Fumetti/Cartoni americani > Ed, Edd & Eddy
Segui la storia  |       
Autore: Fauna96    16/07/2017    1 recensioni
¡DystopianAU! basato su The Suburbs degli Arcade Fire
La prima sigaretta dell’estate aveva sempre un sapore diverso rispetto a quelle durante l’anno, forse perché era fumata per semplice piacere e non per scaricare lo stress. Non che fosse più buona, insomma, uno mica fuma per il sapore. Era speciale, tutto qui.
[...]
Quell’estate era quella in cui arrivarono i carri armati.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Luglio II

Avevo iniziato a fumare a quindici anni, più o meno; avevo sempre pochi soldi, per cui cercavo di limitare il numero di sigarette o scroccarle ad altri. Fu Lee Panzer a insegnarmi a rollare le sigarette (e qualche volta anche altro) un pomeriggio in cui sotterrammo l’ascia di guerra.
Come mi pare di avere già detto, non ero stato affatto felice della coppietta May – Ed e nulla, credevo, avrebbe mai potuto farmi cedere: avere un rapporto semi-civile con le Panzer? Fattibile, se si fossero comportate bene. Amicizia? Relazioni più intime? Nemmeno per un intero negozio di caramelle.
Nonostante il mio fermo disgusto, però, ricordo di aver provato uno strano rimescolamento alle viscere tutte le volte che vedevo Lee circondata da altri ragazzi in corridoio. La prima volta eravamo all’inizio del liceo, gli inseguimenti erano finiti da qualche tempo e quindi non mi sarebbe dovuto fregare niente di lei... Non sapevo perché all’improvviso mi trovassi infastidito da una situazione che non mi riguardava affatto.
Quell’offerta di pace un annetto più tardi mi scombussolò altrettanto. Perché mi offriva il suo prezioso tabacco? E perché io accettavo e tentavo addirittura di intavolare una conversazione civile con lei?
In verità, avevo sempre saputo quanto io e Lee fossimo simili nel carattere, nell’essere i capi del nostro gruppetto e nel volerlo proteggere a tutti i costi perché rappresentava la nostra unica famiglia (letteralmente per lei). Lee però era più coraggiosa di me e più sfacciata. Picchiava anche più forte di me, ovviamente.
Senza la sua offerta, dubito che avrei mai mosso un passo nella sua direzione, più per orgoglio infantile che per altro. O forse anche per residui del vecchio imbarazzo che negli ultimi tempi aveva contrassegnato i nostri, ehm, incontri.
Ora credo ci potessimo considerare amici, confidenti, soprattutto dopo che le avevo raccontato molte cose su di me e mio fratello. Vero, quella sera ero un po’ ubriaco, ma non abbastanza da non rendermi conto di quel che dicevo e a chi lo dicevo: avevo voluto aprirmi con Lee, che lei sapesse, perché non mi avrebbe mai giudicato. Era una brava persona, tutto sommato, anche se metteva sempre troppo rossetto e imprecava così tanto che un carrettiere sarebbe arrossito. Quando l’aveva conosciuta, mia madre era inorridita, anche perché Lee aveva il terribile vizio di presentarsi a casa della gente per ragioni insulse e senza preavviso. Non ti saccheggiava il frigo come Ed, ma era comunque una presenza destabilizzante. Ovviamente, passato l’iniziale shock, lei e mia madre erano diventate grandi amiche, legando in modo particolare su come mettermi in imbarazzo un paio di volte al minuto.
Insomma, Lee esisteva prepotentemente nella mia vita, ma in modo ben diverso che a dodici anni; per cui non persi troppo tempo a farmi pippe mentali e, il giorno dopo la nostra disavventura, la chiamai. Sentivo di aver bisogno del suo caratteraccio per insultare a modo la situazione di merda in cui eravamo.
Mentre eravamo appollaiati su una staccionata, non mi presi neanche la briga di dissimulare il fatto che le fissassi le gambe nude: tanto per cominciare, a Lee faceva sempre piacere ricevere complimenti anche impliciti, e poi ormai eravamo oltre queste formalità. Per di più, ero single, lei pure, quindi chi se ne fregava? Lee era una bella ragazza; credo fosse sempre stata carina, ma all’epoca certe cose non le guardavo (più o meno). Ma, anche se a diciassette anni certe cose le guardavo eccome, mi era difficile descrivere ciò che Lee mi procurava. Era divertente e facile passare del tempo con lei, certo, ma... le sue sorelle la chiamavano “tensione sessuale irrisolta”; i miei amici non si esprimevano perché erano decisamente troppo buoni.
Comunque, sfogarmi con Lee mi fece bene: io mi infervoravo, lei si infervorava con me e alla fine la scazzatura sbolliva a forza di urla, sue e mie. Non penso fosse un metodo proprio salutare, ma era efficace.
Alla fine della tirata, mi rilassai e mi lascia scivolare sul marciapiede, fissando Lee in attesa: solitamente a questo punto estraeva la sua inesauribile scorta di tabacco e io ne approfittavo. Il cielo era ancora chiaro ma l’afa del giorno iniziava appena a rinfrescarsi.
- Se magari mi restituisci l’accendino potrei fare qualcosa – abbaiò Lee all’improvviso, quando ormai avevo abbandonato le speranze verso la sua generosità.
Merda. Se n’era accorta, allora; fortunatamente (per me) avevo infilato a forza l’accendino nel portafoglio e lì era rimasto. Glielo lanciai e lei mi sibilò un ‘Prego eh’ che poteva apparire velenoso.
- Nessuno ti ha detto nulla – le feci notare sogghignando, e con quel commento mi giocai la sigaretta. Rimasi a bocca asciutta a fissare i riccioli di fumo che volteggiavano sopra la testa di Lee.
- Ci verresti in città con me? – mi chiese quando era ormai a metà della sigaretta.
La fissai con espressione vuota. – In città? – ripetei – A fare? –
Scrollò le spalle. – Che cazzo ne so. Ma dappertutto è meglio di qua. Non verrai a dirmi che bell’atmosfera c’è, dopo mezz’ora di insulti.
Sospirai. – Ci ho pensato anch’io in realtà – confessai. – Pensavo di andarci, pur con tutto il casino che c’è... meglio di aspettare qua seduti. E’ snervante: non so neanche cosa stiamo aspettando –
- Stronzate. Stiamo aspettando che ci scarichino addosso un mitra, Eddy –
Da ragazzina, gli occhi di Lee erano costantemente coperti dai boccoli rossi; col tempo aveva imparato a raccogliere i capelli, tirarli indietro, star meglio insomma. In quel momento, però, aveva i riccioli scompigliati sulla fronte esattamente come tanto tempo fa, e non riuscivo a capire con esattezza la sua espressione.
Non sapevo neanche che espressione avessi io, a dire il vero; Lee mi diede un buffetto sulla guancia. – Pensavi davvero fossero qua per distribuire caramelle, ometto? –
Le lanciai un’occhiataccia. – Non siamo in un film, Lee. Altrimenti tu saresti già chiusa in un campo di lavoro –
Mi diede uno spintone che mi mandò gambe all’aria. La delicatezza fatta a persona, non c’è che dire. Cercai di ricambiare, ma Lee è sempre stata molto più manesca del sottoscritto; unica mia soddisfazione degli ultimi anni era averla finalmente superata in altezza di qualche magro centimetro.
Quando ritrovai l’equilibrio, cercai qualcosa di sarcastico con cui ribattere, ma lei non me ne diede il tempo: - Stasera passi  a prendermi per le nove e mezza – Non era una domanda.
- Uh – risposi, molto brillantemente.
 
Non è che io e Lee non fossimo mai usciti insieme solo io e lei, anzi; forse proprio per questo mi ero accorto subito che quell’ordine (perché di ordine si trattava) supponeva una sera diversa dalle altre. Certe cose, le ragazze te le fanno capire, c’è poco da fare; e tu, in quei casi, puoi solo stare lì ad annuire come un idiota.
Da un certo punto di vista, era strano che io e Lee non avessimo già fatto... qualcosa. Non metterci insieme, questo no, ci saremmo scannati nel giro di due giorni... Quindi, era strano che mi avesse richiesto un appuntamento a tutti gli effetti. Perché era un appuntamento, vero? Io seguivo un rituale scaramantico per le mie uscite galanti: dovevo seguirlo anche in questo caso? Azzardare addirittura un paio di mutande decenti?
Siccome un po’ di fortuna con Lee non faceva mai male, finii per eseguirlo alla perfezione. No, chiaramente non posso dirvi in che consiste, se no perderebbe tutta la sua efficacia.
Non riuscii però a dire nulla ai miei amici: cosa avrei dovuto annunciare, esco con Lee Panzer come ho oggettivamente fatto negli ultimi anni? O, peggio, penso che sia un appuntamento e lei potrebbe piacermi sul serio come ragazza? No, non era nemmeno da prendere in considerazione, e poi non so se avrebbero capito la situazione. Nel senso, loro non avevano visto la sua faccia quando mi aveva ordinato di passarla a prendere.
Siccome era sempre meglio non farla aspettare, mi presentai spaccando il secondo al parcheggio delle roulotte, come avevo fatto innumerevoli volte. Senza i palmi sudati, però.
Quando Lee si avvicinò, vidi che indossava una gonna. Oh cazzo.
Mi fissò (fortunatamente, non dall’altro in basso: mi aveva risparmiato i sandali con la zeppa) e io cercai di sorriderle nel modo più strafottente e affascinante che mi riuscì. Giusto per la cronaca, credo di aver fallito miseramente.
Non ricordo dettagli particolari della prima parte della serata, quindi immagino non ci fossimo comportati in modo troppo diverso da come eravamo soliti.
Questa volta feci in modo di stare ben attento a non allontanarmi troppo dai confini non dichiarati del nostro piccolo campo militare e che, per fortuna, comprendevano il campo roulotte.
- Oh, ma prima o poi li restringeranno e noi saremo fuori – commentò in tono leggero Lee – Credo di averti già detto che sono dei grandissimi figli di puttana. Ma io non ho intenzione di star lì ad aspettare –
Feci un verso poco educato. – E dove pensi di andare? –
- Te l’ho detto, in città –
Mi fermai, e vidi che non stava scherzando né parlando di quella come una remota possibilità: Lee aveva davvero intenzione di andarsene e ciò voleva dire che tutte e tre le nostre psicopatiche preferite sarebbero scomparse dalla circolazione: Lee si sarebbe fatta staccare una gamba piuttosto che lasciare indietro May e Marie.
- Ci vieni con me, sì o no? – Aveva gli occhi verde chiaro, da gatto, con qualche venatura azzurra. – Tu e gli altri due, ovviamente. La famiglia è famiglia –
Cercai di sogghignare, ma era inaspettatamente difficile in quel momento: avevo un nodo in gola.
- Siamo una famiglia? Da quando? –
Com’è ovvio, non era affatto la prima volta che mi baciava; era la prima volta che lo faceva essendo entrambi cresciuti e decisamente consenzienti. Il lucidalabbra era appiccicoso e mi lasciò un sapore amarognolo e un profumo di ciliegia.
Continuai a baciarla finché non glielo tolsi tutto.
 
Quando l’avevo rivista dopo la Grande Fuga (e la conseguente Grande Punizione) era stato un incontro casuale. Non l’avevo notata all’inizio, ed era poi troppo tardi per fuggire; per una volta, però, il mio terrore era più dovuto all’imbarazzo per la scena patetica a cui aveva assistito, che per altro.
Avevo le orecchie in fiamme già da qualche secondo quando Lee mi afferrò per la spalla. – Stai bene, tu? – Nessuna moina, niente abbracci appiccicosi: solo quella domanda, sinceramente preoccupata, e una stretta solida.
Annuii. – Voi? – gracchiai, con qualche secondo di ritardo – Mio fratello è... può essere... –
- Una merda – tagliò corto Lee e io, che all’epoca mi astenevo ancora da parolacce e affini, provai un moto di ammirazione. – Non ti preoccupare. Sappiamo come trattare quelli come lui –
Avrei scoperto solo molto, molto più tardi che il padre di Lee era uno che alzava le mani, e lei aveva imparato presto a non avere paura di lui né degli altri uomini che sua madre aveva portato in casa negli anni, uomini che si somigliavano tristemente tutti.
Ma a tredici anni non ancora compiuti, non sapevo quanto Lee capisse e conoscesse la mia vergogna e umiliazione, così quel giorno mi limitai a un impacciato cenno di saluto e a filarmela.
Per fortuna, tra noi due, lei ha sempre avuto quel pizzico di pazienza e cervello in più.






Sono i ritardo. Moltissimo. Lo so e vi chiedo davvero scusa, soprattutto a quelle care persone che hanno recensito di karma neutral Hippiespirit che hanno recensito; ma ogni tanto la vita, tra esami e altro, ci mette lo zampino. Spero di scrivere un po' di più ora che sono libera per un mesetto e che questo capitolo sia di vostro gradimento :3

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Ed, Edd & Eddy / Vai alla pagina dell'autore: Fauna96