Dal capitolo precedente, nota n. 3. Tra voi belle: quando Harry sorride / cammina / respira; Valzer di Musetta: quando Harry guarda Draco; Il Bacio: quando Harry parla con Draco. Non so, forse le parole non combaciano, ma la musica, la linea vocale sono perfette, per le scene.
Le giornate di fine estate
erano tiepide e ventilate. La bionda luce del primo pomeriggio settembrino
vibrava tra le foglie vecchie nelle chiome dei faggi della Foresta
Proibita.
Harry, Ron, Hermione, stesi nell'erba quasi secca, riposavano cogli
occhi socchiusi. Entrambi i ragazzi avevano allentato la cravatta, Ron e
Hermione si tenevano per mano.
La "Sessione Autunnale Speciale" degli esami
lasciava loro alcuni minuti di pausa prima della prova orale.
Harry avrebbe
voluto riposare la mente, ma ogni volta che tentava di creare buio
grigio dietro gli occhi, immagini sconnesse di ricordi e fini preoccupazioni
iniziavano ad attorcigliarsi e sciogliersi come voli di
mosche.
Malfoy aveva cortissimi capelli sulla nuca piegava la testa
sul suo compito (Utilizzo delle creature magiche nella pratiche oscure,
loro riabilitazione: esempi.) due banchi avanti uno a destra
Harry aveva finito abbastanza in fretta. Guardandolo, aveva ricordato che lui non avrebbe avuto voto di pratica di DADA, una distinzione voluta dal ministero per chi era stato dalla "parte sbagliata". Più Harry ci pensava, più la trovava una stronzata.
Malfoy aveva cortissimi capelli sulla nuca
appena più lunghi sulla testa onde chiare onde scure luce giocava colla
lunghezza
Orecchi bella forma sembravano un po' a sventola così scoperti
pelle trasparente in controluce
Pelle quasi chiara come la camicia bianca
collo cervicale poi la stoffa
Ron e Hermione parlottavano sottovoce.
Harry
sussultò nel petto, svegliandosi dalla sonnolenza dei ricordi.
-Dobbiamo
andare?- borbottò.
-No, dormi ancora, se ti va.-
-Non stavo
dormendo.-
-Come vuoi.-
Malfoy non lo aveva guardato neanche per
sbaglio. Teneva lo sguardo basso, aveva il viso serio. Quando guardava chi gli
stava parlando, i suoi occhi non sembravano attenti. Rispondeva dopo aver
riflettuto qualche secondo. Non cambiava mai tono. Sembrava un libro. Una
macchinetta.
Mentre si avviava verso la propria commissione, sentì Draco
rivolgersi alla professoressa, trasfigurazione, che lo stava esaminando. -Devo
fare un esempio pratico?-
-No,no. Va bene così.-
La tunica da mago che si
era rimesso dopo lo scritto (Harry scommetteva che lì sotto la camicia si stava
inzuppando di sudore), nera con allacciature d'argento, gli dava un aspetto
ancora più funereo, per quanto fosse elegante (o proprio per quello?).
Harry
salutò con un mezzo sorriso i professori davanti a sé. Una signora si sventolò
emozionata con un programma.
Quando Ron gli aveva detto di smetterla di
fissare Malfoy, Harry aveva scrollato le spalle.
Hermione aveva sospirato e
gli aveva chiesto se avesse intenzione di andare da lui. Era più
un'affermazione, che una domanda.
Che domanda. Harry (passo cadenzato, passo
felice, passo sollevato) lo aveva raggiunto. Aveva invaso l'angolo di prato
vuoto che la gente aveva ritagliato attorno a lui.
La bella tunica era
aggrovigliata per terra intorno ai suoi fianchi come una crisalide aperta. Draco
guardava verso la Foresta con occhi ciechi. Li volse verso di lui come un
animale spaventato, quando lo sentì vicino. Harry gli sorrise.
-Ciao. Posso?-
indicò lo spazio accanto a lui. Draco sbatté le palpebre. Si riscosse,
annuì.
Harry si accomodò con un sospiro soddisfatto. Incrociò le gambe e si
sporse verso di lui. -Allora? Come è andata?-
Draco alzò le spalle, tornando
ad osservare gli alberi. -Come doveva andare.-
-Sembrava... che quella donna
fosse terrorizzata dall'idea che tu prendessi in mano la bacchetta.-
Draco
abbozzò un sorriso non sentito, una smorfia da limone. -Vedremo come mi daranno
il voto per la componente pratica. Se la sufficienza politica, o ne
approfitteranno per tirarmi un po' giù la media.-
-Ma dai.- Harry tirò l'erba
tra le dita. -Non sono mica così stronzi.-
Draco alzò di nuovo le spalle.
-Non si sa mai.-
Rimasero in silenzio. Harry era un po' infastidito dal fatto
che lui non lo guardasse. Si spostò sulla traiettoria del suo sguardo. Draco
sussultò stupito.
Harry incrociò le braccia sul ginocchio piegato. -Sei
riuscito a studiare?-
-Abbastanza.-
Harry annuì. -Un po' ti ho ascoltato.
Sembravi molto preparato.-
Draco non si curò del complimento. Ora che Harry
era di fronte a lui, Draco si guardava le scarpe.
Harry si avvicinò ancora un
po'. -Come sta tuo padre?- sussurrò.
Draco socchiuse gli occhi, le palpebre
fremettero. Sospirò lentamente. Lasciò le labbra accostate,
immobili.
-Ehi...- Harry gli sfiorò il braccio. -Posso invitarti a bere
qualcosa?-
Draco lo guardò di sottecchi. Esitò. -Puoi provare.-
mormorò.
Harry sorrise. -Ti va una burrobirra? O qualcosa di più forte. Offro
io.-
Draco alzò finalmente la testa. Il suo viso era qualcosa di più che
triste. -Qualcosa di forte, sì.-
Hogsmaede era affollata di ex studenti come
loro. Harry aveva scartato immediatamente l'idea di entrare in un locale.
Persino il Testa di Porco. E soprattutto il Testa di Porco. Non con Draco.
Ma
per fortuna non era così difficile per due ragazzi maggiorenni acquistare delle
bottiglie di alcolici.
Draco ne teneva due sotto la veste: l'aveva ancora
addosso, aperta davanti, solo appoggiata sulle spalle. Le maniche vuote
sbatacchiavano contro i suoi fianchi.
Altre due le teneva Harry in mano, allo
scoperto, con tutta la disinvoltura possibile. Invidiabile.
Si allontanavano
dal centro, nessuno seguiva l'altro, ma la direzione era un po' scontata.
La
Stamberga era ancora in piedi, circondata da un giardino
selvaggio.
Sopravviveva un pezzo di steccato, più vicino al lago che al
villaggio. Si sedettero lì vicino, nascosti dall'erba alta, sotto l'ombra
ondulata di un noce e quella sfilacciata di un abete.
Harry pensò che una
sigaretta artigianale da fumarsi sdraiati lì sarebbe stata molto
scenografica.
Draco era corrucciato, assente. Non aveva parlato. Ma Harry
aveva speso apposta quasi venti galeoni in liquori.
Draco scrollò le spalle e
la tunica cadde a terra. Spuntarono le bottiglie ai lati delle sue gambe
incrociate.
Harry allungò la bacchetta e stappò quella che lui teneva nella
destra. -Alla fine degli esami.-
-Già...- mormorò lui. Poi si attaccò la
bottiglia alle labbra.
La laringe di Draco scivolava su e giù sotto la sua pelle tesa e pallida.
Harry distolse lo sguardo appena in tempo, quando
già si mordeva il labbro. Fece finta di niente ed aprì la propria
bottiglia.
Sentì Draco prendere fiato, soffocare la tosse.
Harry sollevò
la bottiglia e gli dedicò il primo sorso di liquore.
Draco chiuse quasi gli
occhi. Harry si trascinò più vicino a lui. Troppo vicino a lui. Fa niente fa
niente... Draco spalle basse testa china - Draco viso triste porcellana
incrinata
Gli sfiorò il gomito colle nocche. La testa di Draco dondolò
un cenno. Prese fiato, faticosamente. -Sta male.- sussurrò, più piano del vento.
Harry era abbastanza vicino per sentirlo. Gli sfiorò la spalla.
-Sai, la...
l'o...-
-L'operazione.- lo aiutò.
-Sì, sì, quella... è. È andata bene. Ma,
sai... ma non possono.- Draco si interruppe. Inspirò colla bocca aperta. La gola
contratta sibilò. -Usare incantesimi ora. Sai, sai...-
palpebre azzurre
ciglia dorate vibrano sembrano riflessi sulle guance
-Le... metastasi,
non possono usare incantesimi di rigenerazione se non sono sicuri e... non le
hanno trovate, ma non possono, sai...-
Draco tremò. Prese fiato a fondo,
velocemente, questa volta, l'aria rimase intrappolata nei suoi polmoni, finché
deglutì e strinse gli occhi. Colla bocca chiusa, l'aria gli uscì con un verso
sottile e roco. Deglutì di nuovo. -P. papà non dice... le medicine, per il
dolore, sai, il fegato, non può prenderle spesso e... papà non dice niente
ma il dolore una volta ero lì l'ho visto si piegava e non riusciva e la faccia
sulla faccia... mamma si era messa a piangere, dopo, quando è riuscita a
fargli dare il calmante...-
Non riuscì a continuare, come stremato. Strinse i
denti, scoperti come se sentisse lui il dolore.
Harry gli sfiorò il collo, la
nuca. Lui non si mosse, chiuso nella propria mente.
Harry accarezzò con
delicatezza i suoi capelli cortissimi e pungenti. Aspettò che il ritmo dei suoi
respiri rallentasse, e la carezza diventava più pesante e più ampia. Draco
sospirò, più calmo.
-Non va tutto male.- gli disse dolce. -Almeno non è in
prigione, e non ci andrà. Avrà l'invalidità, quando uscirà dall'ospedale, cioè
saranno arresti domiciliari. Tua madre ha il permesso di accudirlo e sconterà la
pena con lui. Saranno insieme e a casa.-
Draco incassò la testa tra le
spalle. La mano di Harry scivolò più su, e nei suoi capelli soffici ora le punte
delle dita si nascondevano.
-Non sarebbe andata così, se tu non... avessi
detto quelle cose.-
-Cose? Tipo?-
-Tipo l' "aiuto fondamentale per la
vittoria" e tutte quelle stronzate.-
Harry sorrise. -Io ho parlato di "azioni
fondamentali" per la nostra vittoria.-
-Beh, era ovvio che avrebbero
travisato. Soprattutto se spieghi solo quello che ha fatto mia madre. Mio padre
non ti ha aiutato a distruggere il primo horcrux. Io non ti ho
aiutato a prendere la Bacchetta di Sambuco.-
-Che male c'è se lo
sappiamo solo noi? Non ho comunque mentito.-
Draco fece una smorfia che
avrebbe dovuto assomigliare ad un sorriso. Scosse la testa.
Harry ritrasse la
mano. L'appoggiò sulla sua scapola.
Troppo?
Harry lo chiese al
calore serpeggiante nelle sue budella.
Troppo sì ma troppo
è bello
Non male se mi piace consolare lui
triste -
Troppo troppo triste
Pericoloso
-Non è cambiato nulla.-
sussurrò. -Non può cambiare. Continua tutto ad andare a puttane. Non c'è più
nulla da fare.-
La mano di Harry si arrischiò a raggiungere le costole, come
un abbraccio. -Smettila. La gente dimenticherà. Tu sei libero. Sei vivo. Puoi
fare quello che vuoi.-
Draco iniziò a ridere, silenziosamente. Rideva
talmente forte che si piegò sulle proprie gambe. Si mise in ginocchio, ridendo,
si tirò in piedi barcollante. -Certo, sono libero.- le parole sussultavano nelle
risa. -Guardami.- aprì le braccia. La camicia bianca infilata nei pantaloni si
tese. Fece un specie di giravolta, incespicò nella veste ai suoi piedi. La
oltrepassò, ridendo e traballando. Si appoggiò alla staccionata. Smise di
ridere.
La scavalcò.
Harry si alzò in piedi di scatto.
I rami
dell'abete erano bassi. Draco ne afferrò uno molto spesso e con un salto si issò
su di esso, graffiandosi le mani e sporcandosi la camicia.
Harry scavalcò la
staccionata e si avvicinò all'albero, sempre più perplesso,
preoccupato.
Draco stava in piedi sopra il ramo. La luce del tramonto gli
infiammò il volto. Si coprì gli occhi con una mano, coll'altra si poggiava al
tronco.
-Ti odio.-
Harry sussultò. Fece un passo indietro.
Le gambe di
Draco tremavano. -Non c'è nulla che vada bene. Hai rovinato tutto.-
Harry
deglutì. Sperò di avere la voce ferma. -Draco, scendi.-
Lui scosse la testa e
ricominciò a ridere sommessamente. Metà del suo viso era coperto dalla mano.
-Avrei solo voluto che tutto andasse avanti uguale. Invece hai mandato mio padre
in prigione. Invece hai iniziato la guerra. Tutto rovinato. Tutto
rovinato.-
Harry vide le sue ginocchia quasi piegate e i suoi polpacci
fremere sotto il suo peso instabile. Strinse la bacchetta. -Draco, scendi
subito.-
Lui cercava di smettere di ridacchiare, cercava di prendere fiato.
Si accucciò sul ramo (Harry sentì il cuore sbattergli contro le costole). -Non
puoi fare tornare tutto come prima. Io non li potrò più vedere, dopo. E... e
ora...- la sua risata si interruppe con un singhiozzo sorpreso, mentre i
calcagni scivolavano giù e lui si sedeva pesantemente sul legno scricchiolante.
Si aggrappò con entrambe le mani. Harry vide i suoi occhi arrossati e lucidi per
aver fissato il sole spalancarsi e gli sembrarono fissare qualcosa di
indicibile, terribile.
La sua voce si era ridotta ad un sibilo roco. -Non
riesco a stare con loro. Lì in quel cazzo di ospedale. Con quella cazzo di
puzza. Con mio padre che si piega dal dolore perché ha un cazzo di
taglio sulla pancia e non lo possono guarire. Non si può fare più niente. Non
posso fare più niente.-
Harry mise via la bacchetta e si mise sotto di lui. I
suoi piedi gli sfioravano il petto. Allungò le braccia. -Vieni giù.-
Draco
abbassò gli occhi su di lui, vuoti e stanchi. Si diede una spinta colle mani e
scivolò giù dal ramo. Harry chiuse le braccia e lo accolse tra esse prima che
toccasse terra. Lasciò che appoggiasse i piedi, ma continuò ad abbracciarlo.
Draco tremava come febbricitante. Poggiò la testa contro la sua. -Mi odio
tanto...- bisbigliò.
Harry sospirò, fece scorrere le dita nei suoi capelli
(solletico sui palmi). -Non lo fare. Non ne hai alcun
motivo.-
Il respiro di Draco nel suo orecchio era tremulo come se stesse
piangendo. Harry lo scostò per guardarlo in faccia. I suoi occhi erano chiusi,
ma asciutti. Gli prese il viso tra le mani
Labbra Non posso Vorrei Se lui piangesse lo farei
lui
Non piangerà
Non può farlo Ha detto
Draco sbatté le palpebre e
improvvisamente si rese conto di quanto lui era vicino, di quanto intenso fosse
il suo sguardo, di quanto ferme fossero le sue mani. Arrossì. Anche se Harry era
più basso di lui, si sentiva guardato dall'alto. Si allontanò. Sembrò che lui
non volesse lasciarlo.
Poi, Harry abbassò le mani.
Draco si sentì goffo,
si sentì stupido. Si sentì amareggiato per avergli detto tutto. -Scusami.-
balbettò.
Harry scosse la testa. Lo fissò con quello sguardo che lo faceva
sentire piccolo. -Cosa hai intenzione di fare, ora?-
Draco abbassò la testa.
-Andrò a casa. Non ho programmi particolari per l'autunno.-
Harry rimase
zitto e Draco si chiese se lui avesse sentito la piccola bugia nelle sue parole.
Perché c'era un'idea che Draco da qualche tempo accarezzava, dolce,
rassicurante, semplicissima. Un'idea che gli dava sollievo solo a
pensarla.
-Draco...-
Ed ebbe un brivido di paura, perché se Harry avesse
solo immaginato cos'era, avrebbe cercato in tutti i modi di fermarlo. E non era
ancora abbastanza convinto, abbastanza forte per resistergli.
-Draco,
prenditi cura di te, ok?-
Lo guardò. Il suo viso era serio e preoccupato.
Annuì, già sapendo di non poterlo convincere.
Harry gli afferrò la camicia
improvvisamente. Fece un sorriso coll'angolo della bocca. -Prenditi bene cura di
te. Altrimenti lo farò io. Intesi?-
Draco sentì il calore della sua mano
sullo stomaco, e la fermezza con lui tirava la stoffa. Sentì il calore salirgli
al volto e per un momento tutto, anche la sua paura, anche la sua tristezza, si
assottigliò fino a sembrare trasparente, trascurabile.
Draco deglutì e si
tirò indietro. Harry lo lasciò. Si sistemò la camicia stropicciata e annuì di
nuovo, impacciato. -Sì. Scusa. Ho solo bevuto troppo.-
Ancora, Harry non
sembrò troppo soddisfatto. Però scosse la testa e gli sorrise. -Non bere, se sei
da solo, ok?-
-Sì.- borbottò. Decise di scappare, perché il suo sguardo
sembrava metterlo a nudo, scoprire ogni sua bugia. -Devo andare.- Richiamò a se
la tunica con un gesto sbrigativo. Guardò ancora Harry e di nuovo si sentì in
imbarazzo.
-Ci rivediamo.- gli disse.
Draco sentì qualcosa di strano alle
sua parole. Forse perché sembravano certe. Sembravano una promessa.
-Ci...
rivediamo.- lo salutò. Poi si smaterializzò.
Harry rimase fermo a lungo. Sapeva che Draco aveva
qualcosa che non andava e non si fidava delle sue parole. Lo avrebbe tenuto
d'occhio. Sentiva nel basso ventre il bisogno e la certezza di poterlo
fare.
Harry decise che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe
permesso a Draco di andarsene.
Si leccò l'interno delle labbra, dove sentiva
il presagio di un sapore di bocca.
Harry sapeva che dopo averlo assaggiato,
avrebbe trovato il modo per tenere Draco con sé. E lontano da qualsiasi cosa gli
potesse far del male.