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Autore: LatazzadiTea    02/07/2017    4 recensioni
Oscar inizia a rendersi conto di ciò che prova, quando André smette di parlarle come faceva un tempo. Ora che tutto sembra cambiato, lei cercherà di ritrovare se stessa aprendo il suo cuore a un nuovo sentimento. Il suo amore per lui cresce dentro al suo cuore facendosi strada giorno per giorno, divendo sempre più intenso e opprimente, quanto il silenzio che la circonda senza il suono della sua voce.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Passò l'ennesima notte insonne, l'ultima nella sua casa e nel suo letto, prima di entrare a far parte della guardia metropolitana francese come comandante di brigata. Ciò nonostante si alzò prima dell'alba, indossò la sua nuova uniforme e si diresse a Parigi, verso quella nuova vita a cui aveva così scioccamente anelato. Fuggire dai suoi sentimenti per Fersen non era servito a darle sollievo, come non era servito illudersi che abbandonare la corte, allontanandosi dalla donna che l'uomo aveva così devotamente amato per vent'anni, l'avrebbe fatta dimenticare.

Di positivo c'era stata la confessione di André. Sapeva che inizialmente le intenzioni del giovane non erano certo quelle di aggredirla, era stata una reazione nata da un impulso improvviso dettato dall'esasperazione. Ma era stata proprio quell'azione avventata ad aiutarla a prendere finalmente coscienza della verità. E ora che quell'amore non corrisposto nei confronti del conte di Fersen era scomparso, e che quel nuovo sentimento aveva fatto breccia in lei dilagando nel suo cuore come un fiume in piena, sembrava averlo perso per sempre.

Pensava ad André in un modo che non avrebbe mai creduto possibile, con ardente e passionale desiderio. Quante volte aveva appoggiato il capo sul suo petto senza che questi le suscitasse mai un fremito particolare? Quante volte avevano condiviso lo stesso letto da ragazzi, o anche dopo, con la maturità degli anni, erano stati vicini senza che lei si accorgesse della bellezza del suo viso, o del suo corpo virile e mascolino? Mentre ora, ora che quel velo d'ombra era caduto dagli occhi, al solo pensiero della sua vicinanza si sentiva bruciare.

- Un altro terribile sbaglio, eh Oscar? - mormorò a se stessa.

André era partito per Parigi la sera precedente e ora, era la ad aspettarla, pronto a gettare inutilmente al vento un altro capitolo della sua vita.

L'addio a Fersen, alla sua regina e alla guardia reale. La scoperta di un amore nascosto e tormentato, e una proposta di matrimonio dal conte Girodel. Quegli avvenimenti le avevano cambiato la vita trascinandola via come da un turbine nella tempesta, senza sapere come uscirne o a cosa aggrapparsi. Una volta arrivata al comando della sua guarnigione Oscar chiese subito di vederlo, André sarebbe stato il suo attendente anche in quella situazione.

Fu strano rivederlo, il silenzio fra loro era sceso nuovamente dopo quell'ultima sgradevole conversazione avvenuta nella stanza del giovane, e ora che lo aveva di nuovo di fronte a sé, le sembrò di trovarsi nuovamente al cospetto di un estraneo.

- Speravo di non doverlo fare, Oscar. Le cose non saranno affatto facili per te, qui - esordì lui rimanendo diligentemente sull'attenti di fronte al suo comandante.

- E' quel Alain il responsabile di tutto questo, vero? Ha sobillato lui questa ribellione, lo conosci? - gli chiese sapendo di domandargli molto.

- Non sarò la tua spia, Oscar. Se ci tieni tanto a conoscerlo, allora fallo di persona - replicò semplicemente André.

Una volta arrivata al comando della guardia francese, per Oscar era iniziato un calvario. Non solo quegli uomini avevano disertato la piazza d'armi per la sfilata di presentazione, l'avevano anche accolta malamente dopo essersi precipitata nelle camerate. Quei bruti dei soldati della guardia metropolitana, anziché ubbidirle, si erano barricati nella zona ricreazione divertendosi a bere liquore e a ridere di lei. - Stai dicendo che tu approvi? - sbottò terribilmente irritata dal quell'atteggiamento insopportabile.

- Sto dicendo che non ti aiuterò a familiarizzare col nemico rendendoti le cose più facili... - rispose impassibile André.

- E' mio padre, è così? Sta cercando di boicottarmi per spingermi a rinunciare a questo incarico e accettare quella stupida proposta di matrimonio... è inaccettabile! - ribatté lei senza accorgersi dell'improvviso turbamento che quelle parole avevano causato in lui.

- Comandante posso andare? - a quel velo di supplica di lui, a Oscar si strinse il cuore.

La sua voce la raggiunse distogliendola ancora una volta dal pensiero di se stessa. Era stata dunque tanto egoista da non accorgersi del costante dolore che era capace di infliggergli?

- Hai ragione, se voglio conquistare la loro fiducia e farmi apprezzare da questi uomini, devo espormi in prima linea. Mi proteggerai Andrè? Lo farai? - gli chiese ancora cercando finalmente il suo sguardo.

- Tuo padre mi ha espressamente ordinato di arruolarmi solo per questo, Oscar. Sai che lo farò... Hai altri ordini per me? - aggiunse André ritornando in una posizione di riposo.

- No, puoi andare adesso -  rispose lei cercando di nascondere il tremito che la sua presenza non presenza, le provocava.

André era fisicamente lì adesso, ma lo era perché costretto, non certo perché lo aveva desiderato. E anche questo le dava il tormento.

- Aspetta André... se restare al mio fianco ti è così insopportabile, quando qui le cose si saranno sistemate se ancora vorrai, ti darò il congedo. Non sarai più obbligato a servirmi, se è quello che desideri - disse Oscar d'impulso pentendosene però subito dopo.

- Sarebbe un sollievo per me, credimi Oscar - rispose André raggelandola.

- Sollievo? Che vuol dire sollievo? Ti comporti come se adesso mi odiassi! Come se fossi io la colpevole di qualcosa... Ti rendi conto di quello che mi hai fatto, André? Ti quello che mi hai portato via? - sbottò Oscar ormai al limite della sopportazione.

- So esattamente cosa ti ho fatto, e non potrò mai fare ammenda per questo. Ma se aprirti gli occhi e farti prendere coscienza della realtà è stato un errore Oscar, allora lo rifarei mille volte! Strapparti dall'illusione di poter vivere come qualcosa che non sei e non sarai mai, è la vittoria più grande per me, credimi - controbatté André sfidandola ancora una volta.

- Non era questo che volevo dire... non era a questo che mi riferivo... - gli rispose tremante per la frustrazione che provava.

Non era da lei arrendersi a quel modo, ma continuare con quella sterile discussione non avrebbe portato a nulla. Oscar allungò una mano quasi a toccarlo, erano settimane che non si parlavano a quel modo, che non restavano soli così a lungo nella stessa stanza senza guardarsi come nemici. André era a un passo da lei, senza capire che il suo rimprovero non riguardava affatto il gesto di quella notte. Lui le aveva portato via se stesso, restituendole in cambio una persona che non conosceva affatto.

André invece, a quel gesto indietreggiò fino alla porta del suo ufficio, cercando un po di liberazione in quella distanza forzata. L'ultima volta che erano stati così vicini, lui l'aveva afferrata per i polsi rubandole con la forza il suo primo bacio. Poi però, qualcosa di irresistibile tornò a forzargli la mano. In un tumultuoso insieme di emozioni contrastanti che non il giovane non riusciva più a reprimere, André la spinse contro una parete tenendola saldamente per le spalle.

- Non ho mai voluto farti del male Oscar... mentre tu... - le mormorò pieno di astio e rancore.

Come posseduto da quel desiderio che ancora gli dilaniava le viscere, finì per accarezzarle il viso fino a sfiorarle con un dito le labbra carnose e morbide. Ma quando, al contrario di quanto si aspettasse, Oscar non reagì malamente a quella provocazione, André s'interruppe. Cosa stava facendo? Avrebbe dovuto strisciare ai suoi piedi e chiederle perdono anziché darle la colpa del proprio errore. Era vero, si era sentito disprezzato. Si era sentito inutile e impotente di fronte alla sua scelta di allontanarlo, ma comunque la guardasse, Oscar non aveva colpe. Come aveva potuto pretendere di essere compreso da lei? Perché l'aggrediva ancora?

Si spaventò al pensiero di non riuscire a fermarsi e fece un passo indietro, liberandola dalla sua stretta. Quando però Oscar si sporse verso di lui per cercare di impedirgli di allontanarsi da lei e non riuscì più ad afferrarlo, André rimase sorpreso.

- Lo so! So' benissimo che non hai mai voluto farmi del male, André. Ti dissi che non c'è l'avevo con te, che avrei preferito dimenticare, ma non era vero. Ero arrabbiata e ti ho odiato, ma ora, tutto quello che voglio è che le cose tra noi tornino come prima, com'erano una volta -  come suo solito, Oscar rispose di getto.

Non sapeva come gestire la situazione, né tanto meno dare il giusto peso alle tremende parole che di sovente le uscivano dalla bocca.

- Niente tornerà più come prima Oscar, niente. Se vuoi scusarmi adesso, io vorrei andare... - Oscar non ebbe il cuore di trattenerlo.

Ogni volta che restavano soli, inevitabilmente l'argomento si incentrava su quello che era accaduto quella sera. L'esperienza le aveva insegnato che l'amore non era altro che una costante fonte di sofferenza, non di felicità. Doveva lasciarlo andare? Doveva smettere di tormentarlo e permettergli di andare avanti con la sua vita a costo di rinunciare a lui ora che lo amava?

Sì, pensò, era quello che doveva fare. Ma non prima di avergli confessato ciò che provava, anche rischiando di essere rifiutata o respinta, doveva farlo.



Una volta nel corridoio, André ebbe un attimo di buio totale. Rimase in silenzio cercando di non farsi prendere dal panico, e respirò profondamente mentre la luce tornava lentamente ad illuminargli il passo. Quegli episodi capitavano sempre più spesso, quanto sarebbe passato prima che il buio lo ingoiasse nella sua crudele morsa per sempre? Quando fu quasi all'esterno della costruzione che ospitava gli uffici e gli alloggi degli ufficiali, fu riportato alla realtà dal suono di una voce familiare, quella di Alain. Lui e un altro paio di soldati altrettanto alti e corpulenti, sembrava lo stessero aspettando fuori dalla caserma per parlargli.

- E così André, tu la conosci bene quella strana donna in uniforme, non è così? - il brusco tono accusatorio di Alain non gli piacque affatto.

- Sì, è così. Se vuoi saperlo, ho servito la sua famiglia come uno schiavo fin da quando ero bambino, e ora, eccomi qui, a farle da guardia del corpo per ordine del padre! - aveva ponderato più che oculatamente le parole esatte da usare.

Se gli avesse fatto intendere che in realtà la pensava come loro sui nobili, fingendo di disprezzare Oscar, forse avrebbe potuto aiutarla a scoprire cosa Alain e suoi poco raccomandabili amichetti stessero tramando contro di lei.

- Come uno schiavo, eh? Suoni il pianoforte come Mozart e parli come uno di quei damerini imbellettati, malgrado i tuoi abiti modesti. Inoltre, mi sembri troppo ben pasciuto per essere stato trattato come uno schiavo dai tuoi padroni, non pensate ragazzi? Non ci piacciono i bugiardi qui! Né i tirapiedi degli ufficiali e le loro spie... Non è così amici? - gridò Alain in modo che tutti potessero sentirlo.

Aveva riso di lui sbeffeggiandolo ancora.  Capì che lo stava facendo apposta, con l'intenzione di peggiorare ulteriormente quella già sgradevole situazione. Alain de Soisson non era uno sciocco e sembrava essere molto stimato e rispettato dagli altri soldati. Portarlo dalla loro parte avrebbe sicuramente aiutato Oscar a farsi accettare, ma come?

- Posso assicurarti che ti sbagli sul mio conto Alain, malgrado ciò che pensi, non sono diverso da voi. In fondo, anche tu porti il cognome di un nobile senza trarne alcun privilegio, o sbaglio? - gli rispose André cercando di restare calmo.

- La mia famiglia è sempre stato di un rango troppo inferiore, per ambire a qualunque privilegio legato al suo nome. Ma che tu ci creda o no, per me non è stato mai un problema. Le persone dovrebbero tutte godere degli stessi diritti, e questo a prescindere dalle loro origini, non lo pensi anche tu? - ribatté l'altro evidentemente alterato.

- E' esattamente quello in cui ho sempre creduto anch'io, Alain - affermò André senza mentire.

Molti dei soldati della guardia condividevano le stesse idee del movimento umanistico nato in Francia in quegli anni. In ogni angolo di strada si gridava alla libertà, alla fraternità e all'eguale giustizia per tutti. Le voci di un intero popolo si erano levate sempre più alte e forti, nutrendo sempre di più il malcontento che già serpeggiava fra i poveri e le classi sociali meno abbienti. Anche lui condivideva quegli ideali, ma sapeva che inevitabilmente si sarebbe dovuti arrivati allo scontro, perché arrivassero ad avere un valore universale. Per il momento, André decise di stare in disparte, fingendo di unirsi ad Alain e ai suoi compagni meno ragionevoli. Solo così avrebbe potuto proteggere Oscar dalle oscure macchinazioni che quella marmaglia di ubriaconi e nulla facenti, aveva in serbo per lei.

- Ma davvero? Vieni allora, parliamone... - finì di dire Alain con un diabolico sorrisetto sulle labbra dure e sottili.



André tornò a casa in licenza dopo due lunghe settimane d'assenza; fra quei massacranti turni di pattugliamento per le strade di Parigi e quelli di guardia, era tornato a casa a pezzi. Se non altro, la fatica gli era servita a non pensare. Aveva anche smesso di bere rispetto a quanto facesse prima, era dimagrito, e se non fosse stato per quel problema assillante che aveva alla vista, avrebbe potuto tranquillamente affermare di essere in perfetta forma, più di quanto non fosse, prima di arrolarsi. Si passò una mano fra i capelli castani, scoprendo che erano cresciuti ancora. Avrebbe potuto legarli dietro la nuca come faceva un tempo se non fosse stato per la cicatrice che quella ferita all'occhio gli aveva lasciato sulla faccia, e sospirò al pensiero di quanto la sua vita fosse cambiata da quel giorno di pochi mesi prima. Oscar aveva lasciato andare il cavaliere nero per il suo e il bene di Rosalie, affinché potessero ricominciare una nuova vita insieme. Se quei bastardi dei suoi commilitoni avessero saputo quanto generosa e buona fosse la sua Oscar, forse non l'avrebbero giudicata tanto duramente. Per fortuna era riuscito a far ragionare molti dei suoi compagni d'armi, sopratutto dopo i continui tentativi di protesta e ribellione fomentati da Alain e dai i suoi affiliati giacobini.

Una cosa in particolare continuava a tormentarlo però, l'arresto di uno dei soldati che faceva parte in pianta stabile del suo drappello, un certo Gerard Lassale. Lui come tanti altri disperati che si erano arruolati per non morire di fame, avevano venduto più volte armi, uniformi e razioni di cibo, rischiando il patibolo pur di sfamare se stessi e le proprie famiglie, ma certamente era una cosa che Oscar ignorava. Gerard e Alain erano molto amici e certamente quella testa calda l'avrebbe potuta accusare di averlo denunciato alla polizia militare, peggiorando di molto la sua situazione. Doveva fare qualcosa per impedire il peggio, una volta tornato a Parigi ci avrebbe pensato, ora non desiderava altro che chiudere gli occhi e dormire.



Una brezza leggera le accarezzò il volto, riportandole il profumo delicato delle rose e dei lillà che abbellivano i numerosi giardini di casa Jarjayes. Anche lei era ornata casa per riposare, ma al contrario di André, non era riuscita a trovare pace nemmeno nel suo letto. Lo aveva visto rientrare ricurvo sul suo cavallo sfinito e quasi incapace di reggersi. André era dimagrito molto in quel periodo e benché non fosse certo abituato a poltrire, quello del soldato non era certo il mestiere che più gli si addiceva. Ripensò alle ultime due settimane trascorse e a quanto poco avessero parlato. Non avevano più discusso di ciò che era accaduto fra loro, ma non poté fare a meno di pensare che ormai quell'argomento fosse l'unica cosa di cui potessero parlare, e che quegli avvenimenti fosse gli unici che avessero in comune. Doveva sbrogliare la matassa e andare oltre, ma sopratutto, doveva riuscire ad aprirgli il suo cuore nel modo giusto, senza accuse, né inutili e sterili giri di parole.

- André, sistema la carrozza di Monsieur Girodel e porta una tazza di cioccolata a madamigella Oscar, per favore... -

- Sì, nonna! - era tornato per riposare non per fare ancora lo schiavo, pensò sbuffando.

Ma poi sorrise, infondo era felice di essere di nuovo a casa.

- Ma guarda, André Grandier! Ne è passato di tempo dall'ultima volta che ci siamo visti, eh? -

Trovò molto strano che un tipo altezzoso come il maggiore Girodel gli rivolgesse la parola, l'altro era un conte, mentre lui, un semplice servitore.

- Sono felice di vedervi in salute maggiore - gli rispose badando bene di tenere sempre lo sguardo basso.

- Fa piacere anche me, credimi. Sarai dispiaciuto all'idea che madamigella Oscar si sposi, dopo tutti questi anni passati insieme a lei... Sai, pensavo che se dovesse esprimere il desiderio di averti ancora al suo servizio, potrei anche prendere in considerazione l'idea di accettare. Sempre che tu sia d'accordo, si intende - esordì Girodel.

Era evidente che volesse provocarlo, ma a quale scopo?

- Sono spiacente di deludervi maggiore, ma il mio compito non consiste più nel proteggere madamigella Oscar. Da quando ha preso il comando dei soldati della guardia francese, la mia presenza al suo fianco è diventata inutile visto che ha dimostrato di sapersela cavare benissimo anche da sola - gli rispose lui a tono. Oscar dovette scendere due rampe di scale per avere la fortuna di assistere di nascosto a quell'insolita conversazione, ma badò di restare a debita distanza, in modo da non essere vista da nessuno. Forse in quel modo, avrebbe potuto comprendere meglio cosa passasse veramente per la mente dei due uomini.

- Sul serio? Mi chiedo se madamigella Oscar si sia resa conto del fatto che per tutti questi anni abbiate fatto parte integrante di lei... avete letto quella novella, André, "La nuova Eloisa" di Rousseau? Anche quella parla di un amore impossibile fra una nobile e il suo servo. Facendovi quell'offerta non volevo altro che offrirvi la possibilità di starle ancora accanto, anche quando saremo sposati - disse Girodel col preciso intento di umiliarlo e ribadire la sua posizione di superiorità.

Raramente si sarebbe fatto dominare dalla rabbia e dal gioco di chi di proposito cercava d'istigarlo ad avere una reazione, ma in quell'occasione non riuscì a trattenersi e d'impulso gli gettò in faccia la cioccolata destinata ad Oscar.

- Credetemi maggiore Girodel, semmai riusciste nel vostro intento, cosa di cui dubito fortemente, sarò di certo l'ultima cosa di cui dovrete preoccuparvi! - ribatté Andrè girando in fretta i tacchi per andarsene.

Malgrado quel gesto estremo, Girodel non si lamentò, né pretese delle scuse. Si limitò a ripulirsi il viso dalla cioccolata, che oltretutto non era nemmeno calda: André non gliela avrebbe mai lanciata addosso, altrimenti. Dunque era come pensava, il giovane attendente di madamigella Oscar era innamorato di lei. Ma lei lo ricambiava? Poteva essere lui la ragione della sua ritrosia, o c'era altro?

Mel frattempo, Oscar che nascosta sulle scale aveva sentito tutto, si portò una mano al petto da quanto era in preda all'ansia.

- Parte integrante di me? Girodel ha ragione, André è sempre stato una parte di me. Non sarei potuta esistere senza di lui, né lui senza di me... - mormorò a se stessa nascosta dietro un colonna.


 
   
 
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