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Autore: Dicembre    13/06/2009    3 recensioni
Inghilterra, 1347.
Di ritorno dalla battaglia di Crécy, un gruppo di sette mercenari è costretto a chiedere ospitalità ed aiuto a Lord Thurlow, noto per le sue abilità mediche. Qui si conoscono il Nero, capo dei mercenari, e Lord Aaron. Gravati da un passato che vorrebbero diverso, i due uomini s'avvicinano l'uno all'altro senza esserne consapevoli. Ne nasce un amore disperato che però non può sbocciare, nonostante Maria sia dalla loro parte. Un tradimento e una conseguente maledizione li poterà lontani, ma loro si ricorreranno nel tempo, fino ad approdare ai giorni nostri, dove però la maledizione non è ancora stata sconfitta. E' Lucifero infatti, a garantirne la validità, bramoso di avere nel suo regno l'anima di Aaron, un prescelto di Dio. Ma nulla avrebbe avuto inizio se non fosse esistita la gelosia di un mortale. E nulla avrebbe fine se la Madonna e Lucifero fossero davvero così diversi.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rieccoci qui ^_^/ Grazie mille a tutti quelli che hanno recensito, che hanno letto e che sono passati di qui. Per i curiosi, alla fine non mancato poi tanti capitoli ^_^ (e ribadisco, li ho già scritti tutti ^_^): Baci Baci

Capitolo Ventisette - Realtà?

 

 

 

La galleria aveva chiuso. Era tutto buio e non si sentiva un rumore.

Nel corridoio a lato, quello che portava nelle stanze non adibite alla mostra, da sotto una porta in fondo filtrava un po’ di luce.

“Sono andati tutti via…”
”Vedrai domani quanta gente verrà a vedere le tue foto”

“Seth m’ha detto che probabilmente non chiuderà la mostra prima di domenica”

“Non erano questi gli accordi?”

“No” scosse la testa Alec “A dire il vero l’idea iniziale erano due giorni…”

“Quindi la ragazza che m’ha risposto al telefono dicendomi che la galleria sarebbe rimasta aperta fino al weekend m’ha mentito?”

“Ti sei presentato?”

Matthias sorrise “Sì” e roteò gli occhi, in modo quasi infantile.

Alec scoppiò a ridere.

“Mi stai pendendo in giro?” Matthias chiese, fingendosi arrabbiato.

“Hai un modo di roteare gli occhi che non penseresti un Cole possa avere.”
”Dovrei essere un uomo serio e posato?” chiese Matthias alterando la propria voce e fingendo un’espressione compunta e snob.

Alec rise di nuovo: “Saresti forse più appropriato, ma non mi piaceresti”. Non capì cos’avesse detto finché non ascoltò la sua voce.

Piacere… Non era il termine corretto, ma si stupì ugualmente che, con semplicità, l’avesse ammesso all’altro.

Dopo il bacio di qualche ora prima si sentiva stupido di preoccuparsi di un solo termine, ma ancora non aveva ben chiaro cosa pensasse Matthias.

“C’è qualcosa che non va?” Gli chiese il moro, notando l’improvviso silenzio dell’altro.

“Che cosa pensi?” chiese Alec “Che cosa c’è qui?” chiese indicando lo spazio che lo separava da Matthias, ma non attese risposta. “Io ti conosco, ti ho visto nei miei sogni… M’illudo che possa esserci qualcosa di reale in tutto questo, ma da qualche parte nella mia testa so che non lo è, ma tu?”

Matthias aggrottò la fronte “Come puoi dire che non è reale?”
”Perché non ha senso” alzò le spalle il biondo “Questo” e di nuovo indicò lo spazio fra lui e l’altro “Non può esistere”

Matthias si avvicinò velocemente e afferrò il polso di Alec attirandolo a sé.

“Non deve esistere” riformulò la frase, fraintendendone volutamente il significato.

“Intendevo dire che questa…”cercò le parole adatte, ma non le trovò “… questa cosa fra noi non può essere reale…” spiegò Alec.

“So bene cosa intendevi dire” gli sussurrò Matthias “Ma come puoi farmi credere che questa voglia di toccarti, di parlarti e di baciarti di nuovo come e più di prima, non sia reale?”
Alec aprì la bocca per rispondere ma nessuna parola trovò un varco fra la totale confusione della sua mente.

Matthias gli sistemò i capelli dietro l’orecchio e gli sfiorò la guancia con la stessa mano.

Non lasciò andare il polso che aveva afferrato, ma intrecciò le proprie dita con quelle dell’altro.

Si sedette sul divano che c’era nella stanza e fece sedere Alec sulle proprie gambe, in modo che avesse il suo viso appoggiato nell’incavo del collo. Far scorrere quei capelli biondi fra le dita era troppo bello per non farlo una volta e poi di nuovo.

Per non farlo ancora.

“Io non so cosa penso” disse poi il moro “Se intendi chiedermi che cosa penso di me e di te, non so risponderti… Ma so per certo che qualunque cosa sia, sogno o realtà, adesso è mia. E’ mia e la voglio.” Continuò, stringendo Alec a sé.

Questi sorrise del desiderio di possesso del moro: “Rimarrei così, piuttosto che andare a cena stasera…”

“Tanto quel pazzo di Giles ci ha dato appuntamento alle 10 di sera. Dice che è un’abitudine da barbari quella di noi inglesi di cenare presto. Lui si dà arie da Europeo!”
Alec ridacchiò “Sono contento però di star qui per un po’, l’ufficio di Seth è un bel nascondiglio. Ma se preferisci uscire…”

Matthias lo strinse a sé: “Voglio stare in un posto silenzioso, con te, finché non è ora di andare… Ti avrei portato in albergo da me, ma non credo che t’avrei lasciato parlare molto lì” sorrise, ammiccante.

“Qui invece sono al sicuro?”

“No” Matthias scosse la testa “Non lo sei”  gli disse accarezzandogli in viso con un dito “ma voglio sapere troppe cose per lasciare al mio istinto carta bianc…” non riuscì a concludere la frase perché Alec gli aveva intrappolato il dito fra le labbra e con la lingua stava tracciando la sottile nervatura fra le nocche per poi raggiungere il palmo della mano e porvi un bacio leggero.

La bocca di Matthias si seccò in un istante, la sua mano tremò.

Non c’era nessuno alla mostra, nessuno in quella stanza: poteva amarlo lì. Voleva amarlo lì. Voleva fargli gridare il proprio nome e perdersi in quello di Alec e quasi mise da parte le sua mente, se non che sentì l’altro sorridere e stringergli la stessa mano che poco prima aveva baciato.

“Hai ragione, sono sciocco, scusami” disse Alec “E’ che…” il desiderio era così intenso che era difficile controllarsi, ma non lo disse. “…le condizioni erano che ti spiegassi chi è Jude Dorley, ed è giusto che lo faccia.”
”Così poi ci occuperemo dell’altra condizione” scherzò Matthias cercando di stemperare con uno scherzo la passione di poco prima.

“Questo è ovvio” Alec scrollò le spalle, come a sottolineare la cosa più evidente al mondo.

“Jude è un uomo che mi fa paura. E’ un uomo che mi fa paura, ma che allo stesso tempo mi dà speranza… Vivere come vivo io, nel continuo terrore che ciò che vedi in realtà non esiste, non è vivere. Il motivo per il quale ho iniziato a fotografare è proprio questo. Volevo fermare la realtà su un qualcosa di concreto, una pellicola o della carta, per non lasciarla sfuggire e confondersi fra i miei mille sogni…” Alec sospirò “Non esiste cura, nessuno pare essere in grado di dirmi perché mi succede tutto questo. Ho perso i miei genitori per questo” continuò toccandosi la fronte con un dito “Mia madre era convinta che fossi la punizione per non essere stata in grado di concepirmi con la mente in perfetta armonia col corpo. Penso sia ancora in India alla ricerca di un equilibrio interiore che mi accusa di averle rubato…”

Matthias gli accarezzò delicatamente i capelli. La sua esperienza personale lo aveva portato ad allontanarsi il più possibile dai suoi genitori, ma non voleva interrompere Alec con la propria storia personale che, oramai, non lo interessava né gli faceva più male.

“E pensi che questo Dorley potrebbe davvero avere la soluzione che cerchi?”
”La sera in cui ci siamo incontrati per la prima volta, lui …non so come spiegare” disse quasi spazientito con se stesso “è come se avesse mostrato alcune delle mie visioni più frequenti, all’esterno della mia mente…”
Matthias non capì.

“Come se potesse vedere e far vedere i miei pensieri…Non so” di nuovo Alec scrollò le spalle. “E m’ha detto che solo nel caso in cui mi unisca al suo gruppo lui potrà salvarmi…”
”E in che cosa consiste questo gruppo?”

“M’ha spiegato che esistono altre persone come me, che non è vero che sono solo… E che solo unendomi a loro, potrei farmi aiutare.”
Matthias era piuttosto scettico: “Non credo molto a queste cose sovrannaturali.”

“Non ci credo neanch’io, a dire il vero… E come ti ho detto, Jude mi mette un po’ di paura addosso, ma avresti meno dubbi se avessi visto quello che è stato in grado di fare quella sera.”

“Cosa dovresti fare per entrare nel suo gruppo?”

“Solo firmare un foglio che m’ha lasciato la sera del nostro incontro”
”Cosa c’è scritto?”

”Niente”

“Niente?!”

Alec scosse la testa “E’ un foglio bianco, dice che solo chi appartiene agli eletti può leggerne il contenuto”

“Ma non ha senso! Fogli bianchi, santoni che curano l’incurabile…”
Alec s’irrigidì.

“Non diresti così se sapessi cosa popola la mia mente!” disse stizzito “se ogni giorno della tua vita, ogni volta in cui esci di casa ti chiedi se e soprattutto come tornerai. Se di nuovo ti troveranno per terra, da qualche parte, in preda al panico per un niente…Non…”
Matthias lo abbracciò e Alec s’aggrappò a lui.

“Shhh” gli sussurrò “scusami, non volevo…Non intendevo  sminuire…”
”Non è colpa tua” lo interruppe Alec con voce flebile “E’ solo che voglio liberarmi di tutto questo. E Jude mi dà la possibilità di sperare che ci sia una soluzione. Se la medicina non ha funzionato, perchè non provare altre vie?”

Matthias non rispose, Jude Dorley non gli piaceva ma non era quello il momento per sottolinearlo ulteriormente.

A differenza di Alec, però, la sua non era paura. No sapeva esattamente catalogarla, ma il sentimento s’avvicinava decisamente più all’astio.

“Se mi dai qualche giorno, vedo che cosa posso scoprire di questo Jude Dorley…”
”Fai parte di un’agenzia investigativa?” scherzò Alec.

“Ho i miei contatti” rispose Matthias con un sorriso.

Alec sorrise. Il sorriso poi, si fece più intenso e si trasformò in vera e propria risata.

“Ti faccio così ridere?” chiese il moro, fingendo un’espressione irritata.

Alec scosse la testa “No non sei tu” disse, cercando di non continuare a ridere “ma tutta la situazione.” Poi deglutì e si spiegò “Io non so chi tu sia, non so neanche dove abiti e guardaci” disse allargando le braccia “Io ti parlo di Dorley e tu mi rispondi che prenderai informazioni su di lui… quando in realtà non so nemmeno chi sei!”

Appena pronunciata questa frase, Alec si rese conto di quanto, in realtà, si sbagliasse.

“Te ne andrai dopo la mostra?” chiese.

“Non se non vieni con me”
”E rimarresti qui a Londra a fare niente?”
”C’è sempre troppo da fare a Londra” sorrise Matthias.

“Ma…”
”Niente ma, Alec. Devo scoprire che cosa…” sospirò “…che cosa sta succedendo, e che cosa ci è successo. Voglio sapere perché…” sorrise “non riesco neanche a trovare le parole per spiegarmi. Ma non lo posso lasciare andare, né posso lasciare che tutto sfumi. E non voglio assolutamente allontanarmi da te.”

“Non pensi che sia semplicemente un artistucolo in cerca di un po’ di pubblicità, di qualche soldo e niente di più?” incalzò Alec “potrei davvero mirare…”
”Io ti ho cercato” lo interruppe dolcemente Matthias “Io ho comprato una tua foto, anche se non era in vendita…”

Alec si sollevò per guardare Matthias negli occhi: lui non aveva nulla da offrire a quell’uomo che lo teneva fra le braccia, né soldi, né l’occasione della propria vita, nulla.

Solo una foto, scattata un giorno come tanti e i suoi due colori malinconici.

Ma per qualche motivo a lui ignoto Matthias era lì con lui ed era dove voleva essere.

E questo pensiero lo faceva impazzire di gioia.

Gli accarezzò le ciglia incapace di fare altro.

“Sei bellissimo” bisbigliò prima di avvicinarsi e baciargli quelle stesse ciglia appena accarezzate.

Matthias sospirò, quasi gemette, a quel contatto.

Ma, prima che avesse il tempo di reagire, squillò il suo cellulare.

Alec si bloccò e cercò di spostarsi, ma Matthias lo fermò.

“Aspetta” gli disse a fior di pelle “Promettimi che mi porterai dove hai scattato quella foto…”
Alec non riuscì a rispondere, era troppo vicino a Matthias, ma il trillo del cellulare sembrava volerlo strappare da quel contatto.

“Dobbiamo andare” disse il moro “Giles non è uno che ama aspettare e non puoi farti scappare l’occasione che Arnett di dà.”
Alec stava per protestare, ma non disse nulla: Matthias aveva ragione, nonostante ogni fibra di sé fosse contraria al distacco, Alec si alzò e Matthias rispose al cellulare.

“Ci andiamo appena finita la mostra.”

Matthias non capì subito, ma poi annuì.

 

Prima di uscire dalla stanza il moro ebbe una fitta al petto. Un dolore intenso che per un attimo gli tolse il respiro.

Ebbe chiara e netta, la consapevolezza che Alec avrebbe sofferto per colpa sua.

Ebbe la chiara e netta sensazione che il luogo dove Alec l’avrebbe portato, non sarebbe stato un luogo di pace.

Cercò di scacciare il pensiero: non era possibile, l’uomo fra le sue dita era così parte di lui che ferirlo avrebbe voluto dire uccidere se stesso.

Ciononostante, Matthias, non riuscì ad accantonare l’idea che, per colpa sua, Alec potesse rimanere schiacciato.

Di nuovo cercò di accantonare questo pensiero nella sua mente: era un’idea confusa e troppo poco chiara per chiamarla presentimento.

Probabilmente, la sua sensazione era solo dettata dall’incertezza degli eventi.

 

***

Smolly: grazie, sei carinissima. Spero che anche questo ti piaccia. Ovviamente attendo tue nuove =) Baci Baci

Nirva: benvenuta!! grazie grazie davvero *_* Mi fai arrossire se dici così... a questo punto, aspetto le tue nuove recensioni *_* 

BiGi Esse ha il suo fascino, lo devo ammettere. E' un personaggio che "ti segna" molto...

 

  
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