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Autore: Mrs_Cobain951    06/07/2017    4 recensioni
Alexander, dopo aver ammesso la sua omosessualità, è finalmente pronto a lasciare casa per andare al college e concentrarsi sugli studi.
Magnus è al terzo anno di college è un ragazzo molto esuberante e alla perenne ricerca dell'amore, che sia per una notte oppure no...
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10 – Mezzi chiarimenti
 
Due settimane, o meglio, 15 giorni, 9 ore e 15 minuti. Questo era il tempo passato dopo quello stramaledetto bacio, e se all’inizio era riuscito a portare nel paradiso più celeste il giovane Alexander ora il ragazzo si sentiva sull’orlo di una crisi di nervi e tutti, David, i suoi conoscenti e persino la sua famiglia che quasi ogni giorno lo chiamava per sapere come stava, se ne erano accorti, anche perché Alec ormai divideva la sua giornata in due parti: la prima fatta di depressione e sconforto dove si chiudeva in camera e studiava con musica di sottofondo che avrebbe fatto deprimere pure la Pimpa, dove Dave provava in tutti i modi a spronarlo a farlo ridere ma nulla, neanche classici come “Il diario di Bridget Jones” o “Dirty dancing” erano riusciti a tirarlo su, poi c’era la seconda fase, quella era la peggiore di tutte, difatti Alexander si trasformava in una specie di arpia intrattabile e non c’era modo di avere una conversazione decente o un confronto sano in quei momenti, no signore, il povero compagno di stanza infatti ci aveva rinunciato completamente e aveva saggiamente deciso che in quei momenti lo avrebbe lasciato solo con le sue isterie, anche se, intimamente, era terribilmente agitato, Alec era un ragazzo davvero, davvero sensibile e se questa era stata la reazione per essere ignorati, figuriamoci quando avrebbe scoperto la verità, ma in quel momento non voleva pensarci, continuava solo ad essere fiducioso che Magnus potesse risolvere tutto. Tornando al giovane Occhi blu, era questo che in quei fottuti 15 giorni lo aveva tormentato nell’anima; Magnus non lo guardava più, dopo quel bacio, quelle parole, quella tenerezza… e Alec, lui si sentiva ferito, preso in giro e soprattutto uno dei tanti.
Tutto era accaduto la mattina dopo il fatidico bacio, una notte passata in bianco per l’emozione ed un Alec euforico e sognante che dopo essersi dato una rinfrescata ed aver indossato abiti puliti era sceso nella sala comune per cercare Magnus e chissà, forse salutarlo con un tenero bacio a fior di labbra; ma nulla, il glitterato non si trovava lì, Alexander però non si perse d’animo e continuò la sua normale giornata universitaria nella speranza di incontrarlo. Quando però si fece sera e dell’affascinante giovane non vi era traccia da nessuna parte Alec decise di prendere in mano la situazione e chiamarlo, anche quello fu un buco nell’acqua il cellulare squillava a vuoto ed il giovane dai profondi occhi blu iniziava ad avere un forte senso di inquietudine, che fosse successo qualcosa a Magnus? Cacciò presto quest’idea dicendosi che era lui ad essere paranoico e tanto meno appiccicoso, così continuò la sua giornata con relativa spensieratezza, anche se infondo infondo il senso d’inquietudine non lo abbandonò per un po'.
Questa routine si ripeté per quattro giorni con la piccola aggiunta che di tanto in tanto il ragazzo scriveva al suo nonsobenecosa qualche messaggio a cui però Magnus non rispondeva ma che visualizzava, eccome se visualizzava. Arrivati al quinto giorno, frustrato più che mai, Alec decise di prendere la situazione in mano e recarsi nel suo dormitorio per parlargli, perché non puoi passare dal “Io non voglio farti del male Alexander, tu mi piaci davvero. Adesso ti prego lascia che ti baci” al io e te non ci conosciamo, in meno di dodici ore e senza dare la minima spiegazione. Alla porta della camera si affacciò un annoiato Ragnor che liquidò il povero Occhi blu con una scusa da quattro soldi, fu in quel momento che Alec realizzò di essere solo uno dei tanti e sconsolato tornò in camera sua, dando inizio a giorni di isteria.
Nel frattempo Magnus era rannicchiato nel suo letto, con ogni singola parte del suo corpo che vibrava dalla voglia di avere tra le braccia il corpo caldo di Alec e che bramava con tutte le sue forze quelle adorabili e soffici labbra, ma sapeva bene che per prima cosa il suo corpo e la sua mente dovevano trovare un modo e soprattutto la volontà per dire tutto al suo Fiorellino, fino ad allora lo avrebbe ignorato, soprattutto per paura di indispettire Dave e fargli vuotare il sacco, cosa che mai e poi mai sarebbe dovuta succedere, se Alexander sarebbe dovuto venire a conoscenza della diavolo di scommessa, sarebbe stato solo tramite la sua bocca, sua e di nessun altra.
Una volta stipulato il patto con Marta, Magnus sembrò rinsavire, forse non era stata proprio una grande idea sparire, chissà cosa pensava in quel momento Alec di lui.
 
.
 
<< Adesso basta! >> urlò spazientito Dave quando Alec, per l’ennesima volta rimise da capo a tutto volume la stessa canzone che stava ascoltano da circa 3 ore. << Vai a parlare con Magnus, ora! >> Alexander piuttosto stupito e anche leggermente irritato dal comportamento del compagno di stanza decise di comportarsi da persona matura e di affrontarlo alzando il volume delle casse e girandosi dall’altra parte dandogli la schiena, alche Dave sospirò esausto, spende la musica e si sedette sul letto del corvino parlando con più dolcezza << Alec non puoi pretendere che questa situazione finisca se non vai a parlarci. >> a quel punto il ragazzo si mise a sedere sul letto fronteggiando l’amico << Ma Dave, lui non mi vuole, mi sembra ovvio, altrimenti si sarebbe fatto vivo lui o mi avrebbe come minimo risposto. >>
<< Hai ragione, ma non puoi sapere le sue motivazioni. >> Alec provò a controbattere ma fu abilmente zittito da David che continuò il suo discorso << E non puoi basarti su supposizioni. >> Alec sembrò riflettere parecchio sulle parole del Quattrocchi e alla fine prese una decisione, sarebbe andato a parlargli, magari non sarebbe servito a nulla, ma lui doveva sfogarsi con Magnus o sarebbe esploso. Così pensando annuii all’amico, si alzò dal letto, salutò con un cenno l’amico e uscì dalla camera.
Una volta solo nella stanza David lasciò uscire dalla sua bocca un sospiro liberatorio e si lasciò cadere a pancia in giù nel letto del compagno di stanza, affondando la testa nel morbido cuscino, ripetendosi che quella di mandare il ragazzo da Magnus era stata una mossa azzeccata anche se ciò non toglieva il suo senso di colpa nello stargli mentendo e l’infinita preoccupazione che provava nei confronti di Alec, temeva davvero la sua reazione quando avrebbe saputo tutto, infondo se aveva reagito così per l’essere stato ignorato, cosa avrebbe fatto una volta venuto a sapere della scommessa? Cavolo però, era davvero permaloso. Permaloso e a tratti orgoglioso.
 
.
 
Tic toc. Tic toc. Tic toc. Tic-
Magnus buttò a terra la sveglia sul comodino con una mossa decisa, fracassandola.
<< Mag, era anche mia quella. >> disse Ragnor, rompendo quel silenzio insopportabile. Il ragazzo non lo degnò di una risposta e si rotolò sul letto, dandogli le spalle. Il muro che si trovava di fronte non aveva più segreti per lui: Magnus aveva passato gli ultimi cinque giorni chiuso in camera a fissarlo. C'erano centocinquanta puntini neri, trenta crepe orizzontali e quaranta verticali. C'erano due chiodi inutilizzati e lo specchio era incrinato un po' verso destra. Sapeva tutto questo, ma non sapeva dove trovare il coraggio per affrontare Alexander.
<< Ti tirerai mai su da quel letto? Cristo, sta diventando patetica questa cosa. >>
Ancora una volta, Magnus lasciò parlare il silenzio. Era stufo di Ragnor, era stufo di Raphael ed era stufo persino di Catarina. Non voleva sentire nessuno, né tantomeno averli intorno. Voleva solo una persona, ma quella persona non voleva più lui molto probabilmente. O in qualsiasi caso, di lì a poco non l'avrebbe più voluto. 
Si sentì un leggero tocco alla porta e Ragnor andò ad aprire.
<< Ehm... ciao. >> era una voce flebile, dolce, delicata, che accarezzò le orecchie di Magnus e gli fece battere il cuore.
<< Che vuoi? >> fu la risposta secca e acida.
Magnus si alzò rapidamente dal letto, ma poi si bloccò. Che avrebbe fatto? Sarebbe uscito e gli sarebbe saltato addosso riempiendolo di baci? Sarebbe stato bellissimo, ma... lo aveva evitato per giorni. Settimane.
<< Magnus è qui? >>
Il cuore gli fece male per quanto dolore sentì in quelle parole. Decise che anche se il coraggio non sapeva dove trovarlo, avrebbe preso ciò che aveva su due piedi e avrebbe affrontato Alec. Lo avrebbe fatto per lui, perché non meritava di essere lasciato così. Spostò Ragnor prima che potesse rispondergli e si trovò faccia a faccia con lui. Oh Dio, se si potesse descrivere la sensazione che provò ad affogare di nuovo in quegli occhi color del mare, sarebbe come... come tornare a casa, come ricevere un abbraccio, un bacio appassionato, come correre e rimanere senza fiato, come essere schiaffeggiato. Fu come se qualcuno gli rimettesse il cuore al posto giusto e gli ridesse la carica. Ma fu anche come se qualcuno glielo stesse stringendo in una morsa. Quegli occhi erano pieni di dolore.
<< Si, ci sono. >> fu tutto quello che riuscì a dire, cercando di darsi un contegno.
<< Sono venuto a dirti che non puoi trattarmi così, che io non sono come tutti gli altri e che- >>
Magnus lo interruppe subito. << Lo so, hai ragione e mi dispiace. >> era chiaro che il ragazzo era stato mandato sotto consiglio di David. Ma stava dicendo tutte cose vere e Magnus doveva solo scusarsi per lo stronzo che era stato. O forse si stava scusando per ciò che sarebbe successo dopo...
<< Cosa? >> Alec aveva la faccia di uno che era stato colpito in pieno volto senza aspettarselo. Le guance gli si tinsero di rosso, facendogli risaltare il colore degli occhi, che si erano dilatati.
<< Ho detto che hai ragione e che mi dispiace. >> Magnus fece un passo fuori dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle.
Alec fece due passi indietro. << Io... >> sembrava a corto di parole. Forse nel suo discorso Magnus non gli rispondeva così.
<< Alexander, non avrei mai dovuto ignorarti e farti credere che sei uno con cui volevo solo passare del tempo. Non era mia intenzione, credimi. >> disse, provando a prendergli le mani, ma l'altro ragazzo le cacciò subito indietro, non guardandolo negli occhi. Faceva più male di quanto Magnus si fosse mai aspettato. Come si sarebbe sentito quando avrebbe detto tutta la verità? << Ti prego, ascoltami. >>
I suoi occhi furono riportati a lui, ma erano duri e freddi come il ghiaccio. Non c'era amore, né odio. Erano distanti, ed era peggio. << Lo sto facendo. >> la sua voce era senza emozione.
<< Hai tutto il diritto di essere arrabbiato, ma se solo mi dai un'ultima opportunità, ti spiegherò ogni cosa. Poi potrai decidere se odiarmi o meno, ma per favore, concedimi una cena. >>
Forse Alec non si aspettava neanche questo. << Una cena? >>
<< Si. >> non credeva neanche lui alle sue parole. Se fossero state circostanze diverse, forse Magnus sarebbe stato più deciso. Ma stava invitando Alec non ad un appuntamento, ma ad un confessionale, da dove sarebbe stato giudicato colpevole. Pensare che sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe visto, gli fece tremare le ginocchia, come se si fosse creato un vuoto sotto i suoi piedi e non riuscisse più a reggersi.
<< Non so, Magnus. >>
Il suo nome, sentirlo poggiarsi su quelle labbra e scivolarci sopra come seta, gli causò un brivido. Come poteva accettare di perdere tutto questo? Lui era pazzo di Alec. << Lasciami spiegare. >> mormorò. Avrebbe voluto mandare il mondo nelle fiamme dell'inferno e restare da solo a tenere tra le braccia Alec. Gli bastava solo lui ed ora lo guardava allontanarsi. Anzi, era lui che lo stava allontanando.
Alec si mosse nervosamente da un piede all'altro, guardando ogni cosa nel corridoio eccetto che lui. << Non credo ci sia molto da spiegare. >>
"No, infatti. C'è che mi piaci e che sono uno stronzo". Ecco cosa avrebbe voluto dire, ma stette in silenzio per un po', prima di trovare le parole giuste. << Ti sbagli. >> sentiva un nodo crescere alla bocca dello stomaco.
<< Mi sono sbagliato su tante cose, ma non credo di starmi sbagliando ora a dirti di no. >> fu la risposta risoluta del ragazzo.
Lo vedeva così sicuro, erano la rabbia e la delusione a parlare per lui. Eppure stava dicendo cose vere e si sa, la verità è una rosa piena di spine, non puoi coglierla senza pungerti. << Ho bisogno che tu mi senta dire alcune cose, Alexander. >>
L'altro quasi sbuffò. << Cosa? >>
<< Io... non posso dirtelo. Non qui. >> Magnus si guardò intorno. Alec seguì il suo sguardo, poi sembrò crollare.
<< Sono stanco di tutto questo. Sono stanco di me che soffro e sembro un cagnolino disperato e di te, che fai sempre il misterioso e pensi di essere talmente importante da non rispondere neanche ad uno dei miei messaggi! Sono stanco di essere triste per colpa tua. >>
Questo colpì Magnus nel profondo. Si sentì per un attimo privo di forze. << Non posso prometterti che farà meno male, o che non ti farò più soffrire, ma posso prometterti che dopo sarai libero. >> lo disse con le lacrime agli occhi, ma non si fece vedere.
<< Libero? >> ripetè Alec, aveva la voce rotta, ma non diede a vedere quanto in realtà stesse male in quel momento.
<< Si, prometto che dopo quella cena non mi vedrai più, non sentirai più parlare di me. Sarà come se non ci fossi mai stato. >> non riusciva a guardarlo negli occhi.
Alec si morse il labbro per non lasciare uscire un singhiozzo. Era troppo emotivo, si disse. Odiava essere così fragile. "Ma ci sei stato. Sei stato sulle mie labbra, con le tue. Sei stato sui miei fianchi, con le tue mani, sulla mia schiena. Sei stato nei miei occhi, nei miei sorrisi. Sei stato nella mia voce quando parlavo di te e sei stato nelle mie lacrime. Ci sei stato." Lo pensò, ma ovviamente non lo disse. << Venerdì, alle otto e mezza al ristorante del campus. >> disse e sentì la sua voce suonare come un vetro che si rompe. << Ultima possibilità. >>
Magnus annuì. << Ho promesso. >>
Si guardarono per un attimo negli occhi e fu come se si fossero detti tutte quelle cose che non riuscivano. Alec sentì l'irrefrenabile bisogno di lasciarsi andare a quelle braccia, invece corse via per il corridoio, assaporando l'amaro delle sue stesse lacrime.
 
 
Angolo delle Autrici timide
Alloooooora stiamo un po’ sperimentando vari modi di scrivere, speriamo non vi dispiaccia, per ora proveremo a fare i capitoli senza punti di vista e nuovamente in terza persona, anche perché ci sentiamo più comode, ma noi vogliamo sapere la vostrea opinione, che ne pensate?
Speriamo come al solito che il capitolo sia stato di vostro gradimento ci vediamo ad un prossimo aggiornamento;)
Baci, Mrs_Cobain951 & Zitella9911
   
 
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