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Autore: Ginevra1988    18/07/2017    4 recensioni
All'alba del tre maggio Harry, Ginny e gli altri reduci della Seconda Guerra Magica si ritrovano a fare i conti con... il ritorno alla normalità. Le ferite sono fresche, gli incubi li perseguiteranno ancora per anni e poco sembra essere come prima, ma la voglia di ricominciare è tanta. A passi lenti e incerti dovranno trovare la loro strada verso un futuro nel quale non potevano nemmeno sperare fino a qualche giorno prima.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Il brutto della vita è che non ci sono le istruzioni per l'uso.
Tu le segui, e se il cellulare non funziona c'è la garanzia.
Lo riporti indietro e te ne danno uno nuovo.
Con la vita no, se non funziona non te la danno indietro nuova,
ti devi tenere quella che hai, usata, sporca e mal funzionante.
 
Bianca come il latte, rossa come il sangue – Alessandro D’Avenia
 
 
 
 
6 giugno 1998 – La Tana
 
   Ron non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma era stupendo avere di nuovo come compagno di stanza Harry: solo adesso si rendeva conto di quanto gli era mancato. Per sei anni avevano diviso il dormitorio nella torre di Grifondoro e in altrettante estati avevano dormito fianco a fianco in quella camera. Avevano riso insieme, festeggiato insieme le vittorie di Quidditch, si erano lamentati insieme di tutti gli insegnanti, avevano affrontato fianco a fianco pericoli che nessun ragazzino si sarebbe mai nemmeno immaginato in un incubo e avevano litigato, evitandosi per mesi. In realtà era stato Ron a combinare casini: non aveva creduto a Harry durante il quarto anno e si era lasciato abbindolare da un Horcrux non più di sei mesi fa. Ma il suo migliore amico lo aveva sempre perdonato, sempre.
   Avevano già spento le luci e si erano augurati la buona notte da un pezzo, ma Ron non aveva proprio sonno e sapeva che sarebbe rimasto a guardare il soffitto con le braccia sotto la testa ancora per molto; decise lo stesso di tentare: chiuse gli occhi e cercò di allontanare i pensieri. Le cicale cantavano allegre fuori dalla finestra socchiusa. Il demone apriva e chiudeva i cassetti di un vecchio comò in soffitta, attività che era probabilmente il suo passatempo preferito.
   Teddy cominciò a piangere, qualche piano più sotto; succedeva spesso, la notte, e la povera nonna non era ancora riuscita a farsi più di quattro ore di sonno filate. La madre di Ron teneva il piccolo spesso durante il giorno, mentre Andromeda cercava di riposare in salotto; raramente mangiava con il resto della famiglia Weasley, era diventata cupa e schiva dopo il due giugno e più di una volta Molly aveva espresso preoccupazione.
   Il ragazzo si voltò su un fianco e si accorse che Harry aveva gli occhi aperti.
   “Non sei stanco?” chiese; l’amico voltò la testa verso di lui nel buio.
   “Sì, ma mi ci vorrà un po’…”
   Ron capiva perfettamente. Non c’era stata una notte da quando era finita la Guerra in cui fosse riuscito ad addormentarsi subito e spesso il primo sogno che faceva comprendeva un Horcrux, Voldemort, un serpente o lampi di luce verde. E poi una buona fetta di colpa ce l’aveva anche George, ma questo era un altro paio di maniche.
   “Chi pensi ci fosse insieme a Goyle?” chiese Harry dopo qualche momento di silenzio.
   “Non so.”
   “Io qualche idea ce l’ho.”
   Non avevo dubbi, pensò Ron a metà tra il divertito e il sarcastico. Harry si lanciò in lungo elenco di possibili complici, che andavano da un Elfo Domestico a un paio di Mangiamorte evasi non si sa come da Azkaban. In un qualche modo in queste teorie ci finiva sempre in mezzo anche Malfoy; alla terza volta in cui Harry nominava Draco, Ron ridacchiò.
   “Che c’è?” chiese l’amico irritato.
   “Come fa a c’entrare Malfoy? Probabilmente è ad Azkaban o da qualche altra parte piantonato da una Squadra Speciale Magica, ci scommetto il mio modellino di Krum!”
   “Hai ancora quel modellino? Pensavo lo avessi triturato con le tue mani” ghignò Harry.
   “Ah ah” Ron rise in modo finto. “Non mi sembra che tu abbia pestato Dean!”
   “Ti ricordo che eri tu a volerlo pestare, l’anno scorso!”
   Ron sentì le orecchie diventare calde.
   “Certo che volevo pestarlo, non era per niente adatto a Ginny, per niente!”
   Harry rise.
   “Non ridere!” sbottò. “Scusa, ce lo avresti visto Thomas a tavolo con la mia famiglia? Alle cene di Natale mentre Gin gioca a Sparaschiocco con George? Il naso gli si sarebbe arricciato così tanto da scomparire!”
   L’amico rise ancora di più. L’immaginazione di Ron galoppò verso un ipotetico futuro in cui Harry nel salotto della Tana giocava a Sparaschiocco con sua sorella la sera della Vigilia. Ce lo vedeva. Chissà come l’idea che Harry un giorno sarebbe diventato suo cognato si era accoccolata in modo naturale in un angolino della sua testa e ci stava bene.
   “Non è strano?” chiese Harry.
   “Cosa?”
   “Pensare a cose normali come… il Natale, o la scuola… io ho sempre l’impressione che un Mangiamorte sia nascosto dentro l’armadio o sotto il letto!”
  “Vuoi che controlliamo?” disse Ron tanto per sdrammatizzare, ma sapeva che cosa Harry volesse dire. “Forse questo ti aiuterà, sai… con la faccenda dell’Auror.”
   Buttò lì quella frase con non curanza, quasi per caso. Harry mugugnò.
   “Se divento paranoico come Malocchio per favore picchiami” aggiunse.
   “Non chiedo di meglio!”
  “Sarà strano… non averti con me al corso” disse l’amico. Ron si morse un labbro e le orecchie tornarono a prendere fuoco; si agitò nel letto, mentre decideva se fare finta di nulla o vuotare il sacco, combattuto tra la voce che gli diceva che tanto lo avrebbe scoperto comunque e quella che sosteneva che non avrebbe mai passato la selezione.
   Buttò l’occhio sul comodino, dove l’orologio da polso era illuminato dalla fioca luce della luna quasi piena. L’una meno dieci.
   “Bisogna che io dorma un po’, amico” disse Ron. “Domattina… ho la sveglia presto.”
   “Il negozio?” chiese Harry, con la voce già impastata di sonno.
   “Non proprio.”
   L’altro ragazzo aspettò per qualche momento in silenzio, poi decise di chiedere: “In che senso?”
   Ron cambiò di nuovo posizione, a disagio; avrebbe potuto inventare qualcosa, ma quella che uscì era la verità.
   “Vado a correre.”
   L’altro ragazzo si voltò verso di lui e si puntellò su un gomito per guardarlo nella penombra, d’un tratto perfettamente sveglio.
   “A… correre?”
   “Beh… mi sto allenando.”
   L’aveva detto. Ormai era in ballo, tanto valeva ballare.
   “Ti devo dire una cosa” sussurrò; girò sull’altro fianco, allungò una mano nel comodino e ne estrasse una pergamena lilla con l’intestazione del Ministero della Magia. La allungò a Harry, che si infilò gli occhiali e cercò la bacchetta.
   “Lumos
   Ron rimase sdraiato a pancia in su, gli occhi chiusi, mentre il suo migliore amico scorreva velocemente quelle righe che lui ormai sapeva a memoria.
 
   Caro signor Weasley,

   siamo lieti di accettare la sua domanda di ammissione alle selezioni del Corso Auror.
   La aspettiamo il giorno 15 giugno alle ore nove presso il Quartier Generale degli Auror, Secondo Livello, Ministero della Magia.
 
   Cordiali saluti
   Istruttore Auror Lena Shackelbolt
 
   “Ma… è fantastico” boccheggiò Harry fissando la pergamena. “Non sapevo avessi fatto domanda!”
   “Non lo sa nessuno. A parte George.”
   “Cosa? Nemmeno Hermione?”
   “No.”
   “Sei fuori di testa? Darà di matto quando lo scoprirà! E i tuoi?”
   “Senti, li ho… li ho già delusi abbastanza. Se faccio le selezioni e non mi prendono, cosa più che probabile, dovrò tornarmene al negozio di George. E se nessuno sa che ho tentato di entrare al corso, nessuno potrà rimanerci male. Al momento ufficialmente sono in vacanza.”
   “Ma che dici? Deluderli?”
   Ron sbuffò. Alcune vivide immagini gli scorsero davanti agli occhi, ancora una volta.
   “Hai visto che faccia aveva mia madre quando… la sera che hai raccontato tutta la storia alla McGranitt e a Kingsley?”
   “Sono la tua famiglia! Ti possono perdonare tutto”
   “C’è sempre qualcosa che la mia famiglia o Hermione… o tu… mi dovete perdonare o su cui dovete passare sopra… basta… vorrei davvero non deludere più nessuno. Voglio tornare a casa e dire hey, diventerò un Auror! Ma se così non fosse non voglio dover sostenere ancora una volta lo sguardo di mia madre… o le pacche comprensive di mio padre… o peggio, gli abbracci di Hermione.”
   Harry rimase in silenzio per qualche momento, nella stanza si sentiva solo il respiro irregolare di Ron.
   “Perché lo hai detto a me, allora?”
   “Perché sei il mio migliore amico” disse Ron d’istinto, senza pensarci. “E avevo proprio bisogno di dirlo a qualcuno.”
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo di Gin
Rieccoci, sono di nuovo in ritardo ma al momento sono finalmente in ferie (momento di danza sfrenata in onore dell’estate) quindi dovrei recuperare!
Dunque dunque, so che Ron è un personaggio poco gradito ai più, me ne sono accorta girovagando qua e là per Efp. Beh, io vado in controtendenza: mi è sempre piaciuto molto, con tutte le sue contraddizioni e i suoi sbagli da ragazzino immaturo, le sue insicurezze e la sua normalità, in un contesto pieno di maghi super dotati e/o predestinati a grandi cose. Ron non è particolarmente abile negli incantesimi, non è un giocatore di Quidditch memorabile, è tutt’altro che un secchione, è semplicemente normale, uno fra tanti. E il fatto che la Rowling lo abbia messo nella tripletta protagonista per me è molto significativo: quello che conta davvero non è da dove parti o con cosa parti, ma che cosa decidi di fare con quello che hai.
Quindi sì, Ron avrà la sua bella parte anche nella mia ff, insomma.
Chiusa la parentesi filosofica che ha rotto le scatole anche a me che l’ho scritta, devo lanciarmi in un altro ballo scatenato questa volta in onore del mio nuovo piccolo traguardo: questa settimana abbiamo sfondato i 40 tra seguiti e preferiti! Quindi davvero grazie, grazie di cuore a tutti.
Un grazie speciale però va a FRoperen, ho apprezzato tantissimo le tue parole!
Smack
Gin
   
 
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