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Autore: SomeoneNew    08/07/2017    2 recensioni
E un pensiero la sfiorò lievemente per un secondo. Che se solo avesse voluto, se solo le cose fossero andate in maniera diversa quel ragazzo seduto di fianco a lei proprio in quel momento, forse un giorno avrebbe potuto imparare ad amarla davvero.
Se solo avesse saputo da quanto tempo l'amava già.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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In caso ...



Ci aveva messo un po' a convincere suo padre che si, ricordava ancora dove si trovava l'ufficio postale. In realtà alla fine aveva sbagliato per ben tre volte strada, ma non l'avrebbe mai ammesso di fronte a suo cugino Stan rischiando che egli si autonominasse sua guida turistica per l'intero soggiorno a Portland. Non che lei non gli volesse bene ma, parliamoci chiaro, chi vorrebbe essere seguita ventiquattro ore su ventiquattro da un tredicenne in piena fase adolescenziale con gli ormoni in subbuglio e la smania di un so tutto io? Ogni volta che si trovava in sua compagnia si chiedeva se lei, alla sua età, fosse mai stata così ... così poco incline alla simpatia ecco. Ma dal momento che almeno fino ai venti anni aveva evitato alcun contatto umano, avere una figlia tredicenne logorroica non rientrava di certo tra i problemi della sua famiglia. Anzi, la incitavano proprio a questo. Per tutta l'infanzia e parte dell'adolescenza non avevano fatto altro che rinfacciarle la sua timidezza. A casa, a scuola, ovunque frasi come "sei troppo chiusa" e "perché stai sempre zitta? Devi aprirti di più con gli altri!" le ridondavano nelle orecchie come quel tormentone estivo che, nonostante nessuno riesca più a tollerare già dopo il secondo ascolto, continuano a mandare in radio. E alla fine si era convinta anche lei, crescendo con il tarlo di essere difettosa qualunque cosa facesse. Perché non le piaceva condividere le sue emozioni con il mondo, le sue insicurezze, i suoi sentimenti, e questo per gran parte di coloro che la circondavano era sbagliato. Alle volte le persone dovrebbero semplicemente capire che ognuno è fatto a modo suo, vive a modo suo e si adegua alla vita a modo suo. Guardare con sospetto chi decide di approcciarsi al mondo esterno più lentamente rispetto agli altri, perché magari si ha bisogno di più tempo per fidarsi di chi ti sta davanti o semplicemente preferisce non sentenziare sciocchezze, non risolve il problema. Spesso si dà troppo peso alle parole, quando ciò che conta davvero è il gesto. Che te ne fai di un bel discorso? Te lo puoi incorniciare. Ma le azioni, quelle ti rimangono sulla pelle.
E poi, cari miei, ricordate che 'se non si ha nulla di carino da dire, allora meglio stare zitti'.

Fu quando, dopo aver imboccato la strada principale per tornare a casa e aver svoltato l'angolo che lo vide. Era enorme e maestoso e ricopriva quasi un terzo dell'intera parete dell'edificio che un tempo era stata la sua scuola. Credette di non aver mai visto nulla di così bello in tutta la sua vita. Le linee, i colori, tutto era perfettamente armonizzato, e anche se probabilmente non era ancora stato terminato, la ragazza dai tratti del viso dolci e rilassati era comodamente sdraiata di profilo in quella che sembrava essere una pozza d'acqua che rifletteva le sue stesse tonalità. Più guardava quel dipinto e più aumentava la sensazione di smarrimento che le stringeva il petto di fronte agli occhi così decisi della ragazzina dal volto perlaceo. Eppure non era lei quella sdraiata in una pozza.

"Hey, non può stare qui!" fu una voce femminile alquanto alterata a risvegliarla da quella sorta di trance in cui era entrata. Una giovane donna dall'espressione notevolmente contrariata si affacciò al finestrino abbassato dal lato del passeggero. Probabilmente qualche anno più piccola di lei, aveva i capelli scuri legati in modo scomposto in un mini bun alto, gli occhi grandi illuminati dal riflesso del sole e la labbra sottili piegate in una leggera smorfia seccata. Le braccia erano scoperte nonostante il freddo e sporche di vernice, segno che era lei, quasi certamente, l'autrice del murale dal quale Grace era rimasta incantata.

Non si era resa conto di aver spento il motore dell'auto osservando l'affresco e così facendo aveva bloccato il passaggio. Si affrettò a ricomporsi tentando di spiaccicare delle scuse miste a complimenti per l'oggetto della sua distrazione, quando una voce maschile sembrò giungere dalle spalle della ragazza dai capelli nero corvino:

"Qualche problema, Vanessa?" Le si affiancò un ragazzo molto più alto di lei, dal momento che Grace non riusciva a vedere il viso dall'interno del veicolo. Anche le sue braccia sembravano essere macchiate dalle stesse tonalità di vernice che si trovavano su quelle della ragazza che probabilmente portava il nome di Vanessa.

Fu Grace a prendere parola, scusandosi e spiegando che in realtà era stato proprio quello che doveva essere il loro dipinto a distrarla, ma si interruppe quando il ragazzo abbassandosi all'altezza del finestrino rivelò il suo volto.

"Liam" pronunciò a stento il nome della sconosciuto che non era ormai più tale.

L'espressione sul voltò di lui mutò. "Ci conosciamo?"

"Sono Grace, Liam." E rieccoci, la stessa identica reazione che aveva letto negli sguardi di Callie, Luke e poi di tutti gli ex compagni che aveva rincontrato qualche sera prima. "Grace Montgomery." precisò nel tentativo di aiutarlo.

Il ragazzo fece il giro attorno all'auto giungendo fino alla portiera del guidatore e spalancandola. 'Bene, direi che i suoi modi da vicino scorbutico sono migliorati' pensò Grace. La incitò ad uscire dall'auto, così slacciando la cintura e sospirando ormai arresasi ad accontentarlo, uscì fuori dall'auto rabbrividendo per l'impatto improvviso del suo corpo con la temperatura esterna.

"Santo Cielo!" esclamò Liam passando in rassegna la sua figura dall'alto in basso, "come ..." e le restanti parole gli morirono in bocca.

"Anche per me è bello rivederti, Liam" sbottò sarcasticamente Grace tentando di riscaldarsi le mani strofinandole tra di loro.

"Vieni qui, fatti abbracciare" esclamò lui tentando di ritrovare un briciolo di contegno.

In tutti quegli anni di vicinato il massimo dello spazio vitale che abbiamo condiviso saranno stati circa otto metri di distanza, poi basta non farti vedere in giro per qualcosa come sei anni, per ricevere in un solo abbraccio stritolante tutte le attenzioni mancate in diciannove anni.

Dopo aver spostato l'auto ed essere stata trascinata in un piccolo magazzino dal forte odore di pittura, Grace subì un lungo interrogatorio da parte di Liam sulla sua vita, mentre Vanessa se ne stava in un angolo dello stanzino, relegata ad una minuscola scrivania a lavorare a qualcosa, mentre di tanto in tanto le lanciava qualche occhiataccia firtiva. Quella ragazza non le piaceva affatto. Cosa aveva tanto da guardare in quel modo?

"Tranquilla, fa così ma di solito non morde." Le suggerì Liam divertito dallo sguardo spaventato di Grace ogni qualvolta incrociava quello della mora.

Grace distolse velocemente gli occhi imbarazzata e "Credevo di vederti la scorsa sera da Callie." Accennò alla rimpatriata alla quale il ragazzo non aveva partecipato.

"Non fanno per me i tuffi nel passato." Si morse le labbra come a volersi auto impedire di dire altro.

Grace scoppiò in una fragorosa risata che le costò l'ennesima occhiataccia da parte di Vanessa.

"Oh Liam, non dirmi che ti struggi d'amore ancora per quella pidocchiosa di Rosy Grey ti prego."
lo quasi implorò.

"Non chiamarla in quel modo." Anche lui tentava di trattenersi dal ridere.

"E comunque non c'era neanche lei alla cena." Lo informò Grace.

"Sai che fine abbia fatto?"

"Per quello che so io è sposata, ha tre figli e tutti e tre hanno i pidocchi." Ci aveva provato a rimanere seria fino all'ultima ma aveva fallito miseramente trascinando con sé anche Liam.

In quel preciso istante la porta di ferro del magazzino venne spalancata.

"Quante volte vi ho detto di non lasciare i barattoli di vernice lì fuori incustoditi perché quelle piccole bestiole indiavolate comunemente chiamate 'gatti' li fanno cadere? E adesso siamo senza vernice verde." La figura controluce apparteneva chiaramente ad un ragazzo, ma ciò che fece scattare sull'attenti l'istinto di Grace fu la sua voce.

"Amico rilassati. Guarda chi è venuta a trovarci."

Egli spostò lentamente lo sguardo da Liam all'ombra alla sua sinistra. Ci mise un po' a mettere a fuoco, ma quando lo fece dovette stringere la presa sul manico del contenitore di latta per evitare che quel poco colore che era rimasto scivolasse a terra. E l'unico pensiero che riuscì a formulare fu 'Cosa ci fa lei qui?'

"Zayn?" Grace da parte sua nella foga del momento aveva totalmente dimenticato il forte legame fraterno tra i due ragazzi ma, soprattutto la passione che li accomunava. L'arte. Così quando aveva finalmente riconosciuto quella minacciosa figura che aveva irruentemente interrotto la loro importante discussione di grande spessore sociale, si diede mentalmente della stupida per non averci pensato prima.

Zayn proprio non ce la faceva a spiaccicare parola, così fece qualche passo in avanti appoggiando il sacchetto di carta con i nuovi pennelli che era uscito a comprare circa una mezz'ora prima. Per la seconda volta nell'arco di una settimana lo aveva colto di sorpresa e questa volta perfino nel suo territorio. Doveva riprendere il controllo di se stesso. Okay, uno ... due ... tre ...

"Grace è rimasta talmente affascinata dal nostro murale che aveva deciso di bloccare la strada con la sua auto in modo che tutti si fermassero ad ammirarlo." Grazie, Liam. "Le ho detto che potevamo trovare un modo leggermente più conforme alla legge che bloccare una strada principale per radunare fans, e dopo vari tiri e molla sono riuscita a trascinarla via da lì."

Liam ci aveva provato a rendere le cose più semplici. Sapeva l'impatto che questo incontro avrebbe potuto avere su Zayn e, aveva sperato fino in fondo che lui trovasse qualche intoppo per strada che lo facesse tardare. Ma poi l'inevitabile era giunto e lui quell'espressione sul suo volto l'aveva notata eccome. Aveva tentato di sdrammatizzare, aveva cercato l'appoggio di Vanessa che lo aveva totalmente ignorato ma alla fine era riuscito a scuotere Zayn tirando in ballo il dipinto che aveva ammaliato Grace.

"Sai che Margot è una sua creazione?"

"Ma smettila, sai benissimo che non è così!" Irruppe nuovamente la voce di Zayn dopo minuti di silenzio che erano sembrati ore.

"Ora fa il finto modesto ma il disegno di base è suo." Insistette Liam con un sorriso soddisfatto stampato in volto.

"Chi è Margot? " chiese Grace guardando prima Liam poi Zayn.

"La ragazza nel dipinto."

Ecco, il più era fatto, pensò Liam, si erano rivolti la parola.

"La ragazza nel dipinto si chiama Margot" precisò Zayn.

"Le ha dato un nome, capisci?" scoppiò a ridere Liam "E quando gli ho chiesto perché proprio Margot sai cosa mi ha risposto? Perché ha gli occhi da Margot"

Ora Grace iniziava a capire. Margot non esisteva davvero, non era una ragazza reale. Era una creazione di Zayn alla quale aveva dato quel nome.

Era curiosa, voleva saperne di più. Quel dipinto l'aveva affascinata, ed erano stati proprio gli occhi a colpirla maggiormente perciò "Che occhi hanno le Margot, Zayn?".

"Quante storie per un nome." Sbuffò lui scocciato. Non voleva parlarne, non in quel momento.

Il telefono di Liam squillò e chiusa la telefonata informò i presenti di doverli sfortunatamente abbandonare. Dopo aver dato una pacca sulla spalla al moro e aver ricevuto in cambio un'occhiataccia che resentava l'omicidio, uscì di scena.

I due superstiti si spostarono all'esterno e sedettero sul muretto di fronte al murale. Il tramonto si stava sciogliendo alle loro spalle e la luce calda e sfumata di quell'ora rendeva i colori di Margot ancora più vivi e intensi. Ma erano i contorni di quelle due ombre delineate da quella stessa luce sul suo corpo, a far di lei una spettatrice.

"E' davvero bello, Zayn." Lo disse dolcemente, quasi per paura di spezzare quel sacrale silenzio che li circondava. "Avevo dimenticato quanto fossi bravo." Lui seduto al suo fianco le sorrise. "Ti ricordi quella volta in secondo superiore quando ci fecero fare quel test sulle nostre aspirazioni nella vita? Tu scrivesti 'Sto cercando la bellezza'." Cercò il suo sguardo e capì che si, lui ricordava. "Quando lo leggesti ad alta voce tutti si misero a ridere, anch'io lo ammetto. Solo più tardi capii cosa intendevi. Mi incuriosivi così iniziai ad osservarti da lontano. All'inizio non riuscivo a vedere altro che un ragazzino belloccio, sicuro di sé e arrogante ma poi iniziai a notare delle piccole cose in te che gli altri non avevano. I tuoi occhi " sorrise ricordando come si era presa la sua prima vera cotta adolescenziale, "I tuoi occhi sembravano essere costantemente alla ricerca di qualcosa. E quando guardavi il mondo intorno a te era un po' come vederti all'azione. Era questo che intendevi, vero?"glielo chiese così, a brucia pelo, indicando il muro di fronte a loro. "Credo tu l'abbia trovata, Zayn, la bellezza intendo. Perché non credo di aver visto niente di più bello in tutta la mia vita." Era emozionata ed eccitata. Eccitata all'idea di averlo detto ad alta voce. Di aver ammesso che lei in quello che poteva sembrare un semplice disegno su un muro ci vedeva del sentimento, ci vedeva vita. E questo la emozionava così tanto da farle venire i brividi lungo la schiena, da farle accelerare il battito cardiaco e farle tremare la voce. "E' fantastico cosa riesci a fare con dei semplici colori. Con le tue mani puoi dare vita ad emozioni." Sussurrò come se fosse un segreto, il loro segreto.

Se solo lei avesse saputo. Se solo avesse avuto la minima idea di quanto inconsciamente l'avesse aspettata per tutto quel tempo, di quanto l'avesse cercata per le strade tra volti sconosciuti, di quanto l'avesse amata. Perché era questo ciò che aveva fatto e finalmente riusciva ad ammetterlo con se stesso. Non era una semplice cotta da liceale, non erano più adolescenti. E quei sentimenti cuciti sotto pelle. No, non gli sarebbe mai passata, non avrebbe mai smesso di guardarla con gli stessi occhi con cui la guardava adesso, e con cui la guardava a 15 anni. E segretamente glielo promise . Le promise di proteggerla e di prendersi cura di lei. Le promise in silenzio che avrebbe avuto sempre una casa alla quale ritornare. Perché certe cose non cambieranno mai. Puoi provarci, puoi lasciare che il tempo le corrodi ma, resteranno sempre lì ad aspettare che tu le riprenda indietro.

I know
One day eventually
Yeah, I know
One day I'll have to let it all go
But I keep it just in case
Yeah, I keep it just in case
In case
You don't find what you're looking for
In case
You're missing what you had before
In case
You change your mind, I'll be waiting here
In case
You just want to come home

Avrebbe voluto dirle tutto. Adesso che gli occhi le brillavano riflettendo i colori di Margot le avrebbe rivelato ogni cosa e poi l'avrebbe baciata, senza aspettare nulla in cambio, senza aspettare una sua risposta avrebbe posato le labbra su quelle di lei e le avrebbe rubato quel bacio. Uno solo, si, un singolo bacio sarebbe bastato a rallentare i loro battiti cardiaci, a rendere ogni cosa più reale e quei colori più vivi.Eppure non lo fece, nonostante sapesse che se ne sarebbe pentito probabilmente per il resto della sua vita. Sapeva che c'era qualcun altro. L'aveva intuito quella sera sul terrazzo, era rimasta in silenzio ma non aveva negato.

"Ti ho appena detto che hai raggiunto lo scopo della tua vita e non dici nulla?" esclamò scocciata Grace. Ci aveva messo così tanto fervore nel rivelargli quanto bene le facesse la sua arte che ora si sentiva quasi stupida per essersi lasciata prendere così tanto dall'entusiasmo. Grace pensò che sicuramente con tutte quelle parole lo aveva spaventato e che in quell'arco di tempo che aveva passato in religioso silenzio non aveva pensato ad altro che a cercare un modo per scappare il più lontano possibile da lei e dalla sua imbarazzante parlantina. Dannazione. Cosa le era preso? Come le era venuto in mente di esporsi così tanto con lui? E se stesse pensando che io sia ancora innamorata di lui? Possibile che non riusciva ad evitare di mettersi nei casini? E per giunta con le sue stesse mani. Ventiquattro anni e sono ancora un disastro.

Zayn scosse il capo sorridendo "No, non credo di aver raggiunto lo scopo della mia vita, altrimenti mi sentirei in un certo senso ... completo, forse appagato, suppongo. E ti assicuro che non è quello che provo" sospirò in un triste sorriso "E tu? Hai raggiunto lo scopo della tua vita, piccola Grace?"

"No, ovviamente. Altrimenti non sarei finita ad una rimpatriata liceale." Lui attese in silenzio una spiegazione che non tardò ad arrivare, nonostante una vocina nel cervello di Grace continuasse ad incitarla a smettere di parlare a sproposito. "Il principale motivo, okay forse l'unico, per cui sono venuta a quella cena la scorsa settimana è stato cercare ..."

" ... risposte" completò la frase, Zayn.

"Esatto. Non lo so. Era come se avessi bisogno di conferme, come se il passato potesse in un certo senso concedermi la certezza di star facendo la cosa giusta."

"E ha funzionato?" chiese lui, cercando di controllare la voce, mentre dentro stava letteralmente bruciando dalla voglia di sapere di più sulla quotidianità di lei.

"Forse si. O forse è semplicemente un'illusione che svanirà non appena tornerò a casa."

Fu strano per lui sentirle dire quelle parole. Tornare a casa. Non era forse questa casa sua? Portland? E ancora una volta si sentì come intrappolato in una dimensione spazio temporale dalla quale non riusciva ad uscire. Lei era andata avanti. Conduceva una vita completamente nuova e soprattutto sconosciuta a lui, mentre 'io' pensò 'è come se ogni giorno rivivessi i miei diciassette anni'.

Grace sobbalzò quando si rese conto che il suo cellulare stava effettivamente suonando da un po'. Capì di chi si strattava, lo riconobbe dalla suoneria personalizzata che aveva scelto lui stesso appositamente. Non voleva rispondere, non ora che aveva ritrovato un soffio di pace. Lo avrebbe richiamato più tardi, non era ancora pronta a guardare in faccia a quelle tanto aspirate risposte che era venuta a cercare.

"Non rispondi?"
"No."
"Come fai a sapere chi sia?"

Grace fece di tutto per mascherare il più possibile la verità che le si leggeva in volto. Era sempre stata una pessima attrice. Zayn si voltò verso di lei "A meno che non ... piccola Grace non sembri affatto un tipo da suoneria personalizzata" rise Zayn incredulo. Come dicevamo, pessima attrice.

"Le persone cambiano." Tentò di difendersi lei mentendo a se stessa. Lui spostò lo sguardo davanti a sé.
"È lui?" Una sola domanda, semplice e diretta. Doveva sapere. Non ne aveva alcun diritto, ma ne aveva bisogno. Il silenzio che seguì lo convinse sempre di più che non avrebbe ottenuto risposta. Finché:
"Niall." Era la prima volta dopo quasi due settimane che pronunciava il suo nome a voce alta e le fece uno strano effetto. Come se lo avesse sentito pronunciare da una voce esterna.

Zayn incassò il colpo in silenzio, sforzandosi di mantenere quelle'espressione calma e neutrale che aveva indossato, come una maschera, per tutto il tempo.

"Le cose non vanno bene tra di voi?" A questo punto Zayn pensò che le opzioni sarebbero potute essere due. Poteva chiudersi in se stessa e semplicemente andarsene o, poteva aprirsi con lui e fidarsi di qualcuno che non vedeva da anni. Inutile dire che lui sperasse nella seconda, anche se gli sembrava troppo illusoria.

E invece ecco che ancora una volta lo sorprese. "No, al contrario" sospirò "è tutto ... perfetto." Di nuovo quell'aggettivo, doveva sicuramente rivalutare la sua concezione di 'perfezione'.

"Alle volte il fatto stesso che non ci sia alcun problema è in realtà il problema." Lo aveva detto davvero? Aveva davvero sparato quell'enorme cavolata davanti a lei? E poi, come si era permesso ancora una volta di curiosare nella sua vita privata e commentarla in modo così sfacciato? Che idiota, pensò.

In realtà non sapeva che Grace stesse realmente riflettendo su quella 'enorme cavolata' come l'aveva definita lui. Forse, un fondo di verità in quelle parole c'era davvero. Non c'era nulla di sbagliato in lei e neanche in Niall, semplicemente era tutto troppo. Troppi sorrisi, troppe parole, troppi 'ti amo' lasciati al vento, troppo amore soffocato in baci al lume di candela in un ristorante lussuoso. Che forse è vero che alle volte l'amore non basta, che non importa quanto tu ci tenga davvero se poi ti volti a cercare la prima via di fuga disponibile. Perché, ora che ci pensava, tra di loro non c'era mai stato neanche un litigio, niente urla o lacrime. Era sempre stato tutto così lineare. Ed era per questo che ora si ritrovava ad invidiare Margot. Questa, probabilmente fradicia di quell'acqua sporca, per strada, al freddo, scossa da brividi, aveva il coraggio di provare qualcosa, di sentirsi viva. E lei? Grace Montgomery era ancora in grado di rabbrividire in quel modo quando qualcuno la sfiorava?

Era ritornata a Portland alla ricerca di risposte.
Le aveva trovate?
Si, pensò, forse si.

"Sai che in un'altra vita potresti essere un piccolo Freud, Zayn?" sbottò Grace divertita.

"Non sono io" rispose con fare ovvio Zayn "è Margot" le disse indicando il murale.
"Allora mi riservo il diritto di tornare qui, in questo esatto posto ogni volta avrò bisogno di risposte" affermò divertita ma al contempo decisa.

"Certo, questa è casa tua, Grace" 

Quella fu la prima casa che Zayn le regalò.




 

My corner

Capitolo luuuuuuungo, lo so, ma sinceramente non mi andava di dividerlo in più parti perciò avete appena letto 3400 parole. Congratulazioni!

Anyway, grazie a tutte quelle persone che stanno seguendo questa storia e che ritrovo ogni volta tra i commenti. Vi adoro! Ah! E vi comunico anche che una ragazza qualche giorno fa mi ha contattata per accertare il nome della ship.

La scelta sta tra Zayce o Grayn
VOTATE NEI COMMENTI!

Un'ultima cosa e poi giuro che mi volatilizzo. Vi consiglio vivamente di passare a dare un'occhiata alla fanfiction di Captain Payne 'Troubles in Heaven', IO LA STO AMANDO!

 

Al prossimo venerdì cuori,
Daisy :)

Twitter: daisyyrral

  
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