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Autore: loutommosofia    14/07/2017    0 recensioni
Andrea e Daniel sono due ragazzi adolescenti. Entrambi vengono da situazioni amorose molto difficili. Il primo, dichiaratamente gay, ha vissuto una relazione in cui il suo ragazzo lo maltrattava, il secondo sará il protagonista di una disgrazia che causerá in lui un blocco da un punto di vista sentimentale, come se la precedente relazione potesse influenzare la prossima arrivando a impedirla per parecchio tempo. Alla fine i due, conosciutisi per caso e diventati subito amici, saranno protagonisti di un'intensa storia d'amore, nonostante Andrea avesse mentito a Daniel sulla propria identitá. Alla fine, una volta scoperta la verità, sará l'attrazione e la stima che ciascuno di loro due proverá per l'altro a vincere sulle menzogne.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Finimmo sfiniti sul divano, dopo poco più di cinque minuti passati a ballare senza un filo di grazia nei passi che muovevamo. "La prossima volta riusciremo a fare di meglio, ne sono certa" esclamò lei, con la sua solita sicurezza e determinazione. "Già" dissi io. "Ah, a proposito, quando avrà inizio il tuo corso di danza?". "La prossima settimana. Non vedo l'ora di iniziare. Sono molto impaziente di sapere se apprenderò subito qualche passo o cosa si farà per cominciare". "Oh, tu inizi tra sette giorni e non mi dici nulla?" si lamentò lei. "Otto, per la precisione " precisai ironicamente. La vidi roteare gli occhi. Poi sbuffò incrociando le braccia. "Cos'hai, perché fai quella faccia?". Erano pochissime le volte in cui la vedevo arrabbiata o scocciata, in particolar modo con me, che ero l'unica persona con cui non litigava davvero mai. Ma la sua espressione pareva voler dare inizio a una polemica . "So', mi rispondi? ". Si leccò le labbra, nervosamente. "Niente, niente. Lascia perdere" concluse lei. Mi venne spontaneo guardarla in cagnesco. Si stava comportando in modo strano. "Dimmi tutto, cosa ti succede?". "Niente, Daniel. Non ha importanza ". Sorrise, in modo poco naturale. Non volli insistere. Sapevo che se avesse avuto voglia di parlarmene lo avrebbe fatto. Non aveva senso che le cavassi le parole di bocca. Ci conoscevamo abbastanza, lei sapeva che io sarei sempre stato disposto ad ascoltarla e aiutarla. C'eravamo sempre, l'uno per l'altra. "Spero tu ti diverta"mi augurò, cambiando così discorso. "Grazie". Lasciai correre. "Hey, ma per la prima volta vorrei ci fossi anche tu. Verresti alla presentazione con me?". "Mh?". "Per favore...non farò ancora nulla, la mia istruttrice ci illustrerà cosa portare e cosa faremo durante le lezioni...solita routine di inizio corso". "Mi dispiace, io...io sono occupata ". La guardai stranito. "Che impegni hai in un giovedì pomeriggio proprio dalle due alle tre e mezza? ". Non mi rispose. "So'...hai una visita per caso?". Scosse la testa. "Devi accompagnare i tuoi da qualche parte, tipo a fare la spesa?". Era una cosa un po' stupida da chiedere. Penso che chiunque avrebbe rimandato l'acquisto di cibarie per un incontro importante. Ma cercavo sempre di non dimenticare che lei non aveva nemmeno tredici anni e i suoi genitori decidevano molte cose per lei, tra cui anche i suoi impegni settimanali e gli orari in cui doveva attenersi quando usciva con i suoi amici o con me. Oltretutto erano molto severi, lei non poteva in alcun modo cambiare le sorti delle loro decisioni, nè tantomeno disobbedire. Sarebbe stata punita in modo esemplare. E io non ero nessuno per convincerla od obbligarla a mettersi contro di loro. "Mh...più o meno". "Cosa devi comprare? Se vuoi andiamo assieme, uno di questi giorni". "No, no. Non si tratta di quello". " E di cosa? ". "È vero che devo accompagnare i miei genitori in un posto. Ma non si tratta del supermercato ". "Dai, per favore. Dimmi, dimmi dove dovete andare ". "Non posso". Rimasi allibito sentendo quella risposta. Mi sentii in parte offeso. "Senti, non so cosa ti prenda. Andava tutto così bene, fino a dieci minuti fa nemmeno. Perché hai cambiato così, all'improvviso di umore ?". "Daniel, davvero. Lascia stare". "Lascia stare un corno! Odio quando fai la misteriosa e cambi senza una ragione. Quelle poche volte che ti è successo era per cose importanti". Alzai la voce. Mia sorella era di fronte a noi, in silenzio. Ci stava guardando litigare e non era uno spettacolo molto gradevole. "Mi dispiace, non posso dirti tutto quanto. Alcune cose sono soltanto mie, e di nessun altro". Ci guardammo per qualche istante. Io, che avevo la fronte aggrottata fino a poco tempo prima, la rilassai nel sentire quelle parole, stupito delle cose che aveva appena detto. "Io non so più che dirti. Fai come vuoi, Sonia. Sembra che tu non ti fidi più di me". A quel punto, abbassò lo sguardo, si sedette sulla poltrona accanto alla finestra e sospirò. La osservai compiere quelle azioni senza fiatare. Poi , lei, si affacciò per guardare fuori. "Non è come pensi. Sono i miei che non vogliono che io ti dica nulla". "Ma allora qualcosa c'é!". La raggiunsi. Mi chinai in ginocchio, appoggiando le mie mani sulle sue cosce. "Hey, ma tu...tu stai piangendo ". Le presi il viso tra le mani. Lei mi guardò. "Daniel...". "È qualcosa di brutto? Perché i tuoi non vogliono che io lo sappia?". "Non lo so, Dani. Non lo so". "Perdonami per prima. Non volevo invadere la tua privacy. Se non puoi dirmelo, non fa nulla". Le accarezzai le gambe, coperte da dei pinocchietti di jeans celesti chiaro. "Io, io...ti dirò tutto". Alzò di scatto lo sguardo. I suoi occhi, arrossati, avevano iridi che parevano più azzurri del cielo, più azzurri di quando già non fossero di solito. "Hai paura?". "Sì, tanta". Si avvicinò per baciarmi. Era così fragile , in quell'istante. E io non sapevo come fare per proteggerla e per proteggere il suo cuore.
   
 
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