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Autore: Echocide    07/07/2017    5 recensioni
[Sequel di Miraculous Heroes e Miraculous Heroes 2]
La minaccia di Maus è stata sventata, ma non c'è pace per i nostri eroi: il mistero dell'uccisione degli uomini del loro nemico non è stato risolto e un nuovo nemico trama nell'ombra...
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Miraculous Heroes 3
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero, romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 3.311 (Fidipù)
Note: Ed eccoci qua con il secondo aggiornamento settimanale di Miraculous Heroes 3 e, finalmente!, sapremo se Thomas morirà oppure no. Ci sarà bisogno di un nuovo Portatore della Farfalla oppure no? La domanda ai posteri.
Una piccola precisazione: non so perché ma nell'opera originale è stata fatta passare la quiche lorraine come una torta dolce, in verità è sì una torta, ma salata (la tradizionale è fatta con uova, formaggio e pancetta). E vi lascio la ricetta (che potrete trovare a questo link), se mai avrete voglia di sperimentare questa delizia (io ne solo letteralmente golosa).
Oltre a ciò, vi lascio con le solite informazioni di servizio: vi rammento la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e vi ricordo che domani, a conclusione della giornata, ci sarà il nuovo aggiornamento di Scene, con la seconda parte di Fuoco fatuo.
Come sempre voglio ringraziarvi tutti quanti voi che leggete, commentate, inserite la storia in una delle vostre liste e me fra gli autori preferiti.
Grazie di tutto cuore!



Manon inspirò profondamente, sentendo i piedi pesanti a ogni passo: più si avvicinava alla porta del centro massaggi – ora, da quando in qua, dei supereroi avevano come base operativa un centro massaggi? – e più si sentiva come se mille macigni si abbattessero sulle sue spalle.
O forse erano più di mille?
Si voltò, osservando Thomas camminare al suo fianco, la testa chinata verso il basso e le spalle curve, quasi stesse portando anche lui un peso maggiore rispetto a quello dello zaino che aveva; allungò timidamente la mano verso di lui, sfiorando appena il mignolo e vedendolo voltare di scatto la testa verso di lei, gli occhi scuri che la fissavano in cerca di qualcosa: Manon abbozzò un sorriso, sentendo faticoso stirare le labbra in quella semplice espressione e notando Thomas provare a ricambiare, prima che le dita del ragazzo si avvolgessero attorno alle sue.
Una semplice stretta cui lei si aggrappò con tutto il suo essere, ricambiandola e dando la sua forza al giovane eroe che, con il passo strascicato, camminava al suo fianco verso un destino ignoto a entrambi: e se, per colpa sua, Thomas avrebbe dovuto consegnare il Miraculous e non essere più Hawkmoth?
Non voleva essere la causa di ciò, non dopo aver visto lo sguardo luminoso di eccitazione di Thomas, le poche volte in cui l’aveva chiesto di coprirlo a scuola.
Non se lo sarebbe mai perdonata, ancor di più del fatto di essere stata akumatizzata quando era piccola.
Il ragazzo avanti a loro si fermò, voltandosi e posando le mani sui fianchi, mentre lo sguardo si fissava sulle loro mani unite: «Non morirai, Thomas» decretò Alex, con un sorriso in volto: «Farò tutto ciò che è in mio potere per non farti uccidere a tredici anni. Ok?»
«E’ una consolazione» mormorò Thomas, osservando la porta vicino a loro e sospirando, superando poi Alex e continuando a stringere la mano di Manon: «Andiamo a sentire il verdetto.»
«In verità non ho detto nulla» lo informò Alex, tirando fuori le chiavi di casa e raggiungendoli, infilandone una nella toppa del portone e aprendolo: «Quindi non hanno avuto ancora il tempo di organizzare piani omicidi nei tuoi riguardi.»
«Che bella cosa» commentò il ragazzino, senza nessuna vitalità nella voce mentre muoveva le sopracciglia verso l’alto e alzava un poco il mento: «Improvviseranno.»
Alex rimase in silenzio, un sorriso quieto in volto, lasciando entrare i due nell’abitazione e seguendoli, chiudendo poi la porta dietro di sé: «Per quanto vorrei fare come Homer Simpson e attaccarmi al tuo collo, Thomas» iniziò, posando una mano sulla spalla del ragazzo e sorridendogli: «Farò tutto ciò che è in mio potere per salvarti. Alla fine non è colpa tua se madamoiselle voyeur trova divertente andare per spogliatoi maschili.»
«Io stavo solo…»
«Sì, sì. Ti nascondevi» dichiarò l’americano, passandosi una mano fra i capelli scuri e spettinandoli più di quel che erano: «Impara una cosa, madamoiselle Manon. Qui prendiamo in giro. Sempre e comunque.»
La ragazzina annuì con la testa, scambiandosi poi uno sguardo con Thomas e osservando il sorriso abbozzato del ragazzo, mentre l’americano riprendeva la sua marcia verso la stanza dove l’aveva condotta la prima volta che era stata lì e la sua mente iniziò subito a lavorare, a porsi domande che, fino a quel momento, non aveva pensato.
O, più precisamente, aveva cercato di non farsi.
Come l’avrebbero presa?
Sarebbe stata accettata come persona cosciente del segreto che si celava dietro gli eroi di Parigi?
Manon lasciò andare il respiro, accorgendosi che lo aveva trattenuto, mentre Alex abbassava la maniglia e le voci nella stanza le giunsero più forti e chiare: «Si può sapere dove sei stato?» domandò una voce di ragazza dal tono leggermente battagliero: «Hai chiamato tutti e poi sparisci.»
«Sarah, per favore, non aggredirlo subito» fu il commento di una voce: maschile, profonda e più tranquilla rispetto alla prima che aveva parlato.
«Sono dovuto andare a prendere qualcosa. O meglio, qualcuno» sentenziò Alex, facendo capolino e sorridendo a entrambi: «Forza. Non mordono. Forse Sarah.»
«Alex!»
Manon sobbalzò a quel richiamo, cercando di associare il nome di Sarah ai volti dei nuovi amici di Adrien e Marinette: ricordava una ragazza dai capelli d’oro, americana come Alex, e dall’aspetto dolce e tranquillo.
Bene. A quanto pareva si era sbagliata totalmente su di lei.
Thomas inspirò al suo fianco, alzando il mento e avanzando a passo di marcia verso la porta, trascinandola con sé per la mano e fermandosi sulla soglia; Manon osservò il variegato gruppo all’interno della stanza, sentendo il corpo iniziare a tremare sotto gli sguardi curiosi che si erano letteralmente calamitati su di loro: tutte le persone all’interno della stanza erano a lei conosciute.
Conosceva Marinette e Adrien, assieme ai loro amici.
Conosceva i genitori di Adrien e il resto degli adulti erano volti a lei noti.
Avrebbe voluto parlare ma dalla gola non sembrava voler uscire alcun suono e la bocca era stranamente secca e impastata: «Manon?» la voce di Marinette, la domanda che questa conteneva, la riscosse e lei puntò lo sguardo sulla sua ex-babysitter.
«Perdonami, Marinette» riuscì a mormorare con molta fatica, abbassando lo sguardo e sentendosi in colpa: perdonami, se sono venuta a conoscenza di una cosa che volevi tenere segreta a tutti i costi. Perdonami, se non ti ho mai detto niente e se non ti ho mai ringraziato per tutto quello che hai fatto per me.
Anzi no, per Parigi.
«Direi di tagliarla corta» sentenziò Alex, facendo alzare il capo alla ragazzina e attirando su di sé l’attenzione generale della stanza: «Vi ricordate della creatura di Quantum che aveva attaccato la scuola di Thomas? Bene, durante quell’attacco, qualcuno qui è venuta a conoscenza della vera identità di Hawkmoth.»
Manon chinò la testa, stringendo con più forza la mano di Thomas e sentendolo irrigidirsi al suo fianco: «Non mi ero accorto che, nello spogliatoio, ci fosse qualcuno» decretò con la colpa nella voce, facendole rialzare il capo e fissandolo sorpresa: aveva pensato, fin dall’inizio, che lui avrebbe lasciato tutta la colpa a lei.
In fondo era così.
«Che cosa vuol dire: ci fosse qualcuno?» domandò Adrien, attirando l’attenzione di Manon su di lui e osservandolo fare un passo verso di loro, lo sguardo verde che saettava dal giovane eroe parigino a lei: «Thomas, non vorrai dirmi che…» si fermò, passandosi una mano sul volto e lasciandola sulla bocca, attirando l’attenzione della ragazzina sulla fede che portava al dito.
Un dettaglio insignificante, se paragonato a ciò che si stava per scatenare in quella stanza.
«Non sono l’unico senza poteri a sapere delle vostre identità» decretò Alex con la voce più stanca di quanto aveva voluto far trasparire fino a quel momento: «Una brutta situazione? Decisamente, non lo metto in dubbio. Si poteva evitare? Devo dire che non lo so, sarebbe potuto capitare tranquillamente anche a uno di voi.»
«E quindi poi Thomas ha pensato bene di spiattellare anche le nostre identità» commentò il ragazzo dai capelli scuri – un modello, se non ricordava male. L’aveva anche visto molte volte sulle riviste di moda – e facendo riconoscere a Manon la voce di poco prima, quella che aveva cercato di calmare la virago di poco prima.
La bionda al suo fianco, sicuramente.
«In verità già sapevo» mormorò Manon, chinando nuovamente la testa e socchiudendo gli occhi, respirando con la bocca: «Avevo dei sospetti in qualche modo io ho sempre saputo chi c’era dietro le maschere. Thomas non mi ha detto niente.»
«Io avrei una domanda» mormorò una delle persone rimaste in silenzio, attirando su di sé l’attenzione di Manon: la pelle olivastra, i lunghi capelli castani e lo sguardo che scintillava di malizia: «Nessun commento su questi due, che si tengono per mano da quando sono entrati?» domandò, indicando la mano, che teneva intrecciata a quella di Thomas.
Il ragazzo sgranò lo sguardo, lasciando andare immediatamente le dita di Manon e suscitando l’ilarità nella ragazza che aveva parlato: «Volpe, seriamente, ti sembra il momento?» domandò Adrien, lasciando andare un sospiro e fissando la compagna come se questa fosse appena uscita da un’astronave aliena.
«Sì» decretò la ragazza additata come ‘volpe’, incrociando le braccia e inclinando la testa di lato, osservando l’altro: «Il danno – se così si può definire – è stato fatto e, sempre che non ricordi male, nessuno di noi ha il potere per farle dimenticare ciò che ha visto senza contare che il nostro nerd ha ragione: sarebbe potuto succedere a chiunque di noi. E vorrei ricordare che io avevo scoperto la tua identità, micetto, e quella della tua signora.»
«Lila non ha tutti i torti, Adrien» mormorò Marinette, posando una mano sulla spalla del marito e sorridendogli dolcemente, quando lo vide girarsi verso di lei: «Non possiamo rimediare al fatto che Manon ha scoperto le nostre identità» si fermò, voltandosi verso la ragazzina sempre con il sorriso in volto: «E poi ha detto che aveva già dei sospetti: vedere Thomas le ha confermato tutto ciò che ipotizzava.»
«Ed io ho pensato che sarebbe meglio avere la piccola voyeur con noi, piuttosto che sola là fuori» decretò Alex, sorridendo senza allegria in volto: «Sappiamo bene quanto Dì Ren-Kwon adori prendere gente che sia vicino a noi, no? Nathaniel è un chiaro esempio.»
«Testa di pomodoro è fra i nemici?» domandò Manon, attirando l’attenzione di tutti su di sé e sgranando poi lo sguardo, portandosi una mano alla bocca e storcendo le labbra in un’espressione di pura mortificazione, mentre faceva vagare lo sguardo da Adrien a Marinette: «Scusa, Adrien. Non ho pensato…»
«Questa è la mia ragazza» decretò Adrien, facendole l’occhiolino e poi voltandosi verso la giovane donna al suo fianco, il sorriso sempre in volto: «Che c’è?»
«Perché Manon ha chiamato Nathaniel ‘testa di pomodoro’?»
«Perché forse, quando uscivo con te e tu le facevi da babysitter, me lo sono fatto sfuggire una volta o due?»
«Tu e la tua mania di dare soprannomi» mormorò Marinette, scuotendo il capo e fissando il marito, spostando poi l’attenzione sulla ragazzina: «E tu non dovresti dargli ascolto.»
«Testa di pomodoro mi piaceva come soprannome» commentò Manon, incassando la testa nelle spalle e sorridendo appena: «Senza contare tutti quelli che dava a te: principessa, my lady, mon coeur, mon amour, ma belle» iniziò a elencare i vari nomignoli, utilizzando le dita e fermandosi, scuotendo poi il capo: «E parecchi li ho dimenticati.»
«Bene» Alex s’intromise, mettendosi dietro Manon e posandole le mani sulle spalle: «A quanto sembra gli scenari pieni di sangue e pezzi di Thomas da tutte le parti non si sono realizzati» commentò il giovane, regalando un sorriso al ragazzino al suo fianco: «Quindi è tempo di presentazioni» riprese, voltando Manon verso la parte di gruppo che era stata in silenzio: «Questo qua è l’ospizio dei Portatori, dove puoi trovare il Maestro Fu – attuale Gran Guardiano dei Miraculous – Willhelmina barra Bridgette Hart, nota me la donna dai mille nomi, Felix Norton barra Blanchet e, poi, Gabriel e Sophie Agreste. Sono gli ex-Portatori dei Miraculous, ovvero i gioielli magici che danno i poteri ai nostri eroi.»
Manon annuì, facendo vagare lo sguardo su ognuno delle persone presentate e cercando di comprendere se gli sguardi pieni di lampi d’odio erano rivolti a lei oppure al giovane alle sue spalle: «Ospizio dei Portatori?» domandò la donna dai capelli mori, incrociando le braccia al voluminoso seno e tenendo lo sguardo Alex: «Sei fortunato che non sono più posseduta, altrimenti io…»
«Ah, giusto. Bridgette è stata posseduta da Chiyou, un demone cinese, ed è stata anche Coeur Noir. In verità lo è anche adesso, solo che ora per trasformarsi le serve una delle farfalline di Thomas.»
Manon annuì, cercando di annotarsi mentalmente tutto: Bridgette era Coeur Noir e adesso doveva essere akumatizzata, il Maestro Fu era il Gran Guardiano dei Miraculous, qualunque cosa volesse dire.
«Ah, e il nostro caro Felix è stato per due secoli a Shangri-la, una città dove il tempo non scorre» continuò Alex, facendo poi schioccare le dita: «Giusto, prima che mi dimentichi: Fu, Felix e Bridgette hanno qualcosa come centonovanta anni. Anno più, anno meno. Mentre Gabriel e Sophie…» Alex si fermò, sorridendo: «Beh, loro non hanno età assurde.»
Manon annuì, domandandosi se sarebbe stato cortese chiedere un quaderno per appuntarsi tutto.
«Lei invece è Xiang» continuò l’americano, mettendola davanti a una ragazza dai tratti orientali: «Non farti ingannare dall’aspetto, ha più di quattromila anni e sarà la futura signora Simmons.»
«Futura signora Simmons?»
«Ignoralo, per favore» mormorò Xiang, incrociando le braccia e fissando Alex, scuotendo poi la testa e sorridendole: «Benvenuta fra noi, Manon.»
«Grazie.»
«E adesso passiamo agli attuali Portatori, ovvero Adrien, Marinette, Rafael, Sarah, Lila e Wei. E ovviamente Thomas» continuò Alex, voltandola verso il gruppo più giovane: «Loro sono i sette eroi di Parigi: ognuno ha il proprio Miraculous e un kwami come compagno.»
«Anche voi avete delle fatine?»
«Fatine?» domandò una vocetta dal tono sarcastico, prima che un felino nero uscisse da sotto la felpa di Adrien e le fluttuasse davanti al volto: «Ti sembro Trilli, per caso?»
«Plagg…» sospirò Adrien, portandosi una mano alla nuca e massaggiandosela, osservando Manon fissare incantata il kwami del Gatto Nero e Plagg ricambiare tutto, rimanendo fermo e con le zampe anteriori incrociate: «Perdonalo. Plagg è…»
«Che carino» squittì la ragazzina, afferrando il kwami nero e iniziando a rigirarselo fra le mani, sotto lo sguardo divertito del modello parigino e i commenti poco lusinghieri di Plagg: «Ne avete uno per uno?» domandò poi Manon, alzando la testa e fissando piena di aspettativa il gruppo di portatori.
«Ogni Miraculous ha uno spirito che lo possiede» mormorò Tikki, fluttuando verso la ragazzina e sorridendole: «Il nostro compito è affiancare i nostri Portatori e aiutarli nella loro missione» si fermò, accentuando il sorriso dolce sul volto: «Ciao, io sono Tikki. E Sono la kwami del Miraculous della Coccinella.»
«Ladybug…»
«Esattamente, Manon. Io aiuto Marinette a trasformarsi in Ladybug» decretò Tikki, scambiandosi un’occhiata divertita con il kwami nero: «Mentre Plagg fa lo stesso con Adrien.»
«Io invece sono Flaffy e amo la cioccolata: calda, in barrette, cioccolatini» esclamò un piccolo essere blu, svolazzandole attorno al viso e fermandosi poi davanti a lei: aveva una lunga coda simile a quella di un pavone e lo sguardo rosso era acceso di divertimento: «Ah. E mi piace tanto anche la saga del Signore degli Anelli.»
«Lei mi sembra più da Harry Potter, Flaffy» dichiarò un nuovo kwami, stavolta dal pelo arancio e dalle fattezze di un volpino, affiancando l’altro e annuendo con il musetto: «Sì, decisamente la vedo benissimo come fan di Harry Potter.»
«Vooxi, abbi pietà di noi» sospirò Lila, alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa: «Lui è Vooxi, il kwami potterhead.»
«E fiero di esserlo» dichiarò il volpino, voltandosi verso la sua Portatrice e muovendo la coda nell’aria: «Grifondoro, Tassorosso, Corvonero o Serpeverde?» domandò poi, voltandosi nuovamente verso Manon: «Da questa risposta dipenderà il tuo futuro.»
«Ehm. Serpeverde.»
Vooxi rimase in silenzio, fissandola negli occhi e poi scuotendo la testa: «Beh, nessuno è perfetto» decretò, scrollando l’intero corpo mentre i restanti tre kwami si avvicinarono a Manon: Nooroo che già conosceva; la piccola Mikko, la kwami dell’ape, fissata con le storie d’amore e i drama coreani; mentre Wayzz, il kwami della tartaruga, sembrava non avere particolari ossessioni o, comunque, non evidenti come quelli degli altri kwami.
«Bene. Direi che le presentazioni sono state fatte» dichiarò Alex, allargando le braccia e abbracciando la ragazzina: «Da oggi sei dei nostri, Manon. Sarai la nostra...» si fermò, inspirando l’aria e rimanendo in silenzio, un tempo talmente lungo che Manon iniziò a preoccuparsi: mascotte! Ecco sì, sarai la nostra mascotte» decretò poi alla fine Alex, facendo ridacchiare il gruppo e sgranare lo sguardo alla ragazzina.
«Mascotte?»
«Avevamo giusto bisogno di una mascotte, sì.»


Fu notò come la casa era diventata improvvisamente quieta, appena il gruppo di persone sempre più numeroso se n’era andato: «Avrò fatto la scelta giusta, maestro?» domandò Alex, rientrando nel salotto e posando lo sguardo sull’anziano, che non si era alzato dal tavolo: «Sinceramente non sapevo che fare.»
«E’ stata una buona scelta. Manon è giovane e potrebbe cadere facilmente nelle trame del Dì Ren.»
«Avevo deciso di lasciar scegliere gli altri» riprese il ragazzo, sedendosi davanti a lui: «Ma, alla fine, l’ho fatto io: quando sono arrivato con Thomas e Manon avevo già scelto e ho cercato il modo migliore per far accettare la cosa a tutti.»
«Sono stati molto comprensivi, alla fine.»
«E’ vero. Mi aspettavo che qualcuno desse di matto, che scorresse il sangue…»
«Sono maturati, devo dire» commentò Fu, sorridendo divertito: «Forse, se ciò fosse successo un anno fa, non l’avrebbero presa così tranquillamente.»
«O forse stanno aspettando il momento buono per scoppiare.»
«E’ possibile anche questo.»
«Maestro, lei non è di aiuto.»
«Chi vuol aiuto deve prima capire dove.»
«Perla di saggezza cinese?»
«No, l’ho sentito in televisione l’altro giorno.»


Hawkmoth atterrò sul terrazzo di casa Agreste e osservando la luce della casa che illuminava l’esterno: per quanto tutto fosse andato liscio come l’olio, sentiva il cuore peso e le spalle incurvate sotto la colpa.
Manon era fidata, lo sapeva bene, ma questo non cambiava che si era fatto scoprire velocemente.
Era un anello debole in quella catena di eroi.
Quale altro Portatore era stato così veloce?  Nessuno. Solo lui.
Fece un passo, sentendo la colpa aumentare mentre si avvicinava e bussava poi al vetro: Marinette si affacciò dalla zona della cucina, sussultando quando lo vide e correndo per aprirgli, con i due kwami al seguito: «E’ successo qualcosa?» domandò la ragazza, non appena ebbe fatto scivolare la porta scorrevole, lo sguardo celeste che lo fissava preoccupato.
Il ragazzino scosse il capo, rimanendo fermo al suo posto: «Io…» iniziò, scuotendo poi la testa e tenendo lo sguardo basso: «Io ho fallito. Non avrei dovuto farmi scoprire così facilmente. Io…»
«Sono cose che possono succedere» mormorò Marinette, poggiando una mano sulla spalla del ragazzino: «Come ha detto Lila: Adrien ed io siamo stati scoperti facilmente da lei, quando era ancora un’akumatizzata sotto l’influsso di Papillon ed è stata una vera fortuna che non abbia detto niente a Gabriel, perché altrimenti la storia sarebbe andata in maniera differente.»
«Sarei dovuto stare più attento, però.»
«Tutti noi dovremmo stare più attenti» dichiarò la ragazza, sorridendogli dolcemente: «Non solo tu, Hawkmoth.»
L’eroe annuì con la testa, lasciando andare un sospiro: «Mi dispiace tantissimo, Marinette» mormorò poi nuovamente, negando con il capo: «Io non volevo coinvolgere Manon in tutto questo.»
«Lo so» commentò la ragazza, chinandosi per vederlo in volto: «E adesso devi andare a casa, Thomas, altrimenti tua madre si preoccuperà» continuò, dando un piccolo sbuffetto sul naso del ragazzo: «Non pensarci più, ok?»
Hawkmoth annuì, saltando poi fuori dall’appartamento e andandosene velocemente, sotto lo sguardo attento di Marinette: «Va tutto bene?» la voce di Adrien fece sobbalzare la ragazza, che si voltò e osservò il marito che, un asciugamano in testa e i comodi abiti che portava in casa, la fissava pieno di attesa.
«Hawkmoth voleva scusarsi» commentò Marinette, guardandolo mentre la raggiungeva e alzando le mani, iniziando a tamponare la capigliatura umida: «Si sente in colpa per aver coinvolto Manon.»
«Ormai il danno è stato fatto» Adrien alzò le spalle, sorridendo appena: «Non c’è bisogno di piangere sul latte versato. Non credi?» domandò, ricevendo un cenno affermativo dalla moglie e annusando poi l’aria: «Ti prego, dimmi che hai fatto la quiche lorraine. Ti scongiuro.»
«Ho fatto la quiche lorraine.»
«Te l’ho mai detto che ti amo? No? Bene, rimedio adesso: ti amo.»
«Sei la vergogna di ogni Portatore del mio Miraculous» commentò Plagg, scuotendo il musetto e addentando il triangolo di camembert che aveva fra le zampe, donando un nuovo sguardo pieno di riprovazione al giovane.
«Disse quello che si vendeva per un po’ di camembert.»
«Adrien, Plagg. Se continuate così non vi do la cena.»
«Ma lui sta già mangiando.»
«Uh, uh. A quanto pare non è il moccioso a portare i pantaloni in questa casa.»
«Plagg.»

   
 
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