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Autore: Xion92    13/07/2017    7 recensioni
Introduzione breve: se immaginate un sequel di TMM pubblicato su Shonen Jump invece che su Nakayoshi, probabilmente verrebbe fuori qualcosa di simile.
Introduzione lunga: Un'ipotetica seconda serie, in cui il tema serio di fondo è l'integralismo religioso e il nemico principale è un alieno, Flan, intenzionato a portare a termine la missione fallita nella serie precedente. E' suddivisa in tre parti:
I. In questa parte c'è il "lancio" della trama, del nemico principale, l'iniziale e provvisoria sconfitta di gran parte dei personaggi, l'approfondimento della relazione tra Ichigo e Masaya, fino alla nascita della loro figlia;
II. Questa parte serve allo sviluppo e all'approfondimento del personaggio della figlia di Ichigo, Angel, la sua crescita fisica e in parte psicologica, la sua relazione con i suoi nonni e col figlio di Flan, i suoi primi combattimenti in singolo;
III. Il "cuore" della storia. Torna il cast canon e i temi tornano ad essere quelli tipici di TMM mescolati a quelli di uno shonen di formazione: spirito di squadra, onore, crescita psicologica, combattimenti contro vari boss, potenziamenti.
Coppie presenti: Ichigo/Masaya, Retasu/Ryou.
Nota: rating modificato da giallo a arancione principalmente a causa del capitolo 78, molto crudo e violento.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Okay, eccoci. Allora, questo capitolo è cruento. Almeno per gli standard del resto della serie, è violento. Tanto. E' talmente boss battle e talmente shonenata che anche il titolo vi si è adeguato, e stavolta è "doppio", in stile Toei Animation, tanto per dire. Consiglio di leggere il capitolo con questa musica sotto. E' il tema che secondo me ci azzecca meglio.



Capitolo 78 – La resa dei conti! Una battaglia intrisa di sangue


“Sei… sei sicura che sia questa la direzione giusta?” gridò Mew Lettuce a Mew Ichigo, mentre correvano per i tetti della città illuminata e in festa. Era successo tutto troppo in fretta: Keiichiro aveva telefonato a Ryou proprio mentre lei e il suo ragazzo stavano uscendo dal ristorante in cui avevano cenato. Lei si era subito precipitata per raggiungere i suoi compagni, mentre Ryou era corso al Caffè per seguire meglio gli avvenimenti al computer.
Da quando si era riunita ai suoi amici, era almeno la terza volta che poneva quella domanda, ma Mew Ichigo non si degnava di rispondere. Non rispondeva né girava la testa, anzi, correva dritta davanti a sé, come se sapesse con precisione il percorso che doveva fare e non esistesse nessun altro al mondo oltre a lei. Il resto della squadra riusciva a malapena a tenerle dietro.
Al posto della capo, rispose il Cavaliere Blu.
“Seguiamola. Sono sicuro che il suo presentimento sia giusto. È l’unico modo che abbiamo per trovare Angel.”
“Ma aspetta che le metta le mani addosso”, ansimò rabbiosa Mew Mint, arrancando dietro di lui. “Neanche Waffle in persona potrebbe farle più male di quanto gliene farò io appena la troviamo.”

Mew Angel ancora ansimava, cercando di non pensare al dolore lancinante che sentiva alla testa. Lei e Waffle, coi muscoli tesi, una di fronte all’altro ai lati opposti del tetto, si stavano squadrando con attenzione per cogliere i vari particolari della fisicità dell’avversario. Si rese conto che lei stessa non doveva dare un’impressione di forma ottimale. Già era affaticata per la corsa che aveva fatto, il dolore acuto alla fronte le impediva di pensare con lucidità e, visto che ansimava, quell’aria asciutta e gelida le seccava le vie respiratorie ogni volta che prendeva fiato. Waffle invece non credeva di averlo mai visto così fresco come in quel momento. Non poteva sperare di intimidirlo. Dovevano iniziare lo scontro.
Con uno slancio, partì verso di lui, più per testare il campo di battaglia che per colpirlo. Dopo pochi passi, perse il controllo dei suoi movimenti e, pur volendo rallentare, riuscì a frenare solo alcuni metri dopo il punto che aveva stabilito. Waffle nel frattempo si era già spostato; Mew Angel lo guardò con invidia. Per lui, che non aveva bisogno di tenere i piedi a terra, era facile. Provò un’altra volta a lanciarglisi contro, e di nuovo lui si spostò, mentre lei incontrava mille difficoltà per riuscire a frenare senza cadere. Mew Angel si fermò a riflettere, confusa. Waffle, da lontano, la guardava divertito. Era evidente che non aveva nessuna fretta. Si stava semplicemente godendo lo spettacolo di quella terrestre incapace di volare e di combattere come si deve in un ambiente come quello.
Non poteva sperare di andare avanti così. Quel ghiaccio la impediva troppo. Per un attimo ebbe un’idea: e se avesse sciolto la lastra lanciando contro il pavimento un Ribbon Angel Bless? Puntò la sua arma verso terra, ma poi le venne in mente una cosa: tanto tempo fa, quando ancora viveva nella sua Tokyo originaria, aveva imprudentemente affrontato Flan su un tetto proprio come quello. Pioveva, e Flan era riuscito quasi ad ammazzarla elettrificando l’acqua che ricopriva il campo di battaglia. No, non poteva sciogliere quel ghiaccio. Waffle, coi suoi attacchi elettrici, avrebbe potuto ucciderla come niente.
“Che fai, dormi?” la scosse Waffle.
E, visto che lei sembrava indecisa, lui stesso partì all’attacco, puntandole il jitte contro. Mew Angel riuscì a schivarlo per un pelo e, con tutte le difficoltà di frenata, riuscì a fermarsi proprio sul ciglio del grattacielo. Guardò giù, cercando di calcolare l’altezza dalle luci sulla strada. Saranno stati almeno duecento metri. Roba da spaccarsi le ossa. Le venne un’altra idea, alquanto pericolosa, ma che le avrebbe permesso di risolvere il combattimento in breve tempo: lanciarsi contro Waffle, afferrarlo, buttarsi di sotto insieme a lui, e trattenerlo rovesciato in modo da fargli picchiare la testa al suolo. Scartò subito anche quella strategia: per quanto lei fosse forte, lui era più muscoloso e grosso di lei e, visto che sapeva volare, sarebbe riuscito a frenare la caduta, di sicuro.
Allora si girò di nuovo verso il suo avversario. Provò un’ultima scorciatoia, anche se, stavolta ne era sicura, era più per dovere di protocollo che per altro: tenendo ben stretta la sua arma, la puntò verso Waffle e gridò: “Ribbon Angel Bless!”
Dalla sfera si sprigionò un fascio di luce azzurra abbastanza modesto, e Waffle, senza difficoltà alcuna, lo neutralizzò col suo jitte. Mew Angel strinse con rabbia le dita attorno al bastone della sua arma. Maledetto, maledetto fino alla morte quel potenziamento che non era riuscita a prendere. Quanto sarebbe stato facile vincere quel combattimento, se solo lo avesse avuto?
Non c’era niente da fare: doveva combatterlo nel modo tradizionale, sperando che quell’alieno non le strappasse la sua vita insieme alle viscere. Intanto il sangue le continuava a colare dal taglio sulla fronte, le si stava asciugando sulle guance, le era sceso sugli occhi cominciando ad appiccicarsi alle palpebre e alle ciglia e, visto che stava colando anche ai lati del naso, le stava iniziando a chiudere le narici, così che ora la ragazza si ritrovava a dover respirare quasi solo dalla bocca.
Guardò Waffle, ancora fresco e in salute. Si piazzò a gambe larghe, abbassò la testa e tirò indietro le orecchie, tenendo la coda rigida. Fra un istante avrebbe attaccato di nuovo, o forse lui avrebbe attaccato lei.
“…Angel!” sentì chiamare in lontananza.
Alzò subito la testa drizzando le orecchie, e spalancò gli occhi.
Anche Waffle sgranò i suoi, incredulo, e lanciò lo sguardo verso lo skyline di Tokyo. Entrambi fissarono lo stesso punto in lontananza, e dopo un istante videro l’intero team di guerrieri della squadra delle Mew Mew correre verso di loro, con Mew Ichigo in testa.
“No…” boccheggiò Waffle. “Come hanno fatto…?”
“Leader…?” mormorò Mew Angel, senza far più caso a lui.
I suoi compagni ormai erano molto vicini, e quando furono a meno di cento metri di distanza, dalle bocche di ognuno di loro uscì un grido di orrore. Anche se era notte, le luci della città riuscivano a raggiungere anche le cime dei palazzi, e si poteva vedere l’ambiente intorno quasi come se fosse giorno.
“C’è Waffle con lei!” esclamò Mew Mint appena distinse le due figure in lontananza.
“Ma cosa… cosa le ha fatto?” gridò il Cavaliere Blu, guardandole il viso coperto di sangue.
Mew Ichigo sembrava non avere nemmeno la forza per tirar fuori delle parole, ma la sua espressione aveva assunto una tinta di angoscia mista all’urgenza che aveva di raggiungere Angel.
La quale, ignorando Waffle, aveva già iniziato a muoversi verso i suoi amici nel tentativo di unirsi a loro, ma l’alieno a quel punto gridò:
“eh, no!” e, sollevando il braccio sinistro, creò intorno al tetto del grattacielo un’enorme cupola di energia trasparente. Mew Angel si arrestò e si girò di nuovo verso di lui, ringhiando.
“Di qui tu non te ne vai, e voi non interferirete!” gridò imperioso Waffle.
Tutta la squadra si era fermata sul tetto del grattacielo vicino, non più distante di cinquanta metri.
“Maledetto alieno!”, urlò Mew Mint.
“Brutto cattivone!”, le fece eco Mew Pudding. “Lascia andare Angel-neechan.”
Waffle non prestò la minima attenzione a quello che quei guerrieri gli stavano dicendo, ma parlò ad Angel con tono alto, in modo che lo potessero sentire anche loro.
“Lo vedi questo campo di energia? Nessuno che sta fuori può entrare dentro, e nessuno che sta dentro può uscire. Sparirà solo in due casi: lo annullerò io una volta che ti avrò ammazzata. Oppure si romperà da solo se tu riuscirai ad ammazzare me. Ma l’ultima la escluderei”, concluse in un ghigno. “Oh… ti stai chiedendo perché non l’ho mai usato prima? Finora non ero quasi mai riuscito a prenderti da sola, e le poche volte che è successo i luoghi in cui eravamo ti potevano permettere di nasconderti. Ma ora è diverso!”
“No… non ci voglio credere…” boccheggiò Mew Ichigo al di fuori. Puntò la sua StrawBell Bell verso il campo di forza. “Ribbon Strawberry Surprise!”, gridò, lanciandogli un fascio di luce contro. Ma l’attacco non ebbe alcun effetto: l’energia che isolava le due persone dentro da quelle di fuori assorbì la luce e tornò ad essere trasparente in pochi istanti.
“Se combiniamo i nostri attacchi, forse ce la possiamo fare a romperlo”, propose il Cavaliere Blu.
Ma Mew Zakuro, che fino ad allora non aveva parlato, gli appoggiò una mano sulla spalla.
“Sarebbe inutile. Inoltre questa è la sua battaglia, stavolta”, gli disse, rigida. “Noi non possiamo interferire.”
Il Cavaliere Blu rimase in silenzio, combattuto e con l’agitazione nello sguardo; infine, tirando un profondo respiro, disse con tono controllato: “hai ragione. Può farcela, lo so che può farcela.”
“Ma… ma…” protestò Mew Ichigo, che li aveva sentiti. “Non possiamo lasciarla da sola. Guardate com’è ridotta.”
Mew Zakuro fissò la sua leader negli occhi. “Non devi preoccuparti, Ichigo. Angel è una grande guerriera, riuscirà a trovare un modo, anche senza di noi.”
Mew Ichigo lanciò uno sguardo angosciato al Cavaliere Blu, che le rispose annuendo in modo da rassicurarla; così lei, insieme ai suoi compagni, rimase al suo posto, osservando la lotta da lontano ignorando il freddo di quella notte invernale.

Mew Angel ora era rimasta completamente isolata, e si vedeva che Waffle aveva assunto una sicurezza ancora maggiore. Infatti il ragazzo non aspettò più che lei facesse la prima mossa. Lo videro buttarsi addosso alla loro amica come una freccia, e lei cercò di staccarsi dal suo posto per evitarlo con un salto, ma il pavimento scivoloso la rallentò e si beccò un colpo in viso dal braccio del suo avversario. Mentre veniva sbalzata via, videro che si stava avvicinando alla parete di energia, e il terrore gli morse le viscere: e se quella parete fosse elettrificata? Finì contro il muro trasparente senza nessuna conseguenza. Era normale, non era pericoloso, pensarono tutti con sollievo. Anche Mew Angel, per quel poco che si riusciva a distinguere a causa del sangue, aveva un’espressione sorpresa e rassicurata da quella scoperta. Allora la guerriera si appoggiò alla parete di energia con tutti e quattro gli altri e piombò di nuovo sul tetto. Durante il salto, si raddrizzò ed atterrò verticalmente, senza strisciare i piedi, in modo da evitare ogni scivolata.
Waffle fece partire un lampo verso di lei. Di nuovo, Mew Angel saltò dal suo posto, dirigendo il suo balzo verso la parete. Una volta arrivata ci si appoggiò un’altra volta, e di nuovo atterrò sul tetto nello stesso modo di prima. Waffle le lanciò altri fulmini, e tutte le volte la ragazza schivò nella stessa maniera.
“Sta sfruttando quel campo di forza a suo vantaggio”, osservò Mew Lettuce al di fuori della cupola.
“Già, si sta iniziando ad orientare e ad adeguare all’ambiente intorno”, annuì Mew Zakuro.
“Ma perché Angel-neechan non sfrutta quello slancio per attaccare Waffle-niichan?”, chiese Mew Pudding, seccata.
Waffle infatti aspettava la sua avversaria sotto, lanciandole raggi elettrici ogni volta che saltava, ma Mew Angel usava quella tecnica solo per schivare, non per attaccare.
“Sa che non deve attaccare durante un salto”, le spiegò il Cavaliere Blu, che stava seguendo il combattimento con estrema attenzione. “Se attacchi saltando, sei in balìa del tuo avversario. È quello che le ho insegnato.”
“Aah…”, fece Mew Pudding, rimettendosi a guardare la lotta.
Quell’inseguimento attacco-schivata contro il muro andò avanti per un po’. Agli occhi dei guerrieri che guardavano dall’esterno, il tutto faceva uno strano effetto. Se non fosse stato per le loro espressioni inferocite, sembrava che Angel e Waffle stessero giocando, più che combattendo all’ultimo sangue.
Ogni tanto, forse per provocarlo di più, Mew Angel gli andava deliberatamente vicino nel suo ingarbugliato sistema di corsa e salti. Pareva che si fosse addirittura dimenticata che quella avrebbe potuto essere la sua ultima lotta. Allora Waffle cercava di darle dei fendenti diretti, e tutta la squadra al di là della cupola tremava, ma quella ragazza riusciva sempre a sfuggirgli un attimo prima che il jitte incontrasse la sua carne. In modo ironico, sembrava che, arrivata a quel punto, la guerriera fosse riuscita a girare a suo vantaggio il fatto che il pavimento fosse ghiacciato. Waffle era svelto, ma Mew Angel lo era di più, visto che sfruttava quella lastra di ghiaccio per aumentare i suoi scatti. Dato che il ghiaccio le dava un aiuto notevole, in questo modo riusciva parzialmente a salvarsi dal dispendio di energie. Salto contro il muro, salto contro un’altra parte della cupola, atterraggio, scivolata verso Waffle, allontanamento per evitare un suo fendente, avvicinamento, salto contro il muro evitando un suo lampo, e via così, senza fermarsi. Il Cavaliere Blu, che osservava senza staccarle gli occhi di dosso, constatò che tutti i movimenti e le mosse che stava facendo erano esattamente quelli che aveva imparato durante l’allenamento che le aveva impartito a luglio.
Fu Waffle a interrompere quel paradossale mordi e fuggi. Prevedendo dove la sua avversaria avrebbe appoggiato i piedi, quando la ragazza si staccò dal muro, si mosse in modo da arrivarle accanto nel momento del suo atterraggio.
Mew Angel se lo ritrovò di fianco senza quasi rendersene conto. Waffle sollevò il jitte e fece per darle un colpo, e la ragazza, mettendo per traverso la sua Angel Whistle e tenendola con una mano per parte, parò il fendente del suo avversario.
I ragazzi al di là della barriera trattennero il fiato. Videro Mew Angel piegarsi in avanti e bloccare la scivolata mettendo un piede più indietro di traverso. Waffle spingeva agevolmente verso la sua avversaria, visto che stava sollevato in aria. Era lei a essere più in difficoltà. Aveva le braccia rigide nella sua colluttazione, gli addominali tirati, le orecchie abbassate e i denti digrignati. I suoi compagni si resero conto che sarebbe bastato che al posto di Angel ci fosse stata un’altra ragazza con i muscoli appena meno sviluppati dei suoi per non riuscire a resistere un solo secondo. Invece ora entrambi erano in una situazione di stallo, ciascuno stava sia cercando di bloccare l’avversario che di respingerlo. Eppure quella parata aveva qualcosa di innaturale.
Mew Lettuce chiese al Cavaliere Blu: “non si stanno sforzando sul serio, vero?”
Il ragazzo osservò i due avversari con attenzione. “Waffle non sta cercando di respingere Angel. Vorrebbe anzi che lei spingesse più di lui, in modo da lasciar andare la presa all’improvviso e farla ribaltare. Ma lei ha capito il suo piano e non ci sta mettendo tutta la sua forza, per evitare che lui la faccia cadere nella sua trappola.”
Lanciò un rapido sguardo a Mew Lettuce che lo guardava a bocca aperta. “Le ho insegnato anche questo”, aggiunse con un certo orgoglio nella voce.
Dopo un po’, visto che nessuno dei due sembrava voler trionfare, i due avversari si staccarono nello stesso istante, portandosi di nuovo ai lati opposti del campo.
E da lì ricominciarono le mosse di prima. Waffle lanciava dei lampi a Mew Angel, lei schivava sfrecciando sul ghiaccio, lanciandosi contro le pareti della cupola e poi riatterrava, lui le sparava un altro fulmine, lei schivava allo stesso modo, poi lui la attaccava fisicamente, si bloccavano nella colluttazione di prima, si separavano di nuovo, riprendevano a lanciarsi elettricità e a saltare, e via così.
Di nuovo, agli occhi dei ragazzi al di fuori si profilò l’illusione che il tutto non fosse altro che un interminabile e terrificante gioco. Nemmeno una goccia di liquido rosso stillava dai loro corpi, fatta eccezione per il viso di Angel, che ormai era diventato una maschera di sangue ed era irriconoscibile.
Mew Ichigo si girò verso il suo compagno. “Ma che stanno facendo?”, gli chiese con i brividi nella voce.
Gli occhi del Cavaliere Blu guizzavano dall’una all’altro, cercando di cogliere la loro strategia. “Stanno cercando di stancarsi a vicenda. Ancora non fanno sul serio.”
Ed effettivamente, osservando i due guerrieri sul campo di battaglia non si poteva negare che erano diversi dall’inizio del combattimento. Entrambi sembravano più sfiancati, e man mano che si attaccavano e si respingevano i loro occhi diventavano sempre più stralunati e i loro respiri sempre più intensi.
Era evidente che Waffle aveva capito che anche la sua resistenza aveva un limite. Durante l’ennesimo attacco con conseguente parata, i ragazzi si resero conto che stavolta l’alieno, invece di rimanere stabile, stava cercando di far scivolare sempre di più il suo jitte lungo l’asta della Angel Whistle.
“Vuole disarmarla usando l’uncino vicino al manico…” dedusse Zakuro in un soffio.
“No…” gemette Mew Ichigo, con gli occhi sgranati.
“Tranquilla”, la rassicurò subito il Cavaliere Blu. “Lei l’ha capito.”
Mew Angel rimase in quella posizione ancora alcuni secondi, poi, prima che l’uncino del jitte di Waffle si incastrasse nella sua arma, ritirò di scatto le braccia in modo da sottrargliela. In questo modo però Waffle, trovando la sua avversaria scoperta, lasciò andare un forte colpo verso di lei.
Mew Angel strinse i denti in un ringhio di dolore: la punta del jitte del suo avversario le aveva strisciato il fianco destro. La ragazza rimase immobile, trattenendo il respiro a occhi strizzati, per alcuni istanti, mentre sottili strisce rosse stavano iniziando a sprizzarle e colarle dalla nuova ferita.
Anche Waffle rimase fermo di fronte a lei, ansimando, con negli occhi il trionfo: era evidente che si aspettava di avere la vittoria in pugno.
Appena si fu ripresa un poco, subito la ragazza si avventò contro di lui, a orecchie abbassate e denti scoperti, cercando di colpirlo con la sua arma. I suoi compagni di fuori notarono un brusco cambiamento nei suoi modi di fare: finora era stata più sulla difensiva, usando un approccio prudente e ragionato, puntando allo stancare l’avversario prima di passare all’offesa. Ma ora che era stata ferita di nuovo, era emerso dal suo essere quell’istinto animale più puro, che porta allo scacciare dalla mente ogni tipo di ragionamento elaborato, e che invece fa concentrare su un solo fattore: uccidere il nemico, prima che lui uccida te; tenersi stretta la propria vita il più possibile, mettendo l’avversario in grado di non nuocere.
Waffle invece, che a parte la stanchezza stava bene, parò il colpo di Mew Angel mantenendo la sua espressione vagamente divertita. La ragazza cercò di colpirlo altre due o tre volte, e i suoi colpi fallirono sempre. Allora si allontanò di qualche passo e girò la sua Angel Whistle al contrario, tenendo la parte della sfera verso Waffle.
Il Cavaliere Blu allargò appena gli occhi, e un attimo dopo Mew Angel, corsa di nuovo verso Waffle che già era pronto a parare nel solito modo, invece di attaccarlo frontalmente si piegò appena verso destra e, muovendo le labbra formando le parole “destra sinistra…” gli diede un colpo al fianco sinistro.
Waffle, colpito da quella sfera dura, emise un rantolo di dolore e indietreggiò di un passo. Mew Angel, senza fermarsi, mosse le labbra dicendo stavolta “…alto basso…” e contemporaneamente diede un colpo dall’alto al basso verso l’avversario. Altro verso di dolore, e la ragazza, di nuovo, enunciò “…sinistra destra…” dando una botta sul fianco destro a Waffle, che ormai aveva la difesa completamente spezzata.
Senza dargli il tempo di riprendersi, Mew Angel si ricompose un attimo per apprestarsi a compiere un difficile movimento.
“…ruota polso…” mormorò il Cavaliere Blu insieme alla ragazza, guardando concentrato le sue mosse, mentre quest’ultima eseguiva un veloce movimento del polso per girare l’arma dalla parte appuntita. Le riuscì, ed essa non le cadde di mano.
“…dritto punta!”, concluse Mew Angel, dando un colpo con tutta la forza sul fianco scoperto di Waffle. Dalla gola dell’alieno uscì un altro rantolo, e dalla sua prima ferita iniziò a colare sangue sulla stoffa dei vestiti.
Il ragazzo, ansimando, alzò lo sguardo verso Mew Angel. Il sorriso beffardo e sicuro che aveva avuto fino a poco prima era sparito, e al suo posto c’era ora un’espressione di rabbia sorda e odio. Stringendo i denti per il dolore, diede un fendente di punta alla ragazza, che riuscì a spostarsi in tempo, riuscendo a sfruttare a suo vantaggio quel pavimento scivoloso. Di nuovo Mew Angel ripeté la combo che aveva studiato e perfezionato durante l’allenamento col Cavaliere Blu, e riuscì a colpire Waffle sull’altro fianco. Conclusa la combo, però, Waffle stavolta non le diede il tempo di iniziarne un’altra, e le diede una sferzata, stavolta sulla spalla, riuscendo a colpirla. Anche Mew Angel, mentre attaccava una terza volta, dovette stringere i denti, visto che le ferite stavano iniziando ad aumentare. Altra combo, altra ferita sotto il braccio. Reazione di Waffle, altro taglio sul fianco, stavolta più sotto. E via così, attacco e ferita, attacco e ferita, sangue che usciva sempre di più, colando e macchiando i loro vestiti.
Gli altri guerrieri, che seguivano lo scontro col cuore in gola, notarono che la battaglia aveva incontrato una cruenta situazione di stallo: né Mew Angel né Waffle, man mano che andavano avanti coi colpi, sembravano più preoccuparsi di parare o difendersi dagli attacchi dell’altro. Anzi, dopo cinque o sei volte, perfino la ragazza aveva smesso di usare la combo per dare solo colpi di punta: il Cavaliere Blu, allora, le aveva sconsigliato di usare questo metodo semplicemente perché era un modo di attaccare facile da prevedere, ma Waffle in quel momento non si stava preoccupando di parare. Nessuno dei due schivava, nessuno dei due si difendeva. Si colpivano di punta a vicenda, senza nemmeno guardare dove stavano andando a colpire, visto che gli occhi erano sempre fissi su quelli dell’altro, in uno sguardo duro e logorato dall’odio e dal desiderio di vendetta.
La squadra, però, notò che una certa attenzione a qualcosa c’era: ossia, sembrava che, dovunque fossero diretti i loro colpi, stavano sempre attenti a non colpire il nemico in un punto vitale. Né Waffle né Mew Angel avevano dato un colpo al petto o al ventre dell’avversario; sempre e solo fianchi, spalle e braccia, che ormai erano coperti di tagli e sangue che gli gocciolava dai corpi. Non avevano idea, i ragazzi al di fuori, di come quei due potessero andare avanti a combattere con delle ferite profonde come quelle. Ma nessun punto vitale era stato toccato. Sembrava che tutto quello che volessero era rendere il combattimento più lungo e doloroso possibile, invece di finire subito l’avversario.
“Ma perché fanno così, neesama?”, chiese Mew Mint a Mew Zakuro, con la voce che le tremava. “Non ce la faccio più a guardarli, è una cosa terribile.”
“Si stanno restituendo tutto quello che si tenevano dentro da anni”, le rispose la più grande. “Waffle odia Angel per i suoi princìpi religiosi e perché pensa che abbia voluto ingannarlo. Angel ha capito che se Waffle è diventato così, la colpa non è della sua specie, ma la sua, che ha ceduto a suo padre e non ha resistito, e lo odia per questo. Ora vogliono regolare tutti i conti in sospeso.”
Il Cavaliere Blu dovette distogliere lo sguardo a quel punto, perché ogni colpo che riceveva Angel, lui se lo sentiva nella carne. Voleva aiutarla e non poteva. Lanciò uno sguardo di sottecchi a Mew Ichigo, per vedere come stava, e notò che, ogni volta che Angel riceveva una pugnalata, la sua ragazza stringeva i denti e gli occhi in una smorfia contratta di dolore, come se la ferita la stesse ricevendo lei stessa.
Dopo l’ennesimo colpo privo di parata, i due combattenti si separarono, allontanandosi di alcuni metri. Entrambi ansimavano, mentre il sangue, che continuava a uscire dai numerosi tagli che si erano procurati, faceva fluire dai loro corpi anche la loro energia, che stava iniziando a scarseggiare.
Waffle, dopo alcuni respiri affannosi volti a farlo riprendere un po’, si staccò dal suo posto e partì verso Mew Angel, stavolta tenendo il jitte puntato contro il suo petto. I compagni della ragazza smisero di respirare: ormai Waffle era talmente stanco che aveva deciso di smettere coi suoi attacchi tesi a vendicarsi, ed aveva intenzione di concludere lì lo scontro.

Mew Angel, vedendolo venire attraverso gli occhi velati di sangue e sudore, si sistemò allargando le gambe, piegò il corpo di lato e, quando Waffle le fu abbastanza vicino, lo afferrò con entrambe le braccia sotto le ascelle. Il forte slancio dell’alieno, con in più il pavimento reso scivoloso dal ghiaccio, fece sì che Mew Angel finisse ribaltata a terra insieme a lui. Subito la guerriera cercò di bloccare il ragazzo a terra. Era difficile, perché il suo avversario era forte, lei sentiva male ovunque per i numerosi tagli e ferite, e il dolore alla fronte era così forte che non lo sopportava. Tuttavia riacquisì coraggio quando vide lo stato di Waffle: anche lui era coperto di sangue, e quel sangue non era mica il suo.
“Non sottovalutarmi perché sono una femmina, Waffle!”, gli ringhiò trattenendogli i polsi da dietro. “Ne posso buttare giù altri due, come te.”
Il sangue che dalle spalle e le braccia le colava fino alle mani aveva però reso la sua presa scivolosa. Infatti Waffle riuscì a liberare la mano sinistra e, dopo averle afferrato uno stinco, diede uno strattone. Il pavimento ghiacciato fece perdere l’equilibrio alla ragazza, che capitombolò a terra. Cadde a pancia sotto, e diede una botta con lo sterno talmente forte che si sentì mozzare il respiro. Waffle ne approfittò e le si buttò sopra con tutto il suo peso, afferrandole le mani e torcendogliele dietro la schiena. Mew Angel cercò di liberarsi, ma il suo dibattersi non ebbe alcun effetto. Se fosse stata fresca e in salute, sarebbe bastato un suo blando movimento per scagliare Waffle dall’altra parte del tetto, ma ora che era stanca, sfinita, che aveva perduto tutto quel sangue che oltretutto le tappava anche gli occhi e le narici, non riusciva nemmeno a scalfire la presa del suo nemico. Rimase bloccata a terra, ansimante, col dolore che le trafiggeva la cassa toracica a ogni respiro, e sentì la voce trionfante di Waffle sopra la sua testa:
“alla fine hai perso, Angel, eh? Era chiaro che fra noi due ero io a dover uscire vincitore. È una superiorità genetica, non puoi farci niente.”
A quel punto, però, Mew Angel sentì una seconda voce. Riuscì a girare la testa, movimento inutile, visto che ormai non vedeva più bene. Ma il tono lo distinse: era quello di Mew Ichigo.
“Waffle!”, stava gridando cercando di sembrare autoritaria, ma nella sua voce c’era l’angoscia. “Angel è troppo debole, non può andare avanti. Combatterò io al suo posto!”
“Anch’io!”, questa era la voce del Cavaliere Blu.
“E anche noi!”, e queste erano Mew Pudding, Mew Lettuce, Mew Mint e Mew Zakuro.
Sentì la voce di Waffle, rabbiosa, in risposta: “come osate dirmi questo?! Se mettete bocca di nuovo ammazzo anche voi!”
Mew Angel si sentì piena di gratitudine per la proposta che gli avevano fatto. Ma era inutile. Non solo Waffle, il suo stesso corpo glielo stava dicendo: aveva perso. Lei aveva tenuto fede a quello che aveva dichiarato all’inizio della battaglia: sarebbe rimasta a terra solo da morta, e fino a quel momento, con tutte le difficoltà, non aveva mai ceduto. Non poteva fare nient’altro: poteva solo aspettare che il jitte di Waffle le si conficcasse nella schiena da un momento all’altro e che non fosse troppo doloroso.
Ma a quel punto, sentì di nuovo la voce della sua leader. Era una voce forte, energica, ma allo stesso tempo tinta di gravosità e disperazione.
“Angel! Riesci a sentirmi?! È tutto quello che posso fare per te, ora! Tutto quello che posso darti è la mia voce!”
Dopo questo grido, la sentì rivolgersi agli altri, col tono incrinato e che andava a singhiozzi. Stava piangendo?
“Che cosa aspettate? Fatelo anche voi! Aiutiamo Angel!”
E, un attimo dopo, un forte coro di sei voci giunse alle sue orecchie da quel grattacielo lì accanto, e lei ne colse tutti i toni, da quella profonda e vibrante del Cavaliere Blu a quella alta e acuta di Mew Pudding.
“Angel! Angel! Siamo con te! Resisti, non mollare! Angel!”
Anche le loro voci tremavano di agitazione e dolore, ma Mew Angel percepì una nuova energia sprigionarsi da quelle grida e penetrarle nel corpo, rinvigorendolo.
“Zitti! State zitti tutti!” gridava Waffle, furioso, mentre la teneva stretta. “Altrimenti vi ucciderò!”
Ma neanche le urla rabbiose dell’alieno riuscivano a coprire le grida dei suoi compagni.
‘Riesco a sentirle… le loro voci… grazie, amici!’, pensò Mew Angel. No, non era ancora finita. Lei ancora non era morta, e finché ci sarebbe stato anche solo un soffio di vita nel suo corpo, non si sarebbe arresa. Se solo avesse potuto usare la sua arma…
Sentì di nuovo Waffle, beffardo e ansimante, vicino al suo orecchio. “Chissà se il colpo mortale te lo beccherai tra le scapole o più in giù?”
Il viso di Waffle era vicino al suo. La ragazza non ebbe nemmeno il tempo di valutare se la sua idea era una pazzia o meno. I suoi istinti più profondi, gli istinti di predatore che affioravano nei momenti più critici, le dissero all’istante quello che doveva fare. Non poteva perdere tempo: doveva agire finché la testa del suo nemico fosse stata abbastanza vicina, e sperare che tutto andasse bene.
Con uno scatto degno di un serpente, girò all’improvviso la testa per quanto la sua posizione glielo permetteva, tenendo la bocca spalancata e scoprendo tutti i denti. Fu fortunata: Waffle era proprio lì accanto a lei. I suoi canini incontrarono la gola scoperta – visto che il collo della maglia gli si era strappato – del suo nemico e, prima ancora che il ragazzo si rendesse conto di quel che stava accadendo, Mew Angel strinse la presa del morso sulla sua giugulare. Il respiro di Waffle si strozzò, e lui rimase immobilizzato, con lei che stringeva via via la presa, bloccando il passaggio dell’aria.
Era la stessa tecnica che aveva usato contro quel coniglio in montagna: uccisione del nemico per soffocamento. O almeno questa era la sua intenzione. Da umana, non aveva le zanne lunghe e mortali che aveva da gatta, ma era anche vero che Waffle non aveva la pelliccia spessa e dura di un coniglio selvatico. Sentiva infatti, dentro la bocca, la pelle sottile e morbida di Waffle, e l’aria che spingeva per poter uscire dalla trachea, bloccata però dalla sua presa.
Nei suoi occhi si era accesa una nuova fiamma: non aveva nessuna intenzione di morire in un posto come quello, e non importava che non avesse la sua arma a disposizione. Avrebbe lottato fino all’ultimo respiro per tenersi stretta la sua vita. L’avrebbe fatto per se stessa che era riuscita ad arrivare fin lì, per i suoi amici che credevano in lei e per sua nonna che la aspettava a casa.
Entrambi rimasero fermi così: Mew Angel sdraiata a terra, ma con le spalle sollevate, il collo e la testa girati e la bocca piantata sulla gola di Waffle, che le stava sopra la schiena e, nonostante il respiro mozzato, non cedeva la presa e le teneva fermi i polsi. Il ragazzo avrebbe potuto mettere fine a quell’attacco in qualunque momento, bastava staccarsi da lei e allontanarsi. Ma, se l’avesse fatto, la ragazza sarebbe riuscita a riappropriarsi della sua arma, e quindi non la lasciava andare.
Passarono lunghi, interminabili secondi, che man mano diventarono prima uno, poi due minuti. Nonostante l’attacco fosse diretto a Waffle, anche Mew Angel ne stava risentendo in modo notevole: in condizioni normali, avrebbe potuto continuare a respirare attraverso il naso, ma la ragazza aveva entrambe le narici completamente occluse dal sangue. Con le labbra serrate sulla gola di Waffle, anche lei stava soffocando. Si stava sentendo i polmoni bruciare sempre di più, il corpo richiedere aria a gran voce, e il fattore che le rendeva le cose più difficili era la consapevolezza che avrebbe potuto soddisfare questo vitale bisogno, se avesse voluto: avrebbe potuto staccare i denti dal collo del suo nemico per poter respirare. Ma non l’avrebbe mai fatto; se avesse mollato, lui l’avrebbe uccisa subito. Quindi, ignorando la sensazione di asfissia che si faceva via via più forte, strizzò gli occhi e abbassò le orecchie fin quasi a farle aderire alla testa, tenendo salda la stretta. L’unica sua speranza era che Waffle cedesse prima di lei, ma lei non avrebbe mai lasciato la presa. Quella lotta fatale, immobile e silenziosa, senza alcun verso emesso da nessuno dei due, andò avanti per un altro minuto ancora. La ragazza stava stringendo così forte sulla gola dell’alieno, che iniziò a sentirsi in bocca il sapore forte e ributtante del suo sangue. Quel sapore che quando era una gatta la eccitava e quando era donna le faceva venire la nausea per il ribrezzo. E non solo: dovendo mantenere la presa salda e non potendo deglutire né tossire, il sangue del suo nemico iniziò a scenderle per la gola, e lei sentì quella sensazione orribile e dolorosa che si prova quando qualcosa ti va di traverso, e l’unico modo che hai per liberartene è tossire il più forte possibile. Ma lei non avrebbe mai lasciato la presa dei suoi denti, neanche per poter tossire. Non ce la faceva più: insieme al dolore lancinante che sentiva in tutto il corpo, la stanchezza estrema, il freddo di quella notte di dicembre, il soffocamento e il sangue che stava iniziando a scenderle nei polmoni, la ragazza stava iniziando a sentire che la sua vita la stava abbandonando. Ancora un minuto in quello stato e sarebbe morta. Forse insieme a Waffle che, come lei, non sembrava aver intenzione di cedere nonostante la morte che stava per sopraggiungere.
Dopo quattro minuti dall’inizio dell’attacco, con uno scatto improvviso e disperato, Waffle lasciò le mani della sua avversaria e le diede uno spintone così violento che la fece finire dall’altra parte del campo. Il ragazzo aveva gli occhi gialli sbarrati ed esausti, così come senza forze sembrava tutto il suo corpo. In aggiunta ai tagli e alle ferite che aveva addosso, ora aveva la gola che era tutta una macchia di sangue. Non si riusciva a vedere bene che tipo di ferita avesse, ma Mew Angel aveva stretto così forte i canini sulla sua carne che, nonostante lo scopo fosse solo quello di soffocarlo, erano riusciti a strappargli la pelle e ad aprirgli il collo. La sua figura, che prima della battaglia era in salute e in forze, era ora straziata dalla fatica e dalle ferite. Teneva la bocca spalancata cercando di recuperare tutta l’aria che non aveva potuto respirare in quei minuti, e dalle labbra gli colavano rivoli di saliva rossastri che andavano a mischiarsi col sangue sulla gola. La ferita che aveva sul collo sembrava davvero grave: era evidente che, se non avesse abbandonato lo scontro e non fosse subito corso a curarsi, non sarebbe sopravvissuto a lungo.
Ma anche Mew Angel, distesa per terra, dovette sforzarsi perfino per appoggiarsi sui gomiti. Si faceva fatica a stabilire chi, fra i due, fosse ridotto peggio. La ragazza aveva gli occhi stralunati e velati, e la prima cosa che fece appena libera fu tossire con tutta la sua forza per sputare disgustata il sangue del suo nemico che le era rimasto in bocca; le erano diventati tutti i denti rosa. Il suo petto si alzava ed abbassava a gran velocità, mentre con veloci respirazioni tentava di riappropriarsi di tutto l’ossigeno di cui era stata priva per quasi quattro minuti. Ormai neanche lei ce la faceva più: con uno sforzo enorme, si rimise in piedi, ma era ormai l’ultima cosa che poteva fare. Le gambe le tremavano, e i muscoli si rifiutavano di obbedirle oltre. Guardò il punto in cui era stata sdraiata: il ghiaccio si era colorato di rosso e la puzza di ferro era terribile. Ansimando, alzò i suoi occhi stanchi verso Waffle, che, con le poche forze che gli erano rimaste, si era alzato in volo, mantenendosi in aria cinque o sei metri sopra il bordo del grattacielo. Mew Angel non riusciva a capire come facesse ad essere ancora in grado di volare.
Lei, dal canto suo, sentiva che non sarebbe più riuscita a combattere da quel momento: non credeva di essere mai stata, in tutta la sua vita, così esausta come lo era in quel momento. Aveva perso un grosso quantitativo di sangue, che le copriva il viso, le velava gli occhi impedendole di vedere bene, le si impastava ai capelli, le colava sulla divisa e sulla sciarpa, il suo corpo vigoroso era sfinito dalla fatica, e quell’interminabile apnea forzata le aveva dato il colpo finale togliendole dal fisico ogni rimasuglio di energia. L’essere riuscita a rialzarsi in piedi, quell’atto che aveva giurato che non avrebbe mai smesso di fare a meno che non fosse morta, era l’ultimo sforzo che le era consentito.
Attraverso gli occhi offuscati, riuscì a distinguere Waffle stringere il jitte nella destra, e allora cercò di riprendere il movimento, per poter continuare la lotta. Ma non c’era niente da fare: le sue gambe tremavano, e i piedi non le si staccavano dal terreno.
‘Non riesco a muovermi…!’, pensò, sentendo il sangue che ancora le era rimasto in corpo ghiacciarsi.

I suoi compagni guardavano la scena angosciati, senza poter fare più nulla per aiutare la loro compagna. Stavolta le grida non sarebbero bastate. Mew Lettuce si era coperta la faccia con le mani da tempo, Mew Pudding si stava mangiando le unghie fino alle radici, Mew Mint si teneva attaccata al braccio di Mew Zakuro che era l’unica a riuscire a mantenere un contegno, Mew Ichigo teneva gli occhi fissi su Mew Angel con lo sguardo trasognato, e il Cavaliere Blu doveva di continuo asciugarsi il sudore dalla fronte.
A quest’ultimo, il cuore mancò due battiti quando vide che la mano che Waffle stava stringendo intorno al jitte si stava piegando all’indietro.
Subito gridò con voce terribile verso la ragazza: “Angel, spostati subito! Spostati, spostati da lì!”
Lei volse la testa per guardarlo, cercando di fargli capire con lo sguardo che avrebbe voluto fare quello che diceva, ma non ci riusciva. Non le era rimasto più un briciolo di energia, nemmeno il quantitativo sufficiente per scansarsi. Incrociò gli occhi di Mew Ichigo, che aveva nello sguardo una tale angoscia e una tale oppressione che sembrava più provata di lei.
Un attimo dopo, Waffle protese di colpo il braccio in avanti, lanciando il jitte verso la sua nemica con tutta la forza che gli era rimasta.
Un urlo terrificante, che non aveva nulla di umano, squarciò l’aria di quella notte gelida. Ma non era la voce di Mew Angel. Lei non aveva detto nulla, non aveva neanche fatto un verso.
Era stata Mew Ichigo a gridare così. Aveva seguito, col cuore che le stava sempre più sprofondando, tutto l’andamento di quel combattimento all’ultimo sangue, e a quell’ultima mossa di Waffle, il suo cuore si era spezzato. Nello stesso momento in cui aveva visto la punta del jitte piantarsi per almeno dieci centimetri nel ventre di Mew Angel.
“Lasciala! Lasciala!” gridò con tutta la forza che aveva, come se le avessero strappato l’anima dal corpo, scoppiando in un pianto convulso e disperato. “La mia Angel… lasciala! Uccidi me… uccidi me, ma lasciala andare!”
Tutti gli altri ragazzi, meno Mew Zakuro che continuò a guardare fisso lo svolgersi degli eventi, si volsero sbalorditi e scioccati verso la loro leader, che intanto era crollata in ginocchio, piangendo a dirotto, stringendosi le braccia attorno al grembo.

Mew Angel non udì nemmeno quel grido e quelle invocazioni. Nel momento in cui quella lama le si era conficcata nell’addome, si era prima sentita un getto acido di bile risalirle per la gola, poi aveva iniziato a tossire e sputare sangue, mentre lo stesso liquido iniziava a colarle dalla pancia lungo l’asta del jitte. Paradossalmente, il dolore che percepiva ora era talmente intenso che faceva persino fatica a realizzare di provarlo. Sentì le gambe ammollarsi, e nemmeno lei seppe come fece in quel momento a non crollare a terra. Sapeva solo che quel colpo che aveva ricevuto era mortale, e che infine il suo nemico aveva avuto la meglio. No, ancora non era finita. Ancora non era caduta. Non sarebbe caduta a terra.
Alzò lo sguardo sfocato verso l’alto e riuscì a distinguere la figura di Waffle, che sembrava guardarla trionfante.
“Maledetto…” ringhiò senza riuscire ad emettere alcun suono, sentendo il sangue scorrerle dagli angoli della bocca.
Senza star più a pensare al dolore e alla sensazione della morte che se la stava portando via, afferrò con entrambe le mani l’elsa del jitte e, con uno sforzo sovrumano, se lo strappò dal ventre, così che il sangue, non trovando più ostacoli, iniziò a sgorgarle dalla ferita. Gettò il jitte di lato e, richiamando tutta l’energia che poteva, fece una breve rincorsa verso Waffle, aiutandosi col pavimento scivoloso. Appena fu quasi sotto di lui, e cioè sul bordo del palazzo, spiccò un salto cercando di raggiungerlo, e quando i suoi occhi sfocati inferociti incontrarono quelli gialli di Waffle, inchiodarono il nemico sul posto in un’espressione di paura. Il salto di Mew Angel non era abbastanza alto per poterlo raggiungere ma, allungando il braccio sinistro, riuscì ad afferrargli la caviglia. Con uno strattone lo tirò giù in modo da fargli avere il viso alla sua altezza e, mentre era di fronte a lui, si guardarono negli occhi per una frazione di secondo. Entrambi avevano la morte in viso, ma Mew Angel aveva nello sguardo la determinazione e la risolutezza di chi non indietreggia nemmeno alla fine, Waffle, nel momento in cui aveva incrociato le sue pupille, era rimasto, ancora una volta, paralizzato dal terrore. Concluso questo scambio di sguardi, Mew Angel, che teneva la sua Angel Whistle stretta nella destra, piegò il braccio all’indietro e diede un colpo con tutta la forza che le rimaneva. La punta lunga e acuminata della sua arma si piantò nel collo raggrumato di sangue del ragazzo, e lui, sbarrando gli occhi, emise un verso strozzato. La ragazza, invece di mollare la presa, spinse ancora di più la sua arma nella sua gola, sentendo le lacrime iniziare ad offuscarle ancora di più la vista e il sangue di Waffle che dal collo le stava colando sulle mani.
Nello stesso momento, un lieve tintinnio risuonò nell’aria, e la barriera trasparente si ruppe, togliendo Mew Angel dal suo isolamento.
Lei, insieme al suo nemico, si trovavano al di là del bordo del grattacielo, a duecento metri dal suolo. Un istante dopo che si fu udito quel suono, entrambi precipitarono verso terra, con Mew Angel stretta al corpo ormai inerte di Waffle.

“Angel!”, gridarono i suoi amici con la voce piena di orrore, e passando per dei palazzi più bassi, la raggiunsero dopo pochi istanti.
Rimasero paralizzati quando arrivarono a terra. Mew Angel era distesa per traverso sul corpo di Waffle, che era morto con la sua espressione terrorizzata congelata in viso. Dopo tutta quella sofferenza e quello schianto dovuto alla caduta da duecento metri, lei ancora aveva entrambe le mani intrise di sangue strette attorno alla sua arma. La sua sciarpa le si era sciolta dal collo e ora, coperta di macchie rosse, stava per terra poco più in là.
Non si riusciva a capire se anche lei fosse morta o meno. Se non lo era, di certo ci era molto vicina.
“Presto!”, esclamò il Cavaliere Blu alle ragazze, riuscendo a mantenere il suo sangue freddo. “Chiamate Shirogane, ditegli di venire subito! Io intanto chiamo un’ambulanza, qui è questione di secondi!”
Nel frattempo ad Angel si era sciolta la trasformazione. Il suo maglione e i pantaloni non erano strappati, ma le ferite sotto rimanevano, e anche i suoi vestiti normali stavano iniziando a tingersi del rosso del sangue che continuava a uscire.
Anche gli altri guerrieri sciolsero la trasformazione, e mentre Retasu telefonava allarmata a Ryou e Masaya chiamava l’ospedale, Ichigo iniziò ad avvicinarsi alla ragazza a terra, con passi rigidi e incerti.
“Ichigo, non avvicinarti”, la ammonì Zakuro. “Quando una persona è in quello stato, non va toccata. Devi aspettare che arrivi l’ambulanza.”
La sua leader non sembrò sentirla. Arrivata vicino ad Angel, che era stesa per traverso sopra Waffle, si inginocchiò, la afferrò per le spalle e la rigirò verso di sé. Guardò quella ragazza che fino a poche ore prima era stata in piedi, forte e in salute. Ora si faceva fatica a trovare una sola porzione del suo corpo che non fosse insanguinata, perfino i suoi capelli erano diventati ancora più neri per il sangue che vi si era impastato in mezzo. Sulla fronte aveva uno squarcio orribile, che ancora non aveva smesso di sanguinare; il maglione, in corrispondenza del ventre era completamente intriso e appesantito, così come in corrispondenza dei tagli sulle braccia, i fianchi e le spalle; ugualmente i jeans dove si trovavano le ferite sulle cosce. Ma ciò che a Ichigo agghiacciava di più erano gli occhi: anche questi erano appannati dal sangue e dal sudore che vi era colato sopra, ma una parvenza di sguardo si riusciva ancora a scorgere. Ed era uno sguardo che non conservava più niente di quello che possedeva abitualmente. Era reso distante e annebbiato dalla morte.
“Le… leader…” riuscì a mormorare Angel in un soffio, col poco fiato che le era rimasto.
Vedendo che era ancora viva e cosciente, Ichigo la tirò via da sopra il corpo di Waffle e appoggiò il busto della ragazza ferita sulle sue gambe. Nonostante fosse distrutta dal dolore e dal terrore che potesse morirle fra le braccia, le parlò con tono controllato e rassicurante.
“Angel, non devi preoccuparti. Non è successo niente, adesso si aggiusterà tutto. Aoyama-kun ha appena chiamato l’ospedale, adesso verranno a prenderti e ti cureranno. Guarirai, non è niente di grave. Devi stare tranquilla, e basta.”
Andò avanti a ripetere sempre le stesse parole, con lo stesso tono sereno, cercando di mantenere alta l’attenzione di Angel, che non doveva assolutamente lasciarsi andare. Le parlava, e intanto la fissava con intensità negli occhi. Quegli occhi appannati le mettevano i brividi, anche se, per il bene di Angel, non gliel’avrebbe mai dato a vedere. Erano occhi che normalmente erano brillanti, avevano sempre bruciato come il fuoco. Come potevano ora chiudersi e fallire? Come poteva quella luce, che una volta bruciava così viva, bruciare ora così pallida? Lei non poteva accettare di vedere quegli occhi ridotti così. E non era una questione razionale, ma a livello di sensazioni. Non aveva mai provato prima qualcosa del genere: Ichigo vedeva il sangue scorrere dalle ferite di Angel, sentendoselo finire sulle mani e sulle gambe, e le sembrava che fosse il proprio, che stesse scorrendo dal suo corpo. Vedeva tutti quei tagli, e sentiva il male addosso come se li avesse lei. Percepiva lo sfinimento nel fisico di quella ragazza che teneva tra le braccia, e si sentiva lei stessa sfinita. Era una sensazione orribile, che non aveva mai sentito prima, quello che stava provando Angel lo stava provando lei.
Tuttavia, per non spaventarla, rimase calma e le scostò i capelli intrisi dagli occhi e dal viso. “Non è niente. Non è niente. Passa. Passa tutto”, le ripeteva in una cantilena. Ed intanto, lo sguardo di Angel era fisso nel suo, come se negli occhi di Ichigo cercasse un aggancio a quella vita che non riusciva a trattenere da sola.

I loro cinque compagni erano rimasti impietriti, ad alcuni passi di distanza, senza riuscire a intervenire. Retasu, Minto e Bu-ling erano ancora troppo scioccate dalla rivelazione che avevano avuto, Zakuro aveva incrociato le braccia e guardava nervosa per la strada. Masaya si sentiva così colpito da una miriade di sensazioni che non riusciva a distinguere i vari pensieri. Riusciva a realizzare che Ichigo aveva lanciato quel grido inumano e aveva detto chiaramente “la mia Angel”, e aveva pregato Waffle di uccidere lei al posto suo. Ma tutto questo spariva di fronte alla visione di sua figlia distesa a terra. Avrebbe voluto precipitarsi accanto a lei, ma rimase dov’era, per non disturbare la sua compagna. Ichigo non era una che fingeva, ma questa volta, per il bene di Angel, lo stava facendo. Si stava comportando e le stava parlando come se Angel si fosse sbucciata un ginocchio, e non come se fosse a un passo dalla morte.
Vedere la sua adorata figlia ridotta in quello stato gli trafiggeva l’anima. Ma sapeva che non poteva fare nulla. L’ambulanza stava arrivando, l’aveva chiamata lui stesso. Fra pochi minuti sarebbe stata qui. Lui poteva solo pregare e sperare che i dottori riuscissero a salvarla. Era un colpo così grosso, per lui, che ancora riusciva a ragionare in modo lucido senza farsi prendere dalle emozioni. Dopo un po’, mosse alcuni passi verso le due ragazze, riuscendo a scorgere il viso di Ichigo. Ciò che lo colpì fu lo sguardo che aveva mentre fissava gli occhi di Angel: non credeva di aver mai visto, in tutta la sua vita, uno sguardo pieno d’ardore come quello.
Ma il suo pensiero venne interrotto da una voce forte ed austera che sentì arrivare dall’alto.
“Waffle! Waffle, dove ti sei andato a cacciare?!”
Masaya si sentì gelare il sangue e volse lo sguardo in alto, e tutta la squadra lo imitò, meno Ichigo che continuava ad occuparsi di Angel e non aveva occhi che per lei.
Flan era alcuni metri sopra di loro, e scrutava, col suo occhio che metteva i brividi, sotto di lui.
“Dov’è mio figlio? Dov’è Waffle?” chiese di nuovo, impaziente.
Quando vide il corpo mutilato e senza vita di Waffle disteso a terra di fianco ai suoi nemici, dalla sua gola uscì un verso strozzato.
“Waffle… Waffle, figlio mio…!”, anche dalla sua bocca le grida che uscivano erano di dolore. Ma subito dopo mutarono in grida di rabbia. “Chi ha osato… chi ha osato fargli questo?!”
Fece scorrere il suo sguardo sui guerrieri al di sotto. Non era difficile capire chi fosse stato. Quella coi capelli neri era l’unica a portare sul suo corpo le tracce di uno scontro.
“Tu… tu, maledetta bastarda… me l’hai ammazzato tu! Hai ucciso mio figlio, miserabile ed infima donna!”, ed evocò i suoi kunai stringendoli fra le dita, puntandoli verso la ragazza stesa a terra.
Tutta la squadra allora, benché non fosse ancora pronta per affrontarlo, si rivolse col corpo verso Flan, pronti a trasformarsi di nuovo e a combattere, se l’alieno avesse attaccato sul serio. Ma l’uomo adulto non sembrava intimidito da loro. Finché non accadde una cosa strana.
Appena Flan ebbe puntato i coltelli verso Angel, Ichigo riappoggiò la sua compagna per terra e si alzò in piedi, girandosi verso l’alieno, con un’espressione feroce e minacciosa.
Flan, a quello sguardo, che sembrava più pericoloso e intimidatorio di tutti gli altri, si bloccò per un attimo. Studiò Ichigo per alcuni secondi, poi le disse, con un’espressione sardonica:
“aah, mi ricordo di te. Ti ho già spezzato la schiena una volta, tanti anni fa, posso rifarlo, sai?”
Ma Ichigo, senza lasciarsi impressionare, fece un passo avanti.
“Vattene via! Vattene! Dovrai passare sul mio corpo se vorrai avvicinarti a lei!”
Quel tono così forte e imperioso riuscì a far vacillare anche Flan. L’alieno sembrò recuperare tutto il controllo che aveva perso nel vedere suo figlio morto, ma un lampo di follia consapevole gli attraversò lo sguardo. Prima di andarsene, girò il viso verso Angel, che cercava di distinguerlo attraverso la patina che le copriva gli occhi, e le gridò con una voce così risoluta e pregna di minaccia come non gliel’avevano sentita mai:
“tu… ti pentirai di quello che hai fatto! Potrei ammazzarti in questo istante, ma sarebbe troppo poco. Mi hai strappato via l’unica persona che mi era rimasta! Ti dico solo che il dolore che sto provando in questo momento, presto lo sentirai anche tu! Soffrirai e proverai lo stesso dolore che sto provando io, lo stesso!”
E, senza aggiungere altro, si dissolse.
Nessuno dei ragazzi presenti fece caso a quelle parole di minaccia. Anzi, Ichigo tornò vicino alla ferita per occuparsi di lei, Bu-ling si fece avanti e propose ai suoi compagni:
“diciamo a Shirogane-niichan che prima di partire prenda la µAqua di Angel-neechan. Così potremo guarirla subito!”
Ma, prima ancora che gli altri ebbero il tempo di rispondere con approvazione a quella proposta, ad Angel quelle parole riuscirono a far tornare il fiato in gola.
“No!” gridò con voce strozzata, cercando invano di sollevare la testa dalle gambe di Ichigo. “Non toccatela! Mi serve per tornare dalla nonna… nonna…” e chiuse gli occhi, abbandonandosi.
Pochi istanti dopo, un’ambulanza arrivò a sirene spiegate e inchiodò di fronte al gruppo di guerrieri. Nonostante tutte le rassicurazioni che aveva fatto, Ichigo sembrava riluttante alla prospettiva di cedere Angel alle mani di persone sconosciute. Quindi Masaya si fece avanti, la afferrò per le spalle e la tirò indietro, mentre Angel, con mille attenzioni, veniva sollevata con cautela da due infermieri e deposta sulla barella. Prima che venisse portata via, la ragazza ferita fece in tempo a lanciare un’occhiata di disperata richiesta di aiuto verso Ichigo. Era chiaro che non voleva essere separata da lei. Quello sguardo provocò una reazione istintiva in Ichigo, che iniziò a dibattersi, stravolta, per liberarsi dalla stretta del suo fidanzato, che riuscì a mantenerla ferma solo perché era fisicamente più forte.
Appena l’ambulanza si fu allontanata, arrivò la macchina di Keiichiro e Ryou. Il più giovane balzò fuori dalla vettura ancora prima che Keiichiro spegnesse il motore, e chiese agitato a Retasu:
“l’hanno portata via?”
“Sì, Ryou-kun, un attimo prima che arrivaste voi”, gli rispose, agitata, Retasu.
“Cosa possiamo fare?” incalzò Minto. “Come possiamo essere d’aiuto?”
“Prima di tutto dobbiamo informarci sul suo stato”, intervenne Keiichiro. “Non importa se la mia macchina è per cinque persone. Saltate su. Tutti quanti.”
I ragazzi non se lo fecero ripetere. Si ammassarono tutti e otto in quella macchina, Retasu sedendosi in braccio a Ryou, e i restanti si strinsero dietro come meglio potevano.
Ichigo fu l’ultima a salire, e prima di entrare in macchina, notò che la sciarpa di Angel, che le si era sciolta dal collo, era rimasta lì abbandonata per terra, vicino al corpo straziato di Waffle. La raccolse, ignorando il fatto che era intrisa di sangue, e stringendola fra le mani si addossò al suo ragazzo sul sedile, cercando di trovare un po’ di posto.
Keiichiro accese il motore, e la sua automobile rossa iniziò a sfrecciare per le vie di Tokyo, percorrendo le strade illuminate di quella notte di festa.


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... qua ci son pochi commenti da fare, solo un minuto di silenzio. Waffle è stato un grande personaggio e mi dispiace che sia morto in un modo così brutto. Però pensatela così: era completamente irrecuperabile. Se lo avessi inserito nella serie con l'intenzione di farlo redimere alla fine, non lo avrei inserito proprio, perché lo scopo del suo personaggio non era quello. E Waffle, nelle condizioni in cui era, non poteva cambiare. Secondo me, è stato comunque più dignitoso essere ucciso da Angel che da suo padre.
Se a qualche lettore dovesse venire il dubbio che Angel abbia il demonio in corpo, non posso permettermi di dirgli nulla. L'unica cosa certa è che non so se esista un altro personaggio che abbia un nome più ironico e ossimorico del suo.

I pensieri che ha Ichigo a un certo punto riguardo gli occhi di Angel sono una citazione alla canzone "Bright Eyes" di Art Garfunkel, che tratta il tema della morte. La potete sentire qui.

Ah, nel caso che a qualcuno possa venire l'obiezione che i guerrieri al di fuori hanno praticamente lasciato Angel a cavarsela da sola, dico solo una cosa: episodio 45. Una roba indimenticabile: tutte si sono trasformate per aiutare Ichigo, si sono portate pure il boss dietro, e una volta arrivate sono rimaste a guardare. E lì manco c'era un campo di energia a impedirgli di intervenire. Meraviglioso xD

Spero che la boss battle vi sia piaciuta e non l'abbiate trovata troppo... splatter. Il prossimo capitolo sarà pesante, quindi forse ci metterò un po' per scriverlo. Grazie per il vostro supporto e aspetto le vostre recensioni!

   
 
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