CAPITOLO 10: LA
BATTAGLIA DEI TUONI
Un
tonfo sordo mi fece aprire gli occhi nel bel mezzo
della notte. Qualcuno era entrato nella mia stanza, ma non riuscivo a
distinguerne la sagoma. Quando si avvicinò, realizzai che si
trattava di
Thorin.
-Aranel,
svegliati! – disse sottovoce, in tono concitato.
Io
mi stropicciai gli occhi per il sonno: -Che succede? –
sbadigliai -Che ci fai qui? –
-Dobbiamo
andarcene e alla svelta – disse ritornando già
verso la porta -Hai cinque minuti. Raggiungici alla piazzetta
–
Così
come era entrato, Thorin se ne andò. Non conoscevo
la ragione di tanta fretta, ma senza pormi troppe domande feci come mi
era
stato detto: in pochi secondi sgusciai giù dal letto,
indossai i miei vestiti
da viaggio, allacciai la spada al fianco e andai alla piazzetta.
Fuori
era notte fonda e una miriade di stelle luminose
splendevano in un cielo scuro. Quando giunsi al punto di ritrovo, notai
che
mancavamo solo io e Gandalf. Un Bilbo dall’aria estremamente
assonnata mi fece
un cenno con la mano, prima di iniziare a seguire Thorin e ad
allontanarci da
Imladris.
Camminammo
senza fare rumore per un bel po’ di tempo –
forse qualche ora – fino a quando Granburrone non si ridusse
solo ad una sagoma
lontana. Nel frattempo l’alba stava sorgendo e un sole
tiepido fece capolino da
est.
-Per
quale motivo siamo partiti nel bel mezzo della
notte? – domandai allo Hobbit, il quale camminava di fianco a
me – E senza
Gandalf per giunta! –
Il
fatto che lo stregone non fosse con noi mi dispiacque
moltissimo: senza di lui avevo come il sospetto che saremmo incappati
in
diversi guai.
Bilbo
si guardò attorno, assicurandosi che nessuno dei
presenti stesse origliando: -Ieri sera io e Thorin stavamo girando per
Granburrone quando ci siamo imbattuti in Gandalf e Re Elrond mentre
discutevano
– Lanciò un’occhiata a Thorin,il quale
però era in testa al gruppo e non poteva
sentire nulla -Stavano… in poche parole stavano considerando
l’ipotesi che
Thorin potesse diventare pazzo a causa del tesoro di Erebor, proprio
come era
già successo a suo nonno. Credo che questo lo abbia ferito,
anche se è
consapevole del rischio –
Quelle
parole mi spiazzarono: non pensavo che quei due
volessero mettere i bastoni fra le ruote a Thorin e alla sua spedizione.
-Ma
c’è di più –
continuò Bilbo, vedendo il mio sguardo
dispiaciuto –Gandalf alla fine ha convinto Elrond
dell’importanza della
missione di Thorin, ma solo per uno stupido motivo strategico
–
-Cosa?
– domandai io, sempre più allibita -In che senso
strategico? –
-Vogliono
che i Nani riconquistino Erebor per avere una
fortezza benefica ad Est – disse Bilbo, sottovoce –
Nel caso in cui dovesse
esserci una guerra –
Io
sgranai gli occhi, sollevando le spalle: -Perché mai
dovrebbe esserci una guerra? –
-Ah,
non ne ho idea… A quanto ho capito è quello che
hanno dedotto dalla profezia di Oin –
Non
feci in tempo a ribattere che dalla testa del gruppo
risuonò tonante la voce di Thorin: -Copritevi bene! Ci
stiamo avvicinando alle
Montagne Nebbiose –
In
effetti Thorin non aveva tutti i torti: a mano a mano
che ci avvicinavamo alle montagne, l’aria si faceva sempre
più fredda e secca,
tagliente come una lama.
Col
passare dai giorni mi accorsi che il paesaggio
attorno a me stava mutando drasticamente: i prati verdi e le secche
brughiere
lasciarono ben presto il posto a lande desolate e speroni di roccia
nuda,
coperta qua e là da spruzzi di neve.
Le
notti passavano insonni a causa del freddo e camminare
di giorno diventava sempre più difficile per la stanchezza.
Quando giungemmo
sulle cime delle Montagne Nebbiose, iniziò la parte
più dura: il vento gelido
ci costringeva ad avanzare molto lentamente e la neve che cadeva a
cumuli si
infilava sotto i pesanti abiti, facendoci tremare.
Mentre
camminavo, mi portai il cappuccio sulla testa,
coprendomi il più possibile, senza però
migliorare di granché la situazione: il
mio mantello era fradicio per la neve e il cappotto che indossavo non
era per
nulla adatto alle gelide temperature delle Montagne Nebbiose.
-Hai
tanto freddo? – mi domandò Thorin, raggiungendomi
-Stai tremando –
Io
scossi la testa, anche se in realtà stavo ibernando:
-Non importa, è solo un po’ di freddo. Sto bene,
non ti preoccupare – Le mie
labbra viola e le grandi occhiaie scure che portavo sotto gli occhi
raccontavano un’altra storia però.
-Non
mi sembra proprio – bofonchiò lui, togliendosi
dalle
spalle un grande mantello di pelliccia scura e porgendomelo
-Così eviterai di
gelare –
-Oh
non posso accettare – dissi, respingendo il gesto di
Thorin – Gelerai tu senza quel mantello! –
Lui
accennò un sorriso, appoggiandolo sulle mie spalle:
-Mi sottovaluti, mia cara. Ne hai molto più bisogno tu
–
Lo
ringraziai sentitamente e mi strinsi in quel caldo
ammasso di pelliccia: finalmente risentii la mia temperatura corporea
risalire
e continuai a camminare tenendo il passo con gli altri.
La
camminata proseguì tranquillamente fino a sera, quando
giungemmo su delle vette rocciose e scivolose: la neve era sparita e al
suo
posto batteva una pioggia torrenziale gelata. Il cielo era coperto da
nubi
temporalesche e ovunque risuonava il potente boato dei tuoni, preceduto
sempre
dai bagliori dei lampi.
Camminavamo
da ore lungo un minuscolo sentiero a
strapiombo sulla montagna, rischiando ogni secondo di cadere a causa
del
terreno scivoloso, quando udii la voce di Thorin sovrastare il rumore
del
temporale: -Dobbiamo trovare riparo! –
-Le
Montagne Nebbiose sono piene di caverne e grotte –
disse Balin, strizzandosi il cappuccio fradicio per il diluvio
-Troviamone una,
per Durin! –
In
lontananza si sentì un boato improvviso, molto
più
forte rispetto ad un comune tuono: -Attenzione! –
gridò Dwalin, indicando il
cielo. Dall’alto piombò verso di noi un masso di
pietra gigantesco, per poi
sfracellarsi poche decine di metri sopra le nostre teste, facendo
tremare il
terreno e cadere una miriade di sassi più piccoli.
-Questo
non è un semplice temporale -gridò Balin,
reggendosi alla parete della montagna per evitare di cadere
-E’ una battaglia
fra tuoni! –
Ancora
oggi sono più che convinta di non aver mai visto
nulla di così assurdo e spettacolare come quella notte:
delle creature enormi,
mastodontiche – ma che dico – grandi quanto le
montagne stesse apparvero dinnanzi
ai nostri occhi. Erano fatte completamente di pietra e si stavano
affrontano in
una battaglia, scagliandosi sassi.
-Che
mi venga un colpo – disse Bofur, osservando la scena
con occhi spalancati – Giganti! Giganti di Pietra!
– Lo stupore negli occhi di
tutti era palese, mescolato all’angoscia di essere annientati.
-Ma
siamo seri?? – gridai io, in preda al panico -Pure i
Giganti?! –
Uno
di quei Titani staccò un enorme masso dalla montagna
e lo scagliò nella nostra direzione, colpendo un suo simile
che si trovava alle
nostre spalle. Poco dopo iniziai a sentire il terreno sgretolarsi sotto
i miei
piedi e in pochi secondi una voragine spaccò il terreno in
due, dividendoci.
Fili cercò di trascinare il fratello verso la sua parte
inutilmente, tanto era
grande il divario che si era formato.
Guardai
Thorin negli occhi per capire ciò che stava
succedendo, ma vi lessi solo tanta paura. Mi fece cenno di guardare
verso
l’alto e finalmente capii in che enorme guaio ci eravamo
cacciati: ci trovavamo
sulle ginocchia di uno dei Giganti.
Questo
venne violentemente colpito da uno dei suoi simili
e sbalzato all’indietro. Potete immaginare la nostra
situazione, abbarbicati
alla meno peggio alle sue gambe, e come ci potessimo sentire. Quel
forte colpo
però fu anche fonte di salvezza: io e gli altri che ci
trovavamo sul ginocchio
sinistro riuscimmo infatti ad allontanarci dal corpo del gigante e a
saltare su
un fianco della montagna che non era coinvolto nella battaglia dei
Tuoni.
-Correte,
sbrigatevi! – gridò Thorin, rimanendo per
ultimo. Quando anche lui saltò, tirai un sospiro di
sollievo, che tuttavia durò
poco. Gli altri infatti, erano rimasti intrappolati sul ginocchio del
Gigante
ed erano troppo lontani per poterci raggiungere.
Il
Gigante sul quale i miei amici erano aggrappati fu
colpito a tradimento da un terzo, sopraggiunto da dietro: un enorme
masso lo
raggiunse al capo, facendogli saltare la testa. Il suo corpo
iniziò ad
afflosciarsi a terra, come un burattino al quale hanno reciso i fili.
Vedemmo i
nostri amici scorrere davanti a noi, terrorizzati di seguire il gigante
nella
sua caduta.
-Saltate,
coraggio! – gridò Thorin, pur consapevole della
grande distanza che c’era tra noi e loro – Saltate!
–
Ma
il Giagante non cadde e si sfracellò sul fianco della
montagna sul quale ci trovavamo: vidi Kili, Bofur e gli altri
schiacciati sotto
un masso e il mio cuore perse un battito. Non poteva essere finita
così, non
potevano essere morti per colpa di una stupida battaglia di Giganti.
Thorin
gridò distrutto e si precipitò verso i compagni,
chiamando il nome del nipote. Nel frattempo il Gigante cadde nel vuoto,
disfacendosi in miriadi di pietre e sassi. Quando però vide
che tutti stavano
bene, sorrise, visibilmente sollevato.
Mi
guardai attorno, osservando se eravamo tutti salvi, quando
mi accorsi che qualcuno mancava all’appello: -Bilbo!
Dov’è Bilbo? – domandai
preoccupata.
-E’
laggiù – disse Bofur, indicando il bordo della
montagna. Lo Hobbit penzolava pericolosamente nel vuoto, aggrappato a
stento.
In
quel momento non pensai, agii. Presi la rincorsa e
raggiunsi Bilbo sul bordo, allungandogli la mia mano per tirarlo su:
-Coraggio,
afferra la mia mano – gli dissi -Tienila stretta –
Da
dietro, Bofur e Dwalin mi diedero una mano a tirarlo
su, tirandomi per la vita. Dopo diversi sforzi riuscimmo a mettere in
salvo
Bilbo., il quale nel frattempo era morto di paura. Avevo ancora il
fiatone per
la fatica, quando il pezzetto di terra sotto ai piedi franò
e io caddi
rovinosamente verso il basso.
Non
so con che genere di riflessi mi aggrappai ad uno
sperone di roccia, evitando di cadere. Ma la mia presa era debole ed
ero certa
che in pochi secondi sarei finita nel vuoto.
-Vi
prego aiutatemi! – gridai, con le lacrime agli occhi.
Non riuscivo a pensare a nulla, se non al buio che avevo sotto di me e
al
terrore che percorreva ogni fibra del mio corpo.
-Ci
sono io, Aranel, non ti preoccupare – gridò
Thorin,
aggrappandosi con un braccio al bordo e scendendo verso di me
-Andrà tutto
bene, devi solo prendere la mia mano –
Mi
allungai per prenderla, ma era troppo lontana: -Non ce
la faccio – gridai, oramai piangendo.
-Si
che ce la fai Aranel – disse lui serio -Afferra la
mia mano –
Raccolsi
tutto il coraggio che avevo in corpo e con uno
slancio afferrai la mano di Thorin, il quale in un secondo mi spinse
verso
l’alto, risalendo poco dopo.
Ero ancora sopraffatta dalla paura, ma per lo meno ero salva.
Spazio Autrice:
Buonsalve anime mie!
Come state? Mi scuso per l'ora indecente in cui aggiorno, ma oggi sono stata tutto il giorno al Castello Sforzesco di Milano per l'evento di Game of Thrones e sono tornata più tardi del previsto.
Cooooomunque, cosa ne pensate del capitolo?
I nostri eroi hanno finalmente lasciato Imladris per proseguire il loro viaggio, ma ahimè sono incappati nella battaglia dei Giganti.... E la cara Aranel ci ha quasi rimesso le penne! Ma per fortuna il Principe di Erebor è pieno di risorse...
Questa settimana, per quanto riguarda i ringraziamenti, volevo dare un piccolo spazio ad Another_brick_in_the_wall per le milllemila recensioni lasciate in pochissimi giorni. GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!
Per questa settimana ho detto tutto. vi aspetto domenica prossima con un nuovo capitolo tutto da scoprire! Ora vado a fare un riposino, visto che alle 3,00 c'è la diretta con l'America dell'episodio 7x1 di Game of Thrones e devo essere bella arzilla!
Un bacione,
Jenny