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Autore: 50shadesofLOTS_Always    18/07/2017    2 recensioni
Dal testo: “« Sei felice? ». Tony si ricordò che Babbo Natale era già arrivato nelle case. E quel regalo lo ripagava dei precedenti mai arrivati."
La vita del genio, filantropo, plurimiliardario ed ex-playboy Tony Stark continua e, stavolta non è solo. Al suo fianco Pepper, l'unica donna di cui gli sia mai importato davvero, in mezzo agli ostacoli della quotidianità. Non senza un po' di azione...
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Al contrario della precedente ff/prequel "Take me Back To the Start", questa raccolta sempre senza una precisa trama è nata adesso, frutto della mia nostalgia per questi due adorabili zuzzerelloni. Quindi la parola la chiave è ancora una volta PEPPERONY!
[ancora probabile OOC di Tony/ perchè l'attesa di nuovi film porta speranza eheh/ dannatamente song-fic]
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Rhodey' Rhodes, Nuovo personaggio, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Iron Family'
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By your Side

Just look over your shoulder.
I’ll be there,
Always.
 

Scaricò la borsa con gli abiti da ufficio alla Hill, che nascose tutta la sua irritazione dietro un sorriso cortese. Doveva ancora abituarsi ad averla intorno, senza l’ombra di Monocolo ad alitargli sul collo. Tony si aggiustò il bavero della giacca gessata, inforcò i Rayban ed uscì dall’edificio salutando uno degli addetti alla sicurezza con un cenno del capo. Il sole stava tramontando mentre lui metteva piede fuori dall’edificio, diretto verso la fiammante Ferrari California con portiere, specchietti e cerchi color oro. Il temporale si era allontanato e l’aria era impregnata di quel tipico odore umido ma gradevole. Una breve folata di vento gli scompigliò i capelli quando il cellulare squillò nella tasca interna della giacca. Aprì la portiera mentre rispondeva.
« Rhodey! »
« Ciao Tony »
« Problemi con le protesi? » chiese, accomodandosi sul sedile in pelle chiara.
« No, ma apprezzo la tua preoccupazione »
« Allora perché chiami? » continuò, fingendo un tono candido.
Conosceva benissimo il perché, ma voleva godersi la reazione del Colonnello. Intanto Tony assicurò il cellulare sul cruscotto, mettendolo in modalità vivavoce.
« Mi è arrivata una strana busta. Sembra una partecipazione di nozze » disse l’uomo dall’altra parte studiando con sospetto la carta da lettere color panna, come se avesse tra le mani un oggetto non indentificato rinvenuto nel deserto dalle autorità del Pentagono.
« Che c’è di strano? »
« Chi è che sta per sposarsi? » chiese seccato da tutto quel futile rigirio di parole.
« Io » dichiarò Tony, accendendo il motore.
Fece marcia indietro per poi uscire dal parcheggio con unica manovra fluida che, era certo, Pepper non avrebbe approvato.
« Come? ».
La sua voce si era smorzata, come se volesse credere di aver sentito male.
« Ho chiesto a Pep di sposarmi » aggiunse il miliardario con un ghigno di puro autocompiacimento mentre si immetteva nel traffico di Los Angeles.
« CHE COSA?! » esclamò Rhodey dall’altro capo.
« Amico, ti serve un otorino »
« Tu hai chiesto… » balbettò prima che le parole gli morissero in gola.
« Perché quel tono sorpreso? »
« Farò finta di non aver sentito – borbottò abbastanza forte perché lo sentisse - E ha detto sì? »
« Un testimone non dovrebbe porsi certe domande »
« Testimone? » domandò, a metà tra lo sbigottito e il lusingato.
« Il tuo udito peggiora a dismisura » commentò lui, totalmente rilassato e anche un po’ indispettito dalle precedenti parole. E’ vero, forse il suo passato da sciupafemmine intaccava la sua credibilità, ma non per questo potevano dubitare dei suoi sentimenti per Pepper.
« D’accordo: sarò onorato di farti da testimone »
« Grazie, Rhodey » mormorò e prima che potesse dire altro, riagganciò.
Inalò l’aria fresca a pieni polmoni, scosse il capo e rise a squarciagola. Non si sentiva così euforico dall’età di quattro anni quando da solo aveva assemblato il suo primo computer. Strinse le dita sul volante e spinse il piede destro fino in fondo, imboccando la Pacific a tutta velocità. Proprio mentre la lancetta dei giri tentennava su valori vertiginosi, la suoneria di Iron Man dei Black Sabbath risuonò nell’abitacolo per poi essere sostituito dall’unica melodia di cui non si sarebbe mai stancato.
« Tony? »
« Sì, tesoro? »
« Dove sei? » gli chiese Pepper e percepì dell’ansia nella sua voce.
« Non la facevo così impaziente, Potts » rispose, facendo trapelare un minimo di preoccupazione.
« I miei sono qui alla Villa ».
Sussultò mentre rallentava ad una curva, giusto per non schiantarsi sul guardrail. Si appuntò mentalmente di non farsi più dare brutte o scioccanti notizie in macchina, mentre guidava. Non era mai una buona idea.
« Sono ancora in tempo per scappare » osservò con un cipiglio di sarcasmo.
« Tony… » lo rimbrottò lei immediatamente.
« Che ne dici del Messico? » suggerì, sperando che in qualche universo parallelo lei accettasse quella fuga pseudoromantica. Non sarebbe stato poi tanto male vivere con lei in giro per il mondo, ogni giorno in una città diversa lontani dal lavoro e dalla stampa. Una fattoria stile Barton.
« Tra quanto »
« Argentina? »
« …arrivi? »
« Meglio Marte eh? – sorrise, sapendo che la stava innervosendo - Ti sono mancato davvero… »
« Sì, è stato triste non sentirti in preda ai deliri di onnipotenza » rispose ironica e lui sghignazzò. Per qualche ragione dare la notizia del fidanzamento ufficiale ai Potts, non impensieriva solo lui.
Pepper scosse il capo mentre lisciava la stoffa dell’abito. La pancia sporgeva visibilmente, ma la gonna era lunga fino alle caviglie tanto che i piedi nudi si scorgevano a malapena. Per quella sera, visto che avevano il vantaggio di restare in casa, aveva deciso di rinunciare ai tacchi. Non che le dispiacesse.
« Posso indossare l’armatura? – roteò gli occhi e Tony dovette immaginarlo perché finalmente le concesse una risposta seria - Dammi qualche minuto »
« Cerca di non superare i duecento però » lo ammonì, sentendo in sottofondo il rombo del motore.
« Farò del mio meglio – arcuò un sopracciglio nel vedere sul pannello la lancetta che sostava sui duecentocinquanta - Dimmi che cosa indossi »
« Tony… »
« Se vuoi che faccia in fretta, devi darmi un incentivo » disse con tono voluttuoso e al contempo, decidendo di allentare il piede dall’acceleratore.
« Mi basta che arrivi intero » rispose lei esasperata mentre il bolide tornava a velocità non supersoniche.
« Okay… Ma se dovessi morire per mano di tuo padre, ti prego non sposarti » mormorò, dando un’occhiata agli specchietti quando la sentì ridere.
Per lui era come lo scampanellio che precede l’apertura del Giardino dell’Eden.
« Così da lasciarmi in mano l’azienda come stai facendo adesso? » scherzò e la visualizzò nella propria mente, davanti allo specchio mentre si sistemava i capelli. Intanto vide in lontananza la scogliera a strapiombo su cui si trovava la loro Villa. Le acque oceaniche riflettevano gli ultimi raggi del sole, tingendo il cielo di magenta, cremisi e porpora per sfumare verso il viola e il blu del crepuscolo.
« Vorrei lasciarti le auto, ma quelle le ho promesse a Rhodey » confermò, rallentando per prendere una secondaria.
« Beh, finché sei vivo mi basti tu » rispose, mettendo fine a quel gioco che aveva un infelice retrogusto.
Tony si lasciò sfuggire un sospiro quando riemersero i ricordi della Siberia mentre Pepper si fermò un attimo sulla soglia della camera. Quella rara assenza di parole fra loro era sempre un campanello d’allarme, sintomo che l’eccentrico miliardario stava navigando in pensieri troppo cupi.
« Non dovevi accettare » disse lui, riferendosi alla proposta.
« Le canaglie sono il mio punto debole che vuoi farci » lo punzecchiò Pepper mentre scendeva le scale, diretta all’ingresso della casa. Allungò il collo, tenendo con una mano la gonna leggermente sollevata e con l’altra sulla ringhiera.
« Quanto ti amo… » sussurrò più rivolto a sé stesso, poi lei ordinò all’AI di chiudere la telefonata.
Scese le scale nell’esatto momento in cui udì la porta di ingresso aprirsi con un fruscio.
« Virginia? » la chiamò suo padre col suo costante dubbioso accento, tipico di un giudice.
« Papà, mamma! Entrate » li accolse, raddrizzando le spalle.
« Buonasera Signori Potts » intervenne F.R.I.D.A.Y.
« Buonasera… - si guardò intorno alla ricerca dell’origine di quella voce inumana - Chi ha parlato? »
« Lei è F.R.I.D.A.Y, un’inserviente virtuale » rispose Pepper con una mano sul grembo.
Ormai le veniva naturale accarezzarsi la pancia e di tanto in tanto, ne traeva forza. Inoltre spesso si trovava a parlare con Maria sottovoce, convinta che in qualche modo potesse sentirla.
Guidò i suoi per un breve giro turistico della Villa, mostrando loro tutto il piano terra. Ufficio incluso. Le luci meno intense nel boudoir e nel soggiorno, rendevano un’atmosfera intima ed accogliente.
« Mio Dio, è grandissima… - mormorò Liza con occhi meravigliati quando si soffermarono sulle scale che arrivavano di sopra - Come fate con le pulizie? »
« Ogni tre giorni chiamiamo una ditta »
« E Tony? » chiese, accigliandosi e girandosi come se potesse vederlo sbucare fuori da qualche angolo.
« Sono qui! – li interruppe il diretto interessato, risalendo la rampa del garage - Buonasera e scusate il ritardo, ma sono stato trattenuto alle industrie »
« Oh, caro non preoccuparti – rispose con un gesto frivolo della mano - E’ un piacere rivederti »
« Anche per me, Liza – accennò un sorriso - Signor Potts ».
Raymond rispose, a sorpresa delle donne, stringendogli la mano. Madre e figlia si scambiarono un’occhiata eloquente.
« Salve Signor Stark, la cena è pronta » dichiarò l’AI, puntuale come al solito.
« D’accordo, grazie. F.R.I.D.A.Y, conduci i Signori Potts in sala » mormorò lui mentre un percorso di luci a led si disegnò sul pavimento.
Si girò verso Pepper e si prese tutto il tempo per scansionarla dall’alto in basso e viceversa. Il lungo abito in chiffon color madreperla scendeva morbido sulle sue forme di mamma, i seni fasciati da un discreto corpetto a cuore che però copriva la clavicola con della stoffa retata. I capelli erano semi raccolti in una treccia che partendo dalla tempia sinistra, girava dietro la nuca per poi scenderle sulla spalla destra. Niente make up, niente tacchi a spillo ma per lui, restava bellissima in ogni caso.
« Ciao… » esordì roco mentre si avvicinava, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
« Ciao – sollevò un sopracciglio - Sbaglio o ti avevo detto di non superare i duecento? »
« Duecento? Avevo capito trecento – le carezzò una guancia - E poi credevo che ti mancassi ».
Pepper gli rivolse un’espressione risentita, tenente alla rassegnazione, quando non riuscì a fermare i brividi che le causò quel semplice contatto. Inoltre come al solito, Tony era sfacciatamente sexy. La giacca antracite, abbinata a dei pantaloni scuri e delle sneakers bianche e blu, gli cascava sulle spalle e sulle braccia in modo perfetto e la camicia bianca metteva i risalto il suo incarnato. Ciò che però la mandava in visibilio erano i capelli scompigliati dal vento, che sicuramente li aveva accarezzati durante la guida. Aveva voglia di giocarci, ma quelli erano pensieri da relegare. Almeno per il momento.
« Infatti, ma vorrei non dovermi preoccupare »
« Ehy, ti ho già detto che » continuò lui, sviando l’argomento ‘guida spericolata’.
« …ogni volta che esci di casa, ora che »
« …sei uno schianto? »
« …aspetto tua figlia – sospirò sconfitta quando lui la prese per le spalle, stroncando qualsiasi altro rimprovero - La prossima volta ti accompagnerà Happy ».
Spostò le mani sulle sue braccia e Pepper non riuscì a bloccare la seconda ondata piacevole lungo la spina dorsale, che raggiunse la punta delle dita.
« Stai bene? » chiese accigliato.
Tutto ad un tratto era divenuto apprensivo. Da diverse settimane oramai e lei pensava che, per quanto dolce fosse il pensiero, non faceva altro che metterla sotto pressione. Il parto si avvicinava e lei ne era sicura, avrebbe perso la testa molto prima.
Senza contare il fatto principale: i suoi non sapevano perché erano stati invitati nel bel mezzo della settimana ad una cena a Villa Stark. Come poteva dire loro che Anthony Edward Stark le aveva chiesto la mano? L’ultima volta che aveva dato loro un annuncio di tale portata, oltre alla gravidanza, era finito tutto in una colossale litigata, seguita da una specie di ritirata strategica. All’epoca aveva appena compiuto diciotto anni perciò aveva potuto scavalcare il davanzale della finestra e scendere lungo il tronco dell’albero dietro casa con uno zaino carico dei propri effetti. E i suoi aveva accettato, dopo circa tre mesi, che fosse andata a vivere da sola con una sua amica di università. Ora doveva scartare quell’opzione, un po’ troppo adolescenziale, e trovarne un’altra, possibilmente migliore.
Quel pomeriggio aveva pensato perfino di disdire: a) per evitare che suo padre mettesse davvero le mani addosso a Tony e b) perché non sapeva come dare la notizia. Sua madre avrebbe potuto reagire in diversi modi, al contrario di suo padre: a) avrebbe tirato fuori tutti i dogmi cattolici a cui era stata educata, e che lei aveva ignorato da tempo, imponendosi e bloccando tutto sul nascere o b) avrebbe organizzato l’intero evento. E Liza Potts non era certo famosa in famiglia per il suo buon gusto.
« Un po’ di mal di testa, nulla di grave – confessò infine e lui strinse gli occhi a fessura, guardandola con diffidenza - Sul serio » ribatté poi Tony si sporse, regalandole uno di quei baci che le dava solo in camera da letto o in particolari momenti della giornata. Probabilmente si era dimenticato, come lei del resto, della presenza dei suoi genitori a pochi metri. Si appoggiò ai suoi bicipiti sotto la giacca mentre lui la abbracciava per quanto fosse possibile vista la grandezza del pancione.
« Meglio? » sussurrò, staccandosi un poco per guardarla negli occhi.
Per i primi dieci secondi, Pepper non capì il senso di quella domanda poi si ricordò dell’emicrania che ora, sembrava sul punto di svanire. Annuì, poi lo prese per mano e si avviarono verso la sala.
« Com’è andata alle Industries? Oggi avevi quella riunione…  »
« Ho esposto il nuovo piano marketing e a quanto pare, è piaciuto – fece spallucce poi le ammiccò - Rhodey è appena diventato un privilegiato »
« Chi è Rhodey? » domandò Liza, interrompendoli.
« Il Colonnello James Rhodes, un nostro caro amico. Ha perso l’uso delle gambe in un incidente e Tony si sta occupando delle protesi » aggiunse Pepper sedendosi mentre Tony le sistemava la sedia come da perfetto gentleman. Un po’ ruffiano.
« Davvero? »
« Sì, sono il mio nuovo progetto. Protesi all’avanguardia con materiali biocompatibili ed ecologici, ma ad alta tenuta » spiegò, accomodandosi a tavola accanto alla compagna.
« Sembra interessante » rispose la donna, imitandolo.
La tavola era già stata imbandita e Pepper non ricordava l’ultima volta che era successo.
« Ahm… E’ da un po’ che pensavo di dedicarmi allo sviluppo di nuove tecnologie mediche – lanciò un’occhiata a Raymond che però era intento a sistemarsi il tovagliolo sulle gambe - Vorrei anche fornire degli aiuti per accelerare gli studi di ricerca per le malattie rare e per sostenere alcune onlus »
« Beneficenza? E’ meraviglioso » trillò Liza, lisciando la tovaglia.
« Quest’ultima idea in particolare è di Pepper – di nascosto le posò una mano sulla coscia - In fondo è la miglior co-amministratrice delegata della California ».
Come prevedibile, divenne rossa come i propri capelli.
« Ma smettila… » ridacchiò, sentendo la tensione alleggerirsi.
Se Tony era così tranquillo e rilassato significava che doveva esserlo anche lei. O no?
« Dico solo la verità » aggiunse lui poi la cena cominciò.
 
Tony e Liza stavano conversando da qualche minuto ormai, terminando il dolce e Pepper era ancora una volta occupata ad accarezzarsi il pancione. Il Dottor Kleiner aveva fatto un buon lavoro e pensò quasi di rendergli un posto d’onore alle nozze. Sorrise quando sua madre sghignazzò a qualche battuta del compagno mentre suo padre si limitava ad ascoltare. Si soffermò su di lui e dal modo in cui le sue labbra si incresparono, capì che era il più spaventato di tutti. Troppi cambiamenti in troppo poco tempo. Lei lo conosceva, era un tipo abitudinario. Si alzava alle cinque, si faceva la barba alle cinque e dieci e andava a lavoro alle sei per tornare in tempo per il pranzo. Rientrava allo studio legale alle quattordici per poi uscirne alle diciotto e mezza. Cena e poi tv. Quella routine la ripeteva da quasi quaranta anni e c’era un motivo perché non era mai stata cambiata. Neanche alla sua nascita.
Si dice che le figlie tendono a sposare uomini simili al padre, ma Pepper considerò che quello non era il proprio caso. L’unico aspetto che i due uomini avevano in comune era l’affetto che nutrivano per lei. Certo, uno era dato dal fatto che ne fosse discendente. L’altro dal fatto che ne fosse dipendente.
A quel punto tornò con gli occhi su Tony. Anche lui, che di cambiamenti ne aveva affrontati eccome, era terrorizzato. Solo che era un vero esperto nel tenerlo ben nascosto, ne aveva ottenuto il primato. Aveva vissuto tutti gli stravolgimenti, a partire dall’Afghanistan, direttamente sulla pelle, restando ferito e a volte agonizzante. Poi si era rialzato e aveva stabilito ogni volta una nuova routine. Se prima si alzava alle dieci e mezza, dopo una notte di sbornia anche alle quattordici, adesso si alzava alle otto e si recava alle Industries per almeno quattro ore. Poi tornava e passava il pomeriggio con lei, perché darle fastidio era il suo hobby preferito insieme ai giocattoli in laboratorio di cui si occupava, prima tutto il giorno da quando apriva gli occhi, ora quattro ore a notte prima di raggiungerla a letto. Spesso non dormivano perché…. Beh, sappiamo tutti il perché. La sua riflessione si interruppe quando ebbe l’impulso di prenderlo per mano.
Tony si ammutolì ed abbassò lo sguardo sulle loro mani, strette. In evidenza l’anello di fidanzamento che fino a quel momento Pepper aveva tenuto volutamente poco in vista per non perdere l’effetto sorpresa. Soddisfatta, guardò verso i genitori, entrambi sbalorditi e incuriositi da quella luce azzurra.
« Ieri sera Tony mi ha chiesto di sposarlo e io ho detto sì » dichiarò ad alta voce, tanto per esser sicura che fosse chiaro.
 
Ciò che la stupì fu la reazione di suo padre. Contro tutte le aspettative, di tutti, aveva contenuto i propri istinti omicidi. Dopo averla abbracciata, Pepper era riuscita perfino a leggergli un giudizio più riguardoso quando salutò il compagno. Sua madre invece ne era stata così felice che per un attimo tutti, compresa F.R.I.D.A.Y, avevano pensato che fosse giunta nell’allegro mondo della pazzia.
« Ci vediamo »
« Buonanotte » si aggiunse Tony e insieme, li osservarono entrare in auto.
Quando uscirono dalla proprietà, superando il cancello, lui si staccò e iniziò a setacciare ogni angolo, dietro al bancone del bar, sotto il divano e sul terrazzo.
« Ma che stai cercando? » chiese, seguendolo nel boudoir.
« Non vorrei che fosse sparito un vaso di cristallo »
« Tu non hai vasi di cristallo » gli ricordò divertita.
« Meglio controllare » rispose Tony, fingendo un’espressione inquieta.
Lei rise e avvicinandosi, gli avvolse un braccio intorno alla vita per poi trarlo a sé.
« A quanto pare dovrò sposarmi » sussurrò, riferendosi alla telefonata di qualche ora prima.
« E io mi terrò le macchine » rispose con sincera compiacenza.
 
Aprì gli occhi e girando il capo, si accorse amaramente che mancavano due ore alla sveglia. Sbruffò, frustrato perché stava per battere il suo stesso record di miglior dormita. Volse lo sguardo oltre la spalla, poi si lasciò ricadere sulla schiena per poter osservare meglio Pepper, ovvero la deliziosa creatura che dormiva al suo fianco. I capelli lunghi ricoprivano il cuscino su cui, girata di fianco verso di lui, teneva la testa. Un braccio piegato sotto di essa e l’altro sopra il pancione, quasi a cingerlo per proteggerlo. Il suo corpo diafano, coperto da una larga camicia da notte prémaman color malva, era completamente abbandonato al torpore notturno. Le spalle si sollevavano ed abbassavano ritmicamente per il respiro.
Non potè resistere e facendo attenzione a non svegliarla, si sporse per baciarle una guancia. La vide sorridere nel sonno e sperò di essere lui la causa di quella curva. Sempre riguardandosi dal distoglierla dai sogni, si alzò e le aggiustò il lenzuolo per poi scendere, valutando come impiegare quel tempo prima di andare alle Indutries. Mentre svuotava un bicchiere d’acqua fresca, si diresse in laboratorio per dedicarsi alle protesi lasciate in sospeso due giorni addietro. Si sedette alla scrivania e diede un’occhiata alla ferraglia che aveva lasciato sul tavolo, lanciando uno sguardo trasecolato a Ferro Vecchio che prese una scopa e cominciò a spazzare in un angolo. Si grattò il pizzetto mentre frugava tra i cavi, ben sapendo cosa mancava per poter lavorare decentemente. Non potendo accendere lo stereo, aprì uno dei cassetti che ignorava quasi sempre, dove teneva un ipod con gli auricolari per qualsiasi evenienza. Si fermò quando riconobbe la busta che lo accusava di uno dei suoi innumerevoli peccati: il disinteresse.
Dopo vari secondi in cui ritirò più volte la mano, rinunciando così all’accompagnamento musicale, si decise a sfilarla via. Doveva avercela messa Pepper, sicuramente. Quando voleva, era più furba della Romanoff. Non sapeva se esserne spaventato o orgoglioso. Dopotutto era l’unica in grado di sopportarlo. Con un piede, spinse il cassetto fino a chiuderlo poi con malagrazia, strappò la busta.
‘Ti faccio vedere io, Dottore dei miei stivali’, pensò aspro mentre con l’indice estraeva la missiva. La aprì, lasciandosi cadere sullo schienale della sedia girevole.
 
Ciao Tony.

Ho scritto queste poche righe più volte perché non c’è un modo giusto per chiederti scusa.
Perciò se 
mai leggerai questa lettera, spero riuscirai a capirmi e magari, perdonarmi.
Nat mi ha detto che hai appeso l’armatura al chiodo e capisco il perché, anche se non credo che
riuscirai a startene buono buono dietro ad una scrivania.
Ho sbagliato e quel che è peggio è che ho messo in mezzo gli Avengers.
Io sono sempre stato solo
dai diciotto anni. Non mi sono mai ambientato, da nessuna parte.
Neanche nell’esercito. Il punto è
che loro sono la tua famiglia, forse più che la mia.
Ho sempre riposto la fiducia nella gente, negli individui e sono contento di dire che finora non mi
hanno dato da pentirmene. Non potevo deludere quegli individui, per questo non ho firmato.
Ma come te, ho agito per ciò in cui credevo. E tutti dovremmo farlo.
Perciò scusa se non ti ho detto dei tuoi, scusa se ti ho ferito.
Credevo che mantenere il silenzio, ti 
avrebbe fatto meno male.
Mi avrebbe fatto meno male.
Conoscevo tuo padre e le circostanze della sua morte mi lasciano tutt’ora l’amaro in bocca.
Se
avessi avuto la possibilità di intervenire e fermare Bucky, lo avrei fatto.
Vorrei poterti dire queste cose di persona, ma non mi è possibile. Non so se ci rivedremo, ma
ricorda: se avrai bisogno, io ci sarò.
                                                                                                                                                   Steve
 
Ps: non aspettare che Pepper torni da te, valla a prendere.

 
Aggrottò la fronte, poi fece schioccare le labbra mentre ripiegava con cura la lettera. Lui non era un tipo che cedeva facilmente il perdono. Figuriamoci la fiducia.
Però percepiva la validità, nero su bianco, di quella garanzia su carta. Per quanto astio poteva esserci stato tra loro, sapeva che Steve mentiva con la stessa capacità che aveva lui di entrare in contatto coi propri sentimenti. Fissò ancora la lettera, che aveva di nuovo chiuso nella busta, tra le mani.
‘Accidenti! Ti sei rammollito’, strillò la sua vocina.
Sbuffò, rendendosi conto che avrebbe potuto risparmiarsi le sedute di psicoanalisi e soprattutto, avrebbe potuto non scaricare su Pepper tutto il dolore e l’orrore che si era portato dalla Siberia.
Sobbalzò quando sentì aprirsi le porte del laboratorio e mise via la epistole sotto ad un plico di documenti, che stazionava da giorni sull’angolo estremo della sua scrivania.
« Tony – mormorò Pepper, raggiungendolo fino alla scrivania - Che stai facendo? »
« Niente – si diede una spinta, girando la sedia per poterla guardare in faccia - Tu piuttosto che ci fa qui? » chiese notando come la stoffa del pigiama le lasciasse scoperte le gambe. Sogghignò. Le braccia erano avvolte da una vestaglia in tinta, ma di un tessuto più sottile e trasparente, che però aveva la cintura slacciata.
« Una videochiamata in attesa – sbadigliò, portandosi educatamente una mano davanti alla bocca - Da Monocolo »
« Primo: questa mia influenza ti sta decisamente influenzando – il suo sorrisetto obliquo sparì così com’era nato - Secondo: non ci voglio parlare con lui »
« Ha bisogno di Iron Man » rispose lei, incrociando le braccia sotto al seno.
Tony la fronteggiò, incrociando le braccia sul petto come per farle il verso.
« Se rispondo, che ci guadagno? » domandò con tono malizioso.
« Se non rispondi, non lo scoprirai » lo ricattò lei di rimando.
Tony alzò teatralmente gli occhi al cielo, più convinto dalle promesse implicite.
« F.R.I.D.A.Y, apri l’interfaccia – si girò verso lo schermo fluttuante - Bravo. Adesso hai corrotto anche la mia co-amministratrice »
« Mi sono dovuto ingegnare » ammise Fury, mantenendo una facciata impassibile.
« Perché se rinuncia un quindicenne viene lodato per responsabilità mentre se lo faccio io passo da pazzoide? » chiese lui risentito mentre gesticolava.
« Non spostiamo il soggetto » lo riprese l’altro.
« Scusa se sono recalcitrante, ma mi hai distolto da un viso decisamente più bello del tuo »
« Ti voglio alla Base » ordinò quello, sempre più irritato.
Erano le quattro e mezza del mattino anche per uno come lui. Pepper intanto si preparò a quell’interminabile discussione, appoggiando un fianco contro il tavolo.
« Ho da fare qui » disse Tony, assumendo il ruolo di prima donna.
« Non gradisci la mia compagnia? » rispose Nick e Pepper colse dell’ironia in quelle parole.
Tuttavia era preoccupata per la reazione che avrebbe potuto avere il compagno di lì a poco.
« Al contrario. Solo che tu non hai i capelli rossi… - le fece l’occhiolino - Anzi non hai capelli »
« Si tratta di Rogers »
« Oh, allora arrivo subito » sghignazzò freddamente il miliardario, fissando il pavimento.
Ancora non aveva digerito l’irruzione e l’atteggiamento del Direttore in precedenza.
« Avevi detto che mi avresti aiutato se avessi fatto uscire gli altri » gli ricordò, ma Pepper sapeva che quello era un territorio sterile per il convincimento di Tony che infatti rispose con una scrollata di spalle.
« Non ho mai detto di essere un uomo di parola – guardò Pepper che aveva fatto un passo più vicino, così che potesse vederla - Che c’è, donna? »
« Ti si legge in faccia »
« Cosa? »
« …che hai voglia di indossare l’armatura – si inclinò in avanti per essere incisiva - Fallo per me »
« Tu odi testa di latta »
« Non è vero » rispose lei, corrucciandosi.
« Sì invece »
« Ho detto »
« Lo hai detto »
« …che potevi tornare ad esserlo »
« …solo perchè »
« …solo prestando più attenzione »
« …avevamo fatto »
« TONY » lo rimbrottò prima che fosse troppo tardi.
« …della sana attività fisica ».
Lanciarono entrambi un’occhiata allo schermo dove Nick aspettava pazientemente, fingendo spudoratamente di controllare dati e algoritmi inesistenti.
« Si tratta di Steve »
« E quindi? » sbottò Tony, che cominciava a scocciarsi di tutta quella faccenda.
Lo infastidiva il fatto che prima nessuno volesse che fosse Iron Man e adesso che non voleva lui, per delle ovvie ragioni, tutti cercavano di spingerlo nell’armatura.
Pepper arcuò un sopracciglio e indicò col mento la lettera che spuntava tra i fogli.
« Hai aperto la lettera »
« Solo perché me lo ha ordinato il Dottore – storse il naso - A proposito ho notato che tutti ti utilizzano per arrivare a me. Qual è la prossima congiura, Bruto? »
« Ti stai comportando da immaturo »
« Fa’ tutto parte del pacchetto »
« Anche Iron Man » rispose lei e Tony distolse lo sguardo.
Improvvisamente gli risultava difficile sostenere quello limpido e determinato della donna.
« Iron Man ti mette in pericolo » sibilò innervosito.
Quello sì che un ottimo motivo.
« Ma Tony Stark riesce sempre a salvarmi » sussurrò lei mentre Fury passava alternativamente lo sguardo fra i due senza farsi notare.
« Lo sai come andrà a finire. Se comincio non smetto più » continuò Tony, guardandola di sottecchi.
« Vorrà dire che sarò la tua distrazione – si morse il labbro inferiore, appoggiandosi con una mano sulla sua spalla – Mi piace distrarti… » aggiunse sottovoce, fingendo che fossero soli.
Il viso a pochi centimetri da quello di Tony che potè percepire il respiro della donna sulla guancia mentre le sue dita gli solleticarono la nuca, intrufolandosi tra i capelli. Tossì per schiarirsi la voce, riacquistando così il buonsenso che gli permetteva di mantenere un certo autocontrollo perché l’equazione Pepper + abbigliamento provocante aveva effetti piuttosto sconvenienti su di sé. La guardò di nuovo negli occhi e sorrise, realizzando che lo aveva fregato. Di nuovo.
« Spero che la bambina non diventerà manipolatrice come te » le disse con fare dispettoso.
Pepper gli schioccò un bacio sulla guancia, poi guardò verso lo schermo.
« Tutto a posto, Direttore »
« La ringrazio, Signorina Potts »
« Non per molto – borbottò Tony, cercando una vendetta che però non si sarebbe mai realizzata - Mandami i dati, li leggerò durante il viaggio »
« Ti aspettiamo » concluse Fury prima di concludere la videochat.

 

Angolo Autrice: Oh Gesù!
Questo capitolo è stato un vero e proprio parto con una settimana abbondante di fermentazione ahahaha
Spero comunque che l'attesa, per cui vi chiedo umilmente perdono, sia stata ripagata.
Ci tengo ancora una volta a ringraziare coloro che sono giunti fin qui tra cui leila91, _Atlas_ e DjalyKiss94 (GRAZIE DI <3), siete fantastici!

Come avrete notato ho inserito due cose:
- la lettera di Steve (che potrebbe perfino fare una comparsa in futuro ehehehe), il cui contenuto era rimasto un segreto dalla scorsa raccolta: è molto simile a quello che si sente nelle ultime scene di Captain America Civil War perchè non me la sentivo di stravolgerlo e così l'ho semplicemente adattato al contesto;
- il ritorno del ragazzone oro e rosso (che tra le altre cose, non era stato propriamente previsto O.O).

Prima di salutarvi per andare a scrivere il prossimo capitolo, vi faccio un'ultima e doverosa precisazione: il quindicenne a cui si riferisce Tony in questo capitolo è Peter Parker ^^ (che potrebbe anche lui avere un piccolo ruolo più avanti in questa ff ;)).
Perciò aspettatevi, anche se non subito, altri riferimenti al film di Spiderman Homecoming che ho avuto l'onore di poter vedere la sera stessa in cui è uscito nelle sale waaaa!!!
Inutile dire che l'ho adorato soprattutto per i nostri Pepperony e per Tom Holland /*O*\ Quindi se non lo avete ancora visto, andate perchè ne vale decisamente la pena :D

Dopo quest'ultimo sclero fangirloso, spero privo di spoiler, vi auguro la buonanotte (o il buongiorno a seconda di quando lo leggerete xD)!
A presto,
50shadesOfLOTS_Always

   
 
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