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Autore: chrono storm01    13/07/2017    4 recensioni
(Storia ad OC, iscrizioni chiuse)
Il campo Mezzosangue attraversa finalmente un periodo di pace, Gea e Crono sono definitivamente sconfitti, ma come al solito, l'idillio non è destinato a durare.
Estia, disperata, informa Rachel Elisabeth Dare e Chirone della sparizione del Vaso di Pandora affidatole dopo la guerra contro Crono, che avviene in contemporanea con la sparizione degli eroi della guerra contro Gea. Il tutto, senza nemmeno una profezia di preavviso.
Al centauro non resta così che informare i semidei del furto del vaso, che potrebbe rivelarsi più pericoloso e grave del previsto se finisse nelle mani di qualcuno in grado di controllarlo e a decidere di organizzare un'impresa congiunta con il Campo Giove per recuperarlo.
Ma cosa vuole veramente il ladro? C'entra qualcosa con la sparizione dei Sette della Profezia? Perché ha deciso di servirsi del vaso? Ma soprattutto, riuscirà il campo a vivere almeno un anno intero senza che qualcuno tenti di distruggere il mondo?
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: I sette della Profezia, Nuova generazione di Semidei
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lou Sue si lasciò cadere sul letto della sua stanza, stanca, ferita ed umiliata. Erano partiti in quattordici, e già dopo pochi giorni di missione erano rimasti solo in nove. Stavano combattendo una battaglia contro un nemico troppo potente, che non potevano annientare né ferire in alcun modo. Non erano abbastanza forti, ecco qual’era la verità. Erano riusciti a malapena a evitare di farsi uccidere da Percy, ma così facendo avevano perso due membri della spedizione. Come se ciò non bastasse, altri tre avevano avuto la brillante idea di seguire un mastino infernale nel covo del suo padrone malvagio portandosi dietro l’unica loro guaritrice e lasciandoli in un mare di lividi, ansia e confusione.
Tra i ragazzi il morale era ai minimi storici. L’unico ad avere ancora la forza di cercare di elaborare delle strategie era uno sconosciuto che chissà come aveva preso possesso del corpo di Mark. Il figlio di Atena non si dava pace da quando il fidanzato aveva seguito il cagnetto delle tenebre chissà dove e lo aveva lasciato indietro. Aveva preso il comando della spedizione e se ne stava in sala riunioni a parlare con Cyrus (l’unico che aveva ancora la forza e la voglia di ascoltarlo) per decidere il da farsi. Quanto agli altri, alcuni si allenavano senza sosta per smaltire il nervoso e illudersi di poter diventare più forti, mentre i rimanenti vagavano per la Argo II senza una meta precisa. Quanto a lei, dopo colazione era subito tornata in camera sua. Non aveva voglia di fare niente, riusciva a pensare solo al suo fallimento durante lo scontro con la Signora O’Leary. Non solo non era riuscita ad impedire che quei tre idioti seguissero il mastino, ma si era fatta atterrare (letteralmente) nel modo più stupido possibile. Lei che si era sempre considerata una dei semidei più forti del campo, che aveva un orgoglio ed un ego smisurati, si era fatta giocare da un cane sotto ipnosi. Ovviamente nessuno le aveva fatto pesare il fatto (non avevano che da provarci, li avrebbe gettati fuoribordo senza pensarci due volte), ma la figlia di Zeus si sentiva comunque profondamente ferita nell’orgoglio.
Inoltre Lou Sue aveva notato, dalle occhiate che le lanciavano gli altri, che tutti la stavano commiserando per ciò che le era successo, una cosa che lei non poteva sopportare. Si sentiva nuovamente come quella ragazzina appena arrivata al campo che tutti prendevano in giro e a cui nessuno dava retta. E si era ripromessa che non sarebbe mai più stata quella ragazzina.
Era una delusione, sia per sé stessa che per gli altri. Di solito la ragazza non era una che si deprimeva facilmente, ma la situazione era proprio disperata, e finora lei non era ancora riuscita ad aiutare i suoi compagni in alcun modo, né con i suoi poteri né tantomeno provando a prendere il comando della spedizione.
All’improvviso, Lou Sue sentì bussare alla porta, e fece appena in tempo a chiedersi chi potesse avere tanto coraggio (e incoscienza) da venirle a parlare, prima che Fabiana aprisse delicatamente la porta ed entrasse mostrandole il suo taccuino, su cui stava scritto a caratteri cubitali “Hai voglia di parlare?”
-No, niente affatto- la gelò Lou Sue – Però entra pure, voglio proprio vedere come te la giochi-
La figlia di Tacita Muta entrò nella stanza e si chiuse la porta alle spalle, poi si sedette sul bordo del letto e iniziò a scribacchiare qualcosa sul suo taccuino. Lou Sue non poteva fare a meno di pensare che era frustrante dover sempre aspettare che la ragazza finisse di scrivere, ma probabilmente non poter comunicare bene con gli altri lo era molto di più.
“So come ti senti” scrisse Fabiana mostrandole il taccuino con un’espressione comprensiva.
-Ah sì?- chiese Lou Sue ironica – Sai come ci si sente ad essere inutili se non dannosi, e soprattutto a sentirsi umiliati perché gli altri ti compatiscono e ti reputano solo una che si è montata la testa e si crede più importante degli altri?-
Fabiana le lanciò un’occhiata che sembrava significare “Parli sul serio?”, e si rimise a scrivere.
“A scuola mi prendevano in giro” ammise la romana “Mi hanno sempre esclusa e messa in disparte solo perché non posso parlare. Mio padre ha cercato di aiutarmi, ma non poteva fare niente per cambiarmi. Una volta un ragazzino mi ha regalato dei braccialetti con dei sonagli così mi sarei fatta notare. Come un gatto”
Lou Sue si sentì subito in colpa. Certo, al campo lei non aveva avuto vita facile a causa di suo padre, ma la sua infanzia era stata tutto sommato normale. Fabiana aveva sofferto molto più di lei per tutta la vita, e lei le aveva appena detto che non avrebbe mai potuto capirla.
-Senti, mi dispiace- era una delle prima volte in vita sua che pronunciava quelle parole – Sono un po’ troppo nervosa. Io ho dei brutti trascorsi con i segugi infernali, e ora come ora mi sento solo una megalomane che credeva di poter salvare il mondo ma che è finita a vegetare su un albero-
“Non è facile per nessuno” ammise Fabiana “Siamo tutti frustrati e questa situazione ci fa sentire inutili, ma non possiamo mollare così facilmente. Siamo partiti pensando che questa fosse una scampagnata, credevamo di avere tutto il tempo per prepararci, invece non è affatto così”
-Lo so, ma…-
“Niente ma” Fabiana fu fulminea, riuscì ad interromperla subito “Senti facciamo così: io ti ho raccontato di come mi prendevano in giro a scuola, adesso tu mi racconti qualcosa su di te così siamo pari, ci stai?”
-Ma per favore, non siamo ad un pigiama party!- protestò la bionda – Ascolta, tu non devi fare l’amicona con me, non dobbiamo diventare amica e scambiarci i segreti o consigli sui ragazzi. Ci sono un sacco di buone ragioni per cui non dovrei dirti proprio nulla…-
Lou Sue non riuscì mai ad elencare le proprie ragioni, perché a metà della sua ultima frase Fabiana sbuffò e la zittì con un gesto della mano. Letteralmente. Lou Sue tentava di parlare ma era come se la ragazza le avesse messo il muto.
“Non mi interessa quello che non vuoi dirmi, ma solo quello di cui vuoi parlare” specificò la romana mentre Lou Sue cercava di riprendere il dono della parola “ Perciò dato che le buone non funzionano, passo alle cattive: ti faccio ritornare a parlare solo se mi dici come sei arrivata al campo Mezzosangue e perché tutti ti reputano una megalomane”
Per un attimo Lou Sue fu felice di non poter parlare, così almeno Fabiana non sentì tutte le imprecazioni che le aveva dedicato. Però dovette ammettere che i metodi della figlia di Tacita Muta le piacevano (perlomeno non ti puntava una pistola addosso come faceva Adelaidea), così si rassegnò e le fece il segno dell’okay con la mano.
Un altro gesto della mano della ragazza e alla figlia di Zeus tornò finalmente il volume.
-Perché vuoi farmi raccontare proprio quella storia?- chiese Lou Sue – Non puoi chiedere a qualcun altro? Tanto la raccontano sempre alle mie spalle-
“Lo so, ma voglio sentire la tua versione” le scrisse Fabiana sorridendo “Chi può raccontare questa storia meglio di te?”
-E sia- si arrese la ragazza – Mia madre era una famosa conduttrice di Hollywood e il caro Zeus deve aver molto gradito il suo modo di presentare, dato che ne rimase talmente attratto da decidere di farci un figlio insieme. Dopo la mia nascita mio padre abbandonò entrambe, anche se ogni tanto, quando non aveva proprio niente da fare, ci veniva a trovare, e la cosa non mi piaceva affatto. Quando avevo dodici anni, durante una delle numerose escursioni che facevo con mia madre Johanna, un segugio infernale ci ha attaccate, e siamo scampate alla morte per un pelo, così mia madre ha deciso di raccontarmi la verità su mio padre e di portarmi al campo Mezzosangue, un posto di cui le aveva parlato Zeus-
Lou Sue si interruppe un attimo per controllare se Fabiana la stava ancora ascoltando e notò che la romana si stava godendo il racconto come se si trovasse al cinema. Le mancavano solo i pop corn da sgranocchiare.
-Quando sono arrivata al campo, io sapevo già chi era mio padre- continuò la ragazza – Nonostante questo lui non mi ha riconosciuto subito, e così il primo giorno mi hanno messo nella casa di Hermes. All’inizio non me la presi, pensavo che mio padre mi avrebbe riconosciuto da un momento all’altro-
Lou Sue fece un’altra pausa per farsi forza, odiava quella stupida storia, ma Fabiana la incitò subito ad andare avanti.
-Non so cosa stesse facendo Zeus sull’Olimpo, ma di qualsiasi cosa si trattasse mi rifiuto di credere che non potesse trovare un nanosecondo per riconoscere sua figlia- sospirò la ragazza – Rimasi nella casa di Hermes per una settimana prima che si ricordasse della mia esistenza. Per tutta quella settimana io ho detto a tutti quanti nel campo che mio padre era Zeus, ma nessuno mi ha creduto, anzi hanno pensato che io mi fossi montata la testa perché mia madre era famosa. Da allora non voglio più saperne di mio padre e ogni volta che qualcuno vuole prendermi in giro rivanga quella stupida storia-
“Beh, se davvero tutti ti credono solo una sbruffona, allora sfrutta questa occasione per dimostrare il contrario” le consigliò Fabiana Giada “Capisco che tu ti sia sentita un po’ bloccata durante lo scontro con il mastino infernale, però secondo me dovresti usare quest’impresa per far capire a tutti che vali qualcosa anche se nessuno crede in te. E non lo farai certo continuando a commiserarti così”
-Lo so, ma non riesco a sopportare gli sguardi di pietà che mi lanciate tutti voi!- sbottò Lou Sue
“Se avessi ragionato così mi sarei andata a chiudere in convento anni fa” le fece notare Fabiana “Non sei sola come credi Lou Sue, nessuno lo è. Pensaci”
Dopo averle fatto leggere quell’ultima frase, la figlia di Tacita Muta uscì dalla stanza, lasciando la ragazza sola con i suoi pensieri.
Dopo qualche minuto di riflessione, Lou Sue fu costretta ad ammettere suo malgrado che continuare a fare la vittima non l’avrebbe portata a niente. La ragazza si alzò dal letto e recuperò i suoi pugnali d’oro imperiale, poi uscì dalla stanza per andare ad allenarsi.
Lavare via l’umiliazione non sarebbe stato facile, ma quello era pur sempre un primo passo.
 
 
 
Blaine era finalmente pronto per la sua prima lezione di tiro con l’arco. Era da quando era iniziata tutta la faccenda dell’impresa che provava a lavorarsi Avery per poter finalmente imparare, ma la figlia di Ecate si era rivelata un osso molto più duro del previsto, e aveva sfoggiato un caratterino niente male.
Alla fine, il ragazzo era riuscito ad ottenere quelle lezioni in modo del tutto pulito, senza imbrogli di alcun tipo. Il figlio di Afrodite non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, ma Avery era stata una delle prime persone in grado di tenergli veramente testa e che gli aveva resistito. Esmeralda, Neos e perfino Cyrus continuavano a dire che loro due sarebbero finiti insieme, ma Blaine non era partito per quell’impresa per cercare l’anima gemella. Trovare sé stesso gli sarebbe bastato.
Fu con questo spirito che il ragazzo raggiunse Avery nella sala allenamenti. La figlia di Ecate aveva sistemato tutti i bersagli che era riuscita a trovare, Blaine ne contò cinque, e si era messa a fare un po’ di pratica mentre lo aspettava. Cinque colpi, uno per bersaglio, tutti esattamente al centro. Blaine non poté fare a meno di restarne colpito, né di provare un moto di invidia.
-Questo è il tuo regno, dico bene?- commentò il ragazzo per farsi notare – Non sbagli neanche di un millimetro-
-Ho alle spalle anni di allenamento- spiegò lei andando a recuperare le frecce – Ti sei portato il tuo arco vero? Scordati che ti faccia usare il mio, per me è come uno di famiglia-
-Tranquilla, non vorrei mai danneggiare un tuo parente- commentò Blaine – Mi sono fatto prestare l’arco da Cyrus-
-Bene, allora iniziamo subito, così finiremo in fretta- commentò Avery – Innanzitutto, vediamo come tiri-
Seppur un po’ a disagio, Blaine eseguì l’ordine: la sua freccia raggiunse a malapena il primo cerchio, ed era comunque uno dei tiri migliori che avesse mai fatto.
-Wow, ora capisco i problemi- ridacchiò la ragazza – Hai tirato troppo in fretta, non hai neanche provato a prendere la mira. E la tua postura, beh,lasciamo perdere, non vorrei diventare volgare-
-Sai, quasi quasi ti preferivo quando facevi la ragazzetta timida- le rispose acido Blaine, come faceva sempre quando qualcuno lo criticava, anche se sapeva che la ragazza aveva perfettamente ragione – Non ci sarà il tempo di prendere la mira nel bel mezzo di una battaglia-
-Vero, ma adesso noi dobbiamo partire dalle basi- precisò Avery – Senza quelle, non potrai mai diventare un bravo arciere. Almeno provaci a prendere la mira, no?-
Seppur controvoglia, Blaine tese l’arco e si concentrò per qualche secondo in più, cercando di mirare un po’ meglio prima di lasciar andare la freccia. Risultato: colpì il cerchio nero.
-Vedi, va già meglio- gli fece notare Avery
-Già, ma mi piacerebbe poter arrivare un po’ più vicino al centro-
-Senti, io non faccio miracoli- lo prese in giro Avery – Proviamo a fare un passo alla volta, ti va? Riprova, e stavolta magari prova a stare un po’ diritto-
Blaine tentò di replicare il tiro di prima, ma Avery lo fermò prima che potesse lasciare andare la freccia.
-Oh, ma per carità, hai una postura davvero orrida, Apollo e Artemide staranno invocando pietà adesso!- commentò la ragazza avvicinandosi con occhio critico.
-Invece di continuare così, perché non mi dici dove sto sbagliando?- borbottò irritato Blaine
-Non aspettavo altro- Avery prese il suo arco e mostrò al ragazzo la posizione giusta – Prova a fare come me-
Blaine ci provò, e per poco non si slogò la spalla nel tentativo di replicare la postura della ragazza.
-No, stai sbagliando tutto- Avery si portò una mano alle tempie – Sei veramente un caso disperato-
-Non c’è bisogno che continui a dirlo!- sbottò il figlio di Afrodite – Queste lezioni sono state una pessima idea, facciamo finta che io non ti abbia mai chiesto niente!-
-Ah no- lo bloccò lei – Hai voluto la bicicletta? Bene, adesso pedali. Vuoi veramente mollare al primo ostacolo? Dov’è il semidio pronto a tutto pur di vincere che faceva tanto il fico durante l’Assedio? Quello che è sempre pronto ad evidenziare tutti gli errori degli altri e a trasformarli in occasione per vantarsi delle proprie capacità?-
Blaine avrebbe tanto voluto dirle che quel semidio non era mai esistito, che era tutta una montatura che aveva creato a tavolino quando era arrivato al campo. Ogni tanto voleva urlare a tutti che lui non avrebbe mai voluto trattare gli altri con sufficienza o flirtare con chiunque respirasse, ma che era l’unico modo che conosceva per farsi lasciare in pace dagli altri. Avrebbe anche voluto dire ad Avery che a lui non fregava niente del tiro con l’arco, ma che voleva imparare a tirare solo perché non saperlo fare lo faceva sentire inferiore rispetto agli altri. Ma non le disse niente, così come non aveva mai detto niente ad Esmeralda né a nessun altro, perché aveva troppa paura di risultare patetico.
-E va bene, resto- si arrese Blaine, tentando di ignorare quei pensieri e di non far notare ad Avery la sua esitazione– Però, quando avremo finito la lezione parliamo un po’, ti va? Cerchiamo di capire cosa significano le visioni che hai avuto, sono la nostra unica chiave per sconfiggere Percy e gli altri-
-Perché dovrei parlare con te?- chiese dubbiosa la figlia di Ecate – Fino a due giorni fa stavi cercando di sedurmi solo per ottenere questa lezione. Pensavo che dopo non mi avresti neanche più calcolato-
-Beh, due amici non possono parlare?- chiese Blaine sfoderando un sorriso il più possibile amichevole.  
-Da quando noi saremmo amici?-
-Intanto ci parliamo- commentò lui – E da quello che ho visto, non mi sembra che tu lo faccia con tante altre persone su questa nave-
-Touchè- ammise Avery – Ma prova anche solo una volta a flirtare e ti piazzo una freccia in una gamba-
-Agli ordini, Katniss Everdeen-
Per il resto della lezione, Blaine non osò più emettere un lamento ed eseguì alla lettera tutti i consigli di Avery, riuscendo un paio di volte a raggiungere anche il cerchio blu, fino ad arrivare a sfiorare in un’occasione quello rosso.
-Soddisfatto della lezione?- gli chiese la ragazza mentre recuperavano le frecce e sistemavano i bersagli.
-Più di quanto credessi- ammise il ragazzo – Ma parliamo di qualcosa di più interessante. Hai avuto qualche visione ultimamente?-
-Calma  piatta- spiegò lei – Adesso uso la trottola il meno possibile, dato che il dover raccontare a tutti ciò che ho visto mi mette un po’ d’ansia. Inoltre le visioni sono sempre frammentarie e difficili da interpretare. Sono quasi certa che quella che ho avuto durante l’Assedio significasse che i semidei rapiti sono stati chiusi nel Vaso di Pandora-
-Già, ma quella avuta mentre Percy attaccava gli altri?- domandò Blaine, sia a lei che a sé stesso – L’aura oscura doveva essere il falso Percy, non credi?-
-Sì, penso di sì- rifletté Avery nel vano tentativo di decifrare la visione – E la luce bianca simboleggiava il vero Percy? Perciò la luce grigia… boh, non ne ho idea-
-Eppure sento che la chiave del mistero è proprio in quella visione- insistette Blaine
-Possiamo non parlarne più, per favore?- propose Avery – Non mi va di continuare a ricordare di avere davanti la soluzione ma di non saperla interpretare-
-E allora di cosa vorresti parlare?-
-Di quello che ti pare, ma per favore, smettila di nominare le visioni- commentò Avery dirigendosi verso la porta della sala – Tanto più che è quasi ora di pranzo. Io vado a mensa, tu vieni?-
-Certo- rispose Blaine – Sono proprio curioso di vedere che piano ingegnoso hanno ideato capitan Mark e il nostromo Cyrus-
 Il ragazzo seguì Avery, pensando a suo malgrado all’occasione di poter dire tutto ciò che nascondeva da anni che aveva sprecato. Tutti lo ritenevano subdolo e manipolatore, e un po’ a Blaine piaceva che avessero quella visione di lui. Però, a causa di ciò, si sentiva distante dagli altri, perfino da Esmeralda, sua amica ormai da anni. Quella non era stata la prima volta che si era sentito tentato di spiegare tutto agli altri e cambiare completamente atteggiamento nei loro confronti, poi però ripensava a tutto ciò che aveva dovuto subire in passato. E allora cambiava idea, e si limitava a piangere in silenzio quando era certo che nessuno potesse sentirlo.
 
 
 
Quando Mark e Cyrus spiegarono il loro piano, Neos pensò che stessero scherzando.
I due semidei avevano passato tutta la mattina a discutere in sala riunioni, avevano addirittura saltato la colazione pur di trovare un modo per individuare Percy. Perciò, tutti i semidei ancora presenti sulla Argo II (pochi,  data la loro enorme capacità di perdere pezzi) si aspettavano un fior di strategia, un piano talmente geniale che avrebbe fatto piangere al falso Percy lacrime amare.
Così, quando Mark e Cyrus fecero irruzione entusiasti nella mensa mentre tutti gli altri si apprestavano a mangiare, smisero tutti di parlare e iniziarono ad ascoltarli.
-Dopo averci pensato a lungo- dichiarò orgoglioso Cyrus  - Siamo giunti ad una conclusione-
-C’è un solo modo per trovare Percy- rincarò Mark – E siamo certi che sia infallibile!-
I sette semidei erano sulle spine, tutti volevano assolutamente sapere cosa aveva partorito la geniale unione tra la mente di un figlio di Atena e quella di uno strategico romano. L’entusiasmo e l’ottimismo, per la prima volta dal rapimento di Alex e Darren, tornarono alle stelle.
Poi, Mark e Cyrus spiegarono il loro piano, e l’entusiasmo si trasformò in furia omicida: Avery dovette bloccare Drake per evitare che si lanciasse addosso ai due, Esmeralda, che era in una delle sue fasi negative, iniziò ad insultarli pesantemente, Blaine scoppiò a ridere pensando ad uno scherzo, Lou Sue crollò con la testa sul tavolo e Fabiana dovette consolarla. Dal canto suo, Neos tolse per sempre Mark dalla sua lista dei papabili fidanzati. Passi il fatto di essere scontroso e di avere un quasi fidanzato (su quello si poteva sempre lavorare), ma il figlio di Ebe non poteva accettare di sentirsi attratto da una persona che aveva ideato un simile piano.
-Quindi, fatemi capire bene- commentò Neos portandosi una mano alle tempie – Siete stati chiusi tutta la mattina ad ideare una strategia in grado di aiutarci a sconfiggere Percy e trovare Alex e Darren, e tutto quello che siete riusciti a farvi venire in mente è usare i pegasi come cani da tartufo?-
-Pensateci un momento- Cyrus era palesemente imbarazzato, mentre Mark sembrava offeso, evidentemente pensavano che il loro piano sarebbe stato accolto meglio – Percy ha un legame particolare con i pegasi, dato che suo padre ha creato i cavalli. Infatti i nostri pegasi erano molto tranquilli quando Percy ci ha attaccati, ricordate?-
-E con ciò?- chiese Esmeralda – Anch’io ho un legame particolare con l’amore, ma non sareste in grado di trovarmi usando fiori e cioccolatini-
-Potremmo sempre provarci- le fece notare Mark – Siamo andati a controllare nelle stalle, e indovinate un po’? Tutti i pegasi, nessuno escluso, erano molto irrequieti e sembravano non vedere l’ora di poter volare da qualche parte-
-Vi prego, ditemi che non li avete liberati!- sospirò Drake, come se stesse parlando a due pazzi. E in effetti…
-Certo che no, non siamo stupidi!- rispose piccato il figlio di Atena
-Davvero? Avrei detto il contrario- commentò con noncuranza Blaine
-Però, in effetti qualcosa abbiamo fatto- ammise riluttante Cyrus, temendo una reazione simile a quella di prima – Abbiamo legato alle selle dei pegasi delle corde e li abbiamo lasciati volare. Così potranno rivelarci la rotta da seguire senza rischiare di perderli-
-Okay,adesso sento di dovervelo chiedere- Lou Sue prese la parola per la prima volta da quando era entrata in mensa – Durante lo scontro con la signora O’Leary avete forse battuto la testa?-
-Anche se fosse avremmo comunque fatto una figura migliore della tua, amica degli alberi- le rispose per le rime Mark
Quella fu la goccia che fece traboccare l’anfora: Lou Sue scattò in piedi velocissima e fece per lanciarsi addosso al figlio di Atena. Dovettero trattenerla in tre.
-Lasciatemi, idioti!- urlava la bionda tra un’imprecazione e l’altra – Io lo ammazzo, lo mando a fare compagnia al suocero! Mollatemi vi ho detto, voglio solo massacrarlo! Vi farei un favore!-
Neos intuì che la situazione rischiava di prendere una brutta piega e cercò un modo per intervenire a favore di Cyrus e Mark. Ma a parte il fatto che il figlio di Mercurio aveva un sorriso in grado di far sciogliere le pietre, non gli veniva in mente nulla.
Fu Fabiana a prendere in mano la situazione. Prima di tutto zittì Lou Sue nel vero senso della parola, provocando quasi una standing ovation collettiva. Poi iniziò a scrivere sul suo taccuino alla velocità della luce.
“Innanzitutto vedi di calmarti Lou Sue, oppure non parlerai per molto molto tempo” quella frase fece impallidire la bionda, che lanciò prima a Fabiana e poi a Mark uno sguardo omicida, ma subito dopo si sedette al proprio posto, e Fabiana ricominciò a scrivere.
“Ragazzi, io credo che la loro idea non sia del tutto campata per aria” spiegò la romana “E soprattutto, è l’unica che abbiamo. Perciò, o uno di voi si fa venire in mente un piano migliore all’istante, oppure smettiamo di lamentarci e accettiamo questo”
In effetti, ciò che aveva scritto la ragazza aveva una sua logica. Drake ed Esmeralda sembravano poco convinti, Blaine dichiarò che gli importava il giusto del piano da seguire, Avery se ne rimase zitta come suo solito, e anche il figlio di Ebe non era del tutto convinto.
A sorpresa, fu proprio Lou Sue ad esprimersi per prima in favore dell’idea di Mark e Cyrus.
-Fabiana ha ragione- ammise la figlia di Zeus – Questa, per quanto balorda, è l’unica idea che abbiamo, perciò dobbiamo farcela andare bene-
-Io ci sto- si fece avanti Neos – Voglio proprio vedere se funzionerà-
-Ammetto di essere incuriosito anch’io- commentò Blaine alzando le spalle
-Idem- si limitò a dire Avery
Alla fine anche Drake ed Esmeralda si convinsero a seguire lo strampalato piano dei due.
-Bene, allora è deciso- esultò Cyrus – Ci converrà andare a prepararci allora, Percy potrebbe attaccarci da un momento all’altro-
-Ci prepariamo dopo pranzo- commentò Drake – Si combatte meglio a pancia piena-
Durante il pranzo, Neos notò più volte il modo in cui Fabiana guardava Cyrus quando credeva di non essere vista da nessuno. E quello, unito al fatto che la ragazza lo aveva appena difeso davanti a sette semidei inferociti (Lou Sue valeva per due), fece scattare all’istante la Gossip Girl che si nascondeva in Neos.
-Vedi quello che vedo io?- sussurrò il ragazzo ad Esmeralda, seduta accanto a lui.
-Intendi Fabiana sotto un treno di nome Cyrus?- rispose la figlia di Eros – Credo che sia stata una delle prima cose che ho notato di lei-
-E non hai ancora fatto nulla?- chiese scandalizzato lui – Che ne so, parlare faccia a faccia con lei, convincerli di essere anime gemelle, chiuderli da soli in un bunker per qualche giorno…-
-Il lavoro del Cupido non è così facile, bisogna sapere quando e come intervenire, altrimenti rischi di rovinare tutto- spiegò Esmeralda – E poi, mi sembra che ci siano cose più importanti a cui pensare al momento, no?-
-Questa poi!- quasi urlò Neos – Cosa c’è di più importante dell’amore?-
-Evitare di morire?-
-Non possiamo andare avanti continuando a dare la precedenza a simili dettagli- ribatté il figlio di Ebe – Se per esempio io ti chiedessi di aiutarmi a farli mettere insieme?-
-Ti risponderei che ci devo pensare- la ragazza fece spallucce – La cosa mi intriga, ma io non lavoro da sola. Ne parlerò con Blaine e te lo farò sapere-
-Lo prendo per un sì!- commentò eccitato Neos. Non vedeva l’ora di provare per una volta a fare anche lui il Cupido.
-Tu invece che mi dici?- gli chiese Esmeralda – C’è qualcuno che ti interessa?-
Istintivamente, Neos guardò Drake, ma distolse subito lo sguardo. – Nessuno-  rispose allora ad Esmeralda.
-Se lo dici tu…- commentò lei divertita – Ricordati una cosa caro mio. Puoi mentire a tutti, anche a te stesso. Ma non all’amore. E l’amore in questione, è mio padre-
-Io non sto mentendo a nessuno- sbuffò Neos – Solo che… non mi sento pronto per una storia-
-E perché scusa?-
Il figlio di Ebe restò senza parole. Di solito faceva in modo che la conversazione non si spostasse mai sui suoi ex e quando succedeva cambiava subito argomento. Esmeralda però lo aveva preso alla sprovvista, e Neos ripensò senza volerlo al bellissimo sorriso che aveva amato più di ogni altra cosa. Dovette sforzarsi per non piangere.
-Non sono affari tuoi- rispose il ragazzo con un po’ troppa fretta,tentando poi di rimediare – Non mi sento pronto e basta-
-Sarà- Esmeralda parve notare il suo cambiamento repentino e decise di non insistere.
I ragazzi stavano ancora mangiando quando sentirono i nitriti dei pegasi. I versi degli equini non erano però per niente nervosi, anzi, quasi entusiasti.
-Ragazzi- Cyrus si alzò con aria grave – L’abbiamo trovato-
 
 
 
 
Esmeralda si era ripetuta migliaia di volte che se Percy fosse apparso di nuovo lei non si sarebbe dovuta fare prendere dal panico. Nell’istante in cui Cyrus disse che lo avevano trovato però, dimenticò tutto. La figlia di Eros entrò all’istante nel panico. Avrebbe sicuramente ripetuto la stessa scenetta patetica che aveva fatto durante il primo scontro con Percy e quello con la signora O’ Leary. A volte la ragazza si chiedeva perché era stata scelta per partecipare a quell’Impresa. Non poteva offrire niente ai suoi compagni, anzi, era solo dannosa e finiva per rallentarli. La ragazza non avrebbe mai dimenticato la sensazione di impotenza che aveva provato qualche giorno prima, quando Percy aveva messo al tappeto tutti i ragazzi rimasti sulla nave a parte lei, che era rimasta bloccata, incapace di reagire. Se non fosse stato per Lou Sue sarebbero morti tutti e sei.
I nove semidei corsero tutti insieme sul ponte della nave. I pegasi, legati alla prua della nave, avevano smesso di volare e avevano iniziato a nitrire, felici di aver trovato il figlio di Poseidone. Esmeralda li avrebbe mandati volentieri a quel paese.
Mark, che da quando Arthur era sparito aveva avuto una carica di vitalità (ci voleva poco, prima faceva praticamente parte dell’arredamento), corse a guardare fuoribordo. – Siamo sopra l’Hudson- annunciò il ragazzo – L’Acquaman dei poveri si nasconde lì-
-Non pretenderete mica che ci immergiamo, vero?- chiese sprezzante Drake
-Certo che no- gli rispose Cyrus – Sono certo che Percy avvertirà la nostra presenza e verrà a farci una visitina-
-E perché mai questo dovrebbe renderci felici?- chiese Avery preparandosi ad incoccare una freccia.
-Perché forse troveremo gli altri- le fece notare il figlio di Mercurio
-E come avrebbe fatto secondo voi Percy a nasconderli nel fiume senza ucciderli?- domandò perplesso Blaine
Cyrus stava per rispondere, ma il grido di Mark non gli permise di farlo.
-Ragazzi, non vorrei allarmarvi inutilmente, ma…- gridò il figlio di Atena – Qualcosa è uscito dal fiume e sta salendo velocemente-
-Secondo me è una boa- ironizzò Lou Sue – O una mongolfiera-
-O un pazzo psicotico che vuole ucciderci- aggiunse Neos
“Scelgo la mongolfiera” scrisse tremante Fabiana Giada
I ragazzi ebbero a malapena il tempo di sfoderare tutte le loro armi e di prepararsi ad un attacco in grande stile tipico di quel megalomane di Percy, prima che il semidio malvagio li raggiungesse, circondato da una bolla d’acqua. Il falso Percy, molto saggiamente (strano da parte sua), si fermò a distanza di sicurezza dalla nave.
-Ci si rivede- li salutò con un ghigno – Siete venuti a fare una visitina ai vostri due amici?-
-Due?- borbottò Mark – Ma…-
Fabiana gli diede una gomitata per impedire che parlasse troppo. Evidentemente Percy non sapeva niente del terzetto Becky-Adelaide-Arthur, e non c’era alcuna ragione per dirglielo.
-Esattamente- rispose allora Cyrus – Siamo qui per liberarli-
-Beh, allora auguri- rise malvagiamente il semidio – Anche se riuscite a trovarli, non potreste mai salvarli. In ogni caso sono contento che siate venuti, mi manderò volentieri a trovare il mio divino zio-
-Non ci fai paura, spaccone!- sbottò Drake
-Scommettiamo?-domandò Percy, subito prima di scatenare dalla sua bolla una serie di getti d’acqua che lanciò contro i ragazzi mantenendosi a distanza di sicurezza.
-Quello sporco vigliacco!- imprecò Lou Sue tentando di schivare i colpi come tutti – Ha troppa paura per avvicinarsi!-
-Non farti strane idee, ragazzina volante- sbuffò il falso Percy – Sprecherei solo tempo cercando lo scontro diretto-
I ragazzi cercarono dei posti per nascondersi, consci che se i getti d’acqua li avessero presi sarebbero annegati in brevissimo tempo. Esmeralda si rintanò vicino alle stalle insieme a Lou Sue e Fabiana.
-Come facciamo?- chiese la figlia di Eros – Non possiamo colpirlo in alcun modo, e prima o poi ci prenderà, è solo questione di tempo-
“Lou Sue, tu potresti avvicinarti volando” propose Fabiana
-Sì, ma non credo di potercela fare da sola- ammise la figlia di Zeus guardandosi intorno come per cercare una soluzione, fino a quando non notò i pegasi, ancora legati alla prua della nave.
-I pegasi!- si illuminò l’albina – Cavalcandoli potreste avvicinarvi a Percy senza problemi e attaccarlo da minore distanza-
“Buona idea!” approvò Fabiana “Io vengo con te!”
Le due ragazza guardarono Esmeralda, che tentennò, incerta. Non era certa di potersi rendere utile, dato che non era in grado di ferire Percy in nessun modo, ma forse avrebbe comunque potuto distrarlo. La figlia di Eros guardò il campo di battaglia: Avery e Neos tentavano di colpire i getti d’acqua con le loro frecce, che venivano risucchiate senza problemi. Blaine provava a gridare ordini, ma la lingua ammaliatrice non pareva funzionare sulle cose inanimate. Cyrus e Mark erano nascosti chissà dove, a meno che Percy non li avesse già catturati entrambi.
-Vengo anch’io!- decise Esmeralda. Restando lì sarebbe stata ancora più inutile – Siamo le più vicine ai pegasi!-
-Bene, allora vi precedo!- commentò la figlia di Zeus – Provo a distrarlo, la situazione non mi sembra delle migliori-
Con quelle parole, la ragazza corse a lanciarsi fuoribordo, pronta a sfruttare le correnti d’aria per volare contro il figlio di Poseidone.
“Sei pronta?” le chiese Fabiana “Partiamo al tuo tre”
-Va bene- dichiarò Esmeralda tentando di non farsi tremare la voce – Uno… due… tre!-
Le due ragazze corsero verso i pegasi, e Fabiana lacerò le corde che tenevano legati due di essi con un colpo di coltello. Poi entrambe saltarono in groppa ai due equini e li spronarono a partire.
-Siamo sicure che funzionerà?- domandò timorosa Esmeralda, a cui col senno di poi quell’idea non sembrava poi tanto azzeccata.
Fabiana non poteva distrarsi per scrivere, ma l’occhiata che le lanciò sembrava urlare a tutti gli effetti “Certo che no!”.
Lou Sue stava già volando intorno a Percy, distraendolo dal manovrare i getti d’acqua e cercando il momento migliore per colpirlo con i suoi pugnali d’oro imperiale.
-Spostati, inutile mosca!- gridò infastidito Percy – Oh, tu mi hai proprio stufato biondina. Ti assicurò che ucciderti sarà un vero piacere-
-Temo di dover declinare questa offerta- Lou Sue schivò un paio di getti d’acqua e tentò un affondo con uno dei suoi pugnali, che Percy parò senza problemi con Vortice. 
Arrivate ad una certa distanza, Fabiana iniziò a lanciare i suoi coltelli, riuscendo a ferire il falso Percy ad un braccio, ferita che si curò subito, mentre Esmeralda si mise a girargli intorno tanto per distrarlo ancora di più. Non sarebbero mai riuscite a batterlo del tutto, ma almeno i loro amici parevano essere fuori pericolo.
Quando si accorse di loro due, Percy iniziò a ridere come un  isterico.
-Non pensavo che foste tanto imbecilli- commentò il figlio di Poseidone – Mio padre ha creato i cavalli-
-Risparmiaci la lezioncina, lo sappiamo!- lo interruppe Lou Sue tentando di incalzarlo sempre di più. Purtroppo con la spada Percy era imbattibile.
-Se siete così preparate, allora dovreste sapere anche un’altra cosa- commentò il semidio malvagio – Che tutti gli equini adorano i figli di Poseidone. E la maggior parte di loro era pronta ad obbedire ai miei ordini anche quando ero un patetico semidio buono ed eroico. Pensate ora che sono più forte-
Esmeralda fece appena in tempo ad avere un brutto presentimento, che i due pegasi sgropparono in contemporanea, disarcionando sia lei che Fabiana.
Le due ragazze sarebbero cadute dritte nell’Hudson, e probabilmente l’impatto avrebbe fatto malino ad entrambe. La figlia di Eros si fece nuovamente prendere dal panico, pensando che la fine per lei fosse arrivata. E che fine ingloriosa per due semidee scelte per un’Impresa che avrebbe dovuto salvare il mondo. Con la mente, la ragazza tentò di arginare il terrore e accettare il suo destino, ma proprio quando il terrore arrivò all’apice, qualcosa bloccò la loro caduta. 
Lou Sue era riuscita a manipolare le correnti d’aria sotto di loro e a sostenerle entrambe, non senza un po’ di fatica. la figlia di Zeus continuò a lottare contro Percy, ma ogni tanto dovette distrarsi per controllare che le compagne fossero ancora al sicuro.
-Siamo state delle sciocche!- frignò Esmeralda – Avremmo dovuto prevedere che sarebbe andata così-
“Dubito che il senno di poi ci possa aiutare a salvarci” le fece notare Fabiana, che era riuscita a non perdere il suo taccuino infinito “Adesso dobbiamo avere fiducia in Lou Sue”
Con un gesto repentino, la figlia di Tacita Muta lanciò un altro dei suoi coltelli, colpendo Percy alla gamba, e distraendolo il tempo necessario per permette a Lou Sue di colpirlo alla spalla con uno dei suoi pugnali.
Esmeralda notò qualcosa di strano nel comportamento del figlio di Poseidone. Era diventato improvvisamente più lento e indeciso nei colpi, e Lou Sue lo stava mettendo sempre più in difficoltà. Inoltre, le ferite inflitte dalla ragazza e da Fabiana ci misero un po’ a rimarginarsi, e il ragazzo parve soffrirle particolarmente. Che cosa gli era successo? Erano forse riuscite a colpirlo senza saperlo in un punto sensibile? Lui stesso tuttavia aveva dichiarato che le ferite lo indebolivano solo parzialmente.
La figlia di Eros continuò a farsi domande di quel tipo, almeno fino a quando Fabiana non attirò la sua attenzione, indicando verso il fiume.
Esmeralda guardò dove aveva indicato la compagna ed impallidì. Cosa accidenti stava succedendo ancora?
Sotto gli occhi impotenti delle due ragazze, qualcosa stava emergendo dal fiume Hudson.
 
 
 
Se qualcuno avesse chiesto a Darren com’era la vita da ostaggio, lui avrebbe risposto che era una vera noia.
Erano passati un paio di giorni da quando Percy aveva rapito lui ed Alex, giorni che i due avevano passato tra improbabili colloqui con il dio dei delfini, monologhi da cattivo dei fumetti del falso (ma comunque molto avvenente) Percy e conversazioni tra loro due che avevano toccato qualsiasi argomento possibile e immaginabile, dai genitori divini fino ad arrivare alle serie tv preferite.
La cosa che più scocciava Darren era che quelli erano i suoi giorni positivi, ovvero quelli dove la luna era crescente e lui si sentiva di ottimo umore. Bene, la luna era quasi piena e lui stava sprecando la sua parte buona, e la cosa lo metteva di cattivo umore. Esatto, il fatto di essere ottimista e gentile lo metteva di cattivo umore. Bipolarità ne abbiamo?
In effetti però, forse era meglio così. Se fosse stato nella sua fase calante, probabilmente avrebbe trattato Alex talmente male che la ragazza sarebbe arrivata ad ucciderlo.
D’altra parte, a distrarre entrambi dalla noia c’era la fame. Sì, perché quell’infame del falso Percy non portava loro niente da mangiare, a malapena aveva dato loro una bottiglietta d’acqua da mezzo litro da dividersi per una settimana. Una volta il semidio si era presentando lanciando nella bolla un Happy Meal. Vuoto. Avevano inventato così tanti nuovi insulti in quell’occasione che Darren non vedeva l’ora di poter riciclare. Se fosse sopravvissuto, ovviamente.
Quel giorno, Percy si era messo a parlare con fare malvagio di cosa avrebbe fatto quando il ladro del Vaso, dopo aver conquistato il mondo, lo avrebbe eletto re dell’Oceano Atlantico. Solo un imbecille poteva trovare decente quella carica, e infatti il finto Percy la adorava. Né Alex né Darren lo ascoltavano per davvero, entrambi troppo presi dai crampi per la fame e dal gioco che avevano inventato per passare il tempo, ovvero quello di trovare l’insulto più originale per Percy. Fino a quel momento il migliore di Darren, con cui si era guadagnato cinque punti era “Cervello d’alghe ammuffite”, mentre Alex aveva ricevuto sei punti per “La capra che sussurrava ai cavalli”.
Percy stava continuando con le sue farneticazioni, tra l’altro inutili, dato che stava ben attento a non rivelare l’identità del suo capo, quando improvvisamente si era zittito, e senza dire una parola si era defilato.
-Ma che cavolo…- chiese Alex – Dov’è andato?-
-Non lo so- ammise Darren – Però non se ne sarebbe mai andato senza una minaccia o una presa in giro ai nostri danni-
-Forse…- gli occhi di Alex si illuminarono, la stessa espressione che avrebbe fatto lui davanti ad un hamburger – Forse gli altri ci hanno trovato!- ipotizzò la ragazza – Potrebbero averci trovati in qualche modo. Siamo salvi!-
-Non esattamente, rimangono un paio di piccoli problemi- precisò il figlio di Selene – Odio rovinare la festa, ma dubito che i ragazzi possano sconfiggere Percy. E poi, come potrebbero trovarci e farci uscire da questa bolla?-
-Oh- realizzò la ragazza – Sì, in effetti questo è un po’ un problema-
La ragazza rifletté per un paio di minuti su come avvisare gli altri della loro presenza, anche se in realtà Darren aveva già un’idea sul da farsi, ma non era certo di poterla mettere in pratica.
-Non mi viene in mente niente- si disperò Alex – Eppure deve esserci un modo per uscire di qui-
-Beh…- squittì nervosamente Darren – Un’ideuzza io l’avrei, ma non so se è il caso di…-
-Sputa il rospo, Enthrall!- commentò laconica lei
-Ecco vedi, io so manipolare un pochino la gravità, per via del fatto che sono figlio del’ex dea della luna e di un discendente di Apollo- spiegò il ragazzo senza molta convinzione – Forse, e dico forse, potrei riuscire a far librare in aria questa bolla, e noi con lei, così da farci vedere dagli altri-
-Ma è fantastico, è esattamente quello che ci serve!- se non fosse stata intrappolata in una bolla minuscola, probabilmente Alex si sarebbe messa a saltellare dalla felicità – Che aspetti a farlo allora?-
Darren esitò un momento. Non era sicuro di poterci riuscire, e se c’era qualcosa che odiava fare era fallire davanti agli altri. La sua famiglia gli era sempre apparsa così perfetta, sua madre era ex dea, suo padre un potente semidio e sua sorella praticamente era una Mary Sue (sapeva veramente fare tutto, non era affatto giusto), e lui si era sempre sentito un po’ inferiore a loro. D’altra parte però, odiava farlo vedere agli altri e si mostrava sempre sicuro davanti agli altri semidei. Perciò annuì alla richiesta di Alex e iniziò a concentrarsi per dimezzare la gravità della bolla.
Darren sentì l’energia che lo abbandonava, come gli succedeva sempre quando manipolava la gravità, e si ritrovò a levitare senza controllo nella bolla d’aria, come stava comunque succedendo anche ad Alex, che tentava di muoversi con ampi gesti delle braccia, come una nuotatrice psicopatica. La bolla iniziò piano piano a librarsi in aria, e dopo un minuto finalmente raggiunse la superficie dell’acqua. Darren continuò a farla librare in aria, dato che aveva avvistato con la coda dell’occhio la Argo II un po’ più in alto.
-Avvisami quando…- mormorò faticosamente ad Alex – Siamo vicini agli altri. Dovrò fermarla, ma… mi toccherà mantenere comunque… la gravità alterata se non vogliamo cadere-
Darren sentiva chiaramente la sua già poca energia che lo abbandonava, se non li avessero liberati entro poco tempo, sarebbe svenuto, o peggio, e la bolla sarebbe finita nuovamente in acqua.
Quando Alex gli disse di bloccarsi, Darren aveva ormai la vista un po’ annebbiata, ma riuscì a distinguere comunque Fabiana ed Esmeralda bloccate a mezz’aria (visioni da fatica?) con cui Alex tentava di parlare gesticolando.
-Non colpite la bolla per nessun motivo!-gridò a gran voce la ragazza – Fate in modo che sia Percy a farlo!-
-E secondo voi come potremmo riuscirci?- domandò Esmeralda
Fabiana prese in mano la situazione e si mise subito a scrivere qualcosa sul suo taccuino, mostrandolo poi alla figlia di Eros.
-Ottima idea!- approvò quest’ultima.
La romana iniziò a lanciare a raffica dei coltelli contro Percy, che si trovava sempre più in difficoltà contro Lou Sue. Il figlio di Poseidone aizzò i due pegasi che volavano intorno a lui (forse era un’altra visione, ma quelli sembravano a Darren due dei loro pegasi) contro la rivale, per poi lanciare contro le altre due uno dei suoi getti d’acqua.
Lou Sue si allontanò in fretta dai pegasi e guardò preoccupata verso le due amiche, che avevano deciso di rischiare il tutto e per tutto. Si lanciarono a destra, abbandonando la sicurezza della corrente d’aria per evitare il getto d’acqua, che andò a schiantarsi dritto contro la bolla, distruggendola, proprio mentre questa iniziava a ricadere.
Darren sentì la bolla che scoppiava, ma non poté godersi la meritata libertà a causa della troppa stanchezza. Il ragazzo era talmente esausto che non capiva più cosa stava succedendo, e si lasciò cadere esanime, incapace di muoversi. Il mondo gli girava intorno come una giostra, e in un istante, tutto divenne nero.
Quando si svegliò, il ragazzo era nella sua camera, con Alex seduta sul letto vicino a lui che lo imboccava di minuscoli pezzetti di ambrosia. Il figlio di Selene si sentì subito meglio, e le forze gli tornarono all’istante.
-Mi hanno mandata qui per evitare che morissi di fame- spiegò Alex dopo aver avuto la certezza che potesse sentirla – Evidentemente pensano che dato che abbiamo passato due giorni d’inferno insieme adesso siamo amici per la pelle-
-E perché, non lo siamo, mia cara Melissa?- la pizzicò lui
-Senti, ti ho raccontato quella storia solo perché avevo praticamente finito gli argomenti- borbottò Alex – Vogliamo parlare di come hai perso la verginità? Scommetto che potrei trovare da qualche parte quel video-
-Non ci provare- Darren arrossì. Lui ed Alex si erano raccontati talmente tante cose in quei due giorni di pura noia e disperazione che avrebbero potuto tranquillamente rovinarsi l’un l’altro. L’unica cosa che non aveva fatto in tempo a dirle, a parte i suoi complessi di inferiorità, era proprio la cosa della gravità (il che era ironico considerando che era stato costretto a rivelargliela comunque).
-E va bene, ci siamo detti delle cose perché pensavamo di essere ad un passo dalla morte- commentò Alex – L’importante è che quello che è stato detto nella bolla rimanga nella bolla-
-Mi trovi d’accordo- esclamò Darren – Ma… potrei sapere cosa è successo quando ci hanno liberati?-
-Beh, tu sei svenuto per la stanchezza e non hai provato la stessa sensazione che ho provato io, ovvero quella di essere stata lanciata da cento metri di altezza senza paracadute. Fortunatamente Lou Sue ha mandato una corrente d’aria a salvare sia noi che Fabiana ed Esmeralda. Poi, ha continuato a combattere contro Percy, che sembrava stanco e quasi incapace di combattere con la spada. Così quel codardo si è ritirato con la coda tra le gambe, e noi siamo potuti tornare sulla nave in groppa ai pegasi. E ti abbiamo portato subito qui-
-Capisco- si limitò a commentare Darren
-Oh, ed è meglio che tu sappia subito un’altra cosa- spiegò la figlia di Atena – Pare che mentre noi ce ne stavamo chiusi in quella stupida bolla, i nostri amici si stavano divertendo con l’adorabile cagnolino di Jackson, e pare che Adelaide, Arthur e Becky se la siano svignata da qualche parte con un viaggio nell’ombra-
-Aspetta, che?- realizzò il ragazzo – Intendi che non siamo ancora tutti insieme?-
-No, affatto- continuò Alex – Gli altri credevano che quei tre fossero finiti in mano a Percy e al suo umorismo di bassa lega, ma evidentemente non è così-
-Ma dove si trovano adesso?- chiese Darren, preoccupato soprattutto per l’amica figlia di Apollo
-Nessuno ne ha la più pallida idea, ma perlomeno adesso hanno un modo per rintracciare Percy- Alex si alzò e raggiunse la porta – Ah, mi dispiace se non provo così tanta compassione per quei tre, ma i ragazzi hanno organizzato una festicciola per celebrare la nostra liberazione. Tu vieni?-
-Non sono sicuro di essere dell’umore- rispose Darren
-C’è da mangiare- specificò la ragazza
-Arrivo!-
 
 
 
-Siete sicuri che sia una buona idea?- chiese timorosa Becky – A me sembra solo il metodo migliore per farci catturare-
-Beh, è anche l’unico modo per scoprire se la signora O’Leary è stata mandata proprio da Percy o dal misterioso ladro- rispose Arthur
-Ci pensate?- commentò Adelaide deliziata – Potremmo essere a pochi passi da chiunque abbia organizzato tutto questo-
Becky continuava a non essere convinta. Il piano di Arthur era logico, ma anche molto rischioso. Adelaide invece era troppo entusiasta all’idea di incontrare un cleptomane che aveva derubato una dea, e Becky iniziava a pensare che la figlia di Menta non avesse ancora deciso da che parte stare. Ma forse era solo il nervosismo, nessuno poteva essere così imbecille da voler veramente lavorare per un pazzo simile.
I tre ragazzi si erano ritrovati, il giorno prima, in un’area semideserta dell’acquario di Atlanta, in pieno orario di visita del pubblico. L’unica idea che i tre avevano avuto sul momento era stata quella di uscire dall’acquario e cercare di organizzarsi. Con i soldi che avevano addosso nel momento in cui avevano seguito la signora O’Leary, i ragazzi avevano potuto permettersi di affittare una stanza in una stamberga di hotel e un po’ di cibo. Il resto lo avevano risparmiato per il giorno dopo, avevano in programma di tornare all’acquario per scoprire da chi fosse andato il mastino infernale.
Becky si era opposta il più possibile a quell’idea,che le sembrava troppo avventata e stupida, ma la maggioranza aveva deciso così. Al momento quindi, il terzetto stava fingendo di essere in visita all’acquario. Il loro piano era quello di nascondersi al momento opportuno per sbucare fuori dopo la chiusura dell’acquario.
Così, quando notò che i visitatori stavano iniziando quasi tutti a dirigersi verso l’uscita, Arthur fece il segnale convenuto alle compagne, e i tre si infilarono con noncuranza in uno sgabuzzino riservato al personale, pieno di prodotti per la polizia.
-Non avremmo fatto prima con un altro viaggio nell’ombra?- chiese Adelaide annoiata – Così rischiamo di farci scoprire-
-Dobbiamo risparmiare le forze, potremmo doverci scontrare con qualcuno stasera- spiegò Arthur – Useremo il viaggio nell’ombra solo se entrerà qualcuno-
Per un bel pezzo di tempo, nessuno entrò, ma poi un inserviente che fischiettava distratto aprì la porta, spinse dentro il carrello delle pulizie e la richiuse.
-Bene, se anche gli inservienti se ne vanno, l’acquario deve essere proprio chiuso- commentò il figlio di Ade – Andiamo-
I tre compagni uscirono dalla stanza e si ritrovarono al buio, con solo qualche lucina artificiale qui e là ad illuminare i corridoi.
-Non si vede praticamente nulla-sbottò Becky – Come facciamo a trovare Percy o il ladro o chi per loro?-
-Non saprei, esplorando l’acquario?- rispose Arthur – Forza, diamoci da fare-
Per una buona mezz’ora, il trio si aggirò per l’acquario senza ricavare nulla. Arthur guardava attentamente in ogni anfratto, mentre Becky si guardava intorno senza troppa convinzione. Adelaide invece sembrava una normale visitatrice in gita, e osservava sorridendo dentro le vasche.
-Adesso basta, mi sono stufata!- sbottò Becky – Daphne, Scooby, non possiamo continuare ad investigare cercando degli indizi completamente a caso-
-Proponi tu qualcosa allora, Velma- la riprese Arthur – Pensi che ci sia un metodo migliore?-
Becky stava per rispondere, quando sentì uno scricchiolo provenire da una parte dell’acquario che non avevano ancora visitato.
-Avete sentito?- chiese Arthur – Che sia il guardiano?-
-Andiamo a controllare, no?- rispose Adelaide come se niente fosse.
La figlia di Menta trotterellò tranquillamente verso la zona da cui proveniva il rumore.
-Sai, di solito nei film questa scena non finisce bene- esclamò Becky
-Lo so- ammise Arthur – Ma non possiamo lasciarla sola,no?-
-Beh…- Becky fu tentata di dire di sì, ma il suo senso etico non glielo permise – Temo proprio di no-
I due andarono dietro ad Adelaide, e quando raggiunsero la ragazza, la trovarono in piena estasi, ad osservare qualche vasca.
-Brutta imbecille!- quasi gridò Arthur – Che diamine stai facendo?-
-Ho trovato un indizio- commentò la figlia di Menta ridacchiando  e indicando quelle vasche.
Becky ed Arthur le guardarono ed impallidirono: nelle vasche che aveva trovato Adelaide c’erano dei mostri marini. Per la precisione, un enorme serpente marino in una e dei telchini nell’altra.
-Ma che cosa…- balbettò incredula la figlia di Apollo
Improvvisamente, una voce  maschile sconosciuta risuonò per l’acquario.
-Sbrighiamoci!- brontolò la voce – Quel bamboccio odia aspettare!-
-Ricordami ancora perché ci siamo uniti a lui- rispose una voce femminile – Proprio non lo sopporto!-
-Beh, ricordati che ci hanno offerto di riguadagnare la liberà e di ripopolare l’oceano con i nostri mostri- le spiegò lui – Mi sembra un’offerta vantaggiosa-
Becky ed Arthur si guardarono inorriditi, quei due stavano veramente parlando di liberare i mostri marini rinchiusi nelle vasche?
-Sì, ma trovo molto degradante che  due dei come noi siano costretti ad obbedire a quella fotocopia malvagia di un ragazzino- si lamentò la donna
-Anch’io, ma i patti sono patti- sospirò lui – Ci hanno fatto giurare sullo Stige, ricordi?-
I due continuarono a camminare per i corridoi, sparendo presto dalla visuale dei tre semidei.
-Presto, seguiamoli!- intervenne Adelaide correndo dietro ai due tizi bizzarri ed inquietanti.
-È come avere a che fare con una bambina di cinque anni!- Becky alzò gli occhi al cielo
– Ti converrà abituarti, fa sempre così- Arthur andò dietro alla ragazza e la figlia di Apollo si rassegnò a seguirli, anche se la situazione stava diventando sempre più pericolosa per i suoi gusti.
I ragazzi continuarono a seguire i misteriosi dei per tutto l’acquario, fino ad arrivare davanti ad una delle vasche più grandi.
-Vedete anche voi quello che vedo io?- Becky rimase talmente sconvolta che per un istante dimenticò di nascondersi, almeno fino a quando Arthur non la trascinò dietro un muro.
-Vi prego, ditemi che lo avete visto!- balbettò la figlia di Apollo
-Sì l’ho visto- la zittì Adelaide – Però adesso vorrei sentire cosa dicono, se non vi dispiace-
- Ma… la cosa non vi sconvolge neanche un po’?- chiese ancora Becky
-Stavamo cercando Percy, e lo abbiamo trovato- precisò Arthur – Cosa c’è di strano?-
-Non lo, faccimi pensare…- la guaritrice era sull’orlo di una crisi di nervi – Forse il fatto che sia immerso in una vasca a coccolare il serpente marino più grande che io abbia mai visto!-
-Zitti, non riesco a seguire la conversazione!- brontolò Adelaide, che sembrava essere al cinema a godersi lo spettacolo.
Becky avrebbe voluto continuare a parlare con Arthur, ma quest’ultimo le coprì la bocca con la mano e le fece segno di ascoltare. I due si sporsero dal muro come stava facendo Adelaide.
-Sei sicuro che quei semidei verranno qui?- chiese la donna, una ragazza sulla ventina dai capelli fin troppo crespi.
-Certo, hanno trovato un modo per rintracciarmi- spiegò il falso Percy, la voce un po’ attutita dal vetro della vasca, ma che si sentiva comunque nel silenzio assoluto dell’acquario – Saranno qui molto presto-
-E sei sicuro di poterli battere, visto come ti hanno ridotto oggi?- lo incalzò l’altro
-Certo che posso farcela,mi hanno solo preso alla sprovvista- si difese il semidio malvagio – E poi, mi aiuterete voi, vero?-
-Abbiamo giurato, certo che lo faremo- spiegò la ragazza – E poi, i miei mostri hanno voglia di giocare con qualche prelibato semidio. È un po’ che non si divertono-
-Bene- ridacchiò Percy – Allora li aspetteremo qui, e quando arriveranno, ci faremo trovare pronti!-
-Okay, credo di aver sentito abbastanza!- balbettò Becky – La situazione sta diventando troppo pericolosa. Fate le vostre diavolerie con l’ombra e andiamocene!-
-Perché invece non li affrontiamo adesso?- propose Adelaide – Avremo dalla nostra l’effetto sorpresa!-
Quel piano era troppo sconclusionato perfino per la logica di quella stalker, eppure Adelaide sembrava parlare sul serio. Becky iniziò seriamente a chiedersi se la ragazza non stesse cercando di sabotarli. Forse era veramente il caso di tenerla d’occhio.
 -No, Becky ha ragione, non credo che sia il caso di farci scoprire- la contraddisse Arthur – Andiamocene, dobbiamo intercettare la Argo II prima che arrivi-
-Come siete noiosi- seppur riluttante, Adelaide li seguì verso le parti più buie dell’acquario, dove le luci non arrivavano.
-Scusa se non voglio diventare lo spuntino di un mostro marino- la riprese Becky – Noi ce ne andiamo, tu fai pure come ti pare-
La ragazza si aggrappò al braccio di Arthur, e i due, insieme ad Adelaide, si smaterializzarono nell’ombra, lasciando l’acquario dei mostri.
Una volta fuori, i tre si diressero come se niente fosse verso il loro hotel.
-Comunque- commentò Arthur– Non pensavo che all’acquario di Atlanta ci fossero specie così esotiche-
-Io invece spero solo che non si siano accorti di noi- balbettò timorosa Becky
-Stai tranquilla, adesso siamo in vantaggio- spiegò il figlio di Ade – Conosciamo il loro piano, e potremo avvisare gli altri quando arriveranno-
-Sarà…- Becky non era affatto convinta, e continuava ad avvertire un brutto presentimento. Tutto ciò di cui era sicura in quel momento era che in quell’acquario avrebbe avuto luogo lo scontro finale tra loro e Percy. E l’esito, purtroppo, era tutt’altro che scontato.
 
 
 
 
Angolo Autore
Ed ecco il nuovo capitolo.
Mi dispiace, mi sembra di avervi fatto aspettare per un sacco di tempo, e inoltre il capitolo non mi sembra neppure troppo soddisfacente, ma spero comunque che vi piaccia.
Ci avviciniamo a grandi passi verso lo scontro definitivo con Percy e  i suoi nuovi alleati (che i più attenti avranno già riconosciuto) e intanto, tra Fabiana, Lou Sue, Blaine, Neos e Darren, iniziamo anche a fare chiarezza sul passato e i problemi personali dei nostri eroi.
Spero comunque che il capitolo vi possa piacere più di quanto piace a me.
L’Uragano Temporale
 
   
 
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