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Autore: Bibismarty    14/06/2009    2 recensioni
questa è una storia postata dalla mia amica...se vi suona familiare è perchè io non avevo internet e lei l'ha postata per me... Tom è morto. E bill? Cosa farà senza il suo adorato gemellino?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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…˚*White and Black *˚…

 

In una notte di un autunno particolarmente freddo, il cielo scuro incombeva sul corpo piegato di un uomo. La pioggia batteva sull’asfalto della strada. Nessuna luce sembrava illuminare, vi era solo il buio che dominava padrone. Un grido si elevò nel silenzio in cui si era spenta la città.

Un urlo, di dolore.

Una lacrima, una sola lacrima, rotolò sulla guancia dell’uomo, con lunghi capelli rasta, steso a terra. “Ti ho sempre voluto bene, fratellino” sospirò in un rantolo, accennando un tenerissimo sorriso. Poi chiuse gli occhi, per sempre.

L’uomo piegato su di esso, con lunghi capelli neri con meches platinate, alzò il volto, stravolto dal pianto, al manto scuro della notte. Le sue lacrime si confusero con la pioggia, mentre ancora un grido gli vibrò dentro e lo liberò con il cuore che gli si stringeva sentendo progressivamente mancargli il respiro.

Continuò a gridare senza fermasi finché non consumò le forze e si arricciò su se stesso cadendo sul corpo del fratello.

 

 

Due anni dopo…

Una mano, con unghie laccate da smalto nero, sfiorò una tomba bianca in un piccolo cimitero della fredda Germania dell’Est.

I suoi polpastrelli si soffermarono sulla foto di un ragazzo giovanissimo. Poco più di diciotto anni. In grande una scritta, al centro del blocco di marmo bianco: Ci mancherai tanto Tomi…Dal profondo dei cuori della tua famiglia e delle tue fan.

Un ragazzo, con lunghi capelli biondo scuro che gli cadevano sulle spalle, non si vergognava di piangere davanti alla foto del suo fratellone.

“Mi dispiace tantissimo…Avrei tanto voluto venire con te così ora non sarei qui a soffrire per la tua morte. Ogni secondo che passa non fa altro che farmi stare ancora più male. Il tempo non serve a cicatrizzare le ferite. Vedi io come sono ridotto? Ho paura la notte, ho paura del buio, ho paura della solitudine…Vorrei tanto poter tornare indietro per trovare il coraggio di dirti che volevo che mi facessi compagnia così non saresti andato e non saresti lassù ora. Invece non l’ho fatto e ora ne pago le conseguenze. Ma non dimenticare che ti voglio e ti vorrò per sempre bene”.

Si alzò in piedi e indossò una berrettino nero per nascondere gli occhi. Un ultimo sguardo alla tomba e poi con passo svelto si diresse al cancello del cimitero. Due ragazze con un grosso mazzo di fiori entrarono piangendo e gli passarono acconto senza guardarlo.

Il ragazzo si fermò e le guardò inginocchiarsi davanti alla tomba di suo fratello, Tomi. 

Flashback

“Ehi Bill, hai sbagliato a partire!” urlò un ragazzo con lunghi rasta.

Un altro ragazzo moro con meches platinate si grattò la testa. “Scusate!”

Due ragazzi, uno biondo e l’altro castano, scoppiarono a ridere. “Dai forza riproviamo!”

Finito di provare si gettarono sui loro divani neri di pelle. “Sono stanchissimo! E ho una sete terribile! Passami una birra fratellino…”

Il moro gli porse una birra e ne scolò una a sua volta. “Salute, Tomi!”

“Salute, Bibi!” il ragazzo con i rasta sorrise e bevve la sua birra rinfrescante.

Fine flashback

Il ragazzo appena sentì le lacrime pizzicargli gli occhi si volse e si allontanò il più velocemente dal cimitero.

Imboccò la strada che portava alla stazione. La percorse e arrivò davanti ad una casa recintata da uno steccato di legno con una grande scritta: Bahnhofstraβe 19.

Aprì il cancelletto e gli venne incontro sua madre preoccupata. “Bill! Dove sei stato caro?”

“Al cimitero, mamma”

“Oh, tesoro, perché ti riduci così? Devi smetterla di andarci…” disse entrando in casa.

Il moro esitò poi fissò sua mamma negli occhi. “Ho preso una decisione. Parto. Vado via. Lontano. Voglio provare a rifarmi una vita, senza vivere con il rimorso.”

“Ma Bill, hai già cambiato il tuo aspetto, parli pochissimo, ormai non esci quasi più…Dalla morte di Tomi ti sei distrutto lentamente, hai abbandonato il gruppo, hai abbandonato i tuoi fan che ti consideravano tutto, per chiuderti nel tuo dolore. Ora vuoi lasciare anche me?”

“Ho solo bisogno di pensare, lontano dal luogo in cui ho vissuto con Tom, lontano dalla sua camera. Non posso continuare a piangere. Mi sono consumato abbastanza. Appena possibile torno, mamma. È una sistemazione momentanea. Vivere qui per me è un dolore troppo forte…” 

Simone sospirò trattenendo a fatica le lacrime. “Sei tutto ciò che mi è rimasto. Non ho altro. Fai attenzione…” disse piano.

Bill le pose le sue mani sulle spalle. Simone abbassò lo sguardo ancora scossa dalla notizia. Bill l’abbracciò e solo allora Simone lo strinse forte e scoppiò a piangere.

Bill, pure lui, pianse. Non voleva abbandonarla, ma non poteva fare altrimenti. Voleva andare via…Lontano da quella vita ricca di troppi ricordi. Da quando Tom era morto nessuna cosa aveva più un senso. Lui si sentiva vuoto. Aveva dovuto abbandonare tutto. Il gruppo e il suo look. Le fan e il canto. Senza il suo fratellone che suonava accanto a lui e gli sorrideva morsicandosi le labbra mentre pizzicava le corde della sua chitarra che significato aveva cantare? Da due anni non prendeva in mano un microfono. Da due anni non saliva su un palco.

L’unico suo pensiero era che era caduto nell’oblio. Nessuno ora si ricorderà di lui, come tutti era finito nell’ombra. Tutte le sue fan ora erano fan di altri cantanti di altri gruppi. Ed era di nuovo solo e senza il suo Tomi. Le sue mani strinsero il vestito della madre e sprofondò la testa sulla sua spalla. Il suo dolore misto rabbia lo stava lentamente distruggendo.

“Bill, tesoro, non dimenticare che ti voglio bene…”

“Mamma…Anch’io!”

Si allontanarono e si fissarono negli occhi umidi.

“Voglio partire oggi stesso…” disse il moro in un sussurro.

Simone annuì asciugandosi il volto con il dorso della mano. “Va bene. Però almeno lascia che ti accompagni in stazione…”

Bill acconsentì e Simone gli diede una pacca sulla spalla. “Vado a sistemarti le valigie. Ah promettimi che mi chiamerai!”

“Certo…” rispose mentre un’ultima lacrima gli rotolò sulla guancia e gli bagnò le labbra.

Simone accennò un timido sorriso e si diresse verso le scale.

Il moro entrò in salotto. Era incasinato come il giorno in cui Tom morì. Nessuno si era preso la premura di sistemarlo. Anche perché sia lui che sua mamma la maggior parte del tempo lo passavano in camera a piangere o uscivano per non incorrere in flashback di Tom.

L’attenzione di Bill fu puntata su un sacchetto vuoto di pop-corn.

Flashback

Tom lanciò in aria un pop-corn e lo prese al volo in bocca. “Guardate il grande Tom!”

Bill rise. Ci provò anche lui ma sbagliò.

“Uffi!”

“Dai Bill…è facile!”

“Tu sai fare tutto…Per te è facile!”

Tom sorrise. “Tu sei uguale a me per cui sei capace anche te…”

Bill lo guardò convinto. Ci provò e ci riuscì.

“Wow! Uno!”

Tom fece la sua solita faccia da intenditore. “Te l’avevo detto, io!”

“Sei un mito, Tomi!”

Lui annuì. “Oh si modestamente!”

“Tomi, se non ci fossi te, come farei?”

“Ma io ci sono, non vedi?”

Fine Flashback.

“No. Non ci sei” commentò il moro preso da una strana rabbia. Calciò il divano. Una custodia nera cadde per terra aprendosi. Poi si accorse che aveva fatto cadere la chitarra di suo fratello.

Si affrettò a recuperarla e le sue mani sfiorarono le corde. Una nota risuonò nella cassa armonica e i brividi gli percossero la schiena. Mollò la chitarra che cadde di nuovo rimbombando sul pavimento. Faceva troppo male. Uscì dal salotto con il respiro affannoso.

Aprì la porta d’entrata e una ventata d’aria pulita gli salì dalle narici. Ma non servì a calmarlo.

“Bill…”

Il moro si voltò riconoscendo la voce di suo fratello. Non c’era nessuno. La testa quasi gli scoppiava. In preda all’ansia uscì in giardino e si fermò all’ombra dell’unico albero che vi cresceva.

Doveva andare via. Il prima possibile. Non poteva continuare così.

Simone uscì da casa con due valigie e si diressero alla stazione. Il corpo magro di Bill salì sul vagone del treno che l’avrebbe portato lontano da casa. Si voltò e il treno partì. Alzò la mano per salutare sua madre che cominciò a correre per avere ancora per pochi secondi sotto occhio il suo unico figlio rimasto.

Capì solo quattro misere parole dal labiale del figlio prima che il treno uscisse dalla stazione e scomparisse alla vista: “Ti voglio bene, mamma…”

 

 

…˚*Fine*˚…

 

 

   
 
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