un pacchetto di carne secca, nulla di più.
La seconda era come la prima, compresa la carne secca, ma senza panca, con in più solo un kit da cucito e un libro (sugli alieni wtf?!).
La terza aveva una comoda poltrona azzurra al posto della sedia e una confezione di fiammiferi di cartone.
In fin dei conti mi ero procurata un bel bottino in poco tempo. (E fortunatamente ho una memoria abbastanza buona da farmi ancora ricordare cosa ho trovato e dove.)
Cominciai ad essere davvero stanca, quindi pensai di lasciare lo zaino dentro e sedermi su una panchina all’esterno a bermi una Summit Soda prima di concedermi un po’ di riposo. C’era freddo, ma le cabine mi davano la claustrofobia e poi fuori c’era un così bel panorama…
Mi sedetti sulla panchina a sorseggiare la mia bibita, guardando il cielo e l’acqua congelata, quando un paio di ombre scure in movimento attirarono la mia attenzione.
Sul lago, vicino una delle cabine da pesca sul ghiaccio, un lupo nero come la notte stava inseguendo un cervo, forse quello che avevo visto prima. Il cervo scivolò e il lupo gli fu subito addosso, uccidendolo in breve.
E se i lupi fossero stati di più? Se ce ne fosse stato tutto un branco? Andare in giro sarebbe stato parecchio rischioso, quindi preferii tornare dentro la cabina, finchè il lupo era ancora lì fuori.
Mi stesi sul letto inferiore, guardando il materasso di quello superiore e riflettendo su cosa sarebbe stato meglio fare.
Dopo poco mi addormentai, con l’ululato del lupo a farmi compagnia.
 
 


 
Angolo Autrice:
Ciao gente!
Sono di nuovo qui!
Che ne pensate di questo capitolo? Vi sta piacendo la storia?
Pensate ci siano troppe parentesi? Ho pensato di scrivere così le “note a margine” di Abby. Alla fin fine questa storia è comunque scritta sotto forma di diario.
Non esitate a farmi sapere tutto. Ho leggermente modificato la parte del cadavere, su consiglio di Uptrand che voglio ringraziare per tutte le recensioni e i consigli datimi negli ultimi giorni.
A presto!
  
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