Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: LatazzadiTea    07/07/2017    4 recensioni
Oscar inizia a rendersi conto di ciò che prova, quando André smette di parlarle come faceva un tempo. Ora che tutto sembra cambiato, lei cercherà di ritrovare se stessa aprendo il suo cuore a un nuovo sentimento. Il suo amore per lui cresce dentro al suo cuore facendosi strada giorno per giorno, divendo sempre più intenso e opprimente, quanto il silenzio che la circonda senza il suono della sua voce.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La sera del ballo, come tutti si aspettavano Oscar partecipò alla festa data in suo onore indossando l'abito più sfarzoso che possedeva. Ma anziché presentarsi a quell'avvenimento con un vestito femminile, fece il suo trionfante ingresso in alta uniforme. La stessa candida divisa militare che aveva scelto per ballare tutta la notte con la sua regina solo pochi anni prima, le calzava ancora a pennello, e come sempre, la rendeva ugualmente bellissima. Nessuno si sarebbe aspettato di vederla comparire a quell'evento con indosso l'uniforme, né le dame, accorse numerose, né gli speranzosi gentiluomini che in tutti quegli anni avevano guardato a lei con curiosità, domandandosi quali sontuose forme potessero celarsi veramente dietro quei castigati abiti prettamente maschili.

Non era felice di essere al centro dell'attenzione di tutti, era il suo ultimo disperato tentativo di sottrarsi a quella condanna visto che se avesse voluto, suo padre avrebbe potuto costringerla con la forza, a sposarsi con qualcuno. Doveva dimostrargli che si sbagliava, che un matrimonio imposto non l'avrebbe mai resa felice, né l'avrebbe protetta dalle sfide e dalle insidie, che la vita avrebbe continuato a riservarle. Così, al suono del primo minuetto Oscar, anziché un uomo, invitò un dama, a ballare con lei. E così fece anche dopo, con il ballo seguente e quello dopo ancora, non trattenendosi dall'elogiare la bellezza e la grazia delle proprie compagne di danza, scatenando l'ira del padre e la gelosia di molti dei suoi ammiratori.

Sperava che da qualche parte André la stesse osservando, capendo cosa stesse cercando di ottenere in quel modo. Non desiderava altro che convincere quegli uomini a rinunciare a lei e a quell'insano proposito di sposarla, una volta per tutte. Tutto andò liscio fino a che qualcuno dei presenti, arrivato da poco nella sala da ballo, non le chiese il permesso di danzare con lei.

Poi però, Oscar perse tutta la sua baldanza quando vide il conte di Fersen difronte a sé.

- Non volevo crederci madamigella Oscar, dunque, vostro padre è impazzito? - esordì Fersen tenendola saldamente fra le braccia.

- Fersen, cosa ci fate qui? Chi vi ha invitato? - gli domandò estremamente sorpresa di vederlo in quella sala.

- Uno dei miei servitori dice d'averlo ricevuto stamane dal vostro André. Non sapevo cosa pensare in proposito, ma poi, ho pensato che avrei potuto esservi d'aiuto in qualche modo... - le rispose spiazzandola.

- André... avrebbe fatto questo? - abbassò lo sguardo arrossendo appena e non per l'emozione di trovarsi ancora una volta fra le braccia di Fersen.

Era arrossita di rabbia. Ma poi, a quel moto d'ira così decisamente mal celato agli occhi di chi la conosceva bene, subentrò un altra emozione e cioè, un amara delusione.Il pensiero che André avesse pensato di chiamare Fersen credendola ancora innamorata di lui, le raggelò il sangue.

La sala da ballo si era riempita di sussurri e sommessi vocii, dopodiché, molti degli astanti si dedicarono ad altro, consolandosi col sontuoso banchetto organizzato dal generale Jarjayes per l'occasione. Tutti tranne uno, il maggiore Girodel, che finalmente si fece avanti.

- Conte di Fersen anche voi qui, a corteggiare il nostro affascinante ex comandante della guardia reale? Una cosa sorprendente per tutti noi! - esclamò il giovane ufficiale.

- Avete detto bene maggiore Girodel, madamigella Oscar è davvero molto affascinante stasera. E per tutta risposta sapete che vi dico, che la rapirò, ballando con lei anche tutta la notte se mi vorrà - gli rispose a tono Fersen.

Sarete per sempre il mio migliore amico Oscar e per quanto valga, io sarò il vostro, ricordò lei. Era vero, di fronte aveva solo l'amico, l'uomo che a dispetto delle dicerie e dei pettegolezzi che ne sarebbero potuti scaturire, era venuto in suo soccorso mettendosi fra lei e quella marmaglia di idioti, che quella sera avevano pensato bene di corteggiarla. Fersen era davvero il suo migliore amico, e lo sarebbe sempre stato, pensò, facendosi guidare dalle sue sapienti mani in quella lunga e chiacchierata danza liberatoria. A fine serata, convinta d'aver finalmente vinto la sua battaglia più grande, si separò dagli altri correndo in giardino.

Aveva bisogno d'aria.

Convinto di fare il suo bene, André aveva invitato anche il conte di Fersen al quel ballo. Così era quello il suo modo di darle una mano? Alla fine, aveva comunque cercato di aiutarla. Che sciocca era stata a pensare, che lui l'avesse abbandonata o che i sentimenti che da sempre nutriva per lei, fossero improvvisamente mutati. Non poteva più attendere, doveva parlare con lui. Oscar si girò verso l'oscurità di quel giardino, attirata da un rumore improvviso, sperando che l'uomo alle sue spalle, fosse proprio André.

- Grazie alla vostra trovata, la festa è finita nel caos. Avete invitato voi il conte di Fersen, non è così? - le chiese Girodel che incapace di arrendersi l'aveva seguita, non si poteva certo dire di lui, che non amasse andare dritto al sodo.

- Non sono stata io ad occuparmi degli inviti, maggiore Girodel. Mi spiace deludervi - replicò lei infastidita da quella intrusione inaspettata.

- Sapevo che foste ammirata da molti, solo, non sapevo quanto. E questo mi incoraggia ancora di più ad insistere, madamigella Oscar. Vi prego accettatemi! Accettate questo mio cuore innamorato, un cuore che batte solo per voi mia musa... mia splendida dama... io vi amo Oscar, vi amo! -

Presa da un momento di debolezza, Oscar si ritrovò chissà come fra le sue braccia. Quando Girodel si chinò su di lei tentando di sfiorarle le labbra, lei gli sfuggì, disperata, e tremendamente in collera con se stessa. Quel contatto aveva fatto riaffiorare un ricordo lontano, il ricordo di bacio colto dalle sue labbra come un fiore non ancora sbocciato. Le labbra che Oscar ricordava si fossero posate sulle sue, erano di gran lunga più tenere e febbricitanti di quelle di Girodel. Non era quello il sapore che voleva gustare, né tantomeno il profumo che desiderava aspirare a pieni polmoni.

Era tutto sbagliato, tutto.




La mattina seguente, André rimase fermo sulla porta della stanza della musica dove Oscar stava suonando una melodia dalle noti tristi e nostalgiche. Entrò, lei non gli aveva risposto malgrado avesse bussato più volte. - Oscar? Posso parlarti? - quando fece un passo verso di lei, Oscar smise di suonare.

- Sì, dimmi Andrè? - rispose lei senza voltarsi.

- Avrei un favore da chiederti, ricordi il soldato Gerard Lassale? E' stato arrestato dalla polizia militare e rischia di essere fucilato... - le ricordò lui.

- Il soldato che ha venduto il suo fucile, Andrè? E più di una volta, se non sbaglio? - ribatté lei quasi voler dire che in fondo a parer suo, quel soldato meritava quella punizione.

- Sì Oscar, esatto, proprio lui. Come anche tutti gli altri del resto! Venderebbero l'anima al diavolo pur di ottenere un po di denaro e riuscire a sfamare le loro famiglie... - aggiunse con veemenza André.

Si rese conto troppo tardi d'aver detto qualcosa che in realtà, avrebbe dovuto tenere solo per sé, ma pensò anche che Oscar non era una sciocca e quella cosa, dovesse saperla per forza.

- Cosa vuoi che faccia con esattezza? Vuoi che interceda per lui, in modo che possa vendersi anche la spada, l'uniforme e gli stivali? - quel tono sarcastico non gli piacque per niente.

- Se lo facessi potrebbe accadere, sì. Ma quell'uomo è anche uno dei più cari amici di Alain de Soisson e penso che un atto di clemenza da parte tua, potrebbe aiutarti ad ammorbidirlo un po' nei tuoi confronti - replicò André.

Oscar sembrava non essere in sé, cosa mai era accaduto a quel ballo?

- Hai invitato tu Fersen alla festa di ieri sera? - gli chiese lei cambiando discorso all'improvviso.

- Sì. E' venuto? - domandò cercando di rimanere freddo e distaccato malgrado si sentisse morire.

- Abbiamo danzato insieme quasi tutta la sera... - disse voltandosi finalmente verso di lui.

- Sono felice per te - rispose André serrando la mascella e i pugni.

- Grazie alla tua discutibile iniziativa, ho ritrovato un amico che credevo perduto... Sai André, visto l'esito disastroso della serata di ieri, penso che dopotutto, non mi sposerò tanto presto - disse Oscar, alzandosi dal sedile del piano forte per raggiungerlo al centro della stanza.

- Farò tutto il possibile per il tuo amico Lassale, André. Te lo prometto! - disse ancora.

Poi avvicinandoglisi maggiormente, Oscar gli prese la mano stringendola forte nella propria. Quel calore improvviso li colse entrambi di sorpresa: sarebbe stato così facile abbandonarvisi e lasciarsi trascinare, ma Oscar si trattenne dal scioccarlo ancora. Non era il momento giusto per certe cose, così, sempre tenendolo per la mano, lo trascinò con se verso le cucine nel piano inferiore della casa.

- Vieni, mi devi ancora una cioccolata! -




Oscar terminò di firmare gli ultimi documenti della giornata poco prima del tramonto, erano passati due giorni dal ballo, benché Girodel non si fosse ancora arreso il suo solo pensiero andava ad André, e a come a dirgli ciò che provava. In quei tempi così difficili, vivere un amore le sembrava quasi impossibile e con tutto quello che stava succedendo, poi.

Come poteva essere tanto egoista da pensare solo a sé stessa?

Eppure, il cuore le bruciava nel petto come quel sole incandescente che dipingeva di rosso e arancio, il cielo di quell'ennesimo giorno che stava per finire. Pensò di nuovo a lui e alla loro ultima conversazione. L'idea di André di intercedere per l'amico di Alain era stata buona, da lì a poco il malcapitato soldato della guardia Gerard Lassale, sarebbe tornato fra i suoi compagni felice di essere ancora in vita. Graziea lui non aveva solo salvato una vita innocente, aveva anche aperto gli occhi sulle condizioni precarie in cui versavano i suoi uomini e sull'estrema povertà di ognuna delle loro famiglie. Un temporale improvviso rabbuiò l'orizzonte. Il primo tuono, accompagnato da un fulmine terribilmente violento che squarciò il cielo in due quasi abbagliandola, rimbombò potente, facendola tremare. Provò una sensazione sgradevole, la più brutta provata in vita sua.

- André? Ma dov'è finito? - si disse ad alta voce mentre preoccupava osservava la pioggia fuori dalla finestra.

- Comandante! Comandante Oscar, presto! -

Qualcuno dei suoi uomini l'aveva chiamata spalancando la porta del suo ufficio di botto, ma quando uscì all'esterno dell'edificio, Alain le si parò di fronte con aria minacciosa.

- Che genere di scherzo è questo? - ribatté Oscar cercando dappertutto Andrè con lo sguardo.

- Cosa gli hai fatto, vigliacco? Dov'è il soldato Grandier? Rispondi o io... - chiese Oscar in collera.

Al tono duro di Oscar seguì solo una risata di scherno, facendola irritare ancora di più di quanto non fosse.

- Vi dirò dove si trova la vostra spia solo se mi seguirete nella piazza d'armi, Comandante - disse Alain per tutta risposta.

Un numeroso gruppo di soldati si era radunato in cerchio nella piazza, era sicuramente un altra trovata di Alain, ma cosa aveva in mente questa volta?

Alain l'aveva costretta con la forza ad unirsi a lui al centro di quel cerchio, e non solo, se non si fosse battuta lealmente con lui, non le avrebbe mai rivelato dove fosse André e cosa gli fosse accaduto.

- Perché? Perché fare questo a un vostro compagno? Odiate me, ma André non vi ha fatto nulla! - esordì Oscar gridando sotto la pioggia battente tutto il suo disappunto.

- La vostra spia, è di lui che parlate? Lo sanno tutti che quel mezzo orbo vi racconta tutto quello che succede qui. Battetevi comandante! Se vincerete vi dirò dove si trova, ma se perderete, in quel caso: solo giurando di lasciare questo comando, rivedete ancora vivo quell'infame - sbottò Alain sguainando le due spade con cui era solito combattere.

Mentre dalle fila di alcuni di quei soldati si levavano voci d'assenso, sul volto di molti altri, Oscar lesse lo sgomento. Non tutti erano dalla sua parte, doveva approfittarne.

- André Grandier non è un spia! Anzi, ha fatto di tutto per perorare la vostra causa implorandomi di liberare il vostro commilitone Lassale. E' con questa moneta, che lo ringraziate? - continuò Oscar sperando che qualcuno potesse ascoltarla.

- Lassale è spacciato. E per colpa vostra! L'avete venduto, confessatelo! - urlò con rabbia Alain.

Lo sguardo duro e inclemente dell'uomo di fronte a lei la spaventò profondamente. Dunque, era davvero convinto che lei avesse potuto fare una cosa tanto meschina come quella di denunciare uno dei suoi soldati?

- No, non è affatto così! Lassale verrà rilasciato, ma se non mi credete, allora... peggio per voi, branco di codardi! - aggiunse ancora Oscar preparandosi a battersi con l'avversario più talentuoso che avesse mai conosciuto in vita sua.

Alain era molto alto e corpulento, fisicamente più forte di chiunque avesse mai affrontato, malgrado la sua tecnica fosse alquanto rozza e prevedibile. Ciò nonostante, Oscar ebbe non poche difficoltà a tenergli testa. Il suo unico vantaggio era rappresentato dall'agilità e leggerezza del suo corpo, nonché da un'innata abilità nel brandire la spada.

Grazie alla sua esperienza poteva prevederne in anticipo le mosse, e quando ne ebbe l'occasione, ne approfittò per colpirlo ad una spalla dopo un affondo. Alain reagì di contro con una stoccata, parandole il colpo che Oscar aveva guidato dritto al suo braccio sinistro. Voleva disarmarlo e appropriarsi della seconda spada, che Alain usava con una destrezza fuori dal comune. Alla fine conscia d'aver dato fondo a tutte le sue energie, Oscar ebbe un breve cedimento e impallidì al pensiero che forse, quella volta non l'avrebbe scampata. Se fisicamente si era forzata, moralmente stava cedendo.

L'odio e il disprezzo disegnato sul volto del suo avversario, la fecero vacillare.




Nel frattempo André, chiuso con l'inganno nell'armeria, era stato messo al corrente di ciò che stava accadendo nel cortile interno della caserma. Alain de Sossoin aveva sfidato Oscar a duello, e ora, si stavano battendo. Era stato attirato in quel luogo con una scusa e poi rinchiuso in quel grande magazzino, senza che potesse in nessun modo avere il tempo di reagire. I due gorilla che lo sorvegliavano alla porta erano scagnozzi di Alain, e finché non avessero avuto l'ordine di farlo uscire, non gli sarebbe stato possibile andare in soccorso di Oscar.

- Così quel pusillanime vi ha chiesto di restare qui a farmi da balie? In questo modo vi perderete tutto il divertimento... - esordì André cercando di punzecchiarli.

- Sta zitto lecchino! - lo insultò il più grosso.

- E' vero, Alain se la spassa mentre noi dobbiamo star qui a far la guardia a questo bastardo di un galoppino - controbatté insoddisfatto l'altro.

- Già, potremmo divertirci un po anche noi, perché no? Che ne dici traditore, se ti cambiassimo un po i connotati? Alain ci ha ordinato di non ucciderti... e noi non ti uccideremo, vero Pierre? -

- Giusto Claude! Noi non lo uccideremo... - ripeté il secondo appressandosi alla porta.

Era disposto a farsi massacrare pur di uscire dal quel posto e quando i due energumeni gli si scagliarono addosso, si lasciò pestare senza reagire. Credendolo privo di sensi, gli uomini di Alain lo avevano abbandonato lì a terra, ferito e in una pozza di sangue. Avevano di proposito lasciato la porta dell'armeria aperta e s'erano andati ridendo, mentre fortunatamente, altri soldati correvano a aiutarlo.

Malgrado le percosse lo avessero ridotto male, André riuscì nuovamente ad alzarsi e a raggiungerla all'esterno della piazza d'armi, imbracciando un fucile. Quando arrivò però, sul posto regnava un silenzio irreale. Temendo il peggio André si trascinò verso di loro, facendosi strada fra la ressa di uomini che si era formata attorno a Oscar e Alain, rimanendo del tutto spiazzato da quello che vide.

Alain era a terra, con due spade le cui lame conficcate nel terreno si incrociavano all'altezza della giugulare, bloccandolo.

André si avvicinò all'uomo e pur zoppicando, fra lo stupore generale gli tolse le spade di dosso, frapponendosi tra lui e Oscar.

- Credo che possa bastare, non credi? Hai vinto Oscar! Ora, non potranno più osteggiarti... - disse André cercando di non crollare a terra.

Oscar rimase basita di fronte a quel gesto insensato, si sentiva bruciare di rabbia al pensiero di come li avessero trattati, e non capì fino in fondo perché André avesse agito in quel modo, prendendo le parti di chi gli aveva fatto del male.

- Che ti è successo alla faccia? Chi ti ha ridotto a quello stato? - Alain si alzò da terra incurante della ferita che aveva al collo, affrettandosi a soccorrere André, che ormai non si reggeva più in piedi.

Prima di aiutarlo a raggiungere l'infermeria però, Alain si fermò un momento, rivolgendosi per l'ultima volta al suo comandante.

- Se questo idiota si fatto ridurre così per voi, allora, vuol dire in fondo non siete poi così tanto male, comandante Oscar. Quando Gerard tornerà fra noi, se ancora vorrete vi farò le mie scuse ufficiali, ma ricordate una cosa comandante, anch'io ho venduto il mio fucile e più di una volta. Non solo, anche l'uniforme e le coperte, se proprio volete saperlo. Molti di noi rinunciano anche a una parte del loro rancio per darlo ai propri cari, la paga che riceviamo è talmente misera, che non ci basta nemmeno per vivere. Perciò vendiamo le armi e tutto il resto, per non morire di fame! Quando deciderete di punirci per quello che abbiamo fatto, ricordate queste parole comandante Oscar e agite di conseguenza... - terminò Alain.

Era evidente che in tutta quella brutta storia,  Alain almeno non fosse responsabile del pestaggio di André. Malgrado le minacce, non aveva mai veramente voluto fargli del male.

- Che diavolo state facendo lì impalati voi, non c'è più niente da vedere. Tornate subito nei vostri alloggi, è un ordine! - gridò il colonnello d' Agoult alle sue spalle.

Oscar rinfoderò la spada e dopo un primo attimo di incertezza, li seguì fino all'infermeria senza più riuscire a dire una parola.



 
   
 
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