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Autore: edoardo811    18/07/2017    1 recensioni
Quello che sembrava un tranquillo viaggio di ritorno alla propria terra natale si trasformerà in un autentico inferno per i Titans e i loro nuovi acquisti.
Dopo la distruzione del Parco Marktar scopriranno ben presto che non a tutti le loro scorribande nello spazio sono andate giù.
Tra sorprese belle e brutte, litigi, soggiorni poco gradevoli su pianeti per loro inospitali e l’entrata in scena di un nuovo terribile nemico e la sua armata di sgherri, scopriranno presto che tutti i problemi incontrati precedentemente non sono altro che la punta dell’iceberg in un oceano di criminalità e violenza.
Caldamente consigliata la lettura di Hearts of Stars prima di questa.
[RobStar/RedFire/RaeTerra] YURI
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Good Left Undone

VI

LA VALLE

 

 

La situazione era degenerata. Il Leviathan e BB continuavano ad azzannarsi a vicenda e il Basilisco sembrava nettamente superiore al mutaforma. Morse lo pterodattilo con i suoi denti acuminati, facendo sbraitare il dinosauro di dolore, un verso che squarciò i timpani dei ragazzi. A salvare Beast Boy ci pensarono Terra, Corvina e Cyborg che, non avendo altre alternative, attaccarono il Basilisco. L’alieno lasciò la presa da intorno all’ala di BB e concentrò la sua attenzione su loro tre, ruggendo per l’ennesima volta.

Amalia nel frattempo si diresse da Stella come un fulmine. La trovò semisvenuta sotto l’albero contro cui era stata scagliata. Emetteva dei gemiti soffocati ed era in preda a spasmi e convulsioni. Si inginocchiò accanto a lei per esaminare meglio la situazione e si sentì mancare. Un orrendo sfregio attraversava la pelle nuda del suo ventre, che da ambrata come la sua era divenuta orribilmente rossa. Anche i suoi stessi capelli erano imbrattati di sangue, probabilmente fuoriuscito dal punto sulla testa che aveva battuto.

«Kori!» esclamò preoccupata, afferrandola per le spalle e facendola adagiare sulle sue gambe, per poi posarle una mano sulla guancia e costringerla a guardarla con i suoi occhi semi aperti e vitrei. «Kori! Kori guardami!»

«Mhh...K-Komi?» rantolò Stella, ciondolando con la testa, per poi scoppiare in un violento attacco di tosse.

La maggiore sospirò di sollievo. Era ammaccata, ma stava bene.

Stella continuò a tossire. La testa le faceva un male lancinante, che andava peggiorando man mano che la tosse proseguiva, vedeva sua sorella e il mondo a sé stante sfocati e il ventre le bruciava terribilmente, come se dei tizzoni ardenti fossero adagiati su di esso. Per un momento dimenticò perfino cosa fosse accaduto, ma non appena l’ennesimo ruggito del Basilisco lacerò l’aria, sgranò gli occhi. «Crotch!»

Amalia batté le palpebre. «Cosa?»

Stella si mise a sedere di scatto, ignorando il dolore e osservò cosa stava succedendo al suo amico Basilisco. E ciò che vide la lasciò atterrita. Il Leviathan stava venendo sopraffatto dai suoi amici. Corvina, Terra, Cyborg, Robin, BB ed X lo stavano attaccando in simultanea. L’alieno poteva essere grosso e forte quanto voleva, ma gli attacchi di cui era bersaglio erano troppi, anche per uno come lui. BB, sempre pterodattilo, lo artigliava in tutti i punti del corpo non protetti dalla corazza naturale, Corvina gli stava riversando contro una marea di sfere nere, Terra faceva lo stesso con massi e zolle di terreno circostanti, Cyborg gli sparava con il cannone e Robin ed X utilizzavano le loro armi da lancio.

Il Leviathan si difendeva come poteva, ma non sarebbe mai riuscito ad avere la meglio. I ragazzi erano forti, uniti e, soprattutto, erano tutti nel pieno delle forze, non come su Tabora. Sempre più ferite apparivano sulla pelle azzurra del Basilisco, cominciava a muoversi più lentamente e ormai nessuno dei suoi attacchi riusciva ad andare a segno. Era accerchiato, poteva essere grosso quanto voleva, ma non poteva difendersi da quell’assalto. Ogni volta che cercava di colpire uno dei ragazzi, riceveva in risposta dieci attacchi alle spalle. Se attaccava Corvina, Terra lo colpiva, se attaccava Terra, era Cyborg a colpirlo, se attaccava Cyborg, era il turno di BB quello di infierire. Era come un cane che si mordeva la coda. Aveva i minuti contati.

«No! NO! FERMI!» gridò Stella disperata, cercando di alzarsi in piedi, per poi crollare in ginocchio senza energie. Osservava impotente i suoi amici attaccare in quel modo il Basilisco. Voleva intromettersi, voleva fermarli, ma non ci riusciva. Era troppo ferita. Sentì gli occhi inumidirsi, mentre cercava di urlare ancora più forte: «Smettetela! Smettetela!»

Crotch non aveva alcuna colpa, non doveva attaccarlo in quel modo. Erano loro ad aver fatto irruzione nel loro territorio e ad averlo disturbato, lui voleva solo difendere sé stesso! Perché non lo capivano?

Un altro ruggito, che questa volta risuonò più come un lamento straziante, e Stella sentì il petto pesare quanto un macigno. Si girò verso di Amalia, la quale continuava a guardarla senza dire una parola, e la fissò implorante. «Kom, diglielo tu! Digli che Crotch non è cattivo!»

La maggiore non riuscì a reggere il suo sguardo devastato. Chiuse gli occhi e scosse la testa. «Non posso. Hai visto cosa ti ha fatto alla pancia? Poteva ucciderti. Lascia che lo sistemino.»

«Ma non l’ha fatto apposta!» protestò Stella, tirandola per il top.

Amalia bloccò i polsi della sorella con le mani, per farla smettere di tirarle il vestito, poi la guardò con sguardo severo. «Però lo ha fatto. È una bestia, non un animale domestico. È violento e imprevedibile. Ed è pericoloso.»

Un altro ruggito lamentoso e Stella trasalì di nuovo. Intuendo che Amalia non l’avrebbe aiutata, si dimenò dalla sua presa e si alzò di nuovo in piedi. «Allora li fermo io!»

«Kori, no!»

Stella non la ascoltò e fece per alzarsi in volo, ma Amalia la afferrò alle spalle e la tenne ferma. Stella cominciò a dimenarsi e a scalciare, ma la maggiore mantenne la presa salda. Persero l’equilibrio e caddero entrambe a terra, continuando a litigare per la supremazia. Amalia voleva solo che Kori non corresse alcun rischio, ferita com’era e con quel bestione in circolo avrebbe solo rischiato di farsi uccidere per davvero, mentre Stella non tollerava ciò che i suoi amici stessero facendo a quella creatura che di colpe non ne aveva.

«Lasciami! Lasciami!» gridò Stella riuscendo a girarsi e tentando di allontanare Amalia spingendola sul volto, ma la maggiore non cedette di un solo millimetro e la rimproverò: «Lo vuoi capire che ti farai ammazzare se ti intrometti?!»

Un altro ruggito straziante ed entrambe smisero di lottare, per poi spostare lo sguardo e vedere il Basilisco Leviathan crollare nel lago ed infrangersi sul suo specchio come se fosse fatto di vetro. Vi sparì dentro come se non avesse fondo.

Stella sentì le lacrime scavarle le guancie. «NOO!»

Amalia decise di lasciarla andare, ora che la minaccia era sventata. Smise di tenerla bloccata ed entrambe si misero a sedere, ma la minore non scappò. Anzi, si riaggrappò alla sorella, piangendo sulla sua spalla, supplichevole. «Perché l’avete fatto? Perché?»

La mora le accarezzò i capelli, cercando di calmarla, non trovando tuttavia le giuste parole da dirle. «Kori...»

«Stella!» Robin e gli altri raggiunsero di corsa le ragazze, il leader in testa al gruppo e visibilmente preoccupato.

Si inginocchiò accanto a loro ed incrociò lo sguardo di Amalia, visto che Stella ancora non sembrava volersi staccare da lei. «Come sta?»

«Un po’ ferita, ma se la caverà. Non le è andato giù ciò che avete fatto al Basilisco.»

Robin sospirò e posò una mano sulla spalla della fidanzata. «Stella... non avevamo altra scelta. Quando BB lo ha attaccato è impazzito, ti ha quasi ucciso e avrebbe fatto lo stesso anche con noi.»

Il mutaforma, chiamato in causa e conscio della situazione, si guardò i piedi, imbarazzato. «A-Amalia, io non... non volevo che finisse così. Ero in cielo e ho visto quel coso con la bocca vicino a lei... credevo che Stella fosse in pericolo... mi dispiace.» Strinse i pugni. Sembrava quasi si vergognasse di rialzare lo sguardo. «Mi dispiace. Se mi odierai capirò.»

Amalia si voltò verso di lui, con la furia di un tornado, pronta a rivolgergli le peggio maledizioni che le sarebbero venute in mente ma quando notò il suo sguardo, la sua espressione mortificata, si fermò. Era chiaro come il sole quanto il mutaforma non fosse orgoglioso delle sue azioni. Inoltre, era stato più un fratello lui per Stella di quanto non lo fosse stata lei, era evidente che l’ultima cosa che volesse era quella di ferirla, direttamente o meno. Amalia assottigliò le labbra, colpita da quel suo atto di maturità: aveva commesso un errore e lo aveva ammesso, segno che era pronto ad accettarne le conseguenze. Sospirò, continuando a consolare Stella. «Non preoccuparti. Non potevi sapere.»

BB riacquistò l’ombra di un sorriso, grato delle sue parole. Komi ricambiò il sorriso, per poi accorgersi di come Red X, invece, stesse bellamente ignorando tutta quella situazione, fissando un punto nel vuoto di fronte a lui con le braccia conserte. A quel punto, l’aliena si infuriò nuovamente. «Tu piuttosto!»

Il ragazzo sobbalzò. «Io?»

Amalia annuì, ringhiando. Si separò dolcemente da Stella e permise a Robin di occuparsi di lei, poi si alzò in piedi e fronteggiò il ragazzo in nero. «Cosa diavolo avevi in testa quando hai lanciato quella pietra nel lago?!»

X indietreggiò con la testa, ma non distolse lo sguardo da lei, per nulla intimorito. «Come potevo sapere che un sassolino avrebbe fatto incazzare quel bestione?!»

«Per poco Stella non veniva uccisa!» gridò Amalia indicando la sorella piangente.

«Non è colpa mia se ha cercato di ragionare con una bestiaccia!»

La tamaraniana mora strinse i pugni. «Non accusarla!» esclamò, per poi cominciare a puntellargli il petto con l’indice. «Lo sai benissimo che la colpa è solo tua!»

«Lo abbiamo sconfitto e Stella è ancora viva, qual è il problema?!» sbraitò lui allargando le braccia.

«Non è questo il punto!» Amalia accennò ai ragazzi che, in glaciale silenzio, osservavano quel litigio così inaspettato. «Chiunque di noi avrebbe potuto restare coinvolto! E se quel Basilisco avesse colpito me, sulla pancia?! Ci hai pensato?!»

Red X ammutolì e sentì le guancie andare a fuoco.

«Il tuo silenzio dice tutto» concluse la tamaraniana, quasi con tono disgustato. «Io avrò anche dimenticato le buone maniere, ma tu hai dimenticato il cervello.» E detto quello, la ragazza gli diede le spalle e aiutò Robin a mettere Stella in piedi.

Il ragazzo in nero la guardò quasi come in trance mentre aiutava la sorella ad alzarsi, e si sentì un verme totale. Amalia aveva ragione, lui stesso infondo lo sapeva, aveva combinato una cazzata bella e buona. Le parole della tamaraniana erano state come un pugno allo stomaco. Se fosse accaduto a lei ciò che era accaduto a Stella, beh, non l’avrebbe presa così alla leggera. Gli bastò vedere lo sguardo preoccupato di Robin per intuire che non doveva essere bello sentirsi come lui in quel momento.

«Mi dispiace...» rantolò flebilmente, diretto non solo a lei, ma a praticamente tutti.

Amalia gli lanciò un’occhiata di sfuggita, mentre si avvolgeva il braccio di Stella intorno al collo. «Sì, anche a me dispiace.» Distolse di nuovo lo sguardo da lui, desiderosa di non vederlo per almeno qualche altra ora, e si rivolse alla sorella, con tono molto più morbido, non sembrava nemmeno più la stessa persona che aveva aggredito verbalmente Red X. «Come ti senti? Stai meglio?»

Passarono diversi istanti, poi Stella annuì debolmente. «S-Sì... Cro... il Basilisco... era solo un... un animale...» Tirò su col naso e strizzò le palpebre per ripulirle dalle lacrime. Povera Kori. Così sensibile, così buona. Era chiaro ad anni luce di distanza che non pensava davvero quelle parole, ma né Amalia, né Robin, né nessun altro ebbe commenti a riguardo da fare.

«Corvina, puoi guarirle le ferite?» chiese invece Robin, anche lui intento a tenere Stella sollevata.

La maga annuì. «Sì, certo.» Si avvicinò alla tamaraniana rossa e posò delicatamente il palmo sulla ferita sulla pancia. Stella gemette per il contatto, poi Corvina mormorò il suo mantra e nel giro di pochi secondi dell’orribile sfregio non restò altro che una lieve striatura rosa, appena distinguibile tra la pelle color arancione. Anche il taglio sulla testa si rimarginò. Stella ricominciò poco per volta a riacquistare le energie, ma non era ancora intenzionata a separarsi da Robin o da Amalia.

Robin ringraziò Corvina, si assicurò che Stella non faticasse troppo e ordinò di procedere con la marcia. Voleva andarsene da lì e al più presto. Non si perse nemmeno in ulteriori chiacchiere con Red X. Poco dopo aver sbaragliato il Basilisco avrebbe voluto affogarlo nella melma, ma dopo aver assistito alla discussione tra lui ed Amalia, aveva intuito che rigirare ulteriormente il dito nella piaga era inutile. Le cose che Robin voleva dirgli, gliele aveva già dette la sorella di Stella. Da come camminava a testa bassa, era ben chiaro che la fidanzata gli aveva fatto recepire il messaggio. Ed era anche chiaro che venire rimproverati in quel modo da qualcuno che si ama non doveva essere una sensazione tanto gradevole. Ciò, naturalmente, non gli impedì di rivolgergli un’occhiata incendiaria. Il suo gruppo non era mai stato così numeroso. Erano in otto in totale, tra cui una ragazza incinta, Robin aveva responsabilità enormi. Correre rischi stupidi ed inutili come quello non era proprio ciò che desiderava, oltretutto per mano di uno che nemmeno era un Titans onorario ma un loro vecchio nemico. Non avrebbe mai dimenticato la sua storica rivalità con Red X, avercelo in squadra, nonostante tutti i loro precedenti accordi, continuava a turbarlo, dopo aver visto cosa aveva appena combinato soprattutto. Aveva quasi smesso di diffidare di Amalia, in compenso, adesso, doveva tenere d’occhio il ragazzo in nero.

Un gemito di Stella lo riportò alla realtà e si ricordò che, malgrado tutto, i suoi problemi in quel momento erano ben altri. Aveva visto con i suoi occhi la sua amata restare gravemente ferita per colpa di un mostro, doveva per prima cosa occuparsi di lei mettendoci anima e corpo. Prima Stella, la sua principessa, poi il resto.

Fu Cyborg a fare strada, tenendo d’occhio la coltre di fumo che, in alto nel cielo, si faceva sempre più vicina. BB non fece più da vedetta, non ce n’era bisogno. Non che il mutaforma fosse ancora in vena di farlo. Dopo il casino che aveva combinato, anche lui aveva voglia di seppellirsi sotto tre metri di terra insieme ad X. Per colpa sua Stella c’era quasi rimasta. Gli mancava solo più Amalia e poi avrebbe combinato una fesseria con tutte le ragazze presenti. Bell’idiota che era.

Sospirò sconsolato, poi procedette anche lui con sguardo fisso di fronte a sé, estraniando ogni altro pensiero superfluo, concentrandosi sulla guida di Cyborg e sulla strada.

 

***

 

«Secondo te ce la faremo?»

Corvina si voltò verso di Terra, la quale camminava accanto a lei, al fondo della fila. «Come?»

«Intendo dire...» Terra si tormentò le mani, fissando i rametti secchi disseminati nel manto erboso. «... secondo te chiunque troveremo, sarà disposto ad aiutarci?»

Corvina si mordicchiò l’interno della guancia, riflettendo. «Non possiamo fare altro che sperare che sia così. Perché mi fai questa domanda?»

La bionda scostò una ciocca di capelli ribelle dietro l’orecchio, prima di rispondere. «Beh, non mi aspetto grandi cose da un pianeta abitato da creature come quella che abbiamo appena incontrato...»

«Il Basilisco è stato una sorpresa sgradevole, è vero, ma non significa che sia così per tutti gli abitanti.»

«Speriamo...» sospirò Terra, buttando fuori una grossa boccata d’aria. Era chiaramente tesa e non poco, sembrò riuscire a rilassare le spalle solamente grazie alle parole di Corvina. Alla maga sfuggì un sorriso sommesso. Si sentiva quasi orgogliosa della fiducia che Terra riponeva in lei e allo stesso tempo, certe volte, aveva paura di sbagliarsi e deluderla.

Un’altra cosa di cui le era venuto il terrore improvviso, era quella del poter litigare con lei. Dopo aver visto l’acceso dibattito tra X e Amalia, quel pensiero le si era insinuato abusivamente nella mente e non sembrava volersene andare. Se perfino due futuri genitori ogni tanto sembravano trovarsi in disaccordo, cosa poteva impedire lo stesso anche a lei e alla compagna? Si voltò verso di Terra, osservò il suo profilo, il suo viso bello e dagli zigomi morbidi, le sue gambe snelle e lunghe, il suo petto con le giuste curve, pensò al suo carattere così diverso dal proprio eppure così gradevole, e immaginare di poter perdere una sola di queste cose, un giorno, per un litigio troppo aspro, le fece venire le vertigini.

Terra si accorse degli occhi della maga posati su di sé e si voltò, lanciandole uno sguardo incuriosito. «Che c’è? Ho qualcosa sulla faccia?» Si toccò il viso istantaneamente.

Corvina si riscosse dai suoi pensieri e scosse frettolosamente la testa. «No, no, è solo che...» Un sorrisetto furbesco le dipinse il volto, quando la giusta risposta le arrivò. «... sei sexy.»

La bionda ridacchiò. «Ruffiana...» ribatté, per poi assumere un tono malizioso e sussurrare cosicché nessuno la sentisse. «Vorrei tanto che in questo momento fossimo solo noi due...»

Anche Corvina ridacchiò. «Anche se siamo in questo bosco pieno di bestiacce?»

«Qualunque posto mi andrebbe bene.» Terra si avvicinò a lei, sfiorandole un braccio e facendo fremere la maga con quel piccolissimo contatto, poi avvicinò il volto già arrossato a quello della maga. «L’importante è che siamo tu ed io...»

Corvina vide il viso di Terra a pochi centimetri dal suo, i suoi occhi celesti, udì il suo tono mellifluo e notò le goti imporporate. Arrossì anche lei, contro il proprio volere, e il desiderio di azzerare le distanze fra loro due divenne impellente. Si chiese cosa sarebbe accaduto se avesse baciato Terra lì, in quel luogo, in quel momento, con tutti gli altri a pochi metri da loro. La prospettiva, anziché intimorirla, la fece sentire più eccitata di quanto già non fosse. Sentì il bisogno di provare quei brividi che solo Terra riusciva a farle provare, correre il rischio di farsi beccare dagli amici ed essere costretta a vuotare il sacco sulla storia da poco sbocciata tra lei e la compagna, assaporare le labbra della bionda infischiandosene del resto, ma poi sentì il terreno sotto i propri piedi mutare inclinazione e, con la coda nell’occhio, vide anche la vegetazione farsi meno fitta intorno a tutti loro. Anche Terra sembrò accorgersene, perché ad un tratto entrambe distolsero gli sguardi, guardandosi intorno sorprese.

E quando i loro occhi caddero davanti a loro, si dimenticarono tutto ciò che entrambe avevano avuto per la testa. Erano arrivati. La giungla si era diradata e adesso stavano percorrendo un sentierino di terra battuta situato in mezzo a due campi coltivati. Strane piante gialle e ricoperte di foglie, fiori e strati si sollevavano dal suolo, dando un tocco di colore vivace a tutta la zona, ma non era quello ciò che aveva catturato le attenzioni di tutti loro, non solo delle due ragazze.

Il sentiero che stavano percorrendo sfociava in una grossa strada costituita da ciottolato grigio chiaro, quasi bianco, che andava poi a diramarsi in mezzo ad una sconfinata quantità di edifici piccoli, tozzi, squadrati e ammucchiati tra loro indistintamente. Erano disposti verticalmente, gli uni sopra gli altri. Decine e decine di terrazze, balconi, muniti di panni stesi ad asciugare al sole si sovrastavano gli uni con gli altri. Erano grezzi, rudimentali e sembravano anche malridotti. Così, per chilometri e chilometri avanti a loro, a destra e a sinistra, a perdita d’occhio. 

Non fu difficile ai ragazzi capire cosa si trovavano di fronte. Una città. O perlopiù un villaggio, ma comunque case, edifici, negozi ed abitazioni. Civiltà.

Era immersa in una valle. Attorno a tutto il composto di edifici, si potevano intravedere un mucchio di altri campi coltivati, vegetazione e piante, che poi andavano a mescolarsi con la giungla. Videro anche un laghetto, a diversi chilometri di distanza. Se non fosse stato per queste zone erbose e colorate, probabilmente quella città sarebbe sprofondata nella monotonia e nella tristezza del grigio.

Un sorriso soddisfatto si accese sui volti di tutti, anche su chi durante il viaggio era incappato nei disagi più grandi. Non era stato difficile attraversare la giungla, eccezion fatta per il Basilisco Leviathan. Il clima non era sgradevole, così come il sole, e le loro condizioni fisiche erano ottimali. Avevano camminato per appena qualche ora, ma comunque ognuno di loro era molto entusiasta delle proprie prestazioni.

«Bene gente!» esordì Robin. «Ci siamo! Forza, vediamo se c’è qualcuno in giro!»

«Sperando che parlino la nostra lingua...» rantolò X.

«Oh, andiamo Mister Lato Negativo!» protestò Terra. «Non essere deprimente una volta ogni tanto!»

«Mister Lato Negativo?» domandò il ragazzo accigliato. «Da quando anche tu ti metti ad appioppare nomi idioti?» Diverse risate sommesse si sollevarono e quando X si accorse che erano rivolte a lui e che Amalia in primis stava ridendo, sentì l’indignazione tramutarsi in imbarazzo.

«Tsk, lasciamo perdere...» sbottò distogliendo lo sguardo da tutti loro e indirizzandolo verso i campi.

Robin vide anche Stella sorridere e gli si scaldò il cuore. Le sfiorò una mano, facendola voltare verso di lui. «Stai meglio?» domandò premuroso.

La ragazza allargò il sorriso e annuì. «Sì, sì, mi è passato tutto, davvero.»

«Sono felice per te» rispose il ragazzo, per poi darle un bacio a fior di labbra. Una volta separato da lei, incitò di nuovo gli altri a procedere. «Andiamo ragazzi!»

Il gruppo distolse l’attenzione da X ed annuì. Scesero il sentiero, in fila per due, poi raggiunsero il ciottolato. I loro passi cominciarono a riecheggiare sulla superficie come lo scalpiccio di degli zoccoli, mentre si avventuravano in quel rustico paesino. Esaminandolo dall’interno poterono constatare che non era molto all’avanguardia. Messo a confronto con la città che avevano visto su Tabora sembrava quasi un sito preistorico. Cominciarono seriamente a dubitare di poter davvero trovare un luogo per fare rifornimento. Ma la cosa peggiore che notarono, fu che in giro non c’era nessuno. Gli edifici erano sbarrati, i negozi chiusi, i campi vuoti. Sui bordi della strada c’erano bancarelle, panchine, sedie, lampioni rudimentali, quelli che ancora si accendevano con il cherosene, tendoni. E nessuno intorno ad una sola di queste cose.

«Non sarà disabitato anche questo posto!» esclamò BB, mentre quella sgradevole impressione si faceva strada dentro di lui.

Robin si prese il mento. Anche lui ci aveva pensato per un momento, ma gli sembrava comunque una cosa strana. «Ne dubito. Se fosse disabitato, non ci sarebbero quei panni stesi e tutti questi campi sarebbero ormai morti...»

«E allora dove sono tutti?»

Il leader scosse la testa. «Non ne ho idea.» Indicò la nube di fumo che, non molto lontana da loro, continuava a svettare in cielo. «Andiamo a controllare da quella parte, di sicuro troveremo qualcuno.»

Non avendo idee migliori, il gruppo continuò a seguire il ragazzo. Man mano che procedevano nel silenzio glaciale di quella città, tutti loto cominciavano a sentirsi a disagio. Era impossibile che quel luogo fosse disabitato, questo era vero, eppure non c’era nessuno. Anche se, dopo non molti passi, cominciarono a sentirsi osservati.

Corvina soprattutto. Tentò di usare i suoi poteri per percepire altre presenze, ma non trovò nulla. O meglio, riuscì perfettamente a percepire i sette ragazzi insieme a lei, più il feto nella pancia di Amalia, ma null’altro. Qualcosa di diverso da loro riusciva a carpirlo di tanto in tanto, ma erano presenze lontane, quasi indistinguibili, sicuramente appartenute ad animali selvatici nella giungla o fra i campi. E allora cos’era quella sgradevole sensazione che sentiva? Le sembrava di essere sotto un enorme riflettore che la metteva in bella mostra davanti ad ogni cosa.

Di una cosa era certa, non era ancora finita. Anzi, la loro avventura su Quantus era solo all’inizio.

 

   
 
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