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Autore: Captain Payne    11/07/2017    1 recensioni
Nella contea di Cheshire East non succede mai nulla che possa rompere la quotidianità in cui la popolazione è intorpidita; figurarsi nella cittadina di Holmes Chapel, di soli 5.000 abitanti, dove la cosa più scandalosa accaduta era stata il malfunzionamento di un lampione nel centro storico.
Un gruppo di ragazzi vive la propria vita credendo di poter rimpiazzare le follie di una metropoli con la piccola città, tra i popolari del loro college ed invidiati da chi sogna di fuggire dalla routine.
L’arrivo di una ragazza in città cambia totalmente le carte in tavola.
Dal testo:
“Il moro si voltò ancora una volta verso la ragazza accanto a lui, catturando nella sua memoria come i fasci di luce s’infrangessero sul suo viso candido e il profilo del suo naso alla francese sembrasse uno spicchio di sole appena sorto: un timido calore nel gelido freddo dell’alba d’Ottobre. Avrebbe voluto risponderle, per non sembrare un ebete che di prima mattina aveva già terminato le parole; per esempio voleva chiederle come mai non avesse ripetuto l’insulto da lui pronunciato.”
https://www.wattpad.com/434827794-troubles-in-heaven-z-m-%E2%80%9E-i-welcome-in-holmes
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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VI
Loser, twice.



Ai coraggiosi e agli onesti,
quelli che prima di pensare ad apparire migliori
si concentrano sulla loro direttiva morale,
e la seguono fino in fondo a dispetto di
fallimenti o derisioni.






La villetta dei Malik poteva dirsi proprio niente male. 
I muri chiari rivestiti di mattoncini rettangolari le davano un’aria costiera, anche se di costiero ad Holmes Chapel non c’era proprio nulla se non la tipica pioggia inglese. Il tetto spiovente sormontava una grande finestra a due ante: dietro le piccole tendine candide, si poteva notare una luce accesa ma dell’interno della stanza non era possibile intravedere nulla. La casa andava poi ad aprirsi verso il basso, c’era il primo piano con tre finestre separate e tutte con le persiane sigillate; ed infine il piano terra con un delizioso portico, un tavolo e delle sedie tutte intorno, una porta finestra aperta e degli schiamazzi provenire da dentro.

Lei e Sebastian attendevano fuori dal cancello in ferro battuto, in attesa che Whaliyha le rispondesse al telefono. Cercava di nascondere la leggera ansia che le faceva battere forte il cuore in quel momento: non voleva che il suo migliore amico la riportasse a casa credendo si trovasse a disagio, ordini del generale Svein e contro di lui non c’era discussione, né argomentazione che tenesse.

I jeans che aveva scelto erano decisamente troppo stretti, in tutta la vita non si era mai sentita così grassa come in quel momento.

Così grassa o così sotto esame? - scacciò subito lontano il pensiero che quelle sensazioni potessero essere dovute a “Malik Senior” e la sua capigliatura scarmigliata ma inspiegabilmente perfetta.

Sotto la grossa felpa nera (che Svein le aveva costretto ad indossare) stava un maglioncino di lana bianco, con lo scollo a barca e le maniche molto larghe.
L’amica le staccò il telefono, segno che aveva visto finalmente le sue chiamate e, dopo qualche attimo, il cancelletto si aprì con uno scatto sonoro.
Sebastian e Sophie seguirono le voci e le risate che provenivano dal portico; prima di oltrepassare la soglia però, il ragazzo si voltò e fece un sorriso incoraggiante all’amica.

-Tänk inte på vad min bror sa, bör vi försöka ha kul för en gångs skull-  Non pensare a ciò che ha detto mio fratello, dovremmo provare a divertirci per una volta.

Lei in risposta annuì semplicemente ed entrò in casa Malik, guardandosi intorno e cercando lo sguardo della sua seconda àncora in quel mondo tanto diverso e spaventoso: Whaliyha. C’erano due pacchi di birra ancora da aprire posta sul tavolo della cucina, per non parlare delle bottiglie vuote sparse un po’ intorno nei posti più insoliti.

La scena che si stava srotolando dinnanzi a loro, però, era sicuramente più insolita: Chelsea doveva essere per forza ubriaca, a meno che gli inglesi non ritenessero trascinarsi per terra supinamente con la sola spinta dei gomiti una cosa da tutti i giorni; Whaliyha stava (ovviamente) discutendo con Styles di fronte la scalinata di marmo che portava ai piani superiori; Liam e Niall stavano giocando a qualcosa alla tv che lei non aveva mai visto in vita sua, eppure era quasi certa che non andasse fatto bendati e senza pantaloni. Il tutto mentre Louis cantava “Can’t take my eyes off you” alla sua bottiglia di birra ormai giunta a metà.
 
-Vic! Finalmente siete arrivati!- la mora sembrò sollevata nel potersi finalmente scollare dalle chiacchiere del riccio e si avviò verso di loro con uno grosso sorriso, almeno lei sembrava essere lucida.

-Caleb? Sei tu? Pietà, è quasi impossibile distinguere te e tuo fratello… comunque, non per sembrare scortese– la ragazza si avvicinò al viso dell’amica, mormorando nel tentativo di far rimanere quella domanda privata: –l’altra metà del duetto “gemelli lumaca”?-


E Zayn? - ma fu inutile anche solo pensarlo: la domanda le morì in gola, più veloce di quanto ci avesse messo a formularla nella sua testa.

-E’ a casa malato, ma vi ringrazia dell’invito e spera di poter venire la prossima volta- Sebastian, accanto a lei, fece una smorfia di disappunto a quelle parole. Odiava suo fratello per come si comportava con lui: regole ferree che Svein non rispettava ma che lui avrebbe dovuto rispettare? Se era lì quella sera era solamente per proteggere Sophie. A volte doveva sforzarsi enormemente per ricordare quanto fossero tutti in grave pericolo e che quella non era una vacanza di piacere, bensì una fuga da palazzo, per impedire ad uno squilibrato di uccidere i legittimi eredi al trono di Svezia. Nonostante questo anche lui era umano, anche lui voleva divertirsi un po’ come tutti, anche lui era un teenager e a nessuno di loro capitava spesso di integrarsi ai loro coetanei e fingere di essere normali, anche solo per una sera.



Un rumore di passi per le scale face sollevare gli occhi a Sophie che vide le gambe di Zayn, fasciate da un paio di jeans neri, comparire dietro il corrimano. A poco a poco tutta la sua figura si fece presente, ed insieme a lui un paio di vertiginosi tacchi glitterati.
Sophie voleva ridere.
Era sentitamente pronta a farsi delle grosse risate, ma non derideva l’oca che in quel momento si accingeva a seguire il ragazzo verso la fine della rampa, i loro capelli arruffati o le macchie rossastre sul collo del ragazzo, lei rideva di se stessa. Avevano parlato sì e no tre o quattro volte al massimo e lei lo aveva già immaginato scendere da quella gradinata vestito di bianco, con un cavallo altrettanto candido che li attendeva fuori, in giardino, e si aspettava di cavalcare verso il palazzo insieme, a veder sancito il loro legame dalle stelle per sempre.

Si chinò a terra per evitare il suo sguardo, slacciandosi una scarpa da ginnastica e rifacendone il nodo ripetutamente, come se non le piacesse abbastanza e avesse intenzione di rifarlo almeno altre dieci volte.

-Victoria! Amica mia, devi… devi… devi insegn… insegnarmi qualche trucco!- Louis barcollò con un sorriso beota verso di lei, completamente annacquato di birra e lo si potevano notare anche con naso e occhi tappati. Sebastian non ci pensò due volte a pararglisi davanti con fare minaccioso, nascondendo per metà il corpo esile della ragazza.
Si formò un pesante silenzio intorno a loro.

Era probabile che i ragazzi, almeno quelli sobri, fossero pronti ad intervenire da un momento all’altro, eppure Sophie prese la mano del suo migliore amico e la strinse forte, mormorando qualcosa nella loro lingua madre, così che solo lui potesse capire.
Una volta che il gemello si fu fatto da parte, Whaliyha lo affiancò e potè giurare di vedere un lampo negli occhi di Harry successivamente al suo gesto, in piedi dall’altro lato del salone.

E’ proprio il momento di indagare, pensò.

-Ah sì, Lou? Sei così ubriaco che non credo vedresti la palla- una risata aspra e stridente seguì le sue parole e le riempì le orecchie, ma non servì sollevare lo sguardo per capire da chi stesse provenendo: Marion, avrebbe dovuto intuirlo dai tacchi ricolmi di lustrini e paillettes, troppo eccentrici anche per la fata madrina.

-Dai, andiamo a prendere un po’ d’aria-  tentò di portare Louis altrove, da ubriaco doveva essere una vera e propria fonte di informazioni, ma la piccola padrona di casa interruppe il suo piano sul nascere mettendosi in piedi sul divano.

-Louis, smettila di far finta di essere ubriaco, la scommessa dovrai scontarla lo stesso- tutti gli sguardi si puntarono su di lei e il ragazzo che teneva un braccio intorno alle sue spalle che, al richiamo dell’amica, tirò un sonoro sbuffo e si rizzò in piedi completamente lucido, come se nulla fosse successo.

-Dannazione Whaly, c’ero quasi riuscito!- il ragazzo dagli occhi cristallini e luminosi voltò il viso verso il suo, prendendo un lembo della sua guancia tra le dita e scuotendo la testa dolcemente: –Come sei ingenua, piccola Vic- mormorò, prima di lasciarla andare e gettarsi tristemente sul divano, provocando un tonfo sordo.

“Il suono della sconfitta”, avrebbe detto suo nonno se avesse visto l’espressione affranta del calciatore, annientato da sua nipote.

-Marion, non devi tornare a casa tua? Non hai una famiglia o delle persone che chiedono di te?- domandò la piccola Malik, nel vano tentativo di levarsi la cheerleader dai piedi.

-Lei resta- disse suo fratello al posto della ragazza.
Non un sorriso, nemmeno il tono pacato che usava di solito era presente nella sua voce.

Sophie immaginò che fosse chiaro a tutti che i due non volevano essere separati, eppure l’espressione leggermente confusa di Harry non era molto affine con quella tranquilla degli altri.

-Se non se ne può fare a meno…- borbottò allora la ragazza bruna, ancora in piedi sul divano: –Adesso farete tutti i bravi e vi metterete in cerchio davanti al divano, così potremo iniziare-

E mentre tutti si affrettavano per prendere posto sui cuscini di quest’ultimo, Harry prese posto sul primo gradino delle scale, molto centrali comunque al soggiorno, sfilando il telefono dalla tasca e muovendo le dita freneticamente su di esso. Sebastian stava aiutando Chelsea a rialzarsi da terra (probabile che fossero solamente lei e Niall i due veri ubriachi quella sera) e la fece sedere su di esso; costretto poi dalla bionda, prese posto accanto a lei, che non perse tempo a poggiare la testa sulla sua spalla.
Sophie si voltò verso di lui, nel tentativo di mimare con le labbra uno scherzoso “Mi dispiace per te”, ma qualcuno le toccò una spalla e lei fu costretta a girarsi verso una gentile testa rasata senza pantaloni. Liam le stava offrendo una sedia che aveva appena preso dalla cucina e ora metteva sia la sua che la propria l'una accanto all’altra, proprio di fronte al polipo Marion e i suoi tentacoli lattei.

-Prima di illustrare i termini di questo “gioco” che faremo… -  Whaliyha scese dal divano e si fece aiutare da Niall a prendere dei grossi bicchieri di carta,  insieme ad una delle cassette di birra ancora sul tavolo della cucina, e posero il tutto al centro di quello strano cerchio: –L’unico termine della scommessa per i perdenti è l’impossibilità a ritirarsi dal gioco, mi hai capita Lou? O vuoi che te lo scriva sul muro? Cerca di non fare il bambino come l’ultimo Natale-

-Hey! Mi avevate preso per una pignatta! Che avrei dovuto…-

-Zitto! Ora, Vic, ciò che devi fare tu è proporre il gioco di stasera, ovviamente qualcosa di molto svedese, vogliamo uccidere gli sbruffoni col tuo patriottismo!- Whaliyha sembrava molto felice nel pronunciare quelle parole, sembrava essere molto soddisfatta della piega che stava prendendo quella serata, tutto per merito della sua brillante idea. Non pensava di certo che stesse mettendo la ragazza nuova in una situazione al quanto scomoda visto che non era mai uscita dalle mura del suo palazzo, e se anche l’aveva fatto di certo non si era rinchiusa in un pub a fare dei tipici giochi svedesi con alcool.

-Ecco… Non ne ricordo molti, sono per lo più internazionali…- iniziò lei, cercando un aiuto da Sebastian il quale era forse anche più a corto di idee rispetto a lei.

-Smettila Whaliyha, la piccola Vicky non avrà mai sentito nemmeno l’odore dell’alcool, figurarsi se può proporci un gioco da fare- intervenne allora Marion, terminando il suo schietto commento facendo schioccare la lingua sul palato.

Sophie avrebbe volentieri infilato un pugno in gola a quella vipera che avvolgeva il ragazzo tra le sue spire, ma lui non sembrava avere la benché minima voglia d’essere salvato ed era evidente quanto quei giorni al campus avesse mal interpretato i suoi segnali, convinta del contrario.

-Veramente mia sorella ha vissuto quasi tutta la vita a Stoccolma, ed essendo una metropoli di fama mondiale nonché grande meta turistica, non c’è nulla di tradizionale che sia pervenuto in essa, Marion- la corresse allora Sebastian, senza poter fare a meno di mostrare il suo freddo e pronunciato accento dell’est. La ragazza sembrò farsi piccola piccola contro il corpo di Zayn dopo quel tacito rimprovero, cambiando tonalità da quel solito bianco pallido ad un rosso fragola che si abbinava molto alle sue scarpe.

Il ragazzo si schiarì la voce prima di continuare il suo discorso dal quale tutti, tranne Harry, sembravano essere affascinati, specialmente Cheet che ora pendeva letteralmente dalle sue labbra.

-Io e Simon invece siamo cresciuti ad Uppsala con nostro padre, ed essendo una città gremita di patrioti forse posso proporlo io un gioco interessante per stasera- il ragazzo si sporse verso il piccolo tavolino su cui erano poggiate le birre e i bicchieri. Sotto lo sguardo attento di tutti i presenti, prese due bottiglie di birra e premette i bordi dei loro tappi l’uno contro l’altro, aprendole entrambe senza il minimo sforzo e provocando il fischio d’approvazione del biondo ossigenato alla sua sinistra.

-Tu hai sangue irlandese amico mio, questa me la devi insegnare- esordì, mentre ne prendeva una tra le mani e ne trangugiava qualche sorso.
Sebastian rispose al ragazzo con un semplice sorriso e versò metà dell’altra birra all’interno del bicchiere.

-E’ semplice: ognuno di noi, a turno, dice 3 frasi sul proprio conto, qualsiasi cosa basta che riguardino se stesso, due devono essere necessariamente vere e l’altra falsa, una bottiglia vuota gira al centro e sceglie chi tra di noi dovrà indovinare qual è quella falsa; chi sbaglia beve un bicchiere- tirò su le spalle come se per lui il procedimento fosse ovvio, e molti tra i presenti annuirono, intuendo l’andamento del gioco e vogliosi di cominciare.

-E cosa ci sarebbe di patriottico in questo, Mr. Svezia 2016?- la voce che interruppe un’altra delle spiegazioni di Sebastian sul nascere apparteneva ad Harry, il ragazzo che ancora se ne stava seduto sull’ultimo gradino delle scale rigirando il suo telefono tra le dita, evitando lo sguardo di tutti i presenti.

-Oh, certo, chi indovina quale delle tre è quella sbagliata evita di bere ma, se pronuncia bene un famoso scioglilingua svedese, farà bere due bicchieri a chi ha posto le tre frasi sul proprio conto- sorrise divertito, chissà se gli altri (esclusa Sophie) avrebbero capito che quell’ultima clausola se l’era appena inventata, ma questo vigeva a loro favore quindi non avrebbe di certo fatto domande.

-Sorellina, vuoi sceglierlo tu lo scioglilingua di stasera?-  le chiese ridacchiando e lei non potè fare a meno di sorridere notando Niall così eccitato per l’inizio del gioco che quasi non riusciva a stare fermo.

La ragazza si schiarì la voce, ne aveva scelto uno mediamente facile che era sicura lei e Sebastian sapessero dire senza problemi: - Sex laxar i en laxask, sei salmoni in una scatola di salmoni, va detto almeno due volte per essere davvero uno scioglilingua, quindi non cercate di barare-

Inutile dire che di lì a qualche attimo scoppiò la terza guerra mondiale in quel salotto: chi sbraitava cercando di far uscire qualche suono strozzato dalla gola, chi rinunciava sul nascere dando per scontato che sarebbe uscito ubriaco fradicio da quella casa e chi si scagliava contro il proprio vicino pronunciando le parole in modo pessimo, come se rappresentassero una minaccia.

-Inizio i-! Ehm ehm, cioè, Marion, vuoi iniziare tu?- chiese la piccola Malik alla piovra ancorata su suo fratello, sfoderando il sorriso più falso che Sophie le avesse mai visto fare da quando si erano conosciute.

-Uh! Sì! Allora, prima giro la bottiglia- la cheerleader si sporse teatralmente in avanti ma, visto e considerato che si trovava di fronte a Sophie, non capiva a chi stesse cercando di mostrare la scollatura della sua camicetta nera. La principessa non capiva per quale motivo le facesse tanto strano vederla senza la divisa da cheerleader indosso, quando era ovvio che la portasse solamente dentro al campus e i locali del college, non era di certo un’uniforme come poteva esserlo quella di un vigile del fuoco.

Ma se non porta più il suo costume, perché non toglie anche la maschera? - si ritrovò a chiedersi Sophie, perché nonostante non capisse ancora nulla del loro mondo, credeva fosse impossibile poter trovare Regina George che ti fa lo sgambetto davanti al supermercato; quindi possibile che quella ragazza fosse davvero superficiale come appariva 24 ore su 24?

-Liam! Sei uscito tu, pronto?-
 
 

Sembra stia per tirare fuori i pon pon per un balletto d’incoraggiamento, pensò allora Whaliyha e l’immagine della ragazza dai capelli neri che saltellava per il suo salotto si fece subito largo fra i suoi pensieri: non potè evitare di scoppiare a ridere e attirò le occhiate confuse di tutti i presenti, o meglio, quasi tutti.
C’erano due occhi in particolare che avrebbe voluto vedere puntati su di sé, uno sguardo intenso e penetrante che sembra volerti fare un buco nell’anima per cavarne fuori tutti i segreti più nascosti: il modo in cui suo fratello aveva guardato Victoria la prima volta che l’aveva vista entrare nella mensa. Sembrava spaesato eppure concentrato, come se non avesse mai visto nulla di tanto bello in vita sua, come se avesse avuto voglia di cogliere ogni movimento del suo corpo o delle sue labbra carnose. Non serviva impiegare uno sforzo sovrumano per capire che Zayn non avrebbe mai guardato Marion in quel modo, che era la cosa che odiava di più dopo le acciughe in salamoia, e ovviamente dopo Harry Edward Styles.

Sì certo, come no – la voce della verità nella sua coscienza si fece sentire, eliminando alla povera ragazza lo sforzo di dover mentire a se stessa.

Avrebbe dato un braccio per ricevere uno sguardo tanto intenso da uno dei migliori amici di suo fratello, avrebbe studiato l’intero manuale di matematica del primo anno affinché il riccio potesse considerarla anche solamente un attimo più di ciò che vedeva in lei, ovvero la sorella del suo migliore amico, e questo significava entrare in un aerea off-limits, come se suo fratello l’avesse fatta rinchiudere nell’Area 51.
Sollevò lo sguardo per posarlo sulla massa di ricci scura infondo alle sue scale ma il ragazzo non la stava ricambiando, sembrava invece piuttosto attento a ciò che accadeva al di là dello schermo del suo cellulare; il viso illuminato dalla tenue luce biancastra irradiata da esso creava dei profondi solchi ai lati della sua bocca, dove di solito nascevano le dolci fossette.

Ad interrompere il fiume di complimenti alla sua cotta adolescenziale furono i colpetti di tosse di Marion LaSanguisuga Barioot, ed il criceto nel suo cervello che si sfiniva sulla ruota, giusto per farle formulare un semplice pensiero.

-Allora: non so guidare, sono la miglior cheerleader della squadra dell’università e… sì, sono vergine- forse solamente due secondi passarono da quando Marion aveva chiuso la bocca che tutti scoppiarono a ridere come dei forsennati, perfino Chelsea, che nonostante fosse ubriaca fradicia aveva sentito tutte le sentenze che la cheerleader aveva dato su di sé. Sophie vide il suo migliore amico, fattosi completamente rosso per le risate, asciugarsi una lacrima vacante sul viso. Niall aveva poggiato una mano sul suo ginocchio per non cadere a terra e ora si reggeva la pancia con una mano, tentando di non rimettere dalle troppe risate. Liam, accanto a lei, sembrava alquanto perplesso e chiarificò i suoi dubbi quando si sporse verso di lei: -E’ incredibile quanto ognuna sembri falsa a modo suo, avrà capito come funziona il gioco?-

Louis e Whaliyha, che passavano le giornate a battibeccare, ora cercavano di sventolarsi a vicenda, entrambi rossi come pomodori per la mancanza di fiato che quelle risate provocano. Gli unici a non ridere erano proprio Marion ed Harry, che probabilmente non aveva nemmeno sentito ciò che la mora aveva appena affermato di sé; perfino il più grande dei Malik avrebbe voluto ridere, ma Marion lo stava fulminando con lo sguardo e lui stava cercando in tutti i modi di trattenersi, mordendosi le labbra e stringendo in un pugno il tessuto della sua canottiera.

 

Zayn aveva appena visto Liam sporgersi verso Victoria e dirle qualcosa, lei stava ridendo ancora più di prima ed era sicuro che avessero pensato la stessa cosa: E ora quale sarà quella falsa? 
Sarcasticamente parlando, si intende, Zayn e tutti gli altri nella stanza sapevano benissimo quale fosse la sentenza che Marion riteneva inesatta, ed era proprio il motivo di tante risate lì dentro. Il suo migliore amico fece finta di rifletterci un attimo, assumendo l’espressione pensierosa più finta sulla faccia della terra, ed esordì dicendo: -Mah, mi hai messo proprio in difficoltà, forse che non sai guidare? Se non sbaglio, Juliette Seasure deve ancora tornare dalla convalescenza per un albero che vi è spuntato davanti all’improvviso… ho indovinato?-

Rivangare quell’episodio di appena un mese prima non fece altro che rinnovare il moto d’ilarità, ma stavolta Zayn non riuscì proprio a trattenersi e tolse il braccio dalla presa della cheerleader per tenersi lo stomaco con entrambe le mani, tanto gli facevano male gli addominali per le risate.

-Ma no, stupido! Hai sbagliato! Non sono vergine!-

Questa non fu che la goccia che fece traboccare il vaso: stavolta anche Harry scoppiò in un moto d’ilarità senza fine, rotolando giù dall’ultimo gradino e finendo con la schiena contro il divano mentre ancora rideva come un forsennato. Louis e Whaliyha si portarono le mani alla bocca, fintamente scioccati, esclamando un collettivo “Noo, davvero?” di sorpresa e a quel punto non ci fu alcun dubbio: era stato davvero un grosso errore far iniziare Marion.

Inconsciamente, il moro sollevò lo sguardo verso il suo migliore amico che, colpevole della bravata, prese un bicchiere pieno di birra tra le mani e lo trangugiò fino all’ultimo sorso. Non immaginava che, voltando appena lo sguardo, avrebbe incontrato un destino tanto fatale: gli occhi blu della ragazza di fronte a lui erano socchiusi eppure sembravano brillare di luce propria attraverso le folte ciglia scure; le guance erano ancora più rosse del solito per via delle risa a cui non sapeva porre un freno e le labbra piene e tirate contornavano una schiera di denti bianchi, che non facevano altro che spiccare come la luna in un cielo buio per via del rossetto scuro che portava.

-Zayn? Ci sei? Tocca a te- Chelsea poggiò una mano sulla spalla del ragazzo e lo scosse appena, per risvegliarlo dalla sua fervida quanto vivida immaginazione, e lui abbassò lo sguardo sulla punta della bottiglia che indicava proprio il suo ginocchio destro. Il turno seguì veloce, Zayn indovinò facilmente quale delle affermazioni di Liam fosse falsa per via della loro amicizia di lunga data, eppure non ci fu modo di fargli pronunciare lo scioglilingua svedese che, piuttosto, sembrava avergliela annodata definitivamente.

Il biondo alla sinistra di Sophie, impaziente di essere partecipe del gioco, fece girare la bottiglia prima che fosse il vincitore del turno precedente a farlo e, quando sembrò che la bottiglia si stesse fermando proprio su di lui, Liam allungò le gambe sotto il tavolino nel tentativo di stiracchiarsi, urtandone un angolo e facendo muovere la bottiglia quel tanto più che bastava per indicare Sophie.

-Liam! Dannati te e i tuoi piedi lunghi!- inveì Niall, imbronciandosi come un bambino.

-Hey, se vuoi puoi fare il mio t-

-NO! Nemmeno per sogno, tocca a te Vic! Ricordi? “Non barate”- le fece eco Liam, schernendola con le sue stesse parole. Lei in tutta risposta si girò per fargli una linguaccia a cui lui reagì con l’ennesima risata.




Forza, voltati verso di lui, non puoi giocare senza guardarlo negli occhi! - la voce della sua coscienza era stata chiara, eppure lei avrebbe preferito mille volte parlare con la cancelliera tedesca piuttosto che spiare anche solo per un momento quegli occhi scuri ed espressivi, tanto profondi e ingannevoli da potercisi impantanare dentro. Non poteva dargliela vinta, insomma, dei due chi era che aveva seguito per tutta la vita dei corsi sull’autocontrollo e l’oppressione delle emozioni che mai andavano mostrate?

Mai mostrarsi intimoriti, diceva suo nonno, e lei non poteva permettersi di deludere la sua memoria.

-Sei pronta, Victoria?- le chiese allora il maggiore dei Malik, e il suo sguardo che traballava tra il preoccupato e il divertito la faceva innervosire ancora di più.

-Spara-

-Vediamo… - secondi che sembrarono infiniti, silenziosi, in cui poteva sentir scandito il battito del suo cuore:  -Ho una media notevole in tutte le materie del mio indirizzo, posseggo una fantastica Mustang nel mio garage e… e non sono mai stato innamorato-


Mai stato innamorato? 


Mai” era davvero un tempo lungo, credeva impossibile che un ragazzo, così bello e popolare, pieno di ragazze che non vedevano l’ora di poter essere anche solamente guardate da lui, non avesse mai provato l’amore. Ovviamente lei non era nella posizione di poterlo criticare, non aveva ancora dato il suo primo bacio quindi l’amore era assai lungi dalle sue aspettative in quel momento.
Vista la grandezza di quella casa e lo sfarzo in cui i fratelli Malik vivevano, la sua deduzione le fece pensare che sì, avrebbe potuto avere una Mustang nel suo garage, magari era di suo padre e non sua ma c’era, ad ogni modo, una concreta probabilità.

-La media notevole in tutte le materie d’indirizzo?- provò allora lei.

Di solito, nei film adolescenziali che rubava dalla videoteca del castello, i ragazzi carini e popolari non erano anche bravi a scuola, come fossero due grandezze inversamente proporzionali: più eri attraente e amato da tutti e più la tua media scolastica faceva schifo. Se avesse dovuto adattare questo stereotipo anche al ragazzo di fronte a lei, questo avrebbe dovuto significare che faceva veramente schifo a scuola. Eppure seguiva il suo stesso corso di matematica, Classe 5^Élite, ed erano solo in undici su tutto il campus a seguirlo, possibile che fosse bravo solamente in quella materia? Lui le rivolse uno sguardo tra il divertito e il sinceramente dispiaciuto mentre i suoi amici più stretti e sua sorella ridacchiavano per quella risposta: Zayn era forse tra gli studenti con la media più alta di tutto il college.

-E’ proprio l’ora di farsi un goccio, Lindbergh- sentenziò Louis al posto del ragazzo con gli occhiali a goccia, ancora vincitore, ma fu Niall a passarle un bicchiere ricolmo di birra che puzzava già ad un metro di distanza dal suo naso.

Dai, non è la prima volta che bevi birra, cerca di sembrare disinvolta, dovresti dimostrare di avere 19 anni e invece sembra che tu ne abbia appena 11, per la miseria! - non importava quanto nella sua testa stesse imprecando contro se stessa, tutti gli sguardi in quel momento erano puntati su di lei.

Avvicinò l’enorme bicchiere alle labbra e tentò di non farsi tradire da nessuna espressione disgustata prima di ingoiare il primo sorso, amaro e troppo forte per quello che era abituata a sopportare. Gli schiamazzi di una Whaliyha impaziente che fosse il suo turno fecero distogliere dall’attenzione dalla ragazza che provava a sbrigarsi, ingoiando tutto il contenuto del bicchiere, eppure qualcuno non si era lasciato ingannare dalla sua espressione distante e aveva colto tutta la difficoltà che nascondeva Sophie; non solo quella di tracannare un bicchiere di birra, ma quella di assomigliare a tutti gli altri.

Zayn lo aveva capito. Riuscì a nasconderlo a tutti, tranne che a lui.

La bottiglia girò ancora e fu il turno di Louis, l’unico che non aveva ancora smaniato per giocare dall’inizio della partita. Sophie diede qualche colpo di tosse per evitare una figuraccia con la sua voce graffiante, formulò le giuste sentenze su di sé: -Bene Louis, a te: non ho mai guidato un utilitaria, ho 17 anni e… vediamo… ho un autografo di Ibrahimović sulla mia divisa- si tirò leggermente indietro, tenendo il bicchiere ormai quasi vuoto ancora nella mano destra e poggiando le spalle allo schienale, in attesa che lui sbagliasse di sicuro, a causa della sua superbia.

-Beh, è anche troppo facile, non hai l’autografo di Ibrahimović sulla maglia, a buon bisogno non saprai nemmeno chi è- incrociò le braccia dietro la testa senza nemmeno prendere il bicchiere dal tavolo, convinto di non aver affatto sbagliato: solo perché era un calciatore svedese non significava che ne possedesse l’autografo.

Marion, che ancora passava i suoi “artigli” sul petto di Zayn, ridacchiò in risposta a Louis: -Beccata- sentenziò spostando lo sguardo sui bicipiti del ragazzo che aveva accanto. Liam, che aveva invece notato l’autografo il giorno della sfida con Louis e che sapeva (da Sophie) anche il giorno in cui se l’era fatto fare, cominciò a ridacchiare mentre prendeva il bicchiere che con gioia avrebbe passato a quello sbruffone del suo amico.

-Come potresti avere 17 anni…-  mormorò qualcuno in quell’attimo di silenzio e tutti si voltarono verso di lui. Nonostante gli sguardi curiosi bruciassero ogni centimetro del suo viso, Zayn continuava a guardare quello di Victoria, consapevole di aver indovinato nel momento in cui lei si era tradita abbassando lo sguardo sul contenuto rimasto nel suo bicchiere.

-Fratellone, non è il tuo turno- lo zittì la mora accanto a Louis, sfortunatamente per lui di nuovo perdente.

-Sbagliato Lou, mi dispiace- esordì con teatralità la ragazza e un piccolo applauso sovvenne da Niall, Sebastian e Chelsea, che avevano tifato per lei dall’inizio.

-Non nego che la soddisfazione nel passarti questo bicchiere è tanta, amico mio, piccolo sbruffone che non sei altro- lo riprese allora Liam, attaccando il bicchiere alle labbra di un Louis sorpreso e facendoglielo scolare tutto in due lunghi e sofferti sorsi.





( Il tornado Cheet l'ho immaginato
interpretato dalla splendida Aly Michalka )








 
Author's Space
MY GIRLS, ECCOMI, CON UN CAPITOLO INTERMEDIO STAVOLTA
(Mi sono accorta che i primi erano la bibbia
mentre il quinto sembrava un volantino della chiesa)
COMUNQUE, non so voi, ma io vorrei proprio
uno spin-off sulla coppia Whaly-Harry
perché nella mia testa sono troppo patatini
e si meritano uno spazietto tutto loro.
Eh beh, posso solo dirvi che i prossimi capitoli
l'atmosfera si farà più angst 
e i primi misteri inizieranno
ad affiorare nella tranquilla Holmes Chapel.
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto
o se la scrittura, ahimè, era troppo contorta perché
riconosco di scrivere dei periodi abissali
a volte e non si capisce molto cosa stia succedendo, 
CRITICHE BENE ACCETTE, GIURO <3
La mia casella mail è ancora aperta
se qualcuno avesse voglia di un fantaboloso banner,
fatevi avanti giovincelle
per riempire il mio spazio pubblicità!!
Come sempre ringrazio 
kokochoiseul per la pazienza
nel recensire ogni mio capitolo, 
per le critiche buone che fanno
sempre bene e fanno migliorare.

Al prossimo capitolo, kisses,
Captain Payne.


 


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PASSATE ASSOLUTAMENTE A LEGGERE 
Pioggia d'Estate di SomeoneNew,
è la cosa più bella che io abbia letto 
qui sopra da tempo immemore.





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