Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: shining_star_    16/07/2017    0 recensioni
Sarah è una ragazza qualsiasi che si barcamena tra i mille drammi e le gioie della vita universitaria. Complice la migliore amica Carla, Sarah prova a mettere ordine nella sua testa capendo che cosa vuole dalla vita e dagli uomini cercando di superare gli ostacoli che la separano dalla felicità e dal vero amore. Ma cos'è davvero l'amore?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dopo circa un quarto d’ora di strada stava parcheggiando all’ombra di un folto albero e correndo verso l’aula di storia dell’arte. L’arte era la sua grande, grandissima passione nonostante fosse una mezza frana nella pittura, scultura e qualsivoglia arte plastica… ma aveva il grande dono di apprezzare il bello, in tutte le sue forme. In realtà anche lei aveva le sue preferenze, come i romanticissimi impressionisti che rappresentavano con maestria i giochi di luce e i sentimenti potenti che sentivano intimamente oppure la bellezza e la perfezione dei neoclassicisti , ma era aperta a tutto ciò che ritenesse arte, bellezza. I suoi genitori diciamo che erano meno sicuri del talento della figlia perché “con il bello non si mangia” e si erano opposti con tutte le forze quando, a una riunione di famiglia, Sarah annunciò con tono solenne che aveva deciso che cosa fare nella sua vita: la critica d’arte. Per i genitori, un medico e un avvocato, fu uno shock inaudito, un fulmine a cielo aperto. Eppure Sarah si pagava gli studi da sola e non pesava per nulla sull’abbiente famiglia e, quindi, i genitori non poterono fare molto per farle cambiare idea.

Sarah entrò velocemente nell’ampia aula illuminata da una pioggia di luce, coprendosi il più possibile dietro a un quaderno ma continuando a sentirsi osservata e giudicata da occhi velenosi. Si sedette in fondo all’aula appoggiando sul tavolo il quaderno e estraendo dalla borsa una matita che adorava portare alle labbra e mordicchiare quando era particolarmente nervosa o sovrappensiero.
“Signorina. Si è persa un’introduzione piuttosto rilevante dal punto di vista storico-sociale” disse il professore a voce alta guardandola dritta in faccia.
Non c’erano dubbi: stava guardando lei. “Scusi professore. La recupererò dal testo” promise arrossendo violentemente e sperando che nessuno l’avesse notato.

Lui fece il solito sorrisetto sghembo e ricominciò a spiegare: se ne era accorto, dannazione.

Sarah sprofondò il più possibile nella rigida sedia di legno, sperando di scomparire e ricomparire in una tenuta più comoda nella tranquillità del suo appartamentino.
Si fece coraggio e cominciò a prendere appunti con sempre maggiore trasporto, lasciandosi sedurre dalla sua voce e da ciò che era stato.

La lezione presto giunse alla fine e il professore, uscendo si avvicinò al suo banchetto poggiando un bellissimo quadrifoglio verde sul suo blocco di appunti, poi le sorrise guardandola negli occhi e le disse “pagine da 245 a 254” con voce morbida come la seta. In un attimo sparì oltre la porta dell’aula lasciando dietro a sé una scia di profumo.

Era imbarazzante, decisamente imbarazzante,  ma Sarah era totalmente affascinata e rapita da quell’uomo che rappresentava un’autorità così colta e apparentemente lontana dalla sua realtà; eppure le sembrava che lui la conoscesse intimamente e la potesse comprendere solo con uno sguardo. Almeno lei riusciva a capirlo con uno sguardo e ogni momento passato insieme sia in classe, sia per i corridoi si davanti a un caffè assumevano una rilevanza incredibile diventando fari nel buio della ruotine della sua vita universitaria.

Aprì distrattamente il testo di storia dell’arte alla pagina che le era stata indicata e si ritrovò catapultata nella realtà del 1700, nella ricchezza e opulenza del rococò, che andava a arricchire i castelli dove da piccola sognava di vivere. Ora nonostante fisicamente fosse cresciuta, o almeno quasi tutto il suo corpo era cresciuto, si sentiva ancora una bambina attratta dal mondo dei castelli e delle principesse, che vengono salvate da valorosi principi azzurri e vivono per sempre felici e contente. Ok, so cosa state pensando ma Sarah era una sognatrice e non una sprovveduta: sapeva benissimo di non essere una principessa bionda e bellissima che aveva diritto a un bellissimo principe che l’avrebbe salvata da sé stessa. Se voleva salvarsi era meglio che iniziasse a tirarsi su le maniche e farlo da sola perché del principe azzurro si erano perse tutte le tracce.

Almeno per il momento.

Si avviò verso il parco e fu subito inondata da una cascata di luce, strizzò gli occhi fino a vedere ciò che stava cercando da tutta la mattina. Si avvicinò e disse: “Spero di non averti fatto aspettare troppo. Mi ero lasciata prendere dalla lettura”
“Non ti preoccupare” rispose con un sorriso.
Anche Sarah sorrise.
 
 “Hai visto che figuraccia ho fatto prima?” disse Sarah ridendo e sedendosi a terra vicino alla sua migliore amica.
“Ero più impegnata a vedere come ti stava guardando il prof. D’altronde se ti presenti alle sue lezioni così…” disse indicando il vestito della vergogna “…ovvio che ti abbia guardato come se avesse voluto strappartelo”
“Ma per favore!-rispose Sarah- avrà pensato che sono una battona part time” disse soffocando una risata mentre addentava il suo panino al tonno.
“Secondo me dovresti provarci comunque, magari ci sta e ti fa passare l’esame” disse Carla ridendo sguaiatamente.
“Shhhhh! Uno è sposato e due è il nostro professore!” rispose Sarah sconvolta.
Carla fece spallucce continuando a assaporare il suo pranzo. Sarah si rilassò godendosi il calore sulla pelle e il vento tra i capelli mentre si godeva il pranzo.

Una volta finito di mangiare le due si avviarono verso il corridoio centrale alla volta della miglior macchinetta del caffè di tutto il campus, sicure di non incontrare nessuno in quanto la maggior parte degli studenti era ancora fuori a godersi il bel tempo e chiacchierare sfruttando appieno la pausa pranzo. Come previsto il corridoio era vuoto tranne per una figura che si stagliava proprio davanti alla macchinetta del caffè. Sarah sentì lo stomaco contrarsi e il cuore saltare un battito. Si avvicinò cautamente e constatò che non era lui.
Sorrise a Carla prima di prendere il suo cappuccino alla soia. Una volta avvicinato il bicchiere alle labbra e sorseggiato un po’ di caffè si sentì subito meglio, come ricaricata e cominciò a parlare con Carla della sera precedente rispondendo a tutte le sue domande: sì, si era divertita un sacco, era andata con dei suoi amici, no non c’era nessuno di speciale ma solamente i soliti, sì era sicura che non ci fosse nessuno. Per qualche motivo Carla non le credeva e, così, Sarah iniziò a raccontarle tutta la serata nei dettagli sperando di convincerla; girarono l’angolo e lui era lì. Con due fragili tazzine bianche in mano.

Carla guardò l’amica con gli occhi sgranati e, successivamente, cercò di ricomporsi davanti al professore; Sarah era semplicemente impietrita: non aveva fatto una figura abbastanza terribile quella mattina presentandosi alla lezione in ritardo e con il vestito della vergogna cucito sulla pelle? Sbiancò facendo cadere la tazzina di caffè, ormai vuota a terra. Lui la guardò preoccupato, analizzando ogni singolo muscolo del suo viso alla ricerca di qualche indizio che rivelasse il suo stato d’animo e le chiese se stesse bene.

“Certo. Mmm… scusi ma oggi sono un po’ stanca e mi ha preso di sorpresa, non mi aspettavo proprio di vederla qui” disse balbettando Sarah, continuando a fissare il vuoto che si apriva sopra la sua spalla destra. 

“Avevo visto che eri piuttosto provata stamattina- disse Andrea- per questo ti ho preso questo” disse porgendole con cautela la tazzina di plastica. La osservava attenzione, come se fosse una bomba inesplosa e potesse reagire improvvisamente combinando un disastro. Lei non lo capiva, stava bene e glielo aveva  ma si portò ugualmente la tazzina alle labbra e assaporò il caffè.

No, non era caffè, era cappuccino alla soia. Come diavolo faceva a ricordarselo OGNI VOLTA? Sarah lo guardò con aria sconvolta in attesa di risposta.

“Prego Sarah. Ci vediamo domani a lezione. Puntuale mi raccomando” disse sorridendo mentre sorseggiava il caffè allontanandosi nel corridoio.

Sarah si girò verso Carla, la quale aveva una faccia ancora più attonita della sua. Perfetto, quindi non era solo lei a non capire quell’uomo quando si comportava in modo così…. premuroso e attento. Semplicemente il suo comportamento non pareva aver alcun senso logico.

Sarah si trovò a respirare lentamente e profondamente cercando di mettere ordine tra le migliaia di pensieri che le erano esplosi in testa; ogni incontro, per quanto banale e stupido, era così intenso che la destabilizzava e ci metteva un po’ per riacquistare un livello accettabile di lucidità.
Carla finalmente uscì dalla trance e interruppe i flussi di pensieri di Sarah “Amica mia gli piaci. Non ci sono dubbi; non fa così con nessun’altra nel nostro corso. E ce ne sono a bizzeffe di ragazze bellissime!”

Perfetto, tante grazie pensò Sarah mentre cercava di reprimere quella vocina che confermava quello che Carla le aveva appena detto. Scosse la testa lentamente, confusa e sconsolata, fino ad arrivare all’aula destinata alla prossima lezione; poi entrò in silenzio e si sedette sulla prima sedia libera. Le girava la testa.

Il resto della giornata passò in un lampo, o almeno così parve a Sarah che era totalmente immersa nei suoi pensieri. Stava cercando disperatamente e con tutte le sue forze ed energie di fare ordine e pensare con la testa e non con il cuore; d’altronde sapeva bene che fare un passo falso avrebbe compromesso la sua carriera universitaria e la sua reputazione oltre al rapporto con il professor Andrea, come voleva che solo lei lo chiamasse. Era confusa e riusciva a concentrarsi solo sul ronzio che sentiva dentro alle orecchie, tutto il resto era scomparso. La situazione non migliorò in macchina quando cercò di concentrarsi sulla strada e sul traffico, per evitare incidenti, e neanche a casa dove, appena arrivata, si diresse in cucina dove scaldò dell’acqua nel microonde, vi inserì un bustina di te e si distese sul divano. Non riuscì neanche a finire di bere il tè prima di addormentarsi in un sonno profondo; semplicemente chiuse gli occhi e fu tutto avvolto dall’oscurità.
 
Ciao ragazzi\e! Come potete vedere ho aggiunto un nuovo capitolo introducendo due personaggi nuovi! sentitevi liberi di recensire per farmi sapere chi vi piace di più oppure, in generale, che ne pensate.


A presto! 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: shining_star_