Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Laylath    08/07/2017    1 recensioni
[La storia segue anche la trama del manga quindi ci saranno spoiler per chi segue solo l'anime]
Hanji Zoe è un personaggio fuori dalle righe anche per chi la conosce.
Rumorosa, entusiasta, capace di eccessi, il suo contributo per la Legione Esplorativa e per l'umanità è fondamentale.
La sua vita è come la storia di un volo sfrontato e meraviglioso, come quello degli uccelli che volano al di fuori delle mura.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Irvin Smith, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 2. Lasciare il nido.

 

Distretto di Karanes (Wall Rose), 836.
 
“Tieni, papà, ho finito di sistemare questi libri contabili”.
La voce squillante di Hanji irruppe nel negozio, facendo girare i numerosi clienti.
“Grazie, cara – sorrise educatamente Horace, tornando poi a dedicarsi ad una facoltosa acquirente come se niente fosse successo – allora, signora, questa stoffa va bene? Gerard, per favore, provvedi a tagliarne tre metri e sistemala nella carta velina”.
“Subito, papà”.
Era come se quello fosse il segnale che tutto fosse nella norma e che non bisognasse fare caso all’alta e snella ragazza che si metteva in punta di piedi per raggiungere uno degli scaffali più alti dietro il bancone in modo da poter sistemare un pesante registro accanto ai suoi compagni.
“Santo cielo, certo che è cresciuta davvero tanto in questi ultimi tempi – commentò proprio la cliente appena servita – adesso quanti anni ha?”
“Ne ha quasi sedici – commentò con una punta d’orgoglio il commerciante – eh, i figli! Crescono più in fretta di quanto si creda. Guardi anche Gerard: adesso ha ventuno anni ed è già sposato e in attesa del primo figlio. Un’ottima prospettiva per il negozio, vero?”
“Proprio così. E tu, cara? – la donna si rivolse quindi ad Hanji che, finito di sistemare, si era avvicinata al bancone – Hai già un fidanzato con cui mettere su famiglia?”
Horace stava per intervenire, ma Hanji fu più rapida a fare un’espressione tra il divertito e lo sconvolto. Con tutta probabilità sarebbe anche scoppiata a ridere, ma per la presenza di tutte quelle persone cercò di controllarsi il minimo indispensabile.
“Sposarmi? No, non credo proprio – disse in completa sincerità, facendo un cenno con la mano quasi ad invitare la signora a non dire sciocchezze – trovo che il mondo sia pieno di cose interessanti, ma il matrimonio non rientra tra quelle. Certo è un fenomeno sociale degno d’attenzione, ma non fa al caso mio”.
Ovviamente la voce forte della ragazza si era sentita, anzi era quasi rimbombata in tutto il negozio e, altrettanto ovviamente, si era fatto subito un imbarazzante silenzio.
Ma come sempre intervenne Horace a riportare le cose alla normalità.
“Non appena arriverà il nuovo campionario dalla capitale le farò sapere, cara signora. Ecco la sua stoffa e mi saluti tanto suo marito e sua madre”.
 
La cliente del negozio aveva detto bene: Hanji era davvero cresciuta negli ultimi tempi.
O per meglio dire il suo corpo aveva iniziato a trovare un compromesso accettabile tra altezza e proporzioni. Per quanto non avesse curve femminili pronunciate, c’era un particolare fascino nella sua figura slanciata ed energica dalle lunghe gambe. Le trecce che l’avevano accompagnata durante l’infanzia erano state abbandonate circa quattro anni prima a favore di una disordinata coda di cavallo che sembrava quasi esaltare i suoi capelli castani e ribelli. Il viso, com’era da aspettarsi, non aveva perso i suoi tratti decisi, ma era illuminato da un’intelligenza e da un’espressività tali da non poter essere considerato brutto.
Le ragazze a sedici anni potevano essere belle, carine, eleganti, ma Hanji Zoe era affascinante. Almeno questa era l’opinione dei ragazzi fino a quando lei non apriva bocca. Allora succedeva quello che sua madre definiva il disastro più totale che le avrebbe impedito per sempre di trovare un buon partito: iniziava a parlare di qualsiasi argomento che eludesse le solite conversazioni femminili. Non c’era materia scolastica in cui non avesse qualcosa da dire e lo faceva con un tale entusiasmo da mettere a disagio la maggior parte dei suoi interlocutori. I pochi ragazzi che erano riusciti ad andare oltre questo dettaglio la trovavano estremamente divertente, ovviamente a piccole dosi, ma perdevano qualsiasi interesse per lei. Il fatto di essere la figlia di un facoltoso commerciante non era garanzia di un matrimonio.
“… soprattutto se tu non ci metti un minimo d’impegno, ragazza! Santo cielo, ma come ti viene in mente di dire cose simili davanti ai clienti di tuo padre? Specie davanti alla signora Lowell! Stai certa che questa tua nuova prodezza sarà sulla bocca di tutti entro l’ora di cena!”
Agatha Zoe terminò la sua sfuriata e si lasciò cadere pesantemente sul divano del salotto, massaggiandosi la tempia destra in un gesto sin troppo familiare quando si trattava della figlia minore.
“Le ho semplicemente detto come la pensavo, mamma – Hanji scrollò le spalle – e se non ha niente di meglio da fare che raccontare della mia prodezza sono problemi suoi, non miei”
“Benedetta ragazza, dove ho sbagliato con te? Che cosa ci trovi di male nell’avere un marito e dei figli?” la madre la fissò con incredulità, come se ancora non si capacitasse di avere una figlia dalle idee così anomale.
“Non ci trovo niente di male per le altre – Hanji si sistemò meglio gli occhiali – semplicemente non la ritengo una cosa adatta a me: sarebbe una vita estremamente noiosa”.
“Trovi che la mia vita sia noiosa?”
“Beh – la giovane arrossì e girò lo sguardo altrove – credo che per te sia stata una scelta appagante, quindi hai fatto più che bene. Ma non siamo tutti uguali, mamma, è la realtà”.
“E quindi quale sarebbe la tua appagante scelta? – adesso Agatha la fissava con estrema ironia – restare una zitella a vita senza mai concludere nulla? Sai bene che quando tuo padre si ritirerà il negozio andrà a tuo fratello e poi ai suoi figli: sul serio ti vuoi ridurre ad aiutare in un qualcosa che non puoi nemmeno definire tuo?”
Hanji si morse la lingua per evitare di dare alla madre una rovente e poco educata risposta. Si limitò a scuotere il capo con irritazione ed uscire dal salotto: certe discussioni non portavano a nulla. Da diverso tempo aveva imparato che, molto spesso, parlare con sua madre era come parlare al vento.
 
Col passare degli anni la camera di Hanji era diventare una piccola succursale della biblioteca paterna. Due grandi librerie occupavano una parete ed ospitavano la vasta raccolta di volumi che la giovane aveva accumulato: vecchi libri di scuola di suo fratello, altri comprati nel negozio che si trovava dall’altra parte del quartiere, altri ancora donati da suo padre. Pochi romanzi, molti manuali ed enciclopedie: era con quelle pagine che Hanji si era fatta una vaga idea di quanto fosse vasto ed interessante il mondo e come, di conseguenza, una vita che aveva come unico fine mettere su famiglia non fosse per niente appagante.
Ogni volta che sfogliava quei libri la sua mente iniziava a vagare sulle ali della fantasia. Si immaginava vedere di persona tutte le meraviglie di cui leggeva: dalle montagne, alla neve, al grande fiume che correva a sud, verso il distretto di Shiganshina. Voleva salire sulle grandi mura, tutte e tre, e percorrerle a piedi per vedere com’era il mondo visto dall’alto.
“E invece guardati – sospirò, buttandosi sul letto e mettendo le braccia dietro la testa – sei bloccata in basso, Hanji Zoe. In una vita per nulla appagante e senza nessuno sbocco che ti soddisfi”.
Era così, inutile negarlo.
Amava profondamente suo padre e suo fratello e le faceva piacere poter aiutare nel negozio. Ma era una distrazione ad un senso di insoddisfazione che diventava sempre più prepotente nel suo animo. Era come negare la realtà dei fatti, ossia che non stava concludendo molto nella sua vita. Vedeva le sue coetanee che già iniziavano a sistemarsi con qualche fidanzato, prospettando il matrimonio nell’arco degli anni successivi, mentre lei restava immobile. E la cosa peggiore era che nessuno sembrava capire questo suo senso di incompiuto: nemmeno suo padre e suo fratello, sebbene solidali, riuscivano a concepire l’idea di una ragazza che uscisse fuori dagli schemi. Probabilmente suo padre si cullava ancora nell’idea che fosse solo una fase di ribellione adolescenziale e che tutto si sarebbe sistemato: amava dire che ciascuno aveva i suoi tempi e dunque qualche anno in più non avrebbe fatto la differenza. Gerard invece preferiva assecondare quelli che secondo lui erano ancora i capricci della sorellina minore, ma ora che si era sposato era come se la sua vita avesse preso un percorso totalmente differente: negozio, famiglia… aveva tutto. Restava quella strana sorella a cui avrebbe sempre voluto bene ma che, in qualche modo, non rientrava nelle sue responsabilità.
“Ma che ci faccio qui? – si chiese con un sospiro, in uno dei sempre più frequenti momenti di sconforto – Che senso hanno tutti questi libri se poi le cose non le posso vedere di persona?”
 
Qualche settimana dopo Horace ricevette la grande notizia che le sue merci erano state richieste a Shiganshima nel Wall Maria. Dopo aver preso accordi con i rivenditori di quel distretto si decise che il carro con le merci avrebbe seguito la strada sino a Trost e poi sarebbe uscito fuori dal Wall Rose per andare verso il confine più esterno del mondo degli uomini.
Considerata la lunghezza del viaggio, fu Gerard ad offrirsi volontario per guidare la spedizione commerciale. Come da consuetudine vennero ingaggiate alcune guardie che erano sempre a disposizione della gilda dei commercianti quando questi dovevano compiere dei viaggi verso altri distretti. Generalmente non si incontravano guai, ma qualche banda di briganti era sempre in agguato ed era meglio prendere precauzioni: mercanti isolati potevano venir aggrediti, ma una piccola carovana ben sorvegliata era un deterrente più che sufficiente per scoraggiare i malviventi.
Come seppe di quel viaggio, Hanji non perse tempo a chiedere l’autorizzazione di andare: era l’occasione perfetta per staccare da quell’ambiente che, nel bene e nel male, la stava logorando. L’idea di poter vedere posti nuovi la elettrizzava, a partire dal dover viaggiare nel carro per una settimana buona. Ovviamente sua madre si oppose con sdegno ad una simile richiesta: non era certo decoroso per una fanciulla viaggiare da sola assieme a tutti quegli uomini, sebbene la presenza del fratello fosse una garanzia per il suo onore. Forse anche Horace sarebbe stato del medesimo avviso, ma la veemenza con la quale Hanji lo supplico lo fece desistere.
“Magari con questo viaggio sfogherà le sue energie e tornerà più docile” disse alla moglie quando venne data la tanto attesa autorizzazione.
Sta di fatto che a fine agosto di quell’anno, poco prima del suo sedicesimo compleanno, una gioiosa Hanji salì sul carro per sedersi in cassetta accanto al fratello.
“Pronta?” le chiese Gerald con una strizzata d’occhio.
“Mai stata più pronta!” annuì lei con entusiasmo, sistemandosi meglio la comoda gonna da viaggio che aveva scelto d’indossare. Si stiracchiò vistosamente, mostrando le braccia snelle e candide e poi scoppiò a ridere.
“Dovresti tenere le maniche abbassate – le suggerì il fratello – tornare con viso e braccia abbronzati non sarà un modo per rabbonire nostra madre”.
“Per le prossime due settimane la mamma non ci sarà – obbiettò lei – sono libera di fare come mi pare piace. Allora, vogliamo andare?”
“Agli ordini, Hanji Zoe. Verso Trost!”
 
Le mura.
Hanji non era mai stata così vicina a quelle strutture così imponenti.
Il quartiere dove viveva si trovava proprio nel mezzo del distretto e non c’era mai stata l’occasione per osservare con attenzione quelle pareti di pietra. Soltanto quando la carovana si avvicinò al grande cancello per poi poter proseguire lungo la strada commerciale, la ragazza si accorse del profondo senso di incombenza che procuravano da chi le guardava dal basso. Non poteva fare a meno di tenere la testa sollevata, trovando incredibile che l’uomo fosse riuscito a costruire un qualcosa di così imponente.
“Pronta, ragazzina? – le chiese Gerard, distogliendola dai suoi pensieri – Adesso ti mostro cosa c’è fuori dal distretto”.
Senza che Hanji avesse tempo di rispondere, l’uomo aveva già incitato i cavalli con le redini ed il carro era avanzato rapidamente verso il grande cancello che si apriva nelle mura. Per qualche secondo alla giovane venne un groppo alla gola nel trovarsi improvvisamente all’ombra, in uno strano tunnel dove i rumori erano in qualche modo amplificati.
Ma fu solo per poco: all’improvviso i colori ed il sole estivo tornarono a farla da padrone.
E Hanji si alzò felice sulla cassetta nel vedere quel paesaggio verde che si apriva davanti a lei, con case molto più rade e rurali che, mano a mano, lasciavano il posto alla campagna.
“Oh, le cartine non possono minimamente competere con tutto questo! – esclamò gioiosa – è tutto così… aperto! Gerard, come sono potuta restare a casa per così tanto tempo quando a portata di mano c’era una cosa simile?”
Spalancò le braccia, rischiando di colpire la testa del fratello, sentendo l’esigenza di abbracciare in qualche modo l’immensità che si apriva davanti a lei. Non più case ed edifici a riempirle la visuale, ma la natura: poteva vedere dei rilievi in lontananza e campi immensi proseguivano a perdita d’occhio. Mano a mano che proseguivano anche gli ultimi piccoli agglomerati sparivano per lasciare spazio solo a qualche mulino o qualche altro edificio rurale.
“Eccoci sulla strada commerciale – annunciò il fratello, come imboccarono una larga via sterrata dove si vedevano i solchi lasciati in precedenza da altri carri – proseguiremo verso sud per un paio di giorni e poi arriveremo a Trost. Lì sbrigherò alcuni affari e poi usciremo dalla parte che ci immette nel territorio tra il Wall Rose ed il Wall Maria. Ehi, ma che stai facendo?”
Hanji si era girata frettolosamente verso l’interno del carro, frugando nella sacca che aveva caricato prima della partenza. Con un’esclamazione soddisfatta tirò fuori un quaderno dalla copertina di pelle e un carboncino con la punta già affilata.
“Devo prendere appunti, ovvio – rispose, iniziando a fare uno schizzo del paesaggio e delle mura che li affiancavano a un centinaio di metri di distanza – l’osservazione diretta è molto meglio del mero studio sui libri. Sono sicura che entro stasera saprò già un sacco di cose in più”.
“Diamine – ridacchiò Gerard – sono uscito fuori da Karanes almeno una decina di volte per gli affari, ma non credo di essere mai stato così entusiasta. È solo campagna, Hanji, niente di speciale”.
“Niente di speciale? – lei si girò a guardarlo con incredulità – Beh, pensa a questo: grazie alla campagna possiamo venir sfamati. Certo, la maggior parte delle persone vive nei distretti, ma se non ci fossero le campagne e chi le coltiva nel territorio tra le mura non si potrebbero sfamare tutti quanti. Siamo davanti ad un ingranaggio di sussistenza davvero poderoso: sono le campagne comprese tra i due muri più esterni a coprire i bisogni alimentari di tutta la popolazione, compresa quella della capitale”.
“E senza noi a vendere le stoffe la gente non si vestirebbe… e prima che tu lo dica, rendo grazie agli allevatori di pecore e a tutti coloro che operano nel settore della colorazione e della lavorazione dei tessuti, va bene?”
“Così iniziamo a ragionare – acconsentì Hanji tornando ai suoi schemi – comunque, dipendesse da me, sarei in viaggio trecentosessantacinque giorni l’anno: questo senso di libertà è meraviglioso… appagante!
 
Come previsto, a metà della settimana successiva giunsero al distretto di Shiganshina.
Il viaggio era stato tranquillo e piacevole, senza nessuna problematica provocata dai banditi. L’evento più eccitante era stato quando avevano dovuto fare una lieve deviazione per un ponte che doveva esser riparato: per guadare il fiume erano state usate delle chiatte messe a disposizione dal villaggio che si trovava sulle sue rive.
Shiganshima non era molto diversa da Trost o Karanes: quartieri commerciali, altri più modesti, ma l’organizzazione e persino la topografia erano pressoché identici. Con tutta probabilità c’era stato un progetto ben preciso quando erano state create le mura ed i relativi distretti.
Mentre Gerard sbrigava gli affari, Hanji decise di fare un giro per la città, proprio come era successo a Trost. Le guardie erano presenti pressoché ovunque e si poteva passeggiare tranquillamente: bastava essere un minimo accorti e non addentrarsi nelle zone più malfamate.
La sua curiosità la portò verso una zona dai bassi edifici, quasi sicuramente magazzini: da lì era possibile osservare meglio le mura nella loro interezza, senza tetti o altro a disturbare.
E cosa ci sarà oltre? – si chiese con un fremito – e pensare che basterebbe solo oltrepassare quel cancello. Se solo non ci fossero i giganti…
 Che poi non se ne vedeva uno da tempo, almeno stando a quanto sapeva. Non c’erano notizie di attacchi alle mura da anni, almeno a quanto dicevano i libri. Tuttavia erano davvero vaghi sull’argomento: non spiegavano né l’origine né la natura di queste creatura. Sembrava che fosse un semplice dato di fatto che gli uomini dovessero stare dentro le mura ed i giganti fuori.
E se le cose fossero cambiate? O comunque… non si potrebbe fare qualcosa per poter essere liberi di andare anche oltre il Wall Maria? Chissà quali meraviglie ci sono oltre!
Alzò lo sguardo fino alla cima del muro, gli occhi castani che si illuminavano d’aspettativa: oltre quella barriera non c’erano campi coltivati, ma un mondo da scoprire. Natura incontaminata e poi chissà che altro.
Un nitrito la fece girare verso il campo di terra battuta che stava tra i magazzini. Diversi cavalli erano stati fatti entrare dal recinto e ora galoppavano soddisfatti. Uno di loro si avvicinò alla staccionata presso la quale stava Hanji e subito la ragazza sorrise.
“Scommetto che hai fiutato la mela che ho in borsa – ridacchiò, frugando nella tracolla di tela dove portava il suo quaderno – ti cedo la mia merenda, ma solo perché sei capace di fare uno sguardo davvero implorante. Ciao, bellezza, sei davvero uno splendore”.
Era proprio un bel cavallo, non c’erano dubbi: non come quelli robusti usati per tirare i carri. Questo aveva un bel manto bianco e sembrava pronto a galoppare per ore senza stancarsi mai. Mentre mangiava con soddisfazione la mela, Hanji ne approfittò per passare tra le assi della staccionata e portarsi accanto a lui: gli accarezzò il collo e la criniera, provocando uno sbuffo di soddisfazione.
“Ti piacerebbe avere le ali e volare fuori queste mura?” gli chiese.
“Non ha certo bisogno di ali per andare fuori le mura – obiettò una voce – domani uscirà dal cancello principale. Signorina, non dovresti essere dentro il recinto dei cavalli”.
Hanji si girò, arrossendo colpevolmente. A rimproverarla era stato un uomo sulla trentina, vestito con la divisa militare. Tuttavia lo sguardo acuto della giovane fu rapido ad individuare lo stemma cucito sulla parte alta della manica della giacca.
Le ali della libertà – quasi le mancò il fiato – è un soldato della Legione Esplorativa!
Non le era mai capitato di vederne uno da vicino. Qualche volta li aveva visti passare da Karanes mentre si dirigevano fuori dalle mura per qualche missione. Entrambi i suoi genitori sostenevano che erano un corpo militare che non aveva molto senso d’esistere: a parer loro le cose andavano benissimo così e bastava la normale Guarnigione delle Mura per proteggere i cittadini.
“Andare fuori dalle mura, che sciocca perdita di tempo e di risorse. Noi stiamo benissimo qui”.
Erano queste le frasi che aveva sentito dire ai suoi le rare volte che si era parlato dell’argomento. E a rigor di logica avevano ragione: perché sprecare tempo e risorse quando la vita era dentro le mura?
“Ah, è stato questo golosone a farti gli occhi dolci, vero? – il soldato sbuffò, dando una pacca amichevole al cavallo che terminava con soddisfazione il suo spuntino – È davvero incorreggibile”.
“Davvero domani andrete fuori le mura, signore? – chiese Hanji, intuendo che l’uomo era ben disposto nei suoi confronti – E quanto ci starete?”
“Una quindicina di giorni se tutto va bene”.
“E cosa farete?”
“Pensa allo stemma sulla mia giacca, signorina”.
“Esplorare, certo – arrossì Hanji, ma poi sorrise – è già stato fuori dalle mura?”
“Altre due volte”.
“E com’è?”
L’uomo la fissò con acuti occhi scuri. Sembrava si fosse appena accorto veramente della sua presenza e la stesse in qualche modo valutando.
“Completamente diverso da come te lo sei sempre immaginato, e sai perché? – attese che Hanji facesse un cenno di diniego prima di riprendere – Perché sai che non ci sarà nessun altro muro ad ostacolarti”.
Quelle parole erano musica per le orecchie di Hanji. Per quanto stesse parlando con quel soldato da poco più di un minuto, sentiva di avere con lui molta più affinità di quanto ne avesse mai avuta con qualsiasi altra persona avesse mai incontrato in vita sua. Finalmente qualcuno per cui il desiderio di libertà non era qualcosa di anomalo.
“Sai che la legione esplorativa è il reparto con le maggiori perdite di tutto l’esercito? – continuò l’uomo con serietà – statisticamente in ogni missione si perde circa il trenta per cento dei soldati”.
“Colpa dei giganti? Sono davvero così terribili? Insomma… ho letto qualche libro che ne parla, ma dice ben poco”.
“Signorina, proprio come non ti puoi immaginare cosa c’è oltre le mura finché non lo provi di persona, lo stesso vale per i giganti. È inutile che ti racconti di un mondo meraviglioso senza mostrarti il rovescio della medaglia: sono dei mostri assassini”.
“Capisco, beh, del resto non siamo dentro le mura senza motivo, no?”
“Infatti, ma i folli come noi credono che un giorno i giganti possano essere sconfitti ed il mondo fuori dalle mura esplorato e abitato”.
“Esplorato… mi piacerebbe tanto”.
“Se queste mura ti vanno strette dovresti pensare di entrare nella Legione Esplorativa – disse il soldato senza mezzi termini – hai un buon fisico da quanto vedo, quanti anni hai?”
“Sedici… però… però io sono figlia di un commerciante di tessuti”.
“Sì? Mio padre ha una bottega di gioielli a Trost, pensa tu. Non importa da dove provieni, ragazza, se senti quell’impellente desiderio di libertà non c’è nulla da fare. Ti resterà tutta la vita e non potrai fare a meno di alzare lo sguardo sulle mura e chiederti come sarebbe andata se fossi entrata nel nostro corpo militare. Rischi la vita ad ogni fottuta missione, certo; vedrai i tuoi compagni morire, inutile negarlo e ci sono buone probabilità che un giorno tocchi pure a te, ma ne vale la pena se questo porterà ad essere liberi”.
“Una scelta appagante…” Hanji ripeté le parole che aveva detto sua madre giorni prima.
“Valuta i pro ed i contro: non saresti la prima ad aver voltato le spalle ad una vita normale, con matrimonio e figli. Io per primo ho rinunciato ad un’attività ben avviata e ad un’esistenza sicura. Ma se sei come me, capisci bene che non sarei potuto restare in quella che a tutti gli effetti era una prigione”.
“Giusto per curiosità, come si entra nella Legione Esplorativa?” Hanji tirò fuori il suo quaderno ed il carboncino, pronta a prendere appunti.
“Ogni gennaio inizia un corso d’addestramento: dura tre anni e poi scegli in che reparto entrare. O meglio, scegli tra Legione Esplorativa e Guarnigione delle Mura perché la Polizia Militare è una scelta riservata solo ai primi dieci del corso”.
“Tre anni…”
“Se ne hai sedici vuol dire che ne verresti fuori a diciannove, una buona età direi. Considera che non è uno scherzo: se sei una ragazzina abituata ad essere servita e riverita pensaci bene”.
“Io? Proprio no!” ridacchiò Hanji.
“Ehi, Hank! – chiamò una voce da uno degli edifici – Ti sbrighi si o no?”
“Beh, il dovere chiama – scrollò le spalle il soldato, dando un’arruffata ai capelli di Hanji – chissà se ci rivedremo, signorina. In ogni caso ti auguro buona fortuna”.
“Anche a lei, signore! E… e stia attento domani” arrossì Hanji.
Il sorriso che le rivolse l’uomo fu il più appagante che potesse mai vedere.
Era il cinque settembre, il giorno del suo sedicesimo compleanno.
 
Nemmeno due mesi prima Hanji Zoe era una ragazza che non sapeva minimamente cosa aspettarsi dalla vita. Si sentiva soffocata dalla quotidianità e giorno dopo giorno cresceva in lei l’insoddisfazione di non poter mai avere un’esistenza veramente appagante. Temeva che, col passare degli anni, sarebbe arrivata a rassegnarsi all’idea di futuro che i suoi genitori avevano in mente per lei: matrimonio, famiglia, figli... tutto maledettamente ordinario. Tutto al di fuori delle sue vere aspettative.
Ma a quanto sembrava esistevano davvero gli incontri destinati a dare una svolta alla propria vita e nel suo caso si era trattato di quel soldato di nome Hank con cui aveva parlato per una decina di minuti. Un lasso di tempo troppo breve per decidere il proprio destino? Per i benpensanti sì, ma Hanji si era sempre distaccata dalla massa.
E quella notte stessa aveva deciso cosa voleva fare della sua vita.
“Pazza! Mia figlia è pazza! – Agatha fece letteralmente cadere a terra il bicchiere che si ruppe in decine di frammenti – Lo sapevo… sapevo che questo viaggio non avrebbe portato nulla di buono! Entrare nell’esercito! Ma sei folle, Hanji Zoe? Sei una ragazza!”
“Ci sono molti soldati femmina, mamma!” Hanji sorrise nel modo più incoraggiante che poteva.
Sapeva che per la sua famiglia sarebbe stato un vero e proprio shock scoprire delle sue intenzioni, ma non si era immaginata che la sua precisissima madre facesse addirittura cadere un bicchiere durante la cena.
“Oh cielo… o cielo… ma la sentite? – la donna prese il tovagliolo ed iniziò a farsi aria – Horace, dì qualcosa a questa tua figlia! Riportala tra le persone che pensano!”
“Hanji cara, sono solo sciocchezze – disse l’uomo con voce calma ma ferma – credimi, non è la vita che fa per te. Figurati, una Zoe che diventa soldato, ma quando mai!”
“Perché no? – la ragazza cercò di tenere un tono di voce positivo – Insomma, vi siete sempre preoccupati di cosa avrei fatto nella mia vita ed ecco qua, ho preso una decisione!”
“Una delle decisioni più assurde che abbia mai preso – ribatté la madre – scordatelo, ragazza! Anzi, da domani inizio a cercarti un fidanzato così la finiamo con queste storie. Sono stata anche troppo accondiscendente in questi tempi e…”
“Fidanzato? – Hanji si alzò in piedi e batté con forza i palmi delle mani sul tavolo – sul serio tu pensi a trovarmi un fidanzato mentre c’è un mondo fuori da queste mura che attende di essere scoperto? Come puoi essere così ristretta nei tuoi ragionamenti?”
“Fuori dalle… oh no… no no no! Già l’esercito era una follia, ma qui stai andando ben oltre!”
Hanji si morse il labbro con insofferenza: si era ripromessa di non tirare fuori la sua intenzione di andare nella Legione Esplorativa ma nella foga se l’era lasciato scappare.
“Quindi fammi capire – disse il padre scuotendo il capo – in un viaggio di quindici giorni tu hai improvvisamente deciso che vuoi entrare nell’esercito? Che cosa è successo per farti arrivare a questa idea? Se proprio vuoi viaggiare, allora ti posso dare qualche incarico per i nostri commerci e…”
“Oh, papà! Non ho bisogno di simili contentini! Non è la mia vita lavorare nel commercio… è la tua e di Gerald”.
“E la tua sarebbe nell’esercito?”
“È quello che ho intenzione di scoprire” annuì lei con decisione.
“Hanji Zoe – intervenne la madre – prova solo ad entrare nell’esercito e giuro che… che non avrò più una figlia!”
“Benissimo! – sbottò la ragazza, allontanandosi dal tavolo – Effettivamente di una madre così poco incoraggiante non ho bisogno!”
“Suvvia, sono certo che possiamo…”
Ma Hanji aveva già chiuso alle sue spalle la porta della sala da pranzo.
 





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nda.
Per quanto riguarda l'addestramento militare, sappiamo che dura tre anni confrontando le vicende del manga/anime relative al periodo di formazione di Eren e compagni.
Sull'età di accesso, ho presupposto che 12 anni (l'età in cui inizia Eren) siano il requisito minimo e che si possa entrare anche più avanti nel tempo (del resto personaggi come Reiner e Berthold sembrano di qualche anno più grandi). Di conseguenza trovo del tutto possibile che buona parte delle reclute sia sì giovane, ma non così tanto come Eren e Mikasa che più che altro mi appaiono come eccezioni.

Nonostante non si sappia l'età di Hanji, si conosce il suo giorno di nascita ossia il 5/9, non me lo sono inventato io.

Sulla decisione improvvisa di Hanji di entrare nell'esercito, trovo che sia da lei avere questi "colpi di testa". Si deve inoltre considerare che comunque stava fermentando in lei l'esigenza di distaccarsi dalla vita della sua famiglia a cui comunque mal si adattava.

In ogni caso spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo.
Ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite e quelli che la stanno recensendo.

alla prossima :)

 
  
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