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Autore: ElfaNike    12/07/2017    1 recensioni
Cosa succede quando degli adolescenti, rifiutati dal loro mondo e dalla loro famiglia, si ritrovano a fuggire in groppa a un drago, per salvare un prezioso potere? Quando l'incontro di mondi diversi porta a crescere e a capire...
"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante."
Il Piccolo Principe
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Marzo


C'est dans le mois de mars que tente de s'ouvrir
L'anémone sauvage aux corolles tremblantes.
Les femmes et les fleures appellent le zéphyr;
Et du fond des boudoirs les belles indolentes,
Balançant mollement leurs tailles nonchalantes,
Sous les vieux marronniers commencent à venir.

A la mi-careme, Alfred de Musset, 1810-1857


I buoni propositi di Rapunzel non si avverarono secondo i tempi da lei previsti. La convinzione che aveva ostentata nelle sue dichiarazioni davanti a Jack prendeva vigore dall'arrivo imminente del bel tempo.
Finalmente la neve scomparì del tutto e l'arietta ancora fresca si riempì del canto degli uccellini: si attendeva con ansia il ritorno delle rondini. Sui rami comparvero ghirlande di germogli e l'erbetta colorò di un verde tenero la valle, variopinta del giallo e del lilla delle primule e dei crochi e del bianco delle pratoline. A tavola avrebbe presto cominciato ad apparire una grande varietà di frutta di bosco.
Merida aveva ricominciato a divertirsi nella foresta e Hiccup aveva ripreso regolarmente il suo lavoro di garzone. Rapunzel li osservava e si rendeva conto di quanto si fossero adattati a quella vita. La convinzione che aveva ostentata davanti a Jack perdeva forza vedendo i suoi amici sereni e felici nella loro quotidianità nella torre. Era incredibile: fino all'anno prima non poteva uscire da lì, prigioniera inconsapevole di una donna che diceva di amarla, mentre ora non poteva non tornarvi, prigioniera volontaria del suo affetto per i suoi amici. Sapeva che avevano affrontato un lungo viaggio per arrivare fin là, che erano scappati dall'odio dei villaggi e dalla persecuzione della gente, per salvare Sdentato. Merida non era una nomade, Hiccup si era inserito con successo nella città di Corona. Potevano cercare un altro posto come quella torre, muoversi, viaggiare? Sicuro; ma lei sapeva per esperienza che in quella valle erano davvero ben protetti, mentre partire non offriva nessuna garanzia. Avrebbero potuto proteggere Sdentato e il potere del suoi capelli efficacemente come in quel momento? Non lo sapeva; e non voleva mettere in pericolo i suoi amici per un suo capriccio.
Aveva sempre sognato di uscire dalla torre. Hiccup e Merida gliel'avevano permesso, e in quel momento le era sembrato di conquistare il mondo: per tutta l'estate precedente aveva provato la gioia della libertà e nella stagione fredda aveva scoperto l'amore genuino di quella che lei aveva imparato a conoscere come la sua famiglia.
Eppure...
Eppure, tornato il tiepido sole della primavera, aveva provato una sensazione bizzarra: per la prima volta dopo mesi aveva ricominciato a sentirsi rinchiusa. Era vero che adesso poteva uscire quando voleva, era vero che ora poteva fare tutto quello che desiderava; ma non aveva ancora guadagnato quel contatto con la gente che aveva vagheggiato, fanciulla, leggendo i pochi libri a cui aveva avuto diritto. Certo, da quell'autunno le era capitato di andare in città, ma aveva sempre dovuto nascondere i suoi capelli o portare una maschera. Doveva ancora nascondersi. Sempre nella torre. No, in fin dei conti non era ancora davvero libera.
Ma valeva la pena di disturbare la serenità quotidiana a cui si erano abituati i suoi amici?
...Se fosse partita solo lei? In fondo Jack viaggiava lontano nove mesi l'anno. Ma lui poteva tornare quando voleva. Lei non ne sarebbe stata in grado. Probabilmente non era capace già solo di partire da sola. E poi, quello del nomade era il ruolo di Jack. Andarsene, separarsi senza un motivo concreto... avrebbe spezzato quel rapporto, quell'equilibrio perfetto instauratosi fra loro.
Ma sarebbe riuscita a tenersi tutto quel disagio dentro, senza che nessuno potesse notarlo?
Dilaniata dai suoi dilemmi aveva cominciato a darsi a passeggiate sempre più lunghe, sempre più lontano. Aveva raggiunto quel giorno, dopo ore di vagabondaggio per il bosco, una radura bianca di fiori dai grandi petali ovali e dalla corolla gialla circondata da tanti piccoli pistilli a raggiera, come il sole. Leggeri sul loro gambo esile, si piegavano ondeggiando alla brezza. Volteggiando leggiadra si andò a posare al centro del prato e, aggiustata la gonna, aprì il libricino marrone che si era portata dietro.
-Ecco dov'eri finita.- una folata leggera le fece vibrare i nastri della treccia.
-Ciao Jack.-
-Ciao.- lo spirito si era accoccolato accanto a lei, nel verde della primavera e nel bianco dei petali leggeri come neve, per chiederle, a bruciapelo -Cosa succede, Rapunzel?-
-In che senso, “cosa succede”?- la ragazza chiuse il libro, tenendovi dentro, come segno, l'indice della mano destra, e alzò gli occhi su di lui.
-È tutta la mattina che ti cerchiamo: non è da te allontanarti in questo modo, senza dire niente a nessuno.- spiegò Jack.
-Mi “cercate”?-
-Sì, tutti quanti. Loro con Sdentato sono andati verso nord, ma dovrebbero tornare a momenti.-
Rapunzel si passò la mano fra i capelli: -Non era il caso di disturbarvi per così poco. Tanto sarei tornata stasera. E poi Hic non doveva lavorare?-
-Per la famiglia questo e altro.- Jack le fece l'occhiolino, poi tornò serio -Cosa ti turba?-
-Perché dici che c'è qualcosa che mi turba?-
-È tutta la tua vita che ti osservo. Penso che certe cose ormai mi saltino all'occhio. Ma anche gli altri hanno notato qualcosa, sai?-
-Davvero?- lei spalancò gli occhi -Ma io non volevo...-
Jack ridacchiò e con uno svolazzo si sedette davanti a lei, le gambe tese. Lei sorrise e allungò le sue: appoggiando di piedi a quelli del suo amico rabbrividì: -Mi sembra di essere tornata a camminare sulla neve!-
-Hai rimesso il vestito viola.- rimarcò invece lui.
-Lo trovo molto comodo per le passeggiate. Mi spiacerebbe rovinare gli altri.-
-Sono anni che te lo vedo portare. Che età avevi, quando quell'altra te l'ha dato? Quattordici, quindici anni? Non si è mai degnata neppure di offrirti un paio di scarpe e il prossimo vestito della tua taglia chissà quando te l'avrebbe procurato!- sbottò lui irritato.
-Da quando in qua ti preoccupi dei vestiti, tu?- si informò invece lei, divertita.
-Da quando ti ho visto accanto a Merida e mi sono reso conto che tu sei l'unica ragazza che abbia mai visto avere le caviglie e le braccia scoperte. Ci sei praticamente cresciuta dentro!-
-Anche tu sei a piedi nudi.- Rapunzel mosse un po' le caviglie.
-Ma io non rischio di ammalarmi.-
I due ragazzi risero, poi Jack riprese il discorso di poco prima: -Mi dici che cos'hai?-
Rapunzel sospirò: -Ti ricordi il discorso che ti ho fatto a carnevale?-
-Che siete liberi eccetera eccetera?-
-Ecco.-
-E allora?-
-Non ne sono più tanto sicura.-
Jack cercò di interpretare le sue parole: -Cosa vuoi dire?-
-Voglio dire che non sono più certa che gli altri accetterebbero di partire. Stanno bene qui, hanno trovato una casa.-
-Chi ti dice che sia davvero così?-
Rapunzel rimase interdetta: -Be'...-
-Te l'hanno detto loro direttamente?-
Lei scosse la testa: -Non ho avuto il coraggio di chiedere. Forse sono io quella non ancora pronta. Forse ho solo paura del cambiamento, adesso che ho trovato qualcuno con cui sono felice.-
Jack si grattò la testa: -Be', non saprei cosa dirti. Non sono un grande esperto di cambiamenti.- scherzò -Non so a cosa andreste incontro, se partiste. Ma una cosa te la posso dire: come ho fatto per tutti questi anni, io ti proteggerò comunque sempre. Devi solo chiamarmi, lo sai.-
Rapunzel sorrise, ma un urlo le impedì di rispondere: -Eccovi!- Hiccup, Merida e Sdentato atterrarono accanto a loro e, con un balzo, i due ragazzi si sedettero fra i fiori: -Rapunzel, ma che hai?-
-Stai male?-
-No, no. Stavo riflettendo...-
-Rifletteva!-
-Su cosa?-
La ragazza lanciò uno sguardo a Jack, che annuì sorridendo: -Ragazzi, e se partissimo?-
-Cosa?-
-Vuoi andare via?-
-Voglio abbandonare la torre dove sono stata prigioniera per quasi diciotto anni, ma non voglio farlo senza di voi.-
I due ragazzi si guardarono perplessi, poi diedero libero sfogo al loro entusiasmo: -Ma certo!-
-Non vedo l'ora!-
-A Sdentato piacerà di sicuro!-
-Anch'io volevo proporvelo, ma poi vedendovi...-
Continuando a chiacchierare si alzarono per tornare a casa e organizzarsi. Hiccup accarezzò Sdentato per farlo alzare, visto che si stava godendo il sole del meriggio disteso sull'erbetta fresca.
-E questi che fiori sono?- chiese, raccogliendone uno.
-Anemoni dei boschi.- rispose Rapunzel.
Il ragazzo lo rigirò fra il pollice e l'indice: -Sembra così fragile...-
-Ma no- Rapunzel si avvicinò e lui glielo mise dietro l'orecchio: -Si sta solo godendo le carezze del vento fresco...-

Aprile


Ce beau temps me pèse et m'ennuie
- Ce n'est qu'après des jours de pluie
Que doit surgir, en un tableau,
Le printemps verdissant et rose,
Comme une nymphe fraiche éclose
Qui, souriante, sort de l'eau.

Avril, Gerard de Nerval, 1808-1855


Con l'allungarsi delle giornate, Jack aveva ripreso a viaggiare lontano e a stare via più giorni. I boccioli avevano cominciato a schiudersi numerosi, tutti insieme, e sugli alberi già fioriti faceva sempre più capolino il verde delle foglie. L'aria offriva nuovi profumi ad ogni passo e i colori vivaci erano una gioia per gli occhi, mentre l'invasione degli insetti, dalle formiche ai ragni, alle api, cicale, cavallette e farfalle, riportava la vita anche negli angoli più remoti della terra e dell'aria.
La partenza era ormai un argomento ricorrente: dopo tanto dibattere avevano deciso che la data fatidica sarebbe stata l'inizio dell'estate. Erano tutti d'accordo che era un peccato perdere due mesi primaverili ottimi per viaggiare, ma avevano deciso di aspettare una data in particolare: il compleanno di Rapunzel, per permetterle di vedere da vicino, finalmente, le “luci fluttuanti”, poiché, l'anno prima, l'arrivo di Hiccup e Merida, la fuga dal palazzo, lo scontro con Gothel e Pitch l'avevano portata ad uno stato di confusione tale che non aveva osato rientrare subito a Corona. E, si dicevano, prevedevano di lasciare le coste settentrionali dei regni germanici e viaggiare verso sud, di visitare i regni franchi e longobardi e magari, chissà, vedere cosa c'era ancora più lontano.
-Sicura che non ti pesi, restare ancora per tutto questo tempo nella torre?- chiese Hiccup, arrancando su per le rocce del torrente
-No, tranquillo. Adesso che so che partiremo mi sento molto meglio.- Rapunzel si aggiustò una ciocca della treccia dietro all'orecchio e si issò a forza di braccia.
Merida li aveva convinti, quella domenica, a seguirla in una delle sue avventure per il bosco: approfittando delle temperature sempre più calde, li aveva portati ad arrampicarsi lungo una via d'acqua, come allenamento per il viaggio imminente. Inutile dire che, in preda all'entusiasmo, li aveva lasciati indietro.
-Giuro che, se non ci aspetta, me ne frego della promessa e risalgo il torrente in groppa a Sdentato.-
Rapunzel ridacchiò e si arrestò per riprendere fiato.
-Non fermatevi, dai!- li incitò Merida, da molto più in su.
I due si rialzarono e ripresero a seguirla.
-Sei nervosa?- chiese d'un tratto Hiccup.
-Per cosa?- Rapunzel gli tese la mano e lo aiutò a salire da lei.
-Per la partenza.- la prese per la vita e la sollevò perché potesse arrivare all'appiglio seguente.
-Un po', forse.- lei si aggrappò e si tirò su -Non ho mai conosciuto nessuno, a parte voi. Non come Rapunzel, intendo.-
Hiccup fu spinto su dal muso di Sdentato: -E questo ti fa paura?-
Lei lo lasciò passare davanti: -Più o meno. In realtà sto cercando di immaginare cosa potrebbero pensare di me.-
-Cosa dovrebbero pensare di te?- Hiccup saltò da una roccia piatta all'altra.
-Non lo so... ho paura di sfigurare accanto a Merida, per esempio.- lo raggiunse.
Hiccup si fermò a riprendere fiato: -E perché, scusa?-
-Be', lei è così sicura di sé... ed è molto carina. Io sono svampita, ansiosa, distratta....- “In più non sei bella, senza che ti arrabbi...”
-Ma non dire cavolate!-
-Hiccup!-
-Scusa, ma dovevo dirtelo. Chi ti ha messo in testa queste cose?!-
Rapunzel spostò lo sguardo.
-Capisco.- Hiccup si passò una mano fra i capelli -Rapunzel, tu sei perfetta, credi a me. Se avessi avuto qualcosa che non va, credi che Merida o Jack non te lo avrebbero detto?- Lei scosse la testa con un sorriso -Piacerai a tutti, vedrai!-
-Ehi! Guardate che io vi sto aspettando!- giunse un rimprovero dall'alto.
-E... si ricomincia.-
Rapunzel accarezzò Pascal, saldamente aggrappato ai suoi capelli, e seguì il suo amico.

Quando finalmente Merida decise che erano arrivati a destinazione, i due ragazzi si sedettero per terra con un sospiro. Avevano raggiunto uno discreta altezza e in quel luogo il torrente scorreva in piano in mezzo a erba alta e ciuffi di narcisi. Rapunzel si soffermò a osservare da vicino quei fiori dalle corone giallo acceso mentre Hiccup si alzò in volo.
-Sono bellissimi.- commentò infine.
Merida sollevò lo sguardo dall'arco: -Sono velenosi.-
-Grazie per aver troncato ogni ispirazione poetica.- scherzò la sua amica.
-A me non piacciono i narcisi. L'estate scorsa ho sentito un margaro lamentarsi che alcune pecore ne avessero mangiato le radici e fossero rimaste intossicate. Li trovo... ingannevoli.-
-È la legge della natura...-
-Ehi, ragazze! Guardate qua!- ancora in sella a Sdentato, da lontano Hiccup le chiamava a grandi gesti. Le due ragazze si alzarono e seguirono la direzione da lui indicata fino ad arrivare ad un boschetto che circondava uno stagno pietroso. Sull'acqua verdognola galleggiavano immobili delle ninfee dai petali candidi e affusolati in mezzo alle loro foglie circolari. Alcune ranocchie si nascosero al loro arrivo, e quando Rapunzel si avvicinò per guardare più dappresso una massa nera di girini si dissolse per ricompattarsi dall'altra parte dello specchio d'acqua. Una libellula si posò per un istante su un petalo, che dondolò dolcemente quando questa si rialzò in volo.
-Che bello...- mormorò la ragazza guardandosi intorno -Sembra un dipinto...-
-Ci voleva un po' di pace, dopo il maltempo degli ultimi giorni.- sospirò Merida, sedendosi con un sospiro a godersi il silenzio -Come l'hai trovato?-
-Volando.- Hiccup accarezzò il collo di Sdentato -Cambiando punto di vista si possono scoprire un sacco di cose meravigliose.- sorrise, e in un colpo d'ali riguadagnò il cielo.

Quando i raggi del sole cominciarono ad inclinarsi le due ragazze ritornarono al torrente e disfarono i fagotti che si erano portati dietro. Merida si dedicò alla pesca e racimolò un bel bottino: qualche trota, un paio di carpe e pure un persico, mentre Rapunzel accese un bel fuocherello con della legna appena raccolta. Hiccup atterrò giusto in tempo per mangiare e tra lui e Sdentato sparì una buona parte del pesce.
Ammirarono il sole tramontare incendiando il cielo dall'altra parte della valle, poi alla brezza del vespro si coprirono con le coperte che si erano portati dietro, si sdraiarono intorno al calore del bivacco e osservarono le innumerevoli stelle rischiarare la notte, giocando a riconoscere le costellazioni e a inventarne di nuove. Dopo qualche tempo, dai ciuffi d'erba si alzarono i minuscoli puntini luminosi delle lucciole.

Al mattino dopo, i tre ragazzi furono svegliati da un cinguettio familiare. Rapunzel aprì gli occhi e si guardò intorno con entusiasmo: le rondini erano tornate.

 

Maggio
 

Mignonne, allons voir si la rose
qui ce matin avait desclose
sa robe de pourpre au Soleil,
a point perdu ceste vesprée
les plis de sa robe pourprée,
et son teint au vostre pareil.

Mignonne, allons voir si la rose..., Pierre de Ronsard, 1524-1585


Le ultime settimane prima della partenza passavano lentamente, luminose in un sole abbagliante, che scalda la pelle e la rende sensibile al fresco dell'acqua e appanna lo sguardo quando, rientrati in casa, occorre qualche istante per riabituarsi alla luce meno forte dei luoghi chiusi.
Jack era sempre via e Hiccup aveva deciso di passare la maggior parte del tempo che gli restava in bottega per mettere da parte un bel gruzzoletto in vista delle peripezie future. Per farsi perdonare di quella routine imposta, aveva portato due rose rosse alle ragazze, che loro avevano messo in un vaso sul tavolo, accanto alle fragole e alle albicocche. Sdentato giocava sempre più spesso nella valle con Pascal, che sembrava più che altro subire la sua gioia innocente ed entusiasta.
Merida aveva spinto Rapunzel ad abbandonare i fornelli della torre e se la portava dietro quasi quotidianamente nelle sue scorribande per la foresta. L'aveva iniziata al tiro con l'arco e all'arte della spada, nonostante spesso lei preferisse ricorrere ai suoi capelli in guisa di fruste, ottenendo ottimi risultati che portavano la sua maestra sull'orlo dell'isteria. Come pensava di difendersi se si fosse ritrovata attaccata nel momento in cui aveva la treccia? Questo non rappresentava un problema, se in quel caso si fosse trovata con loro. E se loro non ci fossero stati? E così procedevano i loro pomeriggi, dibattendo in mezzo alla vegetazione tinta di verdi sempre più intensi, abitata da volpi, conigli, cervi, picchi che planavano da un albero all'altro. Quando si arrampicavano su per le ripide pareti rocciose, in compagnia ovviamente del loro lucertolone preferito (mentre Pascal prendeva una ben meritata pausa sul davanzale di casa), vedevano spesso le aquile solcare altere il cielo, e i camosci e le marmotte scappare al loro passaggio.
Una sera, aspettando Hiccup di ritorno dal lavoro, le due ragazze si sedettero alla finestra, le gambe penzoloni nel vuoto, una accanto all'altra.
-E siamo di nuovo qua.- commentò Merida con un sospiro.
-Mi sembra passata una vita da quella sera. E, allo stesso tempo, che sia passato tutto in un istante.- Rapunzel aveva lasciato sciolti i suoi metri di capelli, che in quel momento serpeggiavano per tutta la casa. Ormai era diventato raro vederla senza treccia.
Merida annuì e, dal canto suo, si raccolse i capelli in una coda morbida e disordinata: -Faceva un gran caldo anche quella sera.-
Rapunzel annuì e non disse niente.
-Ci divertiremo.-
-Sì.-
-Vivremo incredibili avventure.-
-Non vedo l'ora.-
-Saremo inseparabili.-
-Ne sono sicura.-
-Ho una gran paura.-
-Anch'io.-
Seguì un altro momento di silenzio assorto.
Rapunzel alzò lo sguardo su Merida. La sua amica osservava il sole abbassarsi sull'orizzonte con uno sguardo di fuoco. L'aveva sempre conosciuta così: appassionata, incontrollabile, avventurosa. Lei non si poneva alcun limite, nonostante le sue paure. Ostentava sempre un atteggiamento che diceva: “Forza e coraggio!” ad ogni movimento, ad ogni frase. Merida era fiera di essere chi era e questo la rendeva una presenza rassicurante accanto a lei.
-Ti ho mai ringraziato- chiese ad un certo punto Merida -per tutto quello che hai fatto per noi?-
Lei rimase a bocca aperta.
-Sì, insomma... per averci ospitato nella tua torre. E per non avermi fatto morire di fame. Confesso che ero un po' stufa di pesce crudo, quando siamo arrivati qui.-
-Mi fa piacere, lo sai.-
-Noti sempre le cose, tu. Come i vestiti per Hiccup, o che a me non piacciono le rape. Non so come fai. Voglio dire... sei una grande. Quando penso che una persona come te viaggerà con noi, mi sento rassicurata.-
Lei sorrise, lusingata e senza parole.
-Rapunzel... Posso parlarti di casa mia?-
-Ma certo.-
-Allora, da dove iniziare...-

Hiccup era tornato dal lavoro in bottega ed era subito ripartito per farsi un volo con Sdentato. Rapunzel lo guardò dedicarsi con affetto al suo amico. Prima di decollare, aveva preso un momento per considerare che gli sarebbe piaciuto portarle a Corona per un ultimo giro, senza maschere, senza nascondersi, prima della notte delle lanterne, alla luce del sole. Aveva smesso di avere paura per loro.
Lei aveva annuito felice e si era appoggiata al davanzale guardandolo rimpicciolirsi verso il cielo. Era incredibile come sentiva il tempo rallentare, mano a mano che si avvicinavano al giorno della partenza.
Con un respiro profondo si riempì i polmoni dell'aria fresca e profumata della sera. Uno scoiattolo attraversò la valle sotto di lei, correndo veloce da un albero all'altro. Lei lo osservò sparire tra le fronde. Due pettirossi volteggiarono poco lontano per poi allontanarsi velocemente con un cinguettio.
Rapunzel alzò lo sguardo sulle rose. Da boccioli appena appena aperti erano pienamente fiorite. Si avvicinò e allungò una mano per sistemare i loro petali eleganti. La ritirò di scatto, quando si punse con una spina. Succhiandosi il dito, sorrise, serena.

Bonus

Hiccup, Merida e Rapunzel erano a letto ormai da un paio d'ore. Jack era in giro, come al solito. La notte avanzava silenziosa e la luna illuminava di bianco l'interno della torre.
Pascal dormiva sereno tra due vasi di fiori. Amava quella vita: amava Rapunzel e le sue tenere attenzioni per lui, amava i due viaggiatori che li avevano liberati da quella noiosa prigionia, amava riposare in casa e girare per la foresta. Amava tutto.
C'era solo... quel piccolo dettaglio...
Un fracasso improvviso lo strappò dal suo dolce sonno. Roteò gli occhi, sospirando: Sdentato aveva rovesciato un appendiabiti. Quel drago era impossibile. Passava tutto il giorno giù nella valle a giocare o a poltrire e, non appena Hiccup era nei paraggi, a volare. Si chiedeva come facesse ad avere ancora tutta quella energia a quell'ora della notte.
Lo osservò annoiato muoversi per la stanza e saltare da una trave all'altra, quando lo vide immobilizzarsi e focalizzarsi su qualcosa di preciso. Seguendo il suo sguardo si rese conto con orrore che si trattava della collanina di pietre lucenti che Rapunzel aveva faticosamente composto per cucirla all'ultimo vestito che aveva confezionato. La luna la faceva brillare in modo invitate agli occhi felini di quel famelico lucertolone. Lo vide abbassarsi sulle zampe anteriori e dondolare concentrato il sedere, acquattato e pronto all'attacco.
Con uno scatto disperato della lingua Pascal si precipitò sul tavolo e afferrò il gioiello: saltò per terra nel momento in cui il drago finiva sul ripiano di legno, rovesciandolo. La caccia era cominciata!
In preda al panico, Pascal si rifugiò tra le stoviglie della cucina, ma Sdentato ci infilò dentro la testa e cominciò a scavare nel pentolame, che finì sui mantelli dell'appendiabiti a terra. Allora lui uscì sfilando fra le sue zampe e, alla velocità della luce, cercò di allontanare quell'oggetto così brillante dalle sue grinfie. Corse a perdifiato rasente i muri e svicolò agilmente fra le tinte accatastate ai piedi dell'affresco ancora da finire. Sdentato non fu altrettanto pronto e senza rendersene conto si ritrovò a disseminare la casa di impronte rosa e verdi.
Il camaleonte si rese conto che non riusciva a farlo desistere, allora si infilò sotto il tappeto, che fu prontamente rivoltato, e raggiunse al pelo la catasta di legna accanto al caminetto. Sdentato si fermò davanti a quell'ostacolo e fece avanti e indietro un paio di volte senza perderlo di vista, gli occhioni dilatati. Pascal allungò la testa per vedere se si fosse arreso, ma questo lo scoprì e fu costretto a darsela di nuovo a gambe, mentre Sdentato, per darsi la spinta per inseguirlo, faceva crollare la pila di ciocchi.
Nella foga della corsa, il camaleonte sparò la sua lingua contro il davanzale e si diede la spinta per salire, ma finì contro la finestra, che si aprì.
Il gioiello precipitò nel vuoto.
Pascal lo afferrò con la lingua, saltando. Se doveva cadere in missione, tanto valeva farlo con onore, tenendo fede al suo compito fino alla fine.
Dopo un considerevole lasso di tempo, non sentendo il terreno avvicinarsi, aprì un occhio e guardò: Sdentato aveva afferrato con due artigli della zampa la sua coda e ora lo fissava perplesso, seduto sulla finestra aperta.
Lui sospirò sollevato, mentre veniva riportato dentro. Esausto, si addormentò sotto la zampa protettiva del lucertolone, finalmente assopitosi, abbracciato all'oggetto della sua vittoria.
In fondo sì. Amava anche Sdentato.

Il mattino dopo, quando Rapunzel scese per preparare la colazione, dalla torre si levò un grido: -COS'È SUCCESSO QUI?!-

 



 

 

Angolino dell'autrice
Questo capitolo è dedicato alla poesia che, oltre ad essere una mia passione personale, non riesco a non collegare alla primavera. Sono una vera romantica, non ci posso fare niente! Inoltre prosegue l'idea di esplorazione dei vari stili che avevo iniziato lo scorso capitolo e dà una certa atmosfera a questa stagione... di serenità, oserei dire.
Anche Rapunzel è un personaggio che non presenta contraddizioni profonde come può essere una Merida o un Hiccup, per questo probabilmente (mi) sembra essere quella meno approfondita dei quattro. Per questo, dopo aver esplorato il peso del passato dei nostri due viaggiatori, e i problemi del presente con il nostro spirito preferito, adesso cominciamo a voltarci verso il futuro. Di conseguenza, anche in virtù della stagione, ne approfittiamo per introdurre un cambiamento. In fondo è anche questo, la primavera, no?
L'intero capitolo è farcito di riferimenti a fiori, insetti e animali: l'ho scritto in pieno aprile, per cui non ho lesinato. Torna la vita, e voglio renderlo fin nel suo più piccolo dettaglio!


MARZO

È nel mese di marzo che tenta di aprirsi
l'anemone selvaggia dalle corolle tremolanti.
Le donne e i fiori chiamano zefiro;
e in fondo ai boudoir le belle indolenti
dondolano mollemente i loro fianchi languidi
sotto i vecchi castagni cominciano a spuntare.

La mi-carême di Alfred de Musset: il titolo di questa poesia, per le ricerche vergognosamente limitate che ho fatto io, è intraducibile. La mi-carême, è un giorno di festa in Francia che ricorre il ventesimo giorno di Quaresima, quindi esattamente alla metà di questo periodo: secondo la tradizione del XIX secolo in Quaresima non era permesso neppure il consumo di uova, le quali però dopo un po' andavano a male. Per evitare lo spreco, quindi, si è istituita questa festività, simile al Carnevale, tra l'altro per consumare le uova dei venti giorni precedenti, in attesa della Pasqua, in occasione della quale, come Calmoniglio ci insegna, si consumano di nuovo mucchi di uova sode.
Assieme a Rapunzel, le protagoniste di questo mese sono le anemoni, che Musset paragona alle donne: sono fiori delicati che ancheggiano e chiamano lo zefiro, vento di primavera. E, come Rapunzel, a prima vista sembrano delicati, e nascondono una grazia affascinante.
A costo di far sconfinare Jack nell'OC, ho voluto inserire la riflessione sul vestito viola che Rapunzel porta nel film: rispetto a tutte le altre donne, lei ha le caviglie scoperte e i piedi nudi. Mettendomi nei panni di Gothel, sono giunta alla conclusione che la donna non si sia mai preoccupata di vestire la figlia e che quindi la ragazza sia cresciuta dentro un vestito che le è stato dato anni prima. Sottolineo che si tratta di una riflessione mia, che ho messo in bocca a Jack unicamente perché volevo inserirla a tutti i costi!


APRILE

Questo bel tempo mi pesa e mi annoia
- è solo dopo dei giorni di pioggia
che deve sorgere, in un dipinto,
la primavera verdeggiante e rosa,
come una ninfea fresca schiusa
che, sorridente, esce dall'acqua.

In questa poesia Gerard de Nerval lamenta la noia dei giorni della primavera che però prendono senso, dopo la pioggia, nella bellezza delle ninfee che escono dall'acqua. Naturalmente la poesia, molto più lunga, esprime un senso molto più profondo, ma non è il luogo per una lezione di letteratura francese.
Ho introdotto qui il compleanno di Rapunzel, la cui data precisa non è mai stata specificata, di conseguenza l'ho situata arbitrariamente all'inizio dell'estate, nella fattispecie al solstizio. Magari a prima vista sembra stupido dover aspettare un anno per tornare a vedere le lanterne, ma ricordo che la prima volta che Rapunzel ha messo piede a Corona era stata presa per una strega, per cui ha avuto bisogno di un po' di tempo per rimettersi da questo shock.
Per quanto riguarda l'itinerario del viaggio, ho dovuto scegliere fra l'epoca di Merida e Hiccup e quella di Rapunzel, e dopo attenta analisi ho optato per la prima (in realtà mi affascinava di più). Se avessi scelto il XVII secolo avremmo avuto il regno di Francia già bello solido, dei regni germanici mi pare in preda a guerre di religione... un gran casino, molto delicato. Lasciamo perdere. Per di più Merida e Hiccup sono molto più legati alla loro epoca storica rispetto a Rapunzel, che la sfiora appena nella moda e nell'architettura (?).
L'unico complesso che Rapunzel può portarsi dietro e che è ancora da sviscerare è l'insicurezza causata da Gothel, ma di questo si parlerà anche nei prossimi capitoli. Si tratta di un problema di paragone, per cui la madre denigra la figlia rispetto ad uno standard ideale che, agli occhi di Rapunzel, si è presentato nella persona di Merida.
Nella mia esplorazione naturalistica ho scoperto la tossicità dei narcisi e ho introdotto la pesca, ma non ne so niente per cui mi rimetto al giudizio degli esperti.


MAGGIO

Dolcezza, andiamo a vedere se la rosa
che stamane aveva dischiusa
la sua veste porpora al sole
ha perduto questa sera
le pieghe della sua veste purpurea
e la sua tinta alla vostra uguale.

L'Ode a Cassandra di Ronsard è una bellissima riflessione sullo scorrere del tempo. Nei suoi versi invita la dama a riflettere sulla transitorietà della giovinezza, ma essendo i Big Four dei fanciulli ho fatto un passo indietro: oltre che la vecchiaia, il tempo che passa indica anche la crescita, l'evoluzione che ha toccato Merida, che a quanto pare ha fatto pace coi suoi ricordi di casa, e Hiccup, che ha acquisito una sua sicurezza.

L'immagine della rosa porta anche un altro significato molto conosciuto: è un fiore bello ma che nasconde nelle sue spine una forza di carattere affascinante. Il fatto che Hiccup ne regala due alle ragazza lo rende forse un po' OC, ma come per gli abiti di Jack, mi serve per il capitolo (e poi un po' di romanticismo non fa mai male).

BONUS
E come dimenticarsi delle nostre favolose mascotte?? Questo quarto ritratto è il motivo per cui gli ultimi tre mesi sono stati molto brevi rispetto al resto dell'anno e il suo unico scopo è di suscitare un po' di tenerezza e (spero di esserci riuscita) un sorriso divertito!

E qui finisce l'anno di ritratti. Adesso arriviamo alla terza parte e il gioco si fa serio!
Ma quando il gioco si fa duro...
A presto!
Nike

  
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