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Autore: PaperHero    12/07/2017    0 recensioni
Dopo che il padre fu uscito dalla stanza, Chris rimase per qualche minuto nel suo angolino. Le lacrime continuavano a rigare il suo viso, nonostante stesse cercando di trattenerle con tutte le sue forze, e il labbro gli pulsava dal dolore. Fece un paio di respiri profondi e, quando si senti abbastanza calmo, si mosse. Con un nodo in gola, gli occhi ancora lucidi e il cuore a pezzi, l’undicenne si avvicinò ai resti di quella che fino a pochi istanti prima era la sua videocamera e ne prese in mano un pezzo, guardandolo con l’espressione di chi ha appena perso qualcosa di prezioso.
Ps. Questa storia può essere considerata il continuo del ricordo di Chris Mclean nella storia "Memory", contenuto anche in questa storia. Spero vi piaccia e se volete fatemi sapere la vostra opinione. Buona lettura.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Chris McLean
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Memory 2 Un ragazzo di undici anni si trovava raggomitolato in un angolo della stanza mentre osservava la figura paterna fare a pezzi la videocamera regalatogli l’anno precedente dal suo migliore amico e a cui teneva molto. Con essa, aveva girato molti video e ,adesso, vedere quella scena gli faceva male. Aveva gli occhi lucidi e un labbro spaccato, procuratosi quando aveva tentato di riprendersi l’oggetto e il padre gli aveva tirato uno schiaffo in pieno volto. E adesso se ne stava in quell’angolo, costretto ad ascoltare le dure parole che l’uomo gli rivolgeva, rosso in volto.
- Sei il disonore di questa famiglia. Non perderai più tempo dietro a queste sciochezze. Studierai per diventare avvocato e lascerai che sia Honey ad occuparsi di queste cose. Sono stato chiaro?-
A sentire quelle parole, Chris McLean avvertì il suo cuore sgretolarsi in mille pezzi e a quel punto fu difficile trattanere le lacrime. Era lui quello che voleva diventare un conduttore, non Honey. Non la sua sorellina di dieci anni. Le lacrime presero a rigargli il viso e lui rimase in silenzio.
- Allora, non rispondi? E smettila di piangere come una femminuccia Sii uomo – l’incalzò il padre – Honey sì che è una McLean. Tu sei solo un errore -
Sei solo un errore. Un errore. Un errore. Queste parole rimbombavano nella mente dell’undicenne e avevano la forza di un proiettile, facendogli male, molto male. Aveva sentito il suo cuore rompersi definitivamente e provò una fitta di gelosia e rabbia nei confronti della sorellina. Non riuscì a rispondere alle parole paterne perchè, per via delle lacrime, non riusciva a respirare.                                                                                                        

Dopo che il padre fu uscito dalla stanza, Chris rimase per qualche minuto nel suo angolino. Le lacrime continuavano a rigare il suo viso, nonostante stesse cercando di trattenerle con tutte le sue forze, e il labbro gli pulsava dal dolore. Fece un paio di respiri profondi e, quando si senti abbastanza calmo, si mosse. Con un nodo in gola, gli occhi ancora lucidi e il cuore a pezzi, l’undicenne si avvicinò ai resti di quella che fino a pochi istanti prima era la sua videocamera e ne prese in mano un pezzo, guardandolo con l’espressione di chi ha appena perso qualcosa di prezioso. Sentì le lacrime pungere e, per impedire ad esse di uscire un’altra volta, chiuse gli occhi.                                 
– Chris…- lo richiamò una vocina femminile e infantile.                                                                                                          
- Che cosa vuoi, Honey?- sbottò Chris, riaprendo di scatto gli occhi.                                                                                
Non voleva risultare cosi brusco ma, in quel momento, l’ultima persona che voleva vedere era proprio lei. La sua sorellina si trovava sulla soglia della sua stanza e lo stava guardando con aria dispiaciuta e spaventata dal tono che aveva usato.                                                                 
– Chris,io...- incominciò lei, mordendosi il labbro inferiore – Mi dispiace per quello che ti ha detto pa- tentò di aggiungere prima di venir bloccata dal fratello maggiore.                                                                                     
– Basta Honey! Non capisci che in questo momento non ti voglio vedere?- urlò lui, in preda alla rabba – Non potrò mai realizzare il mio sogno e solo perché sei tu la preferita di papà e io non sono nessuno. E’ solo colpa tua! Sparisci dalla mia vista! Ti odio!-                                           
Dopo il suo sfogo, Chris aveva il respiro affannato ed era rosso in volto mentre Honey lo fissava con gli occhi sgranati e lucidi. La bambina abbassò lo sguardo e,quando il suo labbro inferiore prese a tremolare, mormorò uno – Scusa – prima di correre a rifugiarsi nella sua stanzetta.
Rimasto da solo, l undicenne regolarizzò il proprio respiro e avvertì una fitta di senso di colpa. Anche se era arrabbiato, non aveva il diritto di sfogare la sua frustazione sulla sua sorellina nel modo in cui aveva fatto. Doveva chiederle scusa e l’avrebbe fatto, solo più tardi.
Sospirando, si alzò e recuperò una scatola di scarpe da sotto il letto, abbastanza grande per contenere i pezzi del suo tesoro. Finito di sistemarlì nel contenitore, lo appoggiò sul comodino di fianco al letto, su cui si buttò a peso morto e si raggomitolò su se stesso. Sentendosi improvvisamente stanco, chiuse gli occhi e crollò addormentato dopo pochi secondi.

Si stava dirigendo a passo di carica verso la camera del figlio. Dopo esser rientrata in casa e aver trovato e consolato la sua bambina in lacrime, la donna era decisa a dare una bella strigliata ai due uomini di casa. Possibile che quando non c’era, scoppiasse il finimondo?                      
Arrivata davanti alla stanza del primogenito, si affacciò e i suoi lineamenti si addolcirono. Il suo bambino si era chiuso a riccio ed era profondamente addormentato sul letto. Le stava dando le spalle e la donna notò la scatola sul comodino e in cui immaginò esserci i pezzi della videocamera del giovane.
Facendo piano, si avvicinò e si sedette di fianco al figlio, che si mosse appena senza però svegliarsi. Alla madre dispiaceva svegliarlo ma dovevano parlare. Mentre passava una mano tra i capelli neri di Chris, sussurrò con tono dolce:- Chris, tesoro. Sono la mamma -
McLean, mugugnando, si voltò dalla sua parte, dando cosi modo alla donna di vederne il volto. Si vedevano ancora i segni lasciati dalle lacrime e il labbro superiore era gonfio e arrossato. Quella vista fece salire in Layla un moto di rabbia verso il compagno e lo maledi per aver ridotto in quello stato il loro bambino.
– Mamma?- biascicò Chris, ancora assonnato e intontito dal sonno.                                                                                                                  
– Si, tesoro.- rispose lei, sorridendogli.                                                                                                                                                   
Il ragazzo la guardò ancora un attimo prima di dire con voce bassa:- Immagino che Honey ti ha detto tutto-
Layla annuì e il figlio, abbassando la testa, continuò:- Mi odierà, lo so. Non sono stato gentile con lei -
- Già ma l’ho convinta a perdonarti - replicò – So che non avevi intenzione di dire quelle cose anche se le pensavi, vero?-
Sentendo quelle parole, Chris sussultò: era vero. La madre aveva centrato in pieno il punto e forse era questa la cosa peggiore.
Si mise a sedere e,visto che era stato scoperto, rispose con un cenno affermativo del capo mentre sentiva le lacrime formarsi nuovamente nei suoi occhi. Layla sospirò e, osservandolo con aria dolce e rassicurante, inziò:- Tesoro, sono sicura che tuo padre non volesse dirti quelle cose. Sai che è molto orgoglioso ed esigente nei vostri confronti-
- Già però sono sempre io quello costretto a dover rinunciare a qualcosa per farlo contento – controbattè Chris, arrabbiato – Cos’ha Honey che io non ho? Perché devo essere io quello che papà odia?-                                                                                                                               
Il suo tono era basso e tremolante, segno che era pericolosamente vicino a piangere e cosi fu. La donna lo strinse a sé, sentendolo tremare tra le sue braccia, e prese ad accarezzargli la testa. Non aveva la risposta alla domanda di Chris e, soprattutto, non capiva perché il marito ce l’avesse cosi tanto con lui e che non si accorgesse di quanto il suo comportamento freddo e autoritario ferisse Chris.
– Non lo so, tesoro. Non lo so – mormorò lei, sospirando e lasciandogli un bacio – Ascolta, perché non vai da William? Parlerò io con tuo padre -
- Perché?- chiese Chris, alzando la testa di scatto.
– Hai bisogno di cambiare aria, capisci? Sarà solo per qualche giorno, tesoro – lo rassicurò, guardandolo negli occhi.
Il giovane ci pensò un attimo su prima di ammettere che la madre aveva ragione. Aveva davvero bisogno di cambiare aria e andare a casa del suo migliore amico avrebbe aiutato a farlo riprendere.                                                                                                                                           
– Va bene, mamma -

   
 
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