Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Esthel_    14/06/2009    0 recensioni
''...Correvo, prima che il sole sorgesse, prima che tornasse di nuovo a illuminare quel mondo bagnato di sangue e di peccato, prima che i suoi occhi scomparissero per sempre, prima che le mie forze mi abbandonassero, prima che il destino mi punisse, prima che il rintocco del tempo che passava mi mozzasse il respiro...''
Genere: Romantico, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 4

Pochi metri ancora mi separavano da casa quando il cellulare squillò. Era mio padre e sentire la sua voce, nonostante fosse allarmata e preoccupata, mi tranquillizzò all’istante. Anche Matthew era con lui e mi supplicava di tornare, io li tranquillizzai dicendogli che stavo bene e che sarei tornata prestissimo e potei sentire chiaramente i tentativi di trattenere le lacrime di mio fratello quando mio padre me lo passò. Stavano bene, ed era tutto ciò che mi importava. Riattaccai e ritornai a concentrarmi sulla strada; Sapevo che avrei potuto chiamarli prima io, ma non riuscivo a staccare le mani dal volante, e se non mi avessero risposto, avrei davvero temuto il peggio.

Arrivai circa una 20 di minuti dopo, quando parcheggiai nel vialetto di casa, loro erano ad aspettarmi fuori alla porta, non feci in tempo a raggiungerli che mi vennero incontro, io gli abbraccia con foga. Mio padre mi sussurrò all’orecchio di essere felice di sapere che stavo bene e che ero li con loro, mio fratello mi tirava per la maglietta e io lo presi in bracciò stringendolo forte a me, poi nostro padre ci fece cenno di entrare in casa e ci sedemmo sul divano in salotto davanti alla tv spenta. Chiesi a mio padre di portarmi un po’ d’acqua e così fece: avevo ancora la gola secca per poter parlare.

<< Meredith, cose è successo? >> mi domandò mio padre, e ancora potevo chiaramente leggere l’agitazione nei suoi occhi verdi. Io bevvi ancora una altro sorso d’acqua, mio fratello era seduto davanti a me e mi fissava con sguardo perso, mio padre era in piedi davanti a noi.

<< E’ stato terribile…Io ero li con Dean, affacciati sul lungomare, quando qualcosa è caduto dal cielo… >> Nonostante sentivo la gola fare meno male, non riuscivo ad alzarne il tono, non riuscivo nemmeno a guardare mio padre negli occhi, e controvoglia, rivivevo quell’inferno.

<< Sembravano come due enormi meteoriti, e quando sono caduti in mare la terra ha iniziato a tremare. Era il caos più totale, la gente non faceva altro che scappare, urlare e io non riuscivo a muovere un muscolo. Se non ci fosse stato Dean, non so come avrei fatto. Ero sconvolta >> Chiusi gli occhi, e cercai in tutti i modi di togliermi dalla testa le grida della gente e la sensazione della terra che tremava sotto ai piedi. Mio padre si sedette al mio fianco e mi abbracciò, mi baciò la fronte e io mi lascia andare nel suo abbraccio.

<< Ora è tutto finito Meredith, tutto finito >> sussurrò al mio orecchio, accarezzandomi un braccio. Stetti in silenzio per non so quanto tempo, dopo azzardai a chiedere cosa fosse successo mentre io non c’ero. << E qui, cosa è successo invece? >> Alzai lo sguardo su mio padre.

<< Vedevamo la tv, quando improvvisamente tutto a preso a tremare. La tv si è spenta da sola, i cani dei vicini non facevano altro che abbaiare. Matthew era terrorizzato e ho cercato in tutti i modi di tranquillizzarlo, fin quando non ha smesso. Non ci sono stati gravi danni fortunatamente, poi notando che non chiamavi mi sono preoccupato e così non ci ho pensato due volte a chiamarti io, e fortunatamente stavi bene. Infine, ti abbiamo aspettato con ansia >> . Potevo immaginare il faccino di mio fratello terrorizzato mentre si avvinghiava a mio padre, ed ora era li al mio fianco a fissarmi con quei suoi grandi occhi neri; allungai un braccio e gli accarezzai una guancia. Tentammo di accendere la tv, ma nulla, era compitamente andata come ogni altra fonte di elettricità. Era colpa delle sfere di fuoco incandescenti cadute già dal cielo quella mattina? Mio padre si alzò dal divano e decise di andar a controllare se i vicini stessero bene, mio fratello che sembrava più tranquillo, andò nella sua camere a giocare e io lo imitai rintanandomi nella mia. Mi sedetti sul letto, e mi accorsi delle mie cose sparse un po’ ovunque, le avrei sistemate dopo, ora dovevo chiamare Dean, dovevo sentire la sua voce. Composi il numero e aspettai che rispondesse: le linee telefoniche non sembravano essere andate.

<< Meredith >> sentii la sua voce tranquilla e rassicurante rispondermi.

<< Dimmi che stai bene >> lo implorai, e al contrario di lui, sembravo ancora spaventata.

<< Sto bene Meredith, stiamo tutti bene. Non preoccuparti. Ci sono qualche feriti, hanno fatto evacuare la gente dagli edifici più pericolosi, ma al momento non pare ci siano vittime >>. Tirai un sospiro di sollievo, anche lui stava bene e non potei essere che felice.

<< Sono contenta di sentirtelo dire >> sussurrai, più tranquillizzata e sorrisi.

<< Li state tutto bene? >>

<< Si, stiamo tutti bene fortunatamente. Scusa per essere scappata così bruscamente >> mormorai.

<< Non devi scusarti, era tuo dovere. E ora scusami, ma sono io a dover scappare ora, i miei hanno bisogno di me. A presto Meredith, sta attenta e non preoccuparti >> Scommetto che sorrideva. Uno dei suoi soliti sorrisi sghembi che amavo.

<< Anche tu. A presto >> riattaccai e mi lascia cadere sul letto. Stava bene. Grazie a dio stava bene.

A pranzo mangiamo gli avanzi della sera prima,io non mangiai molto e nemmeno mio fratello, e vederlo non toccare cibo, si capiva benissimo che per lui doveva essere stata davvero una giornata terribile. Aiutai mio padre a sparecchiare poi usci di casa avviandomi verso il furgoncino verde dove avevo lasciato il libro che avevo comprato quella mattina, infine andai di sopra e sistemai la mia camera quasi in rivolta. Mi sentivo terribilmente stanca, avevo bisogno di dormire ma avevo paura di chiudere gli occhi e rivivere quell’incubo, ma mi feci forza sperando che il sonno sarebbe arrivato presto e mi avrebbe portato per un po’ via dalla realtà. Non so dopo quando tempo stesa sul letto a perdermi in mille pensieri mi addormentai, un sonno leggero e senza sogni.

Una mano calda mi svegliò, era mio padre ed era appena tornato dal funerale. Già, il funerale. Me ne ro dimenticata.

<< Sono appena tornato dal funerale >> sussurrò.

<< Come sta la signora Wild e suo marito?>>

<< Sono sconvolti sia per la morte del figlio, sia per l’accaduto di stamattina >> mormorò, malinconico, poi fece una lunga pausa e restammo in silenzio. << Cosa diamine sta succedendo, Meredith? Tutto questo è assurdo, non ha senso! >> scosse la testa, con sguardo perso << So solo che tutto questo è straziante >> la luce negli occhi verdi di mio padre e il suo raggiunte sorriso che ti riscaldava l’anima, sembravano fossero stati rapiti da un essere invidioso. Si alzò senza aggiungere nient’ altro, e si allontanò. Io lo ascoltai e lo vidi andare via senza dire una parola, anche volendo, la mia mante non riusciva a formulare nulla di sensato, mio padre aveva già detto tutto. Non avevo più sonno ormai, mi accorsi guardando l’ora, di aver dormito giusto due ore, così mi alzai e ricomincia a sistemare i bagagli: molto probabilmente avremo anticipato la partenza.

Quella sera dormire fu davvero impossibile, mi giravo e rigiravo nel letto senza riuscire a prendere sonno, le grida della gente ancora mi rimbombavano nella testa, era come se avessi davanti agli occhi la vista di quelle due sfere infuocate che squarciavano il cielo. Non so quando finalmente le forze mi abbandonarono del tutto, forse erano le 3 del mattino. Quella notte ero certa, di aver sognato due grandi occhi rossi come il fuoco, scrutarmi nell’oscurità totale, e rabbrividii.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Esthel_