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Autore: 50shadesofLOTS_Always    21/07/2017    3 recensioni
Dal testo: “« Sei felice? ». Tony si ricordò che Babbo Natale era già arrivato nelle case. E quel regalo lo ripagava dei precedenti mai arrivati."
La vita del genio, filantropo, plurimiliardario ed ex-playboy Tony Stark continua e, stavolta non è solo. Al suo fianco Pepper, l'unica donna di cui gli sia mai importato davvero, in mezzo agli ostacoli della quotidianità. Non senza un po' di azione...
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Al contrario della precedente ff/prequel "Take me Back To the Start", questa raccolta sempre senza una precisa trama è nata adesso, frutto della mia nostalgia per questi due adorabili zuzzerelloni. Quindi la parola la chiave è ancora una volta PEPPERONY!
[ancora probabile OOC di Tony/ perchè l'attesa di nuovi film porta speranza eheh/ dannatamente song-fic]
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Rhodey' Rhodes, Nuovo personaggio, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Iron Family'
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Remembering

This bond between us
Can't be broken.
I will be here, don't you cry.

16 Dicembre 2008
« Buongiorno Signora Stark » esordì F.R.I.D.A.Y alle nove e mezza in punto.
Il sole del primo mattino si affacciò nella stanza quando l’AI aprì le tapparelle, che emisero un ronzio.
« Ancora Signorina Potts » la corresse Pepper con la bocca impastata dal sonno.
« Mi perdoni. Il Signor Stark »
« …è impaziente, lo so – sorrise poi aprì gli occhi - Ed è anche in ritardo » aggiunse con apprensione mentre fissava il posto vuoto accanto sé. Passò una mano sulle lenzuola fresche, l’ansia che tornava a farle visita dopo il giorno precedente, da quando era partito per una nuova eroica missione.
I suoi occhi scivolarono sulla sveglia, proiettata su una finestra e che segnava anche la data.
‘Tempesta in arrivo’, pensò un po’ malinconica.
« In verità… - un forte rombo simile a quello di un jet, poi lo schianto di solido metallo contro fragile vetro - è appena arrivato ».
Pepper, balzata seduta sul materasso, si alzò e scese in laboratorio senza neanche indossare le pantofole. Con una mano si tenne alla ringhiera mentre con cautela scendeva gli ultimi gradini. Udì dei lamenti seguiti da delle imprecazioni e poi da altri lamenti, entrò nell’enorme stanza, badando bene a dove mettesse i piedi. Ferro Vecchio la raggiunse con una scopa e cominciò a tracciare un percorso pulito e sicuro da schegge e polvere. Pepper lo seguì mentre si guardava intorno cercando di capire dov’era piombata la granata, ovvero il suo futuro marito. O ciò che ne restava.
« Tony? »
« Sono qui » rispose lui con un mugugno.
Era stato eccitato all’idea di indossare nuovamente l’armatura, un po’ per la voglia dell’azione e un po’ per le promesse piccanti di Pepper, certo non aveva sospettato cosa sarebbe successo più tardi.
Non era riuscito ad imboccare l’entrata del garage o quantomeno la pedana sul terrazzo e coi propulsori malfunzionanti, aveva finito per sfondare la parete che seguiva l’andamento della roccia, ritrovandosi direttamente nel suo laboratorio. Si guardò in giro e malauguratamente vide una delle sue “bambine”, una Cadillac De Ville del ‘52, con la fiancata praticamente divelta.
« Qui dove esattamente? » chiese la compagna, seguendo la sua voce robotica.
« Dietro ad una maceria – ‘Cioè ovunque’, considerò lei – Alla tua destra » aggiunse e quando si voltò, lo trovò disteso in modo innaturale su quello che una volta era un mobiletto di alluminio, dove teneva gli attrezzi e varie cianfrusaglie.
« Le porte ti creano problemi? »
« No, avevo pensato di allargare questo spazio » rispose Tony stando al gioco.
Era la prima persona che non cercava di ucciderlo, tanto valeva. Lei allungò una mano per aiutarlo, ma viste le sue condizioni, alzò una spalla. Tony mosse una mano come se stesse scacciando una mosca per farle capire che avrebbe fatto tutto da solo. Si appoggiò con una spalla su un pezzo di muro e facendo leva col braccio opposto, riuscì a rimettersi in piedi, con non poche difficoltà visto il peso dell’armatura.
« Qualcosa di rotto? »
« Spero di no » borbottò, sfilandosi il casco.
Sulla superficie dorata della maschera frontale capeggiava una strisciata scura di uno sparo. Ci erano andati giù pesante coi calibri. Lo lanciò con non curanza su uno dei tavoli su cui lavorava.
« Ti avevo detto di stare attento! »
« Pensi che glielo abbia chiesto io di spararmi addosso con dei mitragliatori?! » sbottò, incredulo dal sentirsi accusato di una cosa della quale non poteva avere il controllo.
« Mitragliatori?! » esclamò lei, di due ottave più in alto.
« Se vuoi, la prossima volta dirò ai cattivi che… »
« La tua ragazza incinta potrebbe arrabbiarsi » concluse Pepper, portandosi le braccia sotto i seni e cominciando a capire l’assurdità della propria richiesta.
« Per sicurezza mi porterò una foto, risulterà più convincente » mormorò lui, cercando di sdrammatizzare.
« Eri da solo? »
« C’era anche Legolas quindi sì, ero da solo » disse, portandosi più distante per permettere ad una serie di bracci robotici di liberarlo dalle placche non proprio integre. Almeno la tuta aveva compiuto il proprio dovere e tranne qualche livido, era tutto intero.
« E Steve? »
« Credevamo di averlo trovato, ma al nostro arrivo se l’era già svignata » rispose con fare un po’ distratto.
Non sapeva se avesse voluto davvero rivederlo in quel giorno preciso.
« Non mi hai chiamata » borbottò Pepper e Tony le indicò l’armatura ricomposta poco lontano.
« Non so se hai notato, ma il ragazzone è un po’ ammaccato. Il sistema di comunicazione è fuori uso come un sacco di altre cose – piegò lateralmente il capo con un cipiglio contrariato, fermo dinanzi a lei - Ti sei preoccupata »
« Sono una donna incinta »
« Molto incinta »
« Ne ho tutto il diritto – fece spallucce per scusarsi - Ho gli ormoni impazziti »
« Direi di sì » commentò lui con un sorrisetto.
« Non lo faccio di proposito – sospirò, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi - Chiamo un’ambulanza »
« No, no, no, no… - la prese per le spalle - Perché non controlli tu se ho tutti i pezzi? » abbassò il tono di voce, che assunse una sfumatura sensuale, ricordandosi di ciò che gli aveva implicitamente promesso per convincerlo. Mentre avvicinava il proprio viso al suo, lei sorrise. Le loro labbra così vicine che i loro respiri riuscivano a fondersi.
« Come vuoi » concesse.
 
Il suono della risacca contro gli scogli fu ovattato da delle proteste che chiunque, esternamente, poteva pensare fossero di un bambino. No. Si trattava di Iron Man alter ego di Tony Stark, che cercava di allontanarsi il più possibile dal cotone imbevuto di disinfettante. Non aveva capito le mere intenzioni di Pepper, altrimenti avrebbe cortesemente evitato quelle premure che però non erano del tutto indolori.
« Ahi! Ouch – la fissò in cagnesco, seduto sulla poltrona sanitaria - Speravo in qualcosa di più piacevole »
« Sta’ fermo » lo riprese lei, continuando nel proprio compito.
« E’ colpa tua, mi hai obbligato tu a fare l’eroe » la accusò, mettendo su il suo broncio infantile.
« Sì, ma così ho soddisfatto il tuo ipertrofico ego fino alle nozze »
« Questo è scortese » mormorò mentre Pepper terminava di ripulirgli un taglio sulla guancia, contenendo un sorriso che trasudava di fierezza. Sì, perché dopo la pena per la sua incolumità, arrivava l’ammirazione.
« Signor Stark? » intervenne F.R.I.D.A.Y.
« Ti prego, dimmi che hanno bisogno di me – lei scosse il capo - Qualsiasi cosa va bene »
« C’è un ospite all’ingresso »
« Chi diavolo è? » domandò Tony quando una voce squillante risuonò dall’interfono.
« Virginia? »
« Tiffany? » balbettò Pepper mentre chiudeva la cassetta del pronto intervento.
Tossì più volte, troppo rumorosamente.
Tony spalancò la bocca scioccato quando si rese conto che aveva intenzione di evitare l’amica e farsi passare per malata. La fissò, girandosi sul sedile e portando i piedi sul pavimento.
« Oh, eccoti! Per un attimo credevo di aver sbagliato, ma è quasi impossibile visto che… Insomma, è praticamente l’unica Villa a Malibu Point »
« Che ci fai qui? » chiese sbrigativa, bloccando la valanga di parole che l’ex collega avrebbe riversato.
« Mi ha chiamata tua madre. In realtà ho pensato fosse strano, poi però mi ha detto che il megafusto ti ha fatto la proposta – Tony sorrise quando venne chiamato in causa - A proposito, perché non me lo hai detto? » aggiunse.
Pepper guardò il compagno che incrociò le braccia sul petto, e assumendo l’espressione beffarda del “Già, perché non glielo hai detto?”.
« Eh-ehm… - simulò uno starnuto - Mi è passato di mente »
« Sei malata? »
« Sì, un’influenza terribile » rispose, tappando la bocca a Tony che stava per smascherarla.
« Ow… Hai bisogno di qualcosa? » chiese Tiffany con un cipiglio di preoccupazione.
« No, grazie. Se vuoi ti do l’indirizzo dei miei…»
« Non occorre. Ci vediamo, cara – il rombo del motore si allontanò - Rimettiti! ».
Pepper emise un sospiro di liberazione, conscia che però non sarebbe durata a lungo. Sua madre l’avrebbe sicuramente informata delle sue vere condizioni e sarebbe tornata al punto di partenza. Per il momento però non le interessava altro che le condizioni di Tony che, con la tuta abbassata sui fianchi e il torso nudo, non le aveva tolto gli occhi di dosso.
« Prima le congiure e adesso questo… - scosse il capo come se avesse commesso il più grave dei misfatti - Sempre più perfida e questo mi e- »
« Tony » lo ammonì dandogli la possibilità di rettificare, evitando di rispondergli a tono.
« -ntusiasma – ridacchiò - Potevi inventarti qualcosa di più originale »
« Ad esempio? » chiese, portandosi i pugni sui fianchi.
« Che ti diverti a mettere i palloni da basket sotto la maglietta? – bloccò prontamente un suo pizzicotto al costato - Stai diventando violenta »
« Solo quando fai l’idiota - rispose lei colpendolo con un debole pugno sul suo braccio – E poi credevo che ti piacessero le focose ».
Tony annuì, sornione, e prima che potesse rispondergli, la circondò con le braccia e la trasse a sé. Si inclinò così da poterla baciare una, due, tre volte per poi carezzarle una guancia.
« Perché stai sorridendo? »
« Mi ha chiamato megafusto » disse malizioso, ondeggiando le sopracciglia.

**

Con le nocche di una mano, bussò sulla porta e attese il permesso prima di spingere il battente. Fece capolino e attese che Kleiner lo vedesse. Sorrise.
« Salve, Signor Stark – con un gesto lo invitò ad entrare - Ho ricevuto l’invito. Congratulazioni »
« Grazie » rispose lui garbato, insolitamente non irriverente, per poi chiudersi la porta alle spalle.
Quell’atteggiamento astruso insospettì il dottore, che smise di scrivere e lo guardò di sottecchi.
« Avevamo un appuntamento? »
« In realtà no » ammise, tentennando.
« Non importa, si sieda – disse e attese che si accomodasse sulla poltrona, come le altre volte - Qualcosa non va? » chiese, alzandosi per spostare la tenda e lasciar entrare un po’ più di luce.
« No, è tutto a posto. Oggi è un giorno come tanti altri… » mormorò Tony, poggiando i gomiti sulle ginocchia e torturandosi le dita. Kleiner si volse, poi ricordò il diciassettesimo anniversario della morte dei coniugi Stark e capì il senso di quella frase sospesa, ma soprattutto di quella visita fuori programma.
« Oh… Ho visto i giornali » aggiunse, aspettandosi qualche commento acido.
Ma quando il suo paziente si dimostrò eccezionalmente poco loquace e logorroico, aggirò la scrivania, fermandosi davanti a lui, e ci si accostò.
« Signor Stark, non so ancora leggere nella mente dei miei pazienti. Altrimenti, mi creda, sarei su una spiaggia caraibica con un cocktail di gamberi in una mano e una mazzetta nell’altra » disse, buttando le carte in tavola per cominciare la conversazione.
Tony accennò un sorriso, che però sfiorì pochi secondi dopo. L’aria ironica con cui Kleiner cercava di addolcirgli l’argomento, lo spinse a parlare.
« Mi sembra tutto surreale » disse tutto d’un fiato, stropicciandosi gli occhi.
« L’ultima volta lei mi ha detto di aver aperto la lettera e che leggendola, ha compreso le motivazioni e l’agire del Capitano – arricciò le labbra - Mi chiedo perché ha cambiato idea ».
Lui sollevò lo sguardo, assumendo di nuovo un portamento sicuro.
« Non posso perdonarlo, né lui né il Soldato d’Inverno » dichiarò irremovibile.
Quel mattino, dopo che Pepper lo aveva medicato, si era recato alle Industries, ma non appena aveva varcato la soglia dell’edificio si era sentito osservato. Troppo. Ed era riemerso tutto, la Civil War, lo scontro con Steve e l’incidente di Rhodey.
« E’ comprensibile, nessuno potrebbe biasimarla »
« Continuo a rivivere le immagini del video » disse poi, socchiudendo gli occhi.
« Lo ha riguardato di recente? – Tony evitò distolse lo sguardo, poi annuì - Io penso che abbia trasformato questo filmato in qualcosa a cui aggrapparsi e se non la conoscessi, direi che è come se fosse l’unico ricordo che ha dei suoi genitori »
« Non posso cancellarlo né fisicamente né mentalmente » rispose assorto.
« No, certo – ci fu un attimo di silenzio - La mia perla per quest’oggi: non lasci che quelle immagini di morte si registrino sopra quelle di vita, di quando era bambino o ragazzo »
« Che devo fare? »
« Torni a casa, si sieda sul divano con la sua futura sposa e se proprio vuole ricordare i suoi genitori, li ricordi per come erano – per la prima volta, si spinse un po’ oltre la professionalità e gli posò una mano sulla spalla - Lei ha il diritto e il dovere che la loro memoria resti intatta, non lasci che quel filmato la avveleni ».

*

Appoggiò la guancia sulla mano del braccio sinistro che teneva piegato sullo sportello. L’altra mano poggiata mollemente sul volante dell’auto mentre il paesaggio scorreva lento ai suoi lati. Da una parte il placido oceano su cui veleggiavano i gabbiani, dall’altra la città di Los Angeles che lentamente veniva avvolta dal crepuscolo. Tony mantenne quella velocità, ottanta chilometri orari, un po’ perché voleva continuare il giro in macchina e un po’ perché aveva fifa di tornare a casa.
Attese che il cancello si aprisse, percorse il vialetto ma anziché fermarsi all’ingresso, imboccò la rampa del garage che Ferro Vecchio e altri robot stavano già ricostruendo. Posteggiò la vettura accanto alle altre, smontò e salì la rampa che portava direttamente in soggiorno, dove trovò la tv accesa ma nessun segno di Pepper. Il sontuoso abete, decorato con festoni, fiocchi e palline rosse e oro accanto al pianoforte, era completamente ricoperto di luci colorate che si accendevano e spegnevano con un ritmo silenzioso. Si guardò intorno, poi si diresse in cucina per un bicchiere d’acqua prima di affrontare la furia più che giustificata della sua compagna, che però lo sentì dal piano di sopra.
« Tony, sei tu? – ‘Dio, se ci sei aiutami’, implorò mandando giù il sorso quando la vide apparire - Finalmente… »
« Aspetta… » mormorò, sollevando entrambe le mani in segno di resa.
« No – sbottò lei - Ho aspettato tutto il santo giorno »
« Ho fatto solo »
« …una tua chiamata »
« …un giro in macchina »
« …per sapere almeno che eri vivo! » concluse Pepper, sentendo le proprie guance prendere fuoco.
« Scusa » sussurrò Tony, senza sapere come controbattere.
La fissò, in attesa di altre urla, magari un bel cazzotto in testa ma lei distolse lo sguardo.
« Dannazione, ti odio quando fai quella faccia… » ringhiò.
Non era davvero arrabbiata, quanto piuttosto terrorizzata dal fatto che gli fosse successo qualcosa perché si aspettava da giorni un rovescio simile.
« Misericordia, c’è una bambina…! » mormorò Tony,  cogliendo senza indugio la palla al balzo e sfruttando l’abbassamento della guardia per farsi perdonare.
« Ora che sei tornato »
« Pep… »
« …ad essere Iron Man »
« Tesoro »
« …non puoi sparire così – mosse le braccia in segno di frustrazione - Perciò »
« Sai che giorno è oggi? »
« …non farlo mai più – terminò per poi addolcire inevitabilmente la voce, quando la vista le si appannò per le lacrime - Certo che lo so. Secondo te perché mi sono preoccupata? ».
Si avvicinò a lui, che fece altrettanto. Poi si lasciò cingere in un debole abbraccio e posò le mani sul suo petto, guardandolo da sotto le ciglia. Tony abbassò il capo, poggiando la fronte contro la sua.
« Dovevo staccare per un po’… » disse quasi bisbigliando.
Prese un bel respiro mentre sentiva le mani della compagna scivolargli sulle spalle e poi lungo le braccia per confortarlo. Come al solito lo aveva capito.
« Ti va una pizza formato famiglia? » propose lei, staccandosi leggermente ma continuando a tenersi ai suoi bicipiti. Tony decise che si era guadagnata quantomeno un sorriso. E un bacio.
La liberò dalla stretta, dirigendosi verso il divano. Sul tavolino notò qualcosa che non c’era mai stato: una cornice con una foto dove c’era lui, con un papillon rosso, seduto su un divanetto a dondolo in mezzo ai suoi genitori, che fissava rapito, mentre si sorridevano reciprocamente.
« Che cos’è? » domandò, prendendo l’oggetto tra le mani. Passò i pollici sulla cornice di legno mentre Pepper gli si avvicinava un po’ intimorita.
« Non ti arrabbiare perché non so come potrei reagire… »
« Dove l’hai presa? » chiese, ma faticò a sentirsi lui stesso.
« Stavo controllando se l’armatura fosse a posto quando ho visto la valigetta, quella con i filmati… Ho trovato un vecchio rullino e F.R.I.D.A.Y mi ha dato una mano » disse, scrutandolo per poi tormentarsi le dita. Tony non poté trattenere un sorriso.
« Sembravo un pinguino – si girò verso di lei, arcuando un sopracciglio - Ehy, so di essere bello ma non così tanto » commentò sarcastico quando la vide tirare su col naso.
« Te l’ho detto, sono questi maledetti ormoni » uggiolò, appoggiandosi alla sua spalla.
« Ne hai trovate altre, Watson? »
« Altre due e… - si volse in basso per prendere una bobina che Tony non aveva ancora notato - Questo. Ancora sigillato ».
 
Pepper stava finendo l’ultimo spicchio di pizza che lei, o meglio, Maria e Tony si erano litigati per almeno un buon quarto d’ora. Spaparanzati sul divano, stavano guardando il filmino misterioso. Avevano scoperto che conteneva momenti che il miliardario aveva dimenticato perché troppo lontani nel tempo.
« Wow… » mormorò lei quando venne inquadrata una casa stile coloniale.
L’ingresso enorme era simile a quello della Casa Bianca, preceduto da delle scale in marmo e da delle colonne laterali. Il pavimento dell’atrio seguiva un motivo a scacchiera e la mobilia aveva un certo gusto rococò.
« Quella era la casa preferita di mia madre »
« Era? » chiese, pulendosi la bocca con una salvietta.
« Mio padre fu costretto a venderla. Era un periodo difficile – si accigliò nel vano tentativo di ricordarsi qualco sa in più - Credo che sia un centro per anziani adesso ».
Tony non ebbe bisogno di dirle chi era la giovane donna che venne ripresa subito dopo, perchè Pepper l’aveva già riconosciuta. Era impossibile non vedere Maria Stark: i capelli di una particolare tonalità di biondo cenere, gli occhi color cioccolato e il sorriso accecante. Era una situazione più privata e intima rispetto alle precedenti perché indossava un maglioncino color carta da zucchero e una gonna bianca, le calze color carne e le scarpe abbandonate poco lontano.
< Howard, metti via quella cosa e vieni qui con noi > disse, seduta su una coperta in mezzo al prato di un enorme giardino. In fondo si vedevano alti cipressi che dovevano circondare l’intera proprietà.
All’improvviso, quando l’inquadratura si avvicinò a lei, comparve anche un bambino di non più di un anno e mezzo. I folti capelli scuri non lasciavano dubbi circa la sua identità.
« Ma quello sei tu… » constatò Pepper, fissandolo con un sorrisetto divertito.
Tony si limitò a sorridere di rimando un po’ a disagio. Avrebbe voluto prenderlo in giro, un po’ per toglierlo da quell’impaccio e un po’ per vendetta personale. Decise di non farlo anche perché venne subito attirata dall’entrata in scena di un affascinante Howard Stark. Anche lui era vestito in modo più informale, con una camicia a quadrettini e dei pantaloni monocolore.
< Aspetta, non muoverti. Resta lì – esclamò la donna quando il piccolo Tony sollevò il sedere nell’evidente e anche goffo esperimento di camminare - Credo che stia cercando di alzarsi >
< Forza, Anthony! Vieni da papà > lo incintò l’uomo, abbassandosi su un ginocchio.
Nel vederlo così, il Tony adulto sentì un groppo alla gola che riuscì a ricacciare indietro perché anche se di tempo ne era trascorso da quel film, le sue ferite adolescenziali tornavano a prudere.
< Avanti così – ormai lo aveva raggiunto, stava per cadere ma Howard lo riprese prontamente e lo sollevò - Eccoti qui. Bravo >
Tony si girò e vide Pepper praticamente sciolta in una valle di lacrime.
‘Estrogeni’, si disse.
Si allungò verso il tavolo, la mano protesa verso il telecomando.
« Forse dovremmo… » si zittì quando lei gli impedì di prenderlo, stringendogli una mano intorno al polso.
« No, ti prego – mormorò, guardandolo negli occhi - A meno che tu… »
« Me lo ha ordinato il Dottore » rispose rassicurandola e tornando comodo sul divano.
Più tardi il filmino propose episodi che Tony ricordava con più chiarezza. Si vide, diciottenne con indosso uno smoking bianco, mentre accompagnava sua madre avvolta in un abito elegante al centro di una pista da ballo per dare inizio alle danze.
« Che cos’è? » domandò Pepper, spostatasi su un fianco con la schiena appena appoggiata al bracciolo e le gambe su quelle del compagno.
« Una raccolta fondi per un’associazione che aveva fondato mia madre per i veterani e le loro famiglie – gli sfuggì un soffio nostalgico - Odiavo quel genere di eventi, ma mia madre ci teneva tanto che fossi presente. Così ho messo in standby il master nell’Oregon e sono tornato a casa »
« Davvero? » domandò lei, portando lo sguardo su di lui.
« Non riuscivo a dirle di no – confessò con una scossa di spalle - Le piaceva ballare soprattutto se c’erano tante persone. Ero il suo ballerino prediletto » aggiunse con un cipiglio di amor proprio.
Pepper ridacchiò e allungò una mano verso la sua guancia, che carezzò col dorso. Tony si volse, continuando a massaggiarle i piedi e i polpacci.
« Saremmo andate d’accordo – distese le dita dietro la sua nuca e lo attirò verso di sè - Vieni qui »
« Non volevi vedere i filmini? » le chiese ingenuamente assecondandola e sporgendosi su di lei.
« F.R.I.D.A.Y, metti in pausa » mormorò, agganciandolo con una gamba alla vita mentre sprofondavano fra i cuscini del sofà.

Angolo Autrice: Salve Gente! Lo so, è più corto del solito, ma dovevo riprendermi e far riprendere leila91 e _Atlas_, che ringrazio tantissimo per le recensioni
<3 <3 <3 (a cui risponderò, se i babbani decidono di lasciarmi in pace -.-), dallo stato di profondo di angst della one shot, che trovate sempre sulla mia pagina, "Only two Days" ahahhah xD
Ecco quindi un interludio al prossimo capitolo, decisamente un po' meno doloroso e più fluff che, spero sia stato di vostro gradimento :*
A presto!
50shadesOfLOTS_Always

 

   
 
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